Sabato 15 aprile 1995 - Padova, stadio Euganeo - Padova-Lazio 2-0

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15 aprile 1995 - 2650 - Campionato di Serie A 1994/95 - XXVII giornata

PADOVA: Bonaiuti, Balleri, Gabrieli, Franceschetti, Cuicchi, Lalas, Kreek, Nunziata, Galderisi (72' Vlaovic), Longhi (56' Coppola), Maniero. A disp.: Dal Bianco, Rosa, Perrone. All. Stacchini/Sandreani.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Chamot, Di Matteo, Bonomi, Cravero, Fuser (85' Bacci), Winter, Casiraghi, Gascoigne, Rambaudi. A disp.: Orsi, Bergodi, Nesta, Venturin. All. Zeman.

Arbitro: Rodomonti (Teramo).

Marcatori: 43' Cravero (aut), 89' Kreek.

Note: ammoniti Cravero e Di Matteo per la Lazio, Franceschetti, Galderisi, Kreek, Gabrieli e Coppola per il Padova. Calci d'angolo: 1-8.

Spettatori: 14.000 circa.

Winter in azione
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Gascoigne in azione

Difficile fermarsi, quando si cade. Difficile, ora, pensare che il Padova non si possa salvare. La Lazio sta cadendo male, e tutto ciò che le resta è trovare velocemente una superficie sopra cui atterrare. Zeman si raccomanda da giorni di non sentire la parola fallimento. Può avere ragione perché fallimento è una parola grossa, specialmente applicata a una stagione di calcio. Forse non vorrà nemmeno sentir parlare di crisi, a una settimana dal derby, l'ultimo appuntamento dell'anno. Allora non rimane che caduta. Sperando che almeno questa parola superi la censura del boemo. Caduta libera, naturalmente. Chiaro il modo in cui il Padova si è fiondato sulla Lazio. E' stato due a zero (autogol di Cravero e gol di Kreek), ma poteva essere di più, non ci fosse stato Marchegiani e qualche piede colpevolmente impreciso. La squadra di Sandreani ora può salvarsi: un punto solo dal Bari e tre punti di vantaggio su Foggia e Genoa, quart'ultime. Può salvarsi, al di là dei numeri, perché ci crede. Sa quello che vuole e come ottenerlo, regola fondamentale nel calcio come nella vita. Non le fa paura nemmeno il calendario, che da qui alla fine di aprile le metterà sulla strada prima la Juve e poi la Roma. Si è fiondato, il Padova, aspettando la Lazio e attraversandola in contropiede, facilitato dalla rapidità di manovra e di esecuzione di Nunziata e Kreek a centrocampo e di Galderisi e Maniero in attacco. La Lazio non è esistita. Spenta, incerta, alla ricerca continua di qualcosa che sfugge al suo controllo e ai suoi desideri, atleticamente spremuta, tremendamente lontana dalla brillantezza dei primi tempi. Zeman ha tenuto fuori Boksic per fare spazio a Gascoigne: non è sembrata una mossa felice. In tribuna il croato non ha fatto polemiche, dicendo di avere accettato senza contraccolpi la scelta dell'allenatore. Ma la sua è comunque un'esclusione che farà discutere. Gascoigne non è ancora in condizione, ma non c'era bisogno che ce lo ricordasse Padova. Andrà in campo anche nel derby, se Boksic e Winter saranno costretti venerdì prossimo a raggiungere la nazionale dei loro Paesi. Oggi questa non è una grande notizia. Poi Zeman ha confermato Bonomi al centro della difesa e riproposto Cravero al posto di Nesta. Chamot è finito sulla fascia, dietro Rambaudi, nel primo tempo, e quindi Fuser nella ripresa. Il Padova è passato dopo 42 minuti. Su una punizione calciata da Maniero e deviata da Cravero, che ha spiazzato Marchegiani. Ma aveva avuto già altre occasioni, sia pure non clamorose. Al 12' con Maniero, anticipato in uscita dal portiere laziale. Al 25' con Gabrieli, sfuggito al fuorigioco, che ha tirato alto da posizione molto favorevole; al 31' con Longhi, il cui sinistro in area non ha trovato impreparato Marchegiani. La Lazio si è vista con Chamot dalla distanza (24', respinta di Bonaiuti) e al 35' con Gascoigne, che dopo un bel numero sulla sinistra ha chiamato Casiraghi alla conclusione di testa, bloccata dal portiere padovano. La caduta laziale è stata più evidente nella ripresa. Arrancando, senza idee, la squadra di Zeman si è scontrata col muro del Padova e ha subìto continuamente il contropiede avversario. Poteva raddoppiare ancora Maniero (16', palla di poco alta, e 24', solo davanti a Marchegiani, capolavoro del portiere biancoceleste) e poi Balleri (40', pallonetto da trenta metri finito fuori). Prima che Kreek, allo scadere, liberasse dall'ansia la sua squadra realizzando dal limite con un colpo secco di destro di controbalzo, tutta la fragilità della Lazio era ormai esplosa, e il pensiero del derby e di un posto Uefa a cui ora bisogna guardare con meno spavalderia ha fatto gelare l'ambiente. Zeman, negli spogliatoi, è stato molto duro. "Una partita orrenda - ha detto. - La squadra ha giocato un calcio che è esattamente l'opposto di quello che predico io. Mi sta bene uscire dalla Coppa Uefa e dalla Coppa Italia ma giocando come abbiamo fatto a Dortmund contro il Borussia e a Torino contro la Juve. Non esiste invece fare certe figure com'è successo qui. Forse pensiamo di essere troppo bravi, siamo presuntuosi. Resto comunque allibito, sconcertato. Non capisco cosa sia successo. Boksic? Uno doveva uscire, lui aveva un problema alla caviglia". L'unica fatica di Sandreani, autore del vero miracolo provinciale del campionato, è quella di tenersi. "Partita perfetta. Il Padova non ha sbagliato nulla contro un grande avversario".

Fonte: Corriere della Sera