Domenica 8 gennaio 1995 - Genova, stadio Luigi Ferraris - Sampdoria-Lazio 3-1

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8 gennaio 1995 - 2634 - Campionato di Serie A 1994/95 - XV giornata

SAMPDORIA: Zenga, Mannini, Ferri, Gullit, Serena, Mihajlovic, Lombardo, Invernizzi, Platt, R.Mancini (33' Evani), Bellucci (87' Maspero). A disp.: Nuciari, Rossi, Salsano. All. Eriksson.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Favalli, Di Matteo, Bergodi, Cravero, Rambaudi (70' Di Vaio), Fuser, Casiraghi, Winter, Signori. A disp.: Orsi, Nesta, L.Colucci, De Sio. All. Zeman.

Arbitro: Amendolia (Messina).

Marcatori: 8' Mihajlovic, 12' Signori, 35' Platt (rig), 50' Platt.

Note: al 59' Signori sbaglia un calcio di rigore. Calci d'angolo: 7-2.

Spettatori: 25.000 circa.

Gullit contro Di Matteo
Il vantaggio doriano
Winter in azione
Il rigore di Platt
Il goal di Signori

Dopo il Parma, anche la Lazio si tira in disparte, lasciando via libera alle ambizioni juventine. La formazione di Zeman affonda a Marassi, paralizzata dai morsi della Samp che con il suo gioco a fisarmonica, fatto di continue folate, manda a bersaglio Mihajlovic e due volte Platt. Ma il vero castigamatti, l'uomo che da solo ha di nuovo oscurato gli orizzonti biancazzurri dopo averne combinate di tutti i colori già con la maglia del Milan, è risultato il vecchio, intramontabile Ruud Gullit. Tormentata dalla tramontana, la coda notturna di questa prima domenica di campionato '95 ha comunque saputo tener fede ai luoghi comuni della vigilia. Squilli di tromba e rullar di tamburi avevano infatti annunciato Samp-Lazio come la quintessenza del gol. Un po' per la logica e la forza dei numeri (13 reti nelle ultime due gare giocate a Marassi, un 3-3 due anni fa e un 4-3 per i romani la scorsa stagione; 7 i gol firmati da Beppe Signori in cinque partite, Genoa incluso) e un po' per i tratti somatici delle due formazioni: entrambe votate al "vivi e lascia vivere". Cioè tutt'altro che esasperanti in difesa e caratterizzate soprattutto da inclinazioni offensive: in maniera straripante la Lazio di Zeman, attraverso una manovra più subdola (copertura e contropiede a sorpresa) la Samp di Eriksson. Di fatto i biancazzurri si sono trovati alle prese con una coda imprevista del caso Boksic. Il croato latita da più di quaranta giorni (ultima apparizione conosciuta il disastroso derby del novembre scorso) per uno stiramento. Pareva che l'appuntamento genovese fosse finalmente quello buono ma proprio all'ultimo istante, ancora una volta, l'ex marsigliese decideva di nascondere la gamba. Ora nell'ambiente qualcuno ne accredita l'etichetta di malato immaginario. Se pertanto la Lazio si è vista costretta a riprodurre lo schieramento delle ultime settimane, Eriksson, già alle prese con la squalifica di Vierchowod (nelle incombenze surrogato da Serena), ha provato a fare lo spavaldo accantonando Evani e gettando sul prato gelato l'imberbe Bellucci, punta autentica accanto a Gullit, con Mancini centrocampista di rifinitura e Mihajlovic sulla corsia di sinistra. Saga del gol era scritto nei destini di questa partita e in effetti i gol non si sono fatti attendere. Ha incominciato la Samp (8') grazie al calcio statuario di Cravero, bruciato sullo scatto da Lombardo e costretto al fallo: imprendibile la sciabolata dai venti metri di Mihajlovic. Hanno immediatamente replicato gli ospiti, approfittando del presepe difensivo blucerchiato. Winter dal fondo rimetteva all'indietro per la botta di Signori che Mannini era bravo (e fortunato) a ribattere sulla linea. Senza perdersi d'animo il capitano biancazzurro sparava di nuovo, stavolta con successo. Due gol dopo una manciata di minuti erano l'aperitivo a un frenetico ping pong di attacchi sfrontati, davvero senza malizie difensive, perché Samp e Lazio hanno nella retroguardia il loro tallone d'Achille. Così Lombardo ispirato da Platt si mangiava il 2-1 (20'); Rambaudi da posizione impossibile, cioè dalla linea di fondo, sulla destra, metteva in mezzo in acrobazia centrando l'interno del palo più lontano: Zenga (23') si ritrovava il pallone tra le mani, solo Dio sa come; Di Matteo (32'), raccogliendo la lunga respinta di Zenga sul corner di Signori, costringeva il portiere ex interista ad allungarsi sulla sinistra per intercettare il siluro. La Lazio si esprimeva con maggiore coralità, il suo senso della manovra pareva superiore a quello avversario. Soprattutto sulla destra, ché Mihajlovic nei ripiegamenti su Rambaudi era sovente costretto a sputare sangue. La Samp (tra l'altro costretta a rimpiazzare Mancini, stiratosi, con Evani) si esprimeva a folate, come la tramontana che si era impadronita di Marassi, e sapeva spargere il panico davanti a Marchegiani soprattutto con Gullit, sempre spietato negli spazi vuoti. Al 35' Ruud si dimostrava più spietato del consueto avventandosi in area grazie a uno scivolone di Di Matteo. Al momento del cambio di direzione, nella conversione verso il centro, Cravero stramazzato al suolo non trovava di meglio che alzare una gamba. Rigore trasformato da Platt. In avvio di ripresa (5') la Samp piegava a sé la partita grazie a una trama Gullit Evani Platt. Stop di petto dell'inglese con girata in rete. Era il 3-1 che la Lazio aveva la possibilità di ridimensionare (14') quando Amendolia concedeva il rigore per una scorrettezza di Platt su Favalli. Signori batteva alla sua maniera, da fermo, ma a lato, tra i lazzi del pubblico. Il resto era un festival di occasioni sprecate, soprattutto dalla Sampdoria.

Fonte: Corriere dello Sport