Domenica 20 gennaio 1991 - Genova, stadio Luigi Ferraris - Sampdoria-Lazio 1-1

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20 gennaio 1991 - 2472 - Campionato di Serie A 1990/91 - XVII giornata

SAMPDORIA: Nuciari, Lanna, Bonetti (II), Pari, Vierchowod (67' Branca), Katanec, Mikhaijlichenko (71' Invernizzi), Lombardo, Vialli, R.Mancini, Dossena. A disp.: Porcu, Dall'Igna, Calcagno. All. Pezzotti. D.T. Boskov.

LAZIO: Fiori, Bergodi, Sergio, Pin, Gregucci, Soldà, Madonna (46' Bacci), Sclosa, Riedle, Domini, Sosa. A disp.: Orsi, Troglio, A.Bertoni, Saurini. All. Zoff.

Arbitro: Sig. Beschin (Legnago).

Marcatori: 51' Vialli, 85' Sosa.

Note: giornata fredda, terreno in pessime condizioni. Ammoniti: 40' Gregucci, 42' Vialli, 43' Madonna, 90' Mancini.

Spettatori: 25.000.

Gregucci tenta di bloccare Mancini
Madonna contro Dossena
Dal Guerin Sportivo: le due reti della partita

La partita delle figuracce e dei misteri partorisce il tredicesimo pareggio di una Lazio che non vuole vincere e l'inatteso crepuscolo di una Sampdoria che non ci riesce più. Si comincia male, anzi malissimo, con lo sbarco dei tifosi laziali sulla pedana della stazione Brignole. I giovanotti hanno un nuovo maestro, Saddam Hussein, e non si astengono dal cantarne le lodi, eleggendolo a santo protettore della loro sgangherata combriccola. Allo stadio spunterà anche una bandiera irachena. Naufraga miseramente il minuto di raccoglimento dedicato alla situazione del Golfo. Non appena l'arbitro Beschin ne fischia l'inizio, con perfetta e sciagurata scelta di tempo l'altoparlante comincia a scandire la formazione della Samp. Scenario inquietante: i giocatori irrigiditi sul campo a testa china, mentre il silenzio di Marassi viene sporcato dai boati con cui la curva saluta i nomi dei suoi paladini. Esaurite le figuracce, si passa ai misteri, del tipo: perché Boskov è ancora l'allenatore della Samp? L'assenza di Cerezo e Pellegrini non garantisce alibi sufficienti alla pervicace vocazione autodistruttiva di un signore che si ostina, al pari di Vicini, a non sfruttare al meglio i suoi uomini migliori.

Vialli, in crescendo di forma, continua ad agire da centravanti puro, quando come «spalla« non avrebbe rivali in campionato. Ma Boskov rifiuta Branca, l'ariete che specie sul fango invernale potrebbe regalare consistenza a schemi agili ma troppo leggeri, e obbliga Mancini a sfiancarsi nei panni massacranti del tuttofare. L'inevitabile scadimento di forma del velocista Lombardo e i muscoli arrugginiti di Katanec e Mikhailicehko completano un quadro sfocato, a ravvivare il quale non bastano la sapienza tattica di Dossena e il rendimento lineare di una difesa che ha scoperto in Nuciari un miracoloso sostituto dello squalificato Pagliuca. Scomparsi gli schemi e la compattezza della squadra, ogni risorsa viene affidata alle iniziative di Vialli e Mancini, che ogni tanto alzano la testa alla ricerca di un Branca che entrerà solo nel finale, quando ogni meccanismo sarà saltato a causa dell'infortunio a Vierchowod, toccato al labbro da una gomitata involontaria di Sergio.

Anche se isolati, i due talenti hanno cucinato la rete dell' 1 -0 al 50', una morbida punizione dall'out sinistro di Mancini, col Gianluca che spunta lesto in mezzo agli statici difensori di Zoff per infilzare di testa Fiori. La coppia ha lavorato un paio di altre occasioni, rimaste però le uniche dei blucerchiati, contro le cinque palle-gol confezionate dalla Lazio, in massima parte con Pin, che si libera per il tiro con un'assiduità sconosciuta ai suoi attaccanti: Riedle si è limitato a tirare una gomitata a Lanna (Beschin chiude gli occhi e sugli sviluppi per poco la Lazio non segna con Pin) e a farsi respingere da Nuciari il pallone della vittoria, all'83'.

Ad inguaiare il cammino della Samp intervengono poi i misteri arbitrali, come quella che ha portato all'annullamento di uno strepitoso gol in rovesciata di Vialli verso la fine del primo tempo. La dinamica dell'azione ha confuso le idee ai più: gamba tesa del Gianluca su Sclosa, che gli stava a portata di scarpa, o spintone in mischia di Mikhailicenko? Non si sa cos'abbia visto Beschin, ma il "cocco", di Casarin ha perlomeno il merito di averlo visto subito, fischiando ancor prima che il pallone fosse colpito da Vialli. Un mistero, comunque. A cui si affianca quello sulla reale identità di Ruben Sosa: pigro epigono del peggior Laudrup, quale è parso per nove decimi di partita, o spietato esecutore di fantasiose trame offensive, come ha dimostrato di poter essere negli ultimi cinque minuti, quando ha pitturato su punizione del gol del meritato pareggio laziale e ubriacato mezza difesa blucerchiata con un paio di accelerazioni devastanti?

Tutti scontenti. La Sampdoria che sta viaggiando ad una media da retrocessione: un punto nelle ultime tre partite. La Lazio che dichiara senza mezzi temimi per bocca del suo presidente di aver buttato via una vittoria meritata. Boskov è l'immagine della desolazione. Lo scudetto è una chimera. La Samp ha giocato maluccio, ma lui ha la scusa pronta: «L'uscita di Vierchowod è stata determinante. La difesa ha sbandato, come si è visto in occasione della punizione dalla quale è scaturito il gol di Sosa». E Vierchowod, in effetti, ha subito una botta tremenda da parte di Sergio che gli ha rifilato una gomitata in piena bocca. Risultato: una ferita lacero-contusa al labbro superiore con parziale avulsione di un incisivo.

Oggi lo stopper andrà dal dentista e probabilmente potrà scendere in campo mercoledì nel recupero con la Roma. Mancini, invece, a causa di una ammonizione rimediata nel finale verrà squalificato e salterà la partita di domenica a Cesena. Ma il tecnico blucerchiato ha altre cartucce da sparare per giustificare la brutta prova dei suoi: «Il terreno era infame. Quando i giocatori calciavano si alzavano le zolle di terra, non si sapeva mai dove rimbalzasse la palla. Comunque, devo dire che la Lazio ha giocato una grande partita».

La Samp si è trovata in imbarazzo soprattutto a centrocampo e per questo, forse, ha cercato il lancio lungo per Vialli e Mancini. E' così? «Sapevamo che la Lazio è abbastanza lenta in difesa e abbiamo cercato di sfruttare la velocità dei nostri attaccanti. In questo modo, alcune occasioni siamo riusciti a crearle. Soprattutto sull'1-0 abbiamo fallito di un soffio il colpo del ko». Ma il punto più dolente della giornata è stata la prestazione di Mikhaihchenko. I tifosi, per la prima volta, lo hanno fischiato. Boskov non sa quasi come giustificarlo: «Forse il suo organismo non è abituato ai nostri ritmi. In questo momento, in Unione Sovietica, c'è la pausa invernale».

Il tecnico non discute sulle decisioni arbitrali: «La rovesciata di Vialli mi è sembrata eccezionale. Non so perché sia stata annullata. I rigori invocati da Mancini? Chiedetelo all'arbitro». L'unico ad accusare esplicitamente il signor Beschin è Fausto Pari: «Oggi in campo hanno giocato in 25». Alludi all'arbitro e ai guardalinee? «Questo lo dite voi». Dall'altra parte un Calleri, presidente laziale, contento ma fino a un certo punto: «Abbiamo dominato, potevamo andare in vantaggio e vincere la partita. Questo pareggio mi lascia un po' di amaro in bocca. Ma non per il gioco. E poi oggi qui a Marassi abbiamo giocato come se fossimo ah'Olimpico: dominando l'avversaria. Il pubblico? Ma anche quando giochiamo in casa i tifosi non ci sostengono».

Fonte: La Stampa