Domenica 13 marzo 1949 - Roma, Stadio Nazionale - Lazio-Torino 2-2

Da LazioWiki.

Stagione

Turno precedente - Turno successivo

13 marzo 1949 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1948/49 - XXVIII giornata

LAZIO: Brandolin, Antonazzi, Remondini, Piacentini, Montanari, Alzani, Puccinelli, Magrini, Hofling, Flamini, Nyers (II). All. Sperone.

TORINO: Bacigalupo, Ballarin A., Martelli, Grezar, Rigamonti, Fadini, Menti, Loik, Gabetto, Castigliano, Ossola.

Arbitro: sig. Bellé di Venezia.

Marcatori: pt 9' Flamini, 17' Loik, 39' Loik, 41' Hofling.

Note: giornata mite e terreno un poco allentato per la pioggia caduta in precedenza. Al 15’ della ripresa breve interruzione del gioco per qualche ripicca tra giocatori e lancio in campo di una bottiglietta vuota di aranciata. Incidenti leggeri ad Antonazzi, Castigliano, Hofling. Calci d'angolo 3 a 3. In tribuna d'onore l'on. Andreotti e il presidente del C. O. N. I. avv. Onesti.

Spettatori: 20.000 circa, per un incasso di 11.850.000 lire.

Il titolo del Corriere dello Sport
Flamini apre le marcature
da Il Calcio Illustrato
Flamini ha segnato il primo gol della partita: erano due anni che il mezzosinistro laziale non segnava. La sua gioia è quindi doppia
dal Corriere dello Sport
Loik, autore delle due reti granata, mette a segno il primo punto con un tiro di sinistro
da Il Calcio Illustrato
La seconda delle due reti di Loik
da Il Calcio Illustrato
Uscita di Brandolin su Castigliano
da Il Calcio Illustrato
Martelli e Grezar tallonano Hofling
da Il Calcio Illustrato
Intervento di Rigamonti su Puccinelli
da Il Calcio Illustrato
A pochi minuti dalla fine del primo tempo la Lazio raggiunge il pareggio. Hofling ha tirato in porta un centro di Nyers: Bacigalupo tocca ma non ferma: la palla termina nel sacco
dal Corriere dello Sport
Il pareggio di Hofling
da Il Calcio Illustrato
Acrobatica rovesciata di Gabetto su Brandolin, mentre Remondini è pronto a dar man forte al suo portiere
da Il Calcio Illustrato
Il titolo de La Stampa
Fotocronaca de Il Calcio Illustrato

Coraggiosa partita della Lazio contro i campioni del Torino. Sin dal primo istante di gioco i biancocelesti si sono proiettati all'attacco con un gioco senza fronzoli e con la palla gettata sempre in profondità verso la porta di Bacigalupo. La Lazio non solo ha meritato il pareggio, ma non avrebbe rubato nulla se avesse vinto. L'unica, ma sostanziale, attenuante dei granata è stata la mancanza di Mazzola e Maroso. I due, sostituiti da Martelli e Castigliano, sono pedine insostituibili dello schieramento torinista.

Il centrocampo dei campioni non ha funzionato bene, ma in questo c'entra molto il grande movimento dei mediani e degli interni romani che hanno avuto il sopravvento sui rispettivi avversari. Ma è pur sempre vero che il Torino, sostanzialmente, è una squadra esperta e fortissima e se la Lazio ha attaccato il Torino si è difeso bene, se la Lazio ha segnato il Torino ha replicato, se la Lazio ha messo in campo forza e volontà il Torino ha mostrato classe e organizzazione.

La Lazio va in vantaggio all'8': Nyers (II), di testa, anticipa Ballarin, Bacigalupo para, ma la palla gli sfugge e arriva sui piedi dell'accorrente Flamini che non ha nessuna difficoltà a segnare. Al 17' il Torino pareggia: azione in trio tra Rigamonti, Menti e Loik. Questi tocca leggermente ed evita l'intervento di un difensore, poi prende la mira e fulmina Brandolin. Al 39' si ripropone la stessa azione, ma questa volta al posto di Rigamonti c'è Fadini. La palla arriva di nuovo a Loik che ripete la prodezza di poco prima.

La Lazio non fa una piega e dopo 2 minuti parte in velocità Puccinelli che crossa per Nyers (II); da quest'ultimo la sfera arriva a Hofling che finta il tiro violento, Bacigalupo abbocca e il centravanti laziale appoggia delicatamente, ma con precisione chirurgica, in porta.

Nel secondo tempo il Torino si attesta in difesa e respinge a fatica il continuo assalto della Lazio che non è neanche fortunata al 19', quando un tiro di Nyers (II) a portiere battuto, si infrange sul montante.

► Il racconto de Il Calcio Illustrato esalta la partita della Lazio.

Anche questa volta, pur lamentando le assenze di Maroso e di Mazzola (e quest'ultima assenza ha avuto un valore negativo ai fini della manovra granata), il Torino è riuscito ad evitare la sconfitta allo Stadio contro una squadra che è nel complesso forse l'unica in Italia che sappia mettere alla frusta i campioni e far smarrire loro il senso del gioco.

Il Torino non sarebbe riuscito a realizzare l'intento, nella giornata, se nella ripresa, facendo tacere l'orgoglio, non avesse limitato i suoi compiti al solo lavoro di tamponamento, con ciò riconoscendo la difficoltà di opporsi alla Lazio sul piano di una partita manovrata e dando, implicitamente, prova luminosa di saper riconoscere quando l'avversario è di quelli con cui le distrazioni non sono lecite.

Fatto l'elogio della saggezza tattica del Torino, l'encomio per la partita tutto vigore e slancio della Lazio è conseguente. Mai come questa volta abbiamo visto il Torino passare attraverso stati d'animo gradatamente sfumati dalla confidenza iniziale al timor panico finale. Prova ne sia che negli ultimi dieci minuti, tanto impetuoso era il tono della Lazio e affannoso il lavoro granata per trattenerla, abbiamo visto Ballarin e Loik perdere tempo, indugiare nella rimessa in gioco dei palloni come usano fare squadre senza blasone e sprovviste di quel senso orgoglioso della propria capacità a resistere.

Il Torino è riuscito nell'intento e il ripiegamento nella ripresa è spiegabilissimo. Il lato sinistro della squadra, inteso in senso verticale, e cioè Martelli, Fadini e Castigliano, è mancato assolutamente alla prova. L'assenza di Mazzola non si è fatta sentire soltanto nella zona dove il capitano dei granata svolge il suo lavoro eccezionale (zona che del resto non ha limiti) ma in tutto il lato sinistro. Di Castigliano è ormai noto che rende a mezz'ala la metà di quanto rende a laterale e Fadini è stato un ripiego e per buona parte del primo tempo ha costituito un vuoto. Si deve dir poi che Martelli a terzino, pur aiutandosi con interventi che l'arbitro ha giudicato nella maggioranza dei casi regolari mentre regolari non erano, è stato come risucchiato dalle battute a vuoto dei compagni di lato.

Contro questo Torino, che assente Mazzola ha dovuto trovare un ordinatore delle mosse in Rigamonti, la cui autonomia è limitata dato il ruolo, la Lazio ha giocato saggiamente con i laterali e le mezze ali avanzate, trovandosi così, quasi sempre, nella possibilità di giocar d'anticipo per effetto della stessa propulsione.

La partita, equilibrata nel primo tempo, ha visto mano mano giganteggiare in campo laziale Magrini, infaticabile, Alzani, una vera colonna ed inesauribile nel sostegno e nella propulsione, Remondini che ha giocato brillantemente anche avendo a che fare con un Gabetto che sarà anziano quanto volete ma che si muove ancora con una tale agilità e con idee così lucide da meritare l'appellativo di migliore in campo fra i granata. Nyers, Flamini e Hofling, finché la freschezza ha sorretto il tecnico mezzo sinistro laziale, hanno svolto azioni pregevoli.

Puccinelli ha giocato bene nel primo tempo ed è apparso appesantito nella ripresa, mentre Montanari ha supplito ai difetti di posizione con azioni di recupero tenaci e Antonazzi ha giocato sempre su di un tono. Piacentini invece, ha fatto seguire a un inizio in cui più che parlare ha balbettato, commettendo errori di una banalità esasperante, una ripresa in cui è apparso rinfrancato: Ma il male ormai era fatto.

Il Torino, privo di Mazzola, pur non mancando di animo ha difettato di idee. Pure, nella giornata, si è visto, oltre a Gabetto, giocare un Loik nettamente superiore alle precedenti esibizioni, sia per una maggiore decisione sia per una ritrovata agilità. Del reparto di punta, dovremmo scrivere l'elogio anche di Menti se nel primo tempo e cioè nella fase dei due goals non avesse avuto di fronte un Piacentini che ne ha favorito le mosse. Diremo soltanto che la sua prova è stata discreta a differenza di quella di Ossola apparso sfuocato.

La partita è stata dal lato agonistico e anche da quello dello spettacolo una delle migliori di questi ultimi tempi e ha avuto, nel primo tempo, dei momenti veramente emozionanti. Uno Stadio pieno e una giornata primaverile e un pubblico disposto, lo si vede dalle prime battute, a sostenere la squadra di casa contro i campioni.

La prima azione fluida la imbastisce il Torino con Castigliano, Ossola e Gabetto. Poi, dopo una punizione di Remondini contro il Torino, giunge all'8' la prima rete della Lazio. L'azione nasce a mezzo campo sulla destra. È Puccinelli che porta via un pallone alto a Loik e imbecca Hofling appostato fra i terzini e libero momentaneamente dalla sorveglianza di Ballarin. Il centro avanti lancia il pallone a mezza altezza sulla sinistra a Nyers. Ballarin è giocato poiché l'ala invia avanti pallone colpendo di testa. Succede che Bacigalupo esce di porta ma è preceduto sul pallone da Flamini che a rete sguarnita insacca. Lo Stadio sembra debba crollare per il boato che accompagna il goal.

Il vantaggio della Lazio non dura molto. Dopo una centrata di Puccinelli che va fuori e un salvataggio di Rigamonti su azione Flamini-Hofling, al 17' (numero scaramantico) il Torino pareggia. L'azione nasce sulla destra. Una palla lunga e rincorsa rasente il limite da Piacentini e da Menti. Inspiegabilmente Piacentini che è sul pallone, anziché mandare a lato esita e si fa togliere il pallone da Menti. Quando questi, fatti due passi, centra, trova lanciati Loik e Grezar e sorpresa tutta la difesa laziale. Il tiro di Loik, che raccoglie la centrata di Menti, batte Brandolin, che fra l'altro ci è apparso coperto dai compagni di squadra.

È un momentaccio per la Lazio, ma la squadra lo supera bene. Tanto è vero che sono Nyers e Hofling che chiamano Rigamonti ad un intervento di classe. Nell'altro campo Loik è il più attivo e su lui converge la manovra dei granata e si nota in questo periodo lo sforzo di Alzani per dare ordine alla manovra della Lazio, non sempre fluida. Al 30', su azione di calcio d'angolo contro la Lazio, Alzani salva in bellezza su rovesciata di Gabetto in seguito ad un tiro di testa di Menti.

E si arriva così al 40', e cioè al secondo goal dei granata. Anche questa volta l'azione nasce sulla destra dove Fadini ha inviato un pallone lungo e impreciso poiché il laterale granata, se ha qualità per il gioco di difesa, è piuttosto approssimativo nei temi di attacco. Però, la ciambella, grazie a Piacentini, nasce con il buco perché il terzino laziale, non essendo capace di anticipare l'azione, si fa sorprendere anche questa volta. L'azione è su per giù identica alla precedente. Centrata ancora di Menti, molto precisa e anche questa volta Loik raccoglie e tira a fil di palo segnando.

La Lazio reagisce prontamente e al 41' pareggia. Puccinelli, dal centro campo imbecca Nyers il quale doppia Ballarin e subito dopo centra a Hofling il quale devia la centrata mandando il pallone nell'angolo a sinistra di Bacigalupo, che pur tuffandosi non arriva in tempo a bloccare sulla linea della porta.

Nella ripresa il Torino appare stanco, specialmente in Loik che si è prodigato nel primo tempo. Ma il risultato, nonostante la Lazio spinga sempre vigorosamente ma certo con minore freschezza d'idee, non cambia.

► “Con un primo tempo con buone emozioni e discreto gioco e una ripresa mediocre e da dimenticare “azzurri” e “granata” si dividono il bottino” scrive il Corriere dello Sport, che analizza la partita nell’articolo di Fulvio Bernardini di seguito riportato.

Ad un certo momento della partita Lazio-Torino, l'arbitro Bellè capiva che le cose si andavano mettendo male e chiamava a rapporto i due capitani: Flamini e Gabetto. Cosa era capitato? Si giuocava la ripresa da una diecina di minuti e già si erano visti scontri di una certa forza, picchi e ripicchi di vario genere, qualche colpo dato all'uomo invece che alla palla. Improvvisamente una bottiglia vuota arrivava sul terreno: Grezar tentava di farne dono all'arbitro e Alzani glielo impediva; Ballarin ci riusciva e intorno a Bellè si creava subito uno dei soliti e deprecabili assembramenti di giuocatori delle due schiere.

Bellè sentiva che era il momento di agire, chiamava i capitani, faceva sgombrare il terreno dalle persone non addette ai lavori, cercava evidentemente di far sbollire gli animi. Il giuoco rimaneva fermo per due-tre minuti (minuti che non venivano poi recuperati) poi riprendeva e giuocatori riuscivano a comportarsi con discreta educazione sportiva fino al termine e la Lazio riusciva a conquistare una supremazia di attività e di permanenza nella metà campo granata; supremazia che non cambiava nulla del risultato perché le tante azioni laziali venivano condotte più di slancio che attraverso un giuoco manovrato e perché un pallone toccato quasi in mischia da un azzurro (Hofling?) andava a picchiare nella faccia interna di un montante e poi vagava sulla linea fino a quando arrivava Martelli a spedirlo lontano.

In quest'ultima fase della gara e in certo senso per tutta la ripresa, dopo una fulminea partenza di Gabetto con tiro-stangata e bella deviazione in angolo di Brandolin, il Torino come squadra vera e propria è rimasta in sott'ordine a quello che può essere il suo valore abituale ed in sott'ordine anche alla Lazio di ieri. Rigamonti e Martelli, Ballarin e Fadini hanno personalmente inciso nella non segnatura laziale del secondo tempo, ma si è trattato sempre di interventi personali e spesso forzatamente acrobatici per un sbilanciamento dei reparti, qualche volta anche eccessivamente vigorosi.

La mezz'ala Loik (di cui diremo parlando del primo tempo), capita l'antifona e visto che i suoi laterali erano ormai pezzi staccati del congegno ed anche pezzi leggermente disorientati, si è passato nella zona di centro campo a copertura del pareggio e rinunciando a quasi tutte le iniziative offensive. Menti non aveva più di contro il Piacentini scialbo del primo tempo e doveva ridurre molto delle sue velleità; Gabetto era più che mai chiuso da Remondini, Castigliano seguitava a sbagliare la sua gara e Ossola doveva andare a mezzo sinistro per cercare di toccare qualche pallone.

Logicamente tutta questa negatività del Torino dopo un suo primo tempo promettente va collegata a quanto ha fatto la Lazio come complesso ed a quanto i singoli azzurri hanno dato attraverso una tesa volontà di superare finalmente questo imbattibile Torino romano. Si potrà anche arguire che ad un certo punto il Torino abbia giuocato pensando che un pareggio in sostanza non era tanto male, ma rimane ugualmente certo che la Lazio, partita con l'idea d'impedire al Torino di crescere di tono, durante il 'giuoco ha finito per bloccare i temuti congegni e lo ha obbligato a dimostrarsi sempre più scialbo col passare dei minuti.

Nel primo tempo il Torino era partito bene, aveva incassato senza battere ciglio un gol di Flamini all'ottavo minuto e poi nel giro di trenta minuti aveva pareggiato ed era passato in vantaggio con due bei colpi di Loik, il primo con giuocata da elemento di classe ed il secondo con azione ugualmente bella ma con tiro non tanto micidiale.

La Lazio ristabiliva quasi subito l'equilibrio con un gol iniziato da Puccinelli-Nyers, concluso da Hofling ma con la netta complicità di un Bacigalupo alquanto incerto nel complesso, senz'altro a causa delle sue precarie condizioni fisiche di partenza.

Poco dopo si chiudeva il primo tempo della gara e forse sarebbe stato bello che tutto fosse finito lì. Infatti, le cose buone il Torino le ha fatte solo nel primo tempo e la Lazio ha dovuto mettere allo scoperto alcune sue lacune d'impostazione sistemista (scarsa rapidità di riflessi nel fronteggiare gli scambi di posto degli avversari, posizione poco accurata nella marcatura del tandem Loik-Menti), ma Antonazzi e Remondini, Flamini e Magrini hanno fatto in modo che non ne venissero fuori guai, oltre i due gol di Loik.

Anche la Lazio in questo primo tempo ha fatto te sue cose migliori e, pur attaccando meno della ripresa, è piaciuta più della Lazio che nel secondo tempo ha premuto motto di più. A noi è parso che i difensori granata siano stati costretti a respirare male più nel primo tempo che nella ripresa e questo lo scriviamo per completare il nostro giudizio sui giuoco visto.

C'è un perché per un “Torino” discretamente “Torino” nella prima fase della gara e questo si chiama soprattutto “Loik-Menti”. Anche gli altri granata hanno giuocato meglio in questo periodo, ma il duo Loik-Menti ha tenuto il campo con assoluta padronanza, ha lavorato un monte di palloni, ha costruito in “società” i due gol cui Loik ha posto le firme, prima del piede destro e poi del piede sinistro. La giuocata personale con cui Loik ha segnato il suo primo gol (leggero tocco per scavalcare l'irrompente Remondini e poi scatto oltre l'avversario e poi tiro secco di controbalzo) merita un elogio particolare.

Dopo Loik e Menti, nel quadro generale della gara granata va inserito subito Rigamonti. E" un atleta Rigamonti, a volte spigoloso, nel vero senso della parola ed ha fatto enormi progressi sul piano tecnico (su quello tattico è stato sempre' forte). E' un irriducibile Rigamonti ed è un po' il simbolo dell'irriducibilità del “Torino” tutto, squadra sempre attesa con fiere intenzioni, squadra che si “sente” sempre troppo scrutata e sempre attesa al varco da pubblici e critici e quindi logicamente squadra che mai si vuol dichiarata battuta.

Ieri non aveva Mazzola e Maroso e se Maroso ha trovato in Martelli un sostituito tenace e attento, Mazzola ha lasciato il ruolo a un Castigliano pieno di volontà ma assai vuoto di vero senso dei giuoco d'attacco. Castigliano lo si è visto solo all'inizio della ripresa, in una azione personale ubriacante dalla quale è partito poi Gabetto per un tiro che ha fatto volare Brandolin, ma questo è veramente poco per un elemento come Castigliano: segno evidente che il giuocatore non è più tagliato per fare la mezz'ala. Gabetto ormai giuoca pensando alla maglia azzurra e in ogni sua prova mette puntiglio e attenzione, ma forse lo scatto non è più quello di una volta e di certo ieri ha trovato in Remondini una specie di “sergente di ferro” scrupoloso, forte, scattante e spericolato e acrobatico quanto e forse più di se stesso. Ossola ha riposato in pieno finché è rimasto all'ala (nessuno dei suoi compagni si è ricordato che c'era anche Ossola) e poi a mezz'ala: ha avuto qualche spunto ma senza dimostrare grande convinzione.

Abbiamo detto di Remondini. Di Piacentini e Alzani diremo che sono venuti fuori nella ripresa dopo un primo tempo un po' scarso. Brandolin ha fatto belle cose e forse nel secondo gol è stato tradito da un certo effetto della palla. Tranquillo e redditizio Antonazzi, di grande mole e di gran rendimento il lavoro di Montanari ed è un peccato che sia caduto in due o tre fallosità senza senso.

L'attacco laziale ha portato nel primo tempo alcune belle azioni a terra e con passaggi in profondità (belle alcune sequenze con scambi tra Puccinelli e Magrini, belle le variazioni intelligenti di Flamini, buoni alcuni tocchi di un Hofling che va capito se non s'è imposto, dato che aveva di fronte Rigamonti, coraggiose alcune entrate di Nyers II che però dovrebbe trovare un maggiore accordo con la palla); azioni veloci che hanno costretto i difensori granata a disunirsi; nella ripresa le offensive azzurre sono state assai più frequenti ma tutto il giuoco si era fatto più aereo ed il vantaggio rimaneva tutto per la difesa granata: passare in quelle condizioni?

Forse per avventura, o per un marchiano errore avversario e infatti quando lasciò storditamente saltellare la palla in area poteva venire il gol da quel pallone che un azzurro (ripetiamo: Hofling o Nyers II?) mandò a sbattere sul montante. Quando si preme in quella maniera non si segna se non ci sono dei stangatori, anche nei laterali, e la Lazio gli stangatori non li ha.

Indubbiamente gli attaccanti laziali hanno meritato: Flamini per le finezze, Puccinelli per la vivacità, Magrini per la volontà mai doma, Nyers II per l'impegno, Hofling per alcuni tocchi di molta dolcezza.

L'arbitro Bellè è piaciuto ed ha ben lavorato: una volta è stato tradito da un guardialinee che ha sventolato un inesistente fuori gioco di Gabetto, ma si è ripreso subito ed è tornato sulla decisione alzando la palla nel punto dove Gabetto aveva incontrato la sfera.

Il Torino sarà lieto di aver continuato nella serie positiva, la Lazio di aver perso un punto che non era nel programma di massima. Ma nessuno potrà essere veramente lieto del tipo di spettacolo che la, gara ha offerto.


La Gazzetta dello Sport sottolinea la prova dei laziali: “Sudato pareggio dei campioni”

Roma - Dicono che la Lazio avesse ricevuto, negli spogliatoi, l'ordine preciso di giocare possibilmente all'attacco, senza preoccuperai per tattiche complicate di prudenza, sempre di incerto rendimento quando l'avversarlo ha il nome e la classe del Torino. E la Lazio, infatti, non ha posto indugi: è andata via subito al fischio dell’arbitro, lasciando da parte i fronzoli del gioco manovrato per spingere invece sull’acceleratore con palloni lunghi, in profondità, verso la rete di Bacigalupo.

Tattica indovinata? Sembra di sì, almeno a considerare il risultato che la Lazio ha conseguito e largamente meritato. Tattica indovinata anche per alcuni fattori di non lieve portata che hanno avuto il loro peso sul comportamento della squadra campione d'Italia: 1) le incerte condizioni di Bacigalupo, mai come oggi giù di corda (forse a causa della mano infortunata) e malsicuro; 2) le assenze di Mazzola e Maroso che, determinando un rivoluzionamento nei quadri della squadre campione (Martelli terzino e Castigliano attaccante )hanno messo a nudo, a lungo andare, un mucchio e mezzo di deficienze per cui, ad un certo punto, il Torino apparve un'unità di mediocre levatura: 3) lo “spappolamento” progressivo dei due laterali granata, vertici di un quadrilatero che aveva già in Castigliano un pezzo tutt'altro che sicuro e il conseguente cedimento di tutta l'impalcatura del gioco torinese.

Nel primo tempo, tali difetti, abilmente mascherati dalla virtù della classe, affiorarono in più di un'occasione, ma non furono determinanti, Se la Lazio attaccò, il Torino si difese bene; se la Lazio segnò, il Torino reagì da par suo e con vantaggio. Fresche erano ancora le energie dei singoli perché il complesso potesse risentire le conseguenze di tanti pezzi del meccanismo non bene calibrati. E vedemmo anzi a tratti un Torino muoversi in campo con l'usata abilità: palla giocata al volo, palloni smistati da un granata all'altro, con grande senso dell'utilità del gioco e della precisione. Forse il Torino, se in questa prima fase avesse potuto contare sul solito Bacigalupo, avrebbe potuto vincere la partita infliggendo alla squadra avversaria, che pur si batteva come meglio non avrebbe potuto date le sue risorse, un distacco difficile da rimontare.

Ma il Torino aveva oggi tra i pali della sua porta non il solito Bacigalupo, ma un portiere incerto e malsicuro, indeciso nelle uscite, scarso di presa, principiante quasi come senso di posizione. E allora i laziali nelle loro veementi ondate di attacco, ebbero buon gioco: due occasioni propizie, due errori del portiere granata, due gol che il vero Bacigalupo, vale a dire quello in condizioni normali di efficienza, avrebbe senz’altro impedito di segnare.

I due gol permisero alla Lazio, che in quanto a gioco aveva eguagliato il suo avversario se non in linea tecnica almeno come peso di pressione, di pareggiare anche il risultato che da parte torinese era stato determinato da due azioni di raro pregio, svolte in collaborazione dall'attivissimo tandem Menti-Loik e concluse con tiri imparabili della bravissima mezz'ala.

Fu nella ripresa che le pecche del Torino vennero in luce fin troppo nude. Una partenza felice ebbero i campioni (una palla lavorata d maestro da Castigliano, lanciata poi in profondità a Gabetto, tiro del centrattacco e parata di pugno di Brandolin in angolo) per poi cedere in un grigiore sempre più evidente. E mentre da una parte Grezar e Fadini, in uno con Castigliano, scomparivano quasi dalla lotta (tanto da giustificare lo spostamento di Castigliano e da costringere Loik o Ossola ad un oscuro lavoro di tamponamento), veniva fuori una Lazio che si permetteva perfino il gioco di finte e di finezza, di lanci, di arresti e di stile di cui ci al aspettava dovesse essere materiate la partita del Torino.

Fu, senza esagerazione. quasi un monologo: la Lazio che attacca e il Torino che si difende: la Lazio a dettare legge sul campo e il Torino a subire, cercando di destreggiarsi in virtù della riconosciutissima classe per uscir fuori da situazioni pericolose, sempre ripetentesi. La Lazio non passò (avrebbe potuto passare, almeno a ben considerare il palo di Nyers a portiere fuori rete e perciò già battuto), ma il Torino non ebbe più nemmeno l'occasione di dare apprensioni alla difesa biancazzurra.

Una graduatoria dei valori in campo? Loik, Menti (speciale mente per il loro primo tempo splendente), Ballarin e Martelli nel settore granata, Remondini, Flamini, Magrini, Alzani, Hofling e Puccinelli in quello biancazzurro.

La Lazio va in vantaggio all’8’: Nyers II, di testa, anticipa su Ballarin, ma Bacigalupo si lascia sfuggire la facile palla e Flamini mette dentro da due passi. Al 17’ a Torino pareggia: azione a triangolo Rigamonti-Menti (che scende quasi in fondo a destra) Loik: leggero tocco per prevenire l'intervento di un avversario e gran tiro nel sacco di Brandolin.

Al 19' palo di Nyers II a portiere battuto: la palla dopo aver colpito lo spigolo interno del montante destro, percorre tutto lo specchio della porta e viene respinta infine da Rigamonti. Al 20' scambio di posto tra Castigliano e Ossola. Al 39' il Torino è in vantaggio con un'azione che, impostata da Fadini, è quasi eguale a quelle dell'altro gol: Menti ancora porta la minaccia sotto la porta laziale. Loik ancora fa da giustiziere con un tiro imparabile.

Ma due minuti dopo, l'azione dell’attacco laziale a tutta velocità: Puccinelli traversa a Nyers II, questi rimette al centro e Hofling tocca appena la palla che Bacigalupo, fuori tempo e solazzato, vede rotolare lentamente in rete. Finisce qui la storia dei gol.

Nella ripresa, fermo il Torino, la Lazio attacca ma non riesce più a colpire il bersaglio.