Domenica 14 maggio 1995 – Roma, stadio Olimpico – Lazio-Inter 4-1

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14 maggio 1995 - 2654 - Campionato di Serie A 1994/95 - XXXI giornata

LAZIO: Marchegiani, Negro, Favalli, Di Matteo, Bergodi, Chamot, Rambaudi, Fuser (87' Venturin), Boksic (86' Casiraghi), Winter, Signori. A disp.: Orsi, Bacci, Bonomi. All. Zeman.

INTER: Pagliuca, Bergomi, Paganin (II), Orlando (51' M.Conte), Festa, Bia, Bianchi (48' Sosa), Jonk, Delvecchio, Berti, Orlandini. A disp.: Mondini, Paganin (I), Fontolan. All. O.Bianchi.

Arbitro: Treossi (Forlì).

Marcatori: 5' Berti, 35' Signori (rig), 38' Negro, 72' Rambaudi, 93' Winter.

Note: ammoniti Di Matteo e Chamot per la Lazio, Bia e Delvecchio per l'Inter. Al 78' M.Paganin lascia il campo causa infortunio. Calci d'angolo: 7-6.

Spettatori: 55.000 circa.

Duello Fuser-Berti
Il goal di Paolo Negro
Rambaudi in azione
Duello Fuser-Berti
Il rigore trasformato da Signori
Il goal di Winter
Esultanza biancoceleste
Il goal del 3-1 firmato da Rambaudi
Il biglietto della gara

Quasi trenta minuti per pensare a una Lazio ancora disintegrabile, senza però immaginarla stravincente, come domenica scorsa, nel rapinoso finale contro gli juventini. Qui l'Inter parte subito con l'orizzonte Uefa spalancato, i meriti "italianisti" premiati al primo sbilanciamento biancazzurro, quando Marchegiani deve farsi valanga su Delvecchio, filtrato oltre Bergodi Chamot. Alessandro Bianchi tratteggia il corner susseguente laddove saltano innocui Bergodi, Negro e Berti, ma dopo quel "ciapa no" prevale sgomitando lo stoccatore nerazzurro. Palla piantata dentro in mezza girata, quindi chi vuole può rivendicare i poteri taumaturgici di Moratti, o biasimare Zeman, tornato ministro da 4 3 3, secondo calvinismo tattico. Bè, pure l'Ottavio allenatore pare l'esorcista degli incubi che affioreranno, mentre gusta altri sbandamenti, altri capovolgimenti illusori, nemmeno bastasse inalberare davanti una mezza punta e un tornante (Orlandini) per tumulare le opposte ambizioni europee. Così, assente rimpianto Bergkamp, l'Inter sa appena aggiungere tre reti virtuali, cioè gli sprechi Delvecchio (due volte) e Bianchi, prima di crollare sotto inarrestabili girandole zemaniane, tipo scoppi di fulmine verso l'incolpevole Pagliuca, soprattutto durante l'arrovesciata ripresa a senso unico. Certo, precisione cronistica impone di non saltare le concessioni introduttive: ruvidi marcatori (Bergomi, Festa, Orlando) più il libero Bia, più Massimo Paganin sempre dietro Winter, più Jonk ad attorcigliare Di Matteo, danno la sensazione di determinare l'arroccamento necessario per tagliare via via i rifornimenti al devastante tridente delle domeniche memorabili. Possibile? Possibile che Fuser soffra a lungo Berti, sbagliando qualsiasi proposta verticalizzante? Possibile che Boksic, suggestionato da Festa, vanifichi le saltuarie trovate Di Matteo, sbagliando sempre l'ultimo passaggio? E quanto resisterà Bergomi agli scatti di Signori, brevilineo Nembo Kid dell'ineluttabile riscossa? Nell'attesa, i nerazzurri frantumano azioni troppo prevedibili, arricchendo le loro ripartenze d'inaspettata velocità propositiva. Durasse ispirato, l'Orlandini d'avvio manderebbe ai matti Negro, che invece si ripagherà con gli interessi. Adesso comunque lo pianta in asso, converge, pesca Delvecchio, bravo a saltare Chamot, ma tiratore al dunque privo d'elettricità. Il quartetto pro Marchegiani, assimilato il convalescente Favalli per fronteggiare Bianchi, lascia varchi paurosi. E tocca al portiere, allertato, proiettarsi fuori sempre verso l'esitante Delvecchio, sempre smarcato in inebriante controfuga. Niente paura sugli spalti: sta per finire l'autonomia energetica dei guastatori; sta per brillare l'assetto zemaniano, destinato a toccare quota 66 reti, considerati i quattro schiaffi che i nerazzurri fra poco riceveranno. Però Alessandro Bianchi, sperperatore conclusivo, dovrebbe almeno raddoppiare quale terminale d'una intesa pregevole Jonk Berti Orlandini. Esecuzione da centravanti sfortunato, sigillo di chiusura sul provvisorio predominio interista. Sale l'onda biancazzurra, Signori manda segni d'impazienza, Boksic sgretola e perdona, Rambaudi accelera aggirante disperdendo Orlando. Ecco, scavalcata l'appendice Orlando Orlandini (mazzata fuori quadro), la Lazio raccorcia le distanze fra i reparti per raccogliere il pareggio lungo l'asse Bergodi Boksic Signori. Stavolta, ben servito, l'elettrico Beppe gol punta scatenato Pagliuca, lo evita, viene buttato giù. Rigore più espulsione? No, l'arbitro Treossi lascia che il portiere della nazionale venga irriso dallo specialista, eversore fermo dagli undici metri. Mutano i destini. L'Inter s'affloscia e in un amen viene punita di rimessa, causa un fraseggio stonato che Rambaudi intercetta. Segue l'esatta sovrapposizione Negro nel vuoto invitante. Negro batte Pagliuca, balzato fuori, come un mazzolatore rinomato. Serve togliere Bianchi e inserire l'evanescente Sosa ? L' Inter è ferma, la Lazio vola. Né Conte, che assegnato a Fuser rileva Orlando, può impedire l'incombente tripletta. C'è giusto il tempo di segnalare un pallonetto di Orlandini disinnescato da Marchegiani e vai Fuser per Winter, che libera Boksic nell'area piccola. Il croato altruista preferisce assistere Rambaudi, dirimpettaio pronto a fare centro di collo pieno. Tuttavia il menù zemaniano inoltra ulteriori portate: lo show delizioso Signori Boksic Signori, con Pagliuca impegnato in triplice prodezza, mitragliato anche da Winter e Fuser. Nella concitazione Paganin, sradicato dall'olandese, si ritrova inutilizzabile. Addio Inter, pure se Orlandini, predicatore superstite, spolvera la traversa. Sul rinvio, Signori semina le sentinelle come birilli. Gli serve per pennellare verso Winter: incornata, quarto sigillo, e supremazia cittadina.

"L'Uefa è ormai sicura". Signori e gli altri biancazzurri sono tranquilli: l'obiettivo minimo per salvare una stagione certamente non esaltante è stato raggiunto. Dopo la brillante affermazione al "Delle Alpi" contro la Juventus è arrivato anche il sonoro successo sull'Inter. E per la Lazio ormai l'obiettivo vero può essere solo uno: vincere il simbolico scudetto della capitale. "La Roma ha perso? Non ci dispiace molto, visto che puntiamo al primato cittadino", sottolinea un rinfrancato Cragnotti. I temi del dopo partita sono tanti. Il primo, inevitabilmente, è legato alla mancata espulsione di Pagliuca in occasione del fallo che ha portato alla concessione del rigore: "L'arbitro mi ha spiegato di non aver ravvisato la volontarietà nell'intervento", ha spiegato Signori. Il quale ha poi annunciato battaglia nelle ultime giornate di campionato: "Dobbiamo classificarci al terzo posto superando il Milan. Ma io ritengo che anche la seconda posizione sia alla nostra portata, il Parma non è poi così lontano". Fuser, invece, non è d'accordo con Cragnotti: "La Roma non ci interessa". Bergodi si sofferma quindi sull'analisi della partita, su quella prima mezz'ora di gioco nella quale sembrava che la Lazio dovesse crollare da un momento all'altro sotto i colpi degli avversari: "Abbiamo cominciato molto larghi in difesa, Orlandini e Bianchi ci hanno messo in difficoltà. Una volta raggiunto il pari, però, in campo è esistita una sola squadra: la nostra". Il difensore parla poi della "solita Lazio, eccezionale in queste ultime domeniche". E sottolinea la grande prova di Boksic, "importantissimo per il nostro gioco. E stata la sua gara più bella da quando è arrivato a Roma: da solo è riuscito a tenere sotto pressione per tutto l'incontro l'Inter". Applausi al croato arrivano anche da Cragnotti: "Ottimo", scandisce lentamente per far capire quanto abbia apprezzato la prestazione dell'attaccante. Il patron della Lazio traccia anche le linee della prossima campagna acquisti cessioni della società. Non prima, però, di aver detto: "Peccato, abbiamo perduto troppo terreno e tanti punti uscendo sconfitti in alcune partite. Speravo di raggiungere almeno uno dei tre obiettivi nei quali eravamo in corsa (campionato, coppa Uefa e coppa Italia). Ma sono comunque confortato dalle belle prestazioni della squadra: fa spettacolo e ha vinto contro le cosiddette "grandi", Juventus, Milan, Inter e Fiorentina. I gol non arrivano mai per caso". Ed eccolo, Cragnotti, che dipinge la Lazio del futuro: "La formazione verrà puntellata secondo le indicazioni che fornirà il tecnico. Faremo uno sforzo per far sì che Casiraghi rimanga qui, vogliamo tenere anche Winter ma bisogna difendere anche il bilancio", annuncia. L olandese molto probabilmente partirà, mentre è sicuro che Gascoigne l'anno prossimo non vestirà la maglia biancazzurra: "Con lui ci sarà un addio non traumatico", sostiene Cragnotti. E si parla insistentemente di una decina di club inglesi pronti a farsi una concorrenza spietata pur di acquistare il fantasista.

Fonte: Corriere della Sera