Mercoledì 11 marzo 1998 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 2-2

Da LazioWiki.

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11 marzo 1998 - 2.787 - Coppa Italia 1997/98 - Semifinale, gara di ritorno

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, Negro, Favalli, Fuser, Jugovic, Marcolin (60' Gottardi), Nedved, Casiraghi (53' Mancini), Boksic (88' Rambaudi). A disposizione: Ballotta, G.Lopez. Allenatore: Eriksson.

JUVENTUS: Rampulla, Torricelli (67' Conte), Birindelli, Iuliano, Dimas, Di Livio (79' Rigoni), Pecchia, Tacchinardi, Pessotto, Fonseca, Zalayeta (69' Amoruso). A disposizione: De Sanctis, Pellegrin, Aronica, Nicoletto. Allenatore: Lippi.

Arbitro: Sig. Pellegrino (Barcellona Pozzo di Gotto).

Marcatori: 36' Fonseca, 62' Nedved, 65' Nedved, 93' Favalli (aut).

Note: ammoniti Marcolin, Dimas e Tacchinardi per gioco scorretto, Torricelli e Di Livio per proteste. Calci d'angolo: 1-7.

Spettatori: 55.000 circa.

La rete del vantaggio bianconero
Un altro fotogramma della rete che sblocca il match
Il tocco di Pavel Nedved che scalvalca il portiere bianconero...
... e si insacca in rete per il pareggio biancoceleste
Un altro fotogramma dell'azione che porta alla rete Pavel Nedved
L'esultanza per il risultato ristabilito
Pavel Nedved segna la rete del 2-1
Un altro fotogramma della seconda rete laziale
L'abbraccio dei compagni al centrocampista ceco
L'azione che porta al pareggio la formazione bianconera
Il biglietto in "Curva Nord"
Il biglietto in "Trib.Tevere"
Nedved supera Rampulla per il primo goal della Lazio

La Gazzetta dello Sport titola: "La Juve stuzzica, Nedved la punisce. Fonseca riapre i giochi, il ceco li richiude: la Lazio urla di gioia. Sconfitta 0-1 nell'andata casalinga, la squadra di Lippi gioca il tutto per tutto andando in vantaggio (e pareggiando quindi i conti) con l'uruguaiano. Ma Nedved nella ripresa firma un sorpasso (contestato il secondo gol) che un'autorete di Favalli nei minuti di recupero rende anche più amaro. La Lazio è arrivata all'ultimo atto. Parma-Milan sceglie oggi la rivale".

Continua la "rosea": Per la terza volta nella sua storia, per la prima volta nell'era Cragnotti, la Lazio entra in finale di Coppa Italia. Lo fa contro la Juvedue, completando l'opera iniziata contro la Juveuno tre settimane fa a Torino. Allora 5.247 spettatori paganti assistettero al gol-partita di Boksic. Stavolta si danno appuntamento in più di 50 mila, con buona rappresentanza di fedelissimi bianconeri, per celebrare l'evento e assaggiare il prologo del 5 aprile, quando all'Olimpico si tireranno le somme del campionato. Quanto ai tifosi laziali, tuttavia, si tratta di soffrire. Già, perché la Juvedue, per un'ora assai più bella e concentrata della Laziouno, chiude sul 2-2 un match assai divertente. Lazio salva, tanto per cambiare grazie a Nedved, autore d'una doppietta (contestato il 2-1) dopo il gol di Fonseca. L'autorete di Favalli a tempo scaduto e dopo un palo di Nedved e un gol regolare annullato a Gottardi rende peraltro giustizia ai bianconeri. Peruzzi, Ferrara, Montero, Davids, Deschamps, Zidane, Inzaghi, Del Piero. E' da finale di Champions League la "squadra" che Lippi lascia a Torino. Per più della metà di questi uomini, si tratta di assenze strategiche, dettate da una coppa apparentemente perduta, da un campionato che si vuole continuare a vincere e da un'altra coppa, la più preziosa, che non si vuole abbandonare.

La Lazio, al confronto, è al gran completo: le manca un titolare (Venturin più di Almeyda) ed Eriksson concede a Mancini una sosta, riproponendo il duo pesante Casiraghi-Boksic]. Chi si aspetta che la Juvedue pensi a limitare i danni e che la Laziouno chiuda presto il conto impiega due minuti esatti per capire che tira un'altra aria. Il tempo, senza che i biancocelesti tocchino letteralmente palla, che Zalayeta impiega per mettere Fonseca solo davanti a Marchegiani. Che un guardalinee fermi l'ex-romanista prima ancora che quello calci al centro della sua vecchia e amata curva sud è puro dettaglio. E' chiaro infatti che la Juvedue ci sta con la testa, con le gambe, con la voglia di tentare il colpaccio. I 4-4-2 si specchiano, Zalayeta e Fonseca da una parte, Boksic e Casiraghi dall'altra, appare evidente che il duo Uruguay ha più gas e fantasia. Zalayeta, in particolare, mostra qualità tecniche e atletiche importanti e Negro, più di Nesta sembra subito in difficoltà di fronte alle continue rotazioni dei due. A metà campo Di Livio si sdoppia, tenendo Favalli sulle sue e operando come primo marcatore su Nedved. Al suo fianco Pecchia fa la differenza pro-Juve opposto a Marcolin. Jugovic impegna con efficacia Tacchinardi più di quanto non faccia Fuser con Pessotto, ma la Juve se tentenna lo fa solo nei centrali difensivi, perché Birindelli è un ripiego d'emergenza al fianco di Iuliano e si vede.

E' nel carattere, tuttavia, che la Juve mostra d'essere d'altra pasta, almeno nella circostanza, della Lazio. Fa la partita e anche se le occasioni latitano si ha l'impressione che se un gol dev'esserci, sarà nella porta di Marchegiani. Accade al 36', dopo qualche numero di Zalayeta e una conclusione imprecisa di Nedved sull'unica azione decente della Lazio, non per caso firmata Jugovic-Boksic, gli ex più memori del loro passato prossimo. E' un gol emblematico del diverso atteggiamento mentale: Di Livio viene fatto crossare da destra in perfetta tranquillità, e altrettanto molle è la guardia di Negro su Fonseca. Che può stoppare spalle alla porta, girarsi elegante, e calciare un diagonale preciso nell'angolo opposto. Tutto bello e anche incredibilmente facile. E' sempre molto difficile entrare in partita "dopo". Dopo che ti sei distratto, non eri concentrato, dopo che è accaduto qualcosa non proprio irreparabile ma che rimette tutto in discussione. La Lazio, la Laziouno, con Mancini che comincia a scaldarsi a bordo campo, ci prova sul finire del tempo con una tonante punizione di Nedved appena imprecisa. Ma la Juvedue è ben presente, corta quanto serve e in grado di portare il pressing. Dove non arriva Birindelli è pronto Torricelli a trasformarsi in stopper e anche Dimas fa la sua parte. Costretta a snaturarsi, la Lazio specialista nel gioco di rimessa mostra i propri limiti e l'evidente incompatibilità tra Boksic e Casiraghi. Eriksson provvede con due mosse nei primi 15' della ripresa, mentre due palle velenose di Fonseca fanno venire i brividi a Marchegiani. Fuori Casiraghi e dentro Mancini (8'), fuori Marcolin e dentro Gottardi (15'), che va sulla fascia destra mentre Fuser si accentra, per sottrarsi alla morsa di Pessotto. Sono due mosse efficaci. La Lazio pare percorsa da una scossa elettrica e in soli tre minuti ribalta la situazione. Fa tutto Nedved, giunto con questa doppietta a quota 13 tra campionato e coppa. Prima (17') lo innesca Boksic, e la posizione è regolare perché Dimas lo tiene in gioco. Il tocco col sinistro sull'uscita di Rampulla è di grande classe.

Poi (20') il boemo ha un'ispirazione tipica dei grandi fuoriclasse, spunta dal nulla su una palla che i difensori juventini si contendono maldestramente e arriva a tu per tu con Rampulla per anticiparlo con la suola. Un gol al limite del gioco pericoloso, ma la distanza tra Nedved e l'incerto Rampulla giustifica a nostro avviso la decisione dell'arbitro Pellegrino di convalidare. I bianconeri non sono naturalmente d'accordo e la sceneggiata che segue (sfuggita alle telecamere) è francamente indecorosa. Torricelli e Di Livio, ammoniti, ma poteva pure andare loro peggio, sono i più esagitati. Lippi molto saggiamente li sostituisce, spegnendo gli ultimi focolai. A fine gara dirà che le proteste non erano rivolte alla gamba tesa, ma a una mancata sostituzione. C'è ancora tempo per il fragoroso palo di Nedved, per il gol di Gottardi annullato ingiustamente per fuorigioco che non c'è, e per quello buono coproduzione tra Amoruso (subentrato a Zalayeta) e Favalli. Due minuti di incubo laziale. Ma nefasti solo per un vecchio romanista, Fonseca. Che si stira.


la Repubblica titola: "Nedved show, Juve fuori".

L'articolo prosegue: La Lazio ha conosciuto la paura del fallimento per quell'ora in cui la Juve 2 di Lippi ha comandato il gioco, passando in vantaggio e aspirando concretamente a un ribaltamento clamoroso dell'andata. Ma in tre minuti, dal 18' al 21' della ripresa, in un momento anche di stanca della partita che appariva senza sbocchi per la squadra di Eriksson è arrivato l'uno-due del suo folletto di centrocampo, l'incredibile Nedved, l'uomo che sta sempre a terra, per il quale ogni contrasto sembra una morte e che con i suoi due gol ha allungato la serie della Lazio a 19 gare di imbattibilità e una finale di Coppa Italia in tasca. Poi c'erano i risvolti in chiave scudetto in questa gara tra prima e seconda in campionato, ma poco si è potuto capire, se non che la scommessa di Lippi non era così campata in aria e il pareggio è stato il riconoscimento di questa idea; e, dall'altra parte, si è visto che anche gente posata come Eriksson e compagni può risentire delle ubriacature che seguono a quattro derby vinti. Per quanto la Juve è stata vivace e logica, la Lazio a lungo è parsa molle, lunga, discontinua, a disagio soprattutto in Casiraghi, che questa volta ha risentito del turn over. La prima azione è del diciannovenne Zalayeta, alto e filiforme, qualcosa alla Weah e qualcosa alla Kluivert e che al 1' va già al tiro-cross sul quale Di Livio non arriva e poi Fonseca si fa trovare in fuorigioco. La Lazio attende, come sempre, anche contro questa Juve bis, il primo tiro biancoceleste arriva solo al 16' con Casiraghi, il resto è tutto nello svelto gioco di centrocampo degli juventini che poi cercano le due punte uruguayane.

La Lazio sembra meno tonica di domenica, curiosamente impacciata in alcuni dei suoi uomini migliori, come Negro e lo stesso Casiraghi. Al 23' la prima fiammata degli uomini di Eriksson: c'è un lungo lancio di Jugovic per Boksic, il quale governa la palla, attende che qualcuno arrivi al centro dell'area e poi appoggia a Nedved. Ma il tiro del boemo è completamente scentrato. La Juventus continua la sua partita compatta e precisa, al 29' ancora Zalayeta, che si libera di un paio di difensori ma poi tenta un impossibile lob da venticinque metri. Ma al 35' arriva il vantaggio juventino che eguaglia la rete di Boksic dell'andata. Lunga manovra che parte dalla destra, arriva a sinistra poi ritorna indietro, finché, dopo tutto questo girare e aggirare, sul cross di Di Livio i centrali laziali si fanno trovare fuori posizione. Il passaggio è preciso per Fonseca, che ha Negro lontano e che tenta il recupero. Ma l'uruguayano gli toglie il tempo, si porta avanti la palla, poi infila di destro l'angolo lontano di Marchegiani con un rasoterra maligno. La Lazio è sotto choc, nulla sta andando come credeva, e questo è il primo gol preso dopo una vita, l'ultimo fu Cappellini dell'Empoli. C'è subito una chance per Nedved, che però scivola, pescato solo davanti a Rampulla da un lancio di Marcolin. La Lazio avrebbe bisogno di cambiare atteggiamento e ritmo ma fa fatica a liberarsi di un'idea più pigra che si era fatta. Il pareggio è vicino al 44', dopo una lunga percussione centrale di Fuser, ma il tiro di Boksic di sinistro è fiacco e finisce tra le braccia di Rampulla. Nella ripresa arriva presto il tempo di Mancini, che Eriksson fa entrare al posto di un disorientato Casiraghi: e subito dopo tocca a Gottardi, con Fuser che passa centrale accanto a Jugovic.

Non accade molto, poi all'improvviso, abbastanza casuale, il pareggio. Un assist di Boksic, che si risveglia da un lungo sonno, e Nedved si ritrova oltre i difensori juventini: Rampulla gli esce addosso, il boemo riesce ad alzare la palla e a infilare l'angolo lontano. Ora è la Juve a rimanere sulle gambe e tre minuti dopo subisce un incredibile ko. Nedved si butta su una palla vagante, se l'allunga, la difesa juventina guarda imbambolata, il boemo passa tra statue immobili, esita anche Rampulla, che però quando tocca astutamente è ancora lontano dal portiere e non c'è fallo. Con questa doppietta sono 13 i gol di quest'anno per il boemo. Il finale è tutto della Lazio, con un'altra possibilità per Nedved che prende un palo su assist di Boksic, e con un gol annullato a Gottardi al 38' per una chiamata di fuorigioco errata (non l'unica d'altronde in una serata non brillantissima dei guardalinee). Poi al 47' il pareggio, con la deviazione di Favalli sul tiro di Amoruso.


Tratte dal quotidiano romano, alcune dichiarazioni post-gara:

Il folletto conclude la sua ultima magia e poi corre impazzito a raccogliere l'applauso della gente. Pavel Nedved ha regalato alla Lazio la terza finale di Coppa Italia della sua storia. L'euforia è racchiusa in poche parole: "In quattro giorni, tra derby e Juve, ho segnato i tre gol più importanti della mia carriera laziale. E' un momento bellissimo". Sì, è un momento bellissimo per lui e per la Lazio, che infila il diciannovesimo risultato utile consecutivo e raggiunge il primo traguardo della stagione. Mancini però non ha voglia di esaltarsi: "Parliamoci chiaro: aver conquistato la finale di Coppa Italia va considerato un risultato normale. Non abbiamo ancora vinto nulla. Vincere la coppa, questo solo conta e dà senso a tutto il resto". Parole ghiacciate, si direbbe, ma esprimono bene la mentalità di questa nuova Lazio. Forse già pensa alla Samp, Mancini. Allo scontro di sabato con i suoi fratelli genovesi. "Di quello non parlo, su Samp-Lazio sono in silenzio-stampa", scherza.

"Comunque, se volete proprio saperlo, in queste notti sto dormendo benissimo". Dorme sereno Eriksson, che ha conquistato la terza finale di Coppa Italia della sua carriera. "Qualificazione meritata. I miei hanno avuto una grande reazione, nella ripresa, dopo un brutto primo tempo. Eravamo troppo "lunghi", il centrocampo soffriva. Poi ci siamo messi meglio in campo e la squadra ha ribaltato la situazione. Nedved è stato grandissimo e sfortunato, solo il palo gli ha negato una straordinaria tripletta. Ho dovuto sostituire Casiraghi perché si è procurato una distorsione alla caviglia: spero non si tratti di nulla di grave". A proposito di Casiraghi, ieri i giornali inglesi hanno dato ampio risalto ad un contatto telefonico tra il centravanti e Vialli, che lo vorrebbe al Chelsea. Il procuratore è apparso possibilista, se ne parlerà a fine stagione. Intanto Mancini replica a Lippi, infuriato per il secondo gol: "Era regolare, e in ogni caso a noi è stata annullata una rete valida di Gottardi, che non era in fuorigioco". Nedved dedica la doppietta a Marco, un tifoso della Lazio deceduto due settimane fa.


Dalla Gazzetta dello Sport:

Le notti dell'Olimpico sono proprio magiche per questa Lazio. Alla fine Amoruso, o meglio dire una spalla dello sfortunato Favalli, toglie il gusto della dodicesima vittoria su dodici gare sotto i riflettori del proprio stadio. Ma la soddisfazione per questa finale conquistata equivale ad un grande successo per la Lazio, che allunga a 19 la serie dei risultati utili consecutivi. Una vittoria che tra l'altro sarebbe stata limpida se il guardalinee non avesse sbandierato un fuorigioco inesistente su un gol di Gottardi, lanciato alla perfezione da Mancini. Una rete che avrebbe significato tanto per l'italo - svizzero, scartato dai dirigenti juventini 4 anni fa dopo un paio di prove in amichevoli estive. E dire che quando il nemico, in quanto ex romanista, Fonseca ha rotto l'equilibrio, un brivido ha attraversato i tifosi laziali. Marchegiani perdeva dopo 595' la sua imbattibilità e questa Juve faceva sul serio, al di la' della mancanza dei suoi attori protagonisti. La Lazio si esprimeva male e non riusciva a trovare il bandolo del gioco. Lo ammette con molta onestà Eriksson: "Nel primo tempo la Juve ha giocato meglio di noi. Loro arrivavano primi sulla palla. Noi eravamo lunghi e messi male. Sembravamo stanchi. Invece nella ripresa c'e' stata una grande reazione del gruppo. Abbiamo giocato proprio bene. Ci ha pensato Nedved con due prodezze a fissare il risultato, e questo ragazzo eccezionale e' stato sfortunato su un altro tiro, finito sul palo.

Aveva pure segnato Gottardi, ma l'arbitro ha annullato pur non essendoci fuorigioco". L'euforia in casa Lazio è controllatissima. Tutti si guardano bene dal fare proclami in chiave campionato, ma per il club questa è una finale che mancava da 37 anni (nel '61 perse dalla Fiorentina 2-0). E addirittura sono passati 40 anni dall'unico successo in questo trofeo che risale al '58. Chi invece se ne intende di coppa Italia è proprio Sven Goran Eriksson: "L'ho vinta con la Roma nell'86 e con la Samp nel '94. Questa è la mia terza finale. E non ne ho mai perse...". Poi il tecnico sottolinea come le preoccupazioni della vigilia fossero più che fondate: "Avete visto? Loro ci tenevano a questa finale e per un tempo ci hanno messo in difficoltà. Credo pero' che guardando ad entrambe le partite la qualificazione della Lazio sia più che meritata". Eriksson è un po' preoccupato per Casiraghi: "Soffre per una distorsione alla caviglia. Speriamo che non sia nulla di grave, visto che sabato siamo di nuovo in campo, a Genova". C'è il tempo per rispondere a Lippi che ha sottolineato di sperare che "i giocatori della Lazio non si fossero accorti che nell'occasione del secondo gol, Torricelli aveva già chiesto la sostituzione". Eriksson appare sorpreso: "Credevo protestassero per un eventuale intervento a gamba tesa di Nedved. No, proprio non mi sono reso conto di quello che sostengono gli juventini". Il tecnico svedese ha anche effettuato una mossa positiva, inserendo il vivace Gottardi nella ripresa: "Ma non perché Marcolin non andasse bene. Nel primo tempo anche Jugovic ha sofferto.

Poi pero' i ragazzi si sono messi meglio. Ho chiesto allo stesso Mancini di stare un po' più arretrato, per lasciare più spazi in avanti a Boksic ed agli inserimenti dei centrocampisti". E puntuale Nedved si è tuffato in quegli spazi segnando una doppietta che assume un peso eccezionale nella stagione laziale. Tanto che nessuno si è accorto del fatto che dopo oltre tre mesi (dal 6 dicembre) Marchegiani ha subito due gol nella stessa partita. Ancora una volta è stata la Juve a batterlo, ma stavolta non è stato influente. Eriksson però chiude con le esaltazioni: "Adesso non pensiamo più alla coppa Italia. Concentriamoci sul campionato. Una cosa per volta".

Esce soddisfatto e sorridente dalla tribuna d'onore il presidente della Lazio, Dino Zoff, ha raggiunto questo primo traguardo: "Ci siamo riusciti grazie a un grande secondo tempo - dice - e penso che la nostra qualificazione sia più che meritata. Speriamo ora di non fermarci qui, di disputare una buona finale. Al di la' di tutto quello che è stato detto, come immaginavo, la Juventus ha fatto quello che poteva, si è battuta e ci ha provato fino alla fine, come del resto è nel suo carattere. Quindi la qualificazione vale ancora di più, perché nessuno ci ha regalato qualcosa. Chi mi aspetto di trovare in finale? A mio parere Parma o Milan sono uguali, due avversari di grande prestigio, perciò chi capita capita". Pavel Nedved è un misto di felicità e stanchezza: "Non è facile giocare ogni tre giorni a questo livello - dice il ceco, eroe della giornata - ma penso sia stata una delle mie giornate più belle. Fare due gol è meraviglioso, ancora di più farli alla Juventus". Ora Nedved è a quota 13 gol nella stagione: 9 in campionato, 2 in Coppa Uefa e 2 in Coppa Italia. Il quesito d'obbligo riguarda il suo ginocchio destro. "Avevo avuto problemi già nel derby, ma ora stavo un po' meglio. Nel primo tempo eravamo stanchi, non riuscivamo a fare il nostro gioco. Poi pian piano ci siamo ripresi. Il problema è che questa stanchezza ci sara' sempre di più, sarà dura con il passar del tempo resistere, arrivare fino a maggio, ma ci proveremo". Una domanda anche sul secondo gol in acrobazia e sulle proteste bianconere dopo l'azione: "Io non ho visto niente, ho semplicemente fatto un pallonetto su un difensore, ma era lontano da me, quindi non penso che ci fosse una irregolarità".

Le ultime parole sono una dedica: "Tre gol, quello del derby e questi due, al mio amico Marco". A Marco, un giovane morto in un incidente stradale mentre si stava recando a Bari a seguire la Lazio, Nedved aveva già rivolto un pensiero nella gara con l'Inter, inginocchiandosi davanti alla curva. Mancini rifiuta il ruolo di salvatore della patria: "Le partite a volte cambiano non certo per l'ingresso di un giocatore, ma sono tanti i fattori. La verità è che abbiamo lasciato l'iniziativa troppo in mano alla Juventus". Problemi di stanchezza? "Speriamo di essere così stanchi fino a maggio...comunque è meglio giocare che allenarsi". Sulla partita Mancini fa anche un'altra considerazione: "Avevo ragione io, sapevamo che la Juve ci avrebbe provato, altro che venire qui per onore di firma. Le mancavano Del Piero e Zidane? Ma avevano Fonseca e Zalayeta, che fino a prova contraria non sono due promesse sconosciute, ma due nazionali dell'Uruguay". C'è anche un'altra risposta alla contestazione juventina sul secondo gol: "Non so cosa volessero dire all'arbitro: per me i due gol erano entrambi regolari e anzi era regolare anche quello di Gottardi". Ultima e inevitabile domanda a Mancini: pensa già alla Sampdoria? "Sulla partita di sabato non vorrei dire niente, almeno fin dopo che è stata giocata".


Nota di cronaca tratta da La Repubblica:

Rapina allo Stadio Olimpico poco dopo la fine dell'incontro Lazio-Juventus. Due uomini armati di pistola sono entrati nell'ufficio cassa della curva nord, quella dei tifosi biancazzurri, e si sono fatti dare parte dell'incasso della partita. La cifra non è stata quantificata ma si dovrebbe aggirare sui duecento milioni. Secondo quanto si è appreso i due rapinatori si sarebbero introdotti nello stadio, e successivamente nell'ufficio cassa, approfittando dell'apertura dei cancelli per favorire il deflusso dei tifosi.




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