Sabato 13 settembre 1997 - Milano, stadio Giuseppe Meazza - Milan-Lazio 1-1

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13 settembre 1997 - 2.744 - Campionato di Serie A 1997/98 - II giornata

MILAN: Taibi, Maldini, Costacurta, Cruz, Ziege, Ba (60' Boban), Albertini, Desailly, Leonardo (65' Bogarde), Kluivert (90' Davids), Weah. A disposizione: Rossi, Cardone, Maini, Andersson. Allenatore: Capello.

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, G.Lopez, Favalli, Fuser, Almeyda (46' Nedved), Jugovic (81' Venturin), R.Mancini, Casiraghi, Boksic (36' Signori). A disposizione: Ballotta, Negro, Gottardi, Rambaudi. Allenatore: Eriksson.

Arbitro: Sig. Ceccarini (Livorno).

Marcatori: 38' Ba, 94' Signori (rig).

Note: giornata calda, terreno in buone condizioni. Ammoniti Nedved, Jugovic, Desailly, Ziege tutti per gioco falloso. Angoli 8-6 per la Lazio. Esordio in serie A per Leonardo.

Spettatori: 70.000 circa, dei quali 23.724 paganti per un incasso di lire 905.407.000 (abbonati 43.427 per una quota di lire 1.178.305.111).

Giuseppe Pancaro in azione di contrasto
Luca Marchegiani in un intervento aereo
Un'azione di attacco biancoceleste
Giuseppe Signori si scalda prima di entrare in campo
Il rigore realizzato da Signori
La gioia dei giocatori biancocelesti per il pareggio raggiunto in extremis

La Gazzetta dello Sport titola: "Il Milan impreca, la Lazio ride. Un rigore dubbio punisce i rossoneri all'ultimo secondo dei minuti di recupero. Una beffa per il Milan che era stato protagonista di un bel primo tempo, mostrando grandi potenzialità. Leonardo sprazzi da campione. Lazio con un buon impianto di gioco ma solo Mancini la rende pericolosa".

Continua la "rosea": Perdere due punti all'ultimo secondo dell'ultimo minuto di recupero, è dura da mandar giù. Se poi il pareggio arriva con un rigore che può dare adito a dubbi, è umano che si abbia netta la sensazione di aver subito un'ingiustizia. Il Milan credeva di avere ben stretta in pugno la vittoria anche perché la Lazio, spentosi Mancini, non irradiava più luce. Non c'era nell'aria quel senso di pericolo che sempre si accompagna a un vantaggio esiguo. Venivano avanti i biancazzurri, anche perché i rossoneri si erano ritirati in trincea, ma Taibi non tremava, né faceva più tremare. All'improvviso una palla spiovente ricadeva appena dentro l'area del Milan, verso il lato destro; Maldini che era stato scavalcato si accorgeva all'ultimo momento che Nedved se ne era impossessato e puntava con fare bellicoso verso la porta. D'impulso il terzino si gettava contro l'intruso, poi cercava di frenarsi alzando le braccia, ma il suo piede sinistro sfiorava ugualmente il sinistro del ceco che cadeva in piena area. Ceccarini non aveva dubbi e concedeva alla Lazio il rigore che Signori trasformava con consumata freddezza.

Questo l'epilogo di una gara molto bella per un tempo e poco più, con una cronaca ricchissima e contraddittoria. Spumeggiante inizio dei rossoneri che non riuscivano a tradurre in gol la loro superiorità, mentre poi andavano a rete con Ba (duetto con Weah e dormita dei centrali laziali) al 38', proprio nel momento migliore della Lazio che aveva fallito con Boksic un'incredibile occasione per passare in vantaggio (girata di testa a colpo sicuro che non inquadrava la porta spalancata). Dopo l'1-0 era il Milan invece a sbagliare un facile 2-0 con Weah. Nella ripresa la partita si spegneva ben presto. Il Milan non riusciva più a essere brillante e la Lazio a essere sufficientemente agguerrita per superare la barriera che Capello aveva irrobustito facendo uscire prima Ba e poi Leonardo, sostituiti da Bogarde e Boban. Da qui l'idea di un risultato, quindi, che non sarebbe stato più messo in discussione. Invece il rigore finale concedeva alla Lazio un punto ormai insperato e alimentava le recriminazioni del Milan per gli errori di mira nel primo tempo e per quello che ritiene un torto patito dall'arbitro. In effetti Ceccarini può anche avere un filo di ragione sull'ultima decisione (non dimentichiamo che secondo le ultime disposizioni vale anche l'atteggiamento incauto del difensore, non solo la volontarietà), ma allora ha sicuramente sbagliato a non concedere il rigore su Boban (spinto vistosamente da Jugovic in area laziale). Anche in altri due casi (Kluivert e Mancini) c'è stato il dubbio del rigore, ma Ceccarini ha sempre sorvolato, per questo diventa incomprensibile la sua fiscalità a fine partita. Spiace dare tanto spazio a simili considerazioni in una partita che sul piano tecnico ha pure offerto molti spunti. Innanzitutto ha dato conferma della grande potenzialità ancora inespressa del Milan.

Ciò che ha fatto vedere nel primo tempo ha rincuorato molto i tifosi. Difesa più salda e aggressiva innestata a un centrocampo che con Albertini e soprattutto Desailly le offriva una gran copertura e attaccanti spesso travolgenti, ispirati, tra i quali ha cominciato a inserirsi bene anche Leonardo. Certamente mancano alcune cose: un ritmo più sostenuto, la continuità, un Kluivert più preciso e concentrato, un Leonardo in maggiore sintonia con i compagni, un Ba meno pasticcione (è stato splendido solo nel gol e in un assist a Weah all'inizio), un Weah più implacabile al tiro, uno Ziege meno trascurato. Quando Capello riuscirà a ottenere tutto ciò (e non ci dovrebbero essere problemi vista la caratura dei suoi uomini) allora il Milan sarà una macchina difficile da fermare. Può apparire troppo spregiudicata una formazione con due punte e due laterali come Ba e Leonardo, ma le soluzioni di rapido intervento non mancano specie se non viene ceduto Boban e poi il brasiliano ha fatto capire che le sue origini di terzino gli consentono di sapersi muovere in ogni parte del campo. Quando avrà più fiato e una condizione fisica perfetta darà una mano a tutti. Anche ieri, pur essendo sceso in campo dopo una settimana senza allenamenti adeguati, Leonardo ha offerto l'immagine del campione, non solo per il tocco, il dribbling, le accelerazioni improvvise, ma soprattutto per la capacità speciale di sapersi far trovare sempre nel vivo dell'azione. Ha sbagliato parecchio, ha avuto delle pause, delle incomprensioni, è dovuto uscire prima, ma il Milan acquistandolo ha fatto sicuramente un grande affare. La Lazio ha avuto un pizzico di fortuna nel portare a casa questo pareggio, ma ha anche dimostrato un robusto impianto. Ha subito un gol da polli in difesa e Marchegiani in due occasioni è stato decisivo nel salvare la sua porta, ma nel complesso ha dimostrato di poter fare di più.

Forse ha iniziato con un pizzico di soggezione. Di solito le squadre di Eriksson partono subito ad altissimo ritmo e poi calano alla distanza. Invece a San Siro la squadra si e' mossa sempre con troppa flemma, faticava a passare dalla fase difensiva a quella offensiva con un Boksic stranamente remissivo e un Casiraghi che solo Mancini riusciva ad attivare. A centrocampo soprattutto la Lazio ha subito troppo l'aggressività degli avversari e qui forse Eriksson ha sbagliato a mettere in campo Almeyda appena arrivato dall'Argentina (nella ripresa infatti l'ha sostituito con Nedved). E in attacco, come si pensava, solo quando la palla passa da Mancini, accade qualcosa. Il giocatore ha stentato all'inizio a entrare in partita e dopo un'ora è sparito. Comunque essere uscita indenne da San Siro servirà a medicare meglio certi difetti.


Dal Corriere della Sera (articolo a firma di Roberto Perrone):

Un pareggio in prospettiva. Perché è da quella dell'arbitro Ceccarini che deriva il rigore decisivo per il risultato: Nedved è bravo a incocciare Maldini, né la testimonianza catodica è chiarissima; più che inesistente, secondo le prime ricostruzioni, il fallo pare cercato dal centrocampista ceko piuttosto che compiuto dal difensore milanista: in definitiva la decisione non è azzardata, anche se altri due falli (Cruz-Mancini e Jugovic-Boban) avrebbero meritato la stessa attenzione. La prospettiva è l'unico modo, poi, per esplorare Milan e Lazio, di cui si intravedono solo degli squarci, limitati dai lavori in corso. Tra il gol di Ba, spettacolare per fabbricazione e realizzazione, con il senegalese che dialoga in verticale con Weah prima di presentarsi solo davanti a Marchegiani (36' p.t.), e il rigore di Signori (93'), c'è, comunque, una partita decisa solo dal Milan. Nel primo tempo il vantaggio rossonero è sacrosanto, perché, per continuità nel proporre l'azione offensiva, ma anche per capacità di anestetizzare la reazione della Lazio (bene la coppia Costacurta-Cruz, Maldini tenta di adattarsi, sacrificato Ziege), la squadra di Capello domina l'avversario. Al tridente di Eriksson (Boksic-Mancini-Casiraghi) il Milan concede solo un colpo di testa del croato, bello ma impreciso (30'). Gli altri due pericoli se li auto-procura Taibi, insicuro nella presa, non trattenendo, prima una punizione di Fuser (Mancini sbaglia la deviazione sotto misura, 21'), poi una girata di Casiraghi (Jugovic anticipato, 43').

Il Milan, con Ba a destra e Leonardo a sinistra, ha le opzioni che occorrono a una squadra le cui due punte sono, purtroppo, simili: sia Weah che Kluivert, infatti, sono più portati per il gol a effetto, ma raro. Mentre il giovanotto olandese replica la disastrosa partita di Piacenza, il liberiano non riesce a spingere in rete due palloni invitanti a pochi metri da Marchegiani, ottimo sul primo (5'), graziato dalla conclusione sbilenca dell'attaccante rossonero sul secondo (38'). Una bomba da fuori di Albertini nei primi minuti (deviazione di Marchegiani oltre la traversa) completa questo primo tempo a denominazione d'origine milanista controllata. "Milan sprecone", commenta un lungimirante Berlusconi, che forse intuisce l'indietro tutta del secondo tempo. Eriksson, che si è trovato a dover sostituire Boksic (gomitata di Cruz e sospetta frattura al naso) con Signori già nel primo tempo, all'inizio della ripresa presenta un centrocampo più stabile con Jugovic centrale e Nedved al posto di Almeyda, non pervenuto. Se questa nuova disposizione è frenante nei confronti del Milan, travolgente nella parte centrale del campo fino ad allora, non aumenta di sicuro la penetrazione offensiva. Dal collettivo zemaniano e anche zoffiano, si è passati a quest'allegria di singoli, bravissimi ma estemporanei. Infatti l'innegabile dominio territoriale è conseguenza della rinuncia milanista che perde, per limiti agonistici e poi per sostituzione, la spinta di Leonardo e Ba.

Il Milan controlla una Lazio sfilacciata che conduce l'azione solo con il lancio lungo e mai portando palla. I tre attaccanti poi sono forse un lusso (Casiraghi si batte, Mancini e Signori evaporano col passare dei minuti): rimangono laggiù, staccatissimi dal resto della squadra. Però il lancio lungo, della serie "speriamo che qualcuno ci dia", può anche dare frutti. Questo accade al 93' quando la palla, dopo due rimbalzi (Casiraghi e Mancini), finisce a Nedved che se la allunga, ma preferisce sfruttare l'impatto con Maldini e affidare a Signori il rigore del pareggio, inaspettato, ma non ingiusto.


La Repubblica titola: "Milan show, ma che beffa".

L'articolo prosegue: Tanto rumore, esaltazione e gioia per nulla. Il Milan resta in ginocchio a rodersi di rabbia, schiacciato a centro classifica dopo aver toccato momenti di straordinaria grandezza, dopo aver sprecato in modo vistoso occasioni create con genialità e potenza. La gara con la Lazio cambia volto tre minuti oltre il novantesimo, scardinata da un calcio di rigore che diventerà argomento di infinite discussioni e riporta Capello e l'intero mondo rossonero ai giorni dei sospetti. Signori non si lascia sfuggire l'occasione e per la Lazio il viaggio a San Siro, per lunghi tratti vicino a trasformarsi in autentica debacle, si è illuminato di luce inattesa. Chi ha fatto e disfatto, ieri, è stato il Milan: si era presentato per la gara d'esordio a Milano con abiti sontuosi, esibendo Leonardo, l'ultimo arrivato di una campagna acquisti imponente, smanioso di dare grande prova di sé. E l'avvio dei rossoneri è stato a dir poco straripante, un susseguirsi di giocate offensive portate con spregiudicatezza. In realtà, come dimostrerà la gara, tutto è un po' troppo affidato alle invenzioni e alle abilità tecniche dei giocatori che in attacco si avventano verso la difesa laziale. Appare anche una diversità di linguaggio tra la manovra del centrocampo e quello che Ba, Weah, Leonardo e Kluivert fanno e tentano di fare, essi stessi rapiti dalla facilità con cui scambi di tacco, finte e fraseggi raffinati si susseguono. La Lazio è subito in apnea, il suo piccolo centrocampo balbetta e s'inceppa, Almeyda sparisce e la strada verso una difesa smarrita e lenta si allarga a dismisura.

Nemmeno cinque minuti e Ba, dopo un controllo che sa di magia, offre a Weah un'opportunità tanto limpida che in sessantamila si alzano in piedi già rapiti e sognanti. Ma non è gol, come non sarà gol almeno altre due, tre volte. Leonardo fa vedere di avere piedi di rara dolcezza ma per ora va dove lo porta l'istinto e questo obbliga Albertini ad un lavoro massacrante. La Lazio cerca Mancini e non lo trova, cerca Casiraghi e Boksic ma non ci sono grandi spazi. Col passare del tempo il Milan rivela gravi affanni in difesa nel gioco aereo, nonostante tutti quei giganti, soprattutto si ritrova un Taibi che non tiene mai un pallone. E la Lazio arriva vicina al gol con opportunità isolate: addirittura clamorosa quella regolarmente sciupata da Boksic al 30' di testa con Cruz e Taibi fermi a guardare. Errori che possono essere messi nel conto di una squadra che per ogni sbandamento in difesa crea due o tre opportunità in attacco e le realizza, anche se questa non è certo la logica che guida il lavoro di Capello. Il gol, in ogni caso arriva ed è di grande effetto, con Weah e Ba che scambiano tra loro, con la Lazio intera annichilita. L'1-0 sembra solo l'anticipo di un pomeriggio da apoteosi. Ma Weah, che tutto pare travolgere, quando si tratta di chiudere il conto sciupa tutto. Nella Lazio pare non funzionare nulla. Il centrocampo regge un poco grazie al prodigarsi di Fuser, e con meno sicurezza, di Jugovic. Mancini gira, tocca e appoggia ma non sono palle che scottano. Boksic se ne esce col naso che sanguina, Signori nessuno lo vede e Casiraghi cerca qualche colpo da fuori, quando può. Eriksson mette una pezza nella ripresa con Nedved al posto di Almeyda, ma quel che cambia vistosamente è l'atteggiamento del Milan, in parte sfiancato, poco sicuro di quel che conviene fare. La gara si immiserisce. Leonardo è spento da tempo quando entra Boban, Kluivert e Weah non si cercano e non si vedono, il centrocampo non crea e non suggerisce.

Albertini e Desailly chiudono gli spazi e la Lazio, si fa sotto. Mancini reclama un rigore al 29' accusando Cruz di trattenuta, Signori azzecca un gran colpo al volo che esce di poco, Taibi si aiuta con la traversa su corner. Boban sembra avere tante ragioni al 33' a chiedere il rigore per un atterramento in area. Quando al 43' Marchegiani alza sulla traversa una bella punizione di Cruz, tutti sono convinti che sia finita. Invece Maldini sbaglia passo e tempo sull'inserimento di Nedved al 48' e Ceccarini concede un rigore che pare sacrosanto. Brutto colpo per il Milan, a cui dopo tanta fatica e tante illusioni resta poco con una classifica che è già un piccolo calvario.


Tratte dal quotidiano romano, alcune dichiarazioni post-gara:

Dopo il pareggio ottenuto a tempo scaduto contro il Milan, nello spogliatoio laziale c'è giustificata allegria. Il sollievo per lo scampato pericolo è evidente, ma dalle dichiarazioni dei protagonisti si capisce che un po' di convinzione nei propri mezzi comincia ad affacciarsi. Signori, dopo aver realizzato su rigore il gol del pareggio, non si è presentato in sala stampa. Lasciando lo stadio, ha voluto però dedicare la rete "alla mia gente, al mio pubblico, a quelli che mi vogliono bene" e nient'altro. Luca Marchegiani è il portavoce dell'ottimismo laziale: "Abbiamo dimostrato grande personalità - dice il portiere biancoceleste - rimanendo molto presenti a noi stessi anche nei momenti più critici della partita. Non era facile reggere l'urto del Milan: quella rossonera è la squadra più forte del campionato, inoltre loro erano molto tesi per i risultati negativi che avevano ottenuto prima di incontrare noi. La Lazio ha patito un inizio di gara difficile, i nostri avversari attaccavano con foga; poi però ci siamo organizzati, dopo i primi dieci minuti la squadra ha trovato la tranquillità giusta e si è messa bene in campo. Il Milan recrimina? Non credo ne abbia la possibilità, il pareggio mi sembra ampiamente meritato dalla Lazio. Sullo 0-0 abbiamo anche sfiorato il gol del vantaggio e tutto poteva cambiare in nostro favore. Altro che storie, il risultato è giustissimo e rispecchia l'andamento della gara. Questa Lazio mi è proprio piaciuta".

A Marchegiani fa eco Mancini: "Il pareggio ce lo siamo meritato, dopo averlo rincorso in ogni modo. Si tratta di un risultato prezioso per il morale. Anche se non dobbiamo comunque fare proclami o crederci imbattibili, perché adesso sarà importante rimanere concentrati sul prossimo obiettivo: l'incontro di Coppa Uefa contro il Vitoria Guimaraes, martedì prossimo". Secondo il fantasista, la Lazio ha dimostrato di essere cresciuta: "Era importante non subire il secondo gol, durante l'intervallo ho raccomandato a Nesta e Lopez di stare attenti, altrimenti sarebbe finita. La difesa è andata molto bene secondo me, il reparto ha fatto per intero il suo dovere. La nostra è una squadra fatta per attaccare, è normale che dietro si soffra un po'. Ma tutto è andato per il meglio, perdere non sarebbe stato giusto; secondo Capello abbiamo rubato il pareggio? Non voglio commentare, il calcio è bello perché ognuno lo vede a modo suo. Tra l'altro su di me è stato commesso un fallo da rigore netto, che l'arbitro non ha ravvisato".

Anche Casiraghi è estremamente soddisfatto: "E' un pareggio che vale molto, per il modo in cui è stato ottenuto. Abbiamo giocato bene, la partita contro il Milan era un esame importantissimo per noi sotto il profilo psicologico. Che l'1-1 sia arrivato in circostanze rocambolesche non vuol dire nulla, perché i rigori, se ci sono, si danno anche a tempo scaduto. E non capisco perché quelli del Milan siano così arrabbiati: noi abbiamo avuto tante occasioni, tra cui anche il palo di Boksic; mentre i rossoneri nel secondo tempo non hanno fatto un solo tiro in porta".


Dalla Gazzetta dello Sport:

Pavel Nedved ancora una volta decisivo a San Siro. Nell'aprile scorso siglò nel finale il 2-2 con un gran tiro su punizione. Ieri ha procurato a tempo scaduto il rigore che è valso un importante pareggio per la Lazio. Rigore contestato dal Milan: "Ho fatto scorrere la palla - dice il centrocampista ceco - e Maldini in ritardo mi ha toccato i piedi e sono finito giù. Era sicuramente rigore". Del tutto diversa la versione che dell'episodio fornisce Paolo Maldini. Il capitano del Milan racconta: "Come si può notare anche dalle immagini in televisione, ho fatto di tutto per evitare il contatto con Nedved, credo di esserci riuscito. E' lui che mi viene addosso. Ho chiesto spiegazioni a Ceccarini, che però non mi ha nemmeno risposto. Peccato, perché contro la Lazio abbiamo disputato un'ottima partita, a differenza di quella contro il Piacenza, completamente diversa, nella quale si è visto un brutto Milan". Per Nedved, costretto a partire dalla panchina, è il secondo penalty procurato in altrettante gare: "Le parole che Eriksson ha avuto nei miei confronti mi fanno felice, perché così dimostro di poter essere utile alla squadra. E' molto dura per me stare fuori, perché non ci sono abituato. Ma quando entro cerco sempre di dare il massimo, per dimostrare di poter giocare in questa squadra che mi sembra sempre più forte, ogni partita che passa. Speriamo di continuare così anche in Portogallo. Fino all'episodio del rigore ero arrabbiato con me stesso, perché avevo sbagliato due tiri che potevano essere effettuati meglio. Ma evidentemente San Siro mi porta bene, ed alla fine siamo stati premiati".

"Sul risultato abbiamo avuto un pizzico di fortuna. Ma per come è andata la partita non abbiamo rubato nulla. Se siamo stati capaci di venire a San Siro e giocare alla pari con un Milan fortissimo, significa che possiamo schierare tre attaccanti in tutti i campi d'Italia e d'Europa". E' il manifesto ideologico di Sven Goran Eriksson, soddisfatto "di un pari che, per com'è maturato, equivale oggi ad una nostra vittoria e ad una sconfitta del Milan. Sinceramente alla fine non ci speravo più, i ragazzi invece ci hanno creduto sino in fondo, dimostrando grande carattere. E sono stati premiati". La Lazio è venuta a San Siro per specchiarsi nel Milan e capire se fosse una squadra da scudetto. La risposta è positiva, per l'impegno e il carattere mostrato dal gruppo anche se sul piano del gioco ancora ci sono diverse cose da rivedere. Ed ecco che agli ideologi di questa nuova squadra piace sottolineare i pregi di un atteggiamento sfrontato e per nulla timoroso contro lo squadrone di Capello. Se Eriksson è la mente fuori dal campo, Roberto Mancini è il suo braccio armato in campo. Il Mancio lancia un altro slogan: "Nati per attaccare. Questa squadra non può rinchiudersi provando a far dei calcoli. Deve sfruttare le proprie caratteristiche. Lo so, magari indietro soffriamo un po', ma se riusciamo ad andare avanti come col Milan possiamo toglierci molte soddisfazioni. Nell'intervallo ho detto a Nesta e Lopez di stare attenti al loro contropiede, perché in avanti dovevamo cercare in tutti i modi di far gol. E mi piace sottolineare come sia stato importante Signori, calciando un rigore delicatissimo. Avete visto ? Uscito Boksic è entrato Beppe ed è stato decisivo. Così come Nedved. Dobbiamo capire fino in fondo che questa è la nostra forza".

Eriksson non si distacca di molto: "La nostra grande forza sono questi quattro attaccanti. So che qualche volta diventa un peso per il centrocampo, ma va bene così. Ecco perché quando è dovuto uscire Boksic non ho avuto dubbi ad inserire Signori e non un centrocampista. Nel secondo tempo abbiamo pagato la stanchezza dei nostri nazionali, reduci dalle partite del mercoledì. Col senno di poi schiererei ancora Almeyda ? Non so. Forse ho sbagliato. Lui non ha giocato male, ma non era quello cui ci eravamo abituati. Del resto devo prendermi la responsabilità delle scelte. Nedved ha confermato di essere un grande giocatore, giocando bene e risultando ancora una volta decisivo". Sulla gara la disamina del tecnico laziale è semplice: "Il Milan è partito benissimo e nel primo tempo abbiamo subito un po' troppo, specie sui cross. Nella ripresa abbiamo controllato meglio la gara". Capello è infuriato per il rigore concesso alla Lazio. Eriksson invece ammette senza problemi: "Dalla panchina ho visto tre rigori. Uno su Mancini, poi un altro su Boban e quello fischiato su Nedved". Il Mancio non ha dubbi: "Cruz mi ha tirato giù, era il fallo più netto da rigore". Casiraghi e Marchegiani invece rispondono a Capello che ha visto molto Milan e poca Lazio. "Non sono d'accordo - sottolinea l'attaccante -. Basta guardare i tiri in porta, non mi pare che ne abbiamo fatti meno del Milan. E poi noi qui siamo venuti per vincere, abbiamo attaccato e ci abbiamo provato sempre. Tutto questo ci dà morale per la partita di martedì in Portogallo". Il portiere, autore di una brillante prova, sottolinea: "Certo che se il Milan riuscisse a giocare tutta la partita come il primo quarto d'ora non ci sarebbe scampo per nessuno. Noi però siamo stati bravi a non perdere la testa, nemmeno dopo il gol loro. Alla fine sul piano delle occasioni le squadre si sono equivalse. E non ci sto a parlare solo di fortuna. Se il pallone girato di testa da Boksic invece che toccare il palo esterno fosse finito in rete, sullo 0-0, adesso staremmo a commentare un altro risultato".