Domenica 15 marzo 1992 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Verona 2-0

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15 marzo 1992 - 2518 - Campionato di Serie A 1991/92 - XXV giornata

LAZIO: Fiori, Corino, Sergio, G.Pin, Gregucci, Soldà, Bacci, Doll (83' Melchiori), Riedle, Stroppa, Neri (52' Sosa). A disp.: Orsi, Bergodi, Verga. All. Zoff.

VERONA: Gregori, Calisti, Polonia, E.Rossi, C.Pin, L.Pellegrini I, D.Pellegrini II, Icardi (67' Fanna), Serena, Magrin (46' Piubelli), Raducioiu. A disp.: Zaninelli, Lunini, Renica. All. Fascetti.

Arbitro: Sig. Amendolia (Messina).

Marcatori: 57' L.Pellegrini I (aut), 89' Stroppa.

Note: ammoniti Icardi, D.Pellegrini e C.Pin. Controllo antidoping per Bacci, G.Pin, Icardi e Lunini. Calci d'angolo: 4-4.

Spettatori: paganti 8.437, incasso di L. 230.230.000; abbonati 20.556, quota di L. 553.524.770.

Dal Guerin Sportivo: alcune immagini della partita
Da Il Messaggero del 16 marzo 1992
Da Il Messaggero del 16 marzo 1992

Ha sofferto, ha tribolato ma alla fine ce l'ha fatta. La Lazio, nel bel mezzo di un periodo nero, è riuscita a battere un poco ambizioso Verona cui il pareggio sarebbe servito come il pane. Una partita tediosa, brutta a vedersi, che non ha offerto nessuno spunto di vivacità se si esclude una manciata di azioni (tra le quali l'autogol di Luca Pellegrini e il gol di Stroppa). In curva nord i tifosi, in vena di ficcanti polemiche, si sono presentati attrezzati di striscioni estremamente critici nei riguardi della squadra cui, tra l'altro, si è rimproverato la mancanza di attributi maschili. Non solo. Hanno portato con sé un canotto gonfiabile e tante ciambelle da mare a simboleggiare l'impellente voglia di andare in vacanza. Se la Lazio malgrado la vittoria non ride, il Verona piange, piange a dirotto. La situazione di classifica è drammatica. La squadra è terz'ultima con diciassette punti e, se il campionato finisse adesso, tornerebbe in serie B. Fascetti sta per essere licenziato anche se nessuno lo ha ancora annunciato ufficialmente. Ieri l'allenatore gialloblù si è consolato effettuando prima dell'inizio dell'incontro un giretto sotto la curva nord che lo applaudì quattro anni fa quando era fortunato condottiero dei laziali. I tifosi lo hanno osannato e chissà come deve essersi sentito in quel momento il povero Zoff che in panchina faceva buon viso a cattivo gioco. Comunque quest'iniziativa Fascetti avrebbe potuto risparmiarla. E di cattivo gusto nei confronti di un collega cui tutto si può rimproverare tranne la correttezza. Di quanto è accaduto in campo c'è da dire poco, pochissimo. Lo spettacolo offerto all'Olimpico è stato orribile fino all'inizio del secondo tempo. Poi è leggermente migliorato grazie all'inserimento di Sosa, tenuto in panchina perché convalescente e sostituito da un grigio Neri. Per i compagni di squadra l'uruguaiano ha costituito una medicina rivitalizzante. Il ritmo è improvvisamente cambiato e così il risultato. Al 14' Sosa, entrato da appena sette minuti, ha messo dentro un pallone rasoterra tirato da fuori area e deviato da Luca Pellegrini. Forse Gregori avrebbe potuto pararlo ma i difensori che gli ostruivano la vista e un beffardo rimbalzo possono avergli creato qualche imbarazzo. La Lazio si sarebbe accontentata di così poco e si è perfino concessa qualche sprazzo di melina. Però di fronte aveva un Verona ormai imbelle e non raddoppiare sarebbe stato un vero scandalo. A ritoccare il punteggio infine ha pensato Stroppa, di nuovo su suggerimento di Sosa. Sul primo tempo è meglio stendere un velo pietoso. Basti dire che Gregori ha effettuato una sola parata degna di tal nome e che il suo dirimpettaio Fiori è rimasto disoccupato. Il Verona, ovviamente, si era chiuso a riccio sguainando un serratissimo catenaccio. La Lazio era visibilmente imbarazzata e timorosa come chi, avendo fatto già parecchie figuracce, ha il terrore di ripetersi. Niente idee, incomprensioni a centrocampo, qualche pasticcio senza conseguenze anche in difesa. Si è beccata una valanga di fischi. E dagli spalti il pubblico spietato ha urlato il nome di Eugenio Fascetti. In tribuna d'onore Cragnotti ha vissuto la sua prima domenica da padrone ufficiale della Lazio. Dovrà lavorare sodo.

Fonte: Corriere della Sera