Domenica 23 settembre 1984 - Udine, stadio Friuli - Udinese-Lazio 5-0

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23 settembre 1984 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1984/85 - II giornata

UDINESE: Brini, Galparoli, F.Rossi, Gerolin, Edinho, De Agostini, Mauro II, Criscimanni (80' Papais), Selvaggi, Zico (70' Miano), A.Carnevale. A disp. Fiore, Cattaneo, Montesano. All. Vinicio.

LAZIO: Orsi, Storgato, Filisetti, Vianello, Batista, Podavini, Torrisi (46' Garlini), Manfredonia, Giordano, Laudrup, Fonte (75' G.Marini). A disp. Cacciatori, Spinozzi, Calisti. All. Carosi.

Arbitro: Lanese di Messina.

Marcatori: 28' Galparoli, 36' Zico, 58' Selvaggi, 68' Mauro II, 88' A.Carnevale.

Note: pomeriggio piovoso, terreno allentato. Ammoniti: Vianello per ostruzionismo, Mauro per simulazione, Giordano per proteste. Nell'Udinese esordisce il neo acquisto Criscimanni. Angoli 8-3 per l'Udinese.

Spettatori: 31.072 per un incasso di lire 428 milioni (quota abbonati compresa).

Giordano e Zico prima della gara
Un tiro di Zico
La rete di Galparoli
Duello Rossi-Laudrup

C'era un tempo in cui Chinaglia prendeva a calci nel posteriore i giovani compagni ribelli (D'Amico ne sa qualcosa). Ora che è diventato presidente, regala ai giocatori in ritiro sterline d'oro, ma la sua generosità viene ripagata con una vergognosa partita. Con un 5-0 che non è un semplice campanello d'allarme (rischiando, nel contempo, di creare facili illusioni all'Udinese di Zico). E ora, povero Chinaglia, tornerà a usare il bastone oppure insisterà con la carota (d'oro)? Non capita tutte le domeniche di incassare scoppole come questa. La Lazio è riuscita in modo semplice e cioè non giocando, scivolando allegramente sul campo infido, rendendo tutto facile all'Udinese orchestrata alla grande da Zico, costretto nel finale a abbandonare il campo per un lieve infortunio causato da una pedata di Batista, suo disinvolto marcatore.

Nell'Udinese ha esordito il neoacquisto Criscimanni, che indubbiamente ha dato un buon contributo di solidità al centrocampo, apparso ieri reparto compatto e efficace proprio grazie all'ex pisano, ma anche grazie a Zico e a Mauro e al sostegno dei difensori sempre pronti a intervenire nell'assedio del fortino laziale, le cui mura, in realtà, alla lunga si sono rivelate di cartapesta. La Lazio, invece, è apparsa in condizioni spaventose proprio a centrocampo, considerato che non si è assolutamente visto: i tamponamenti di Batista e Vianello e le parate di Orsi sono risultati semplici palliativi, mentre Giordano, fischiatissimo da parte dei tifosi friulani, cercava di rientrare e portare avanti qualche pallone da giocare, guardato ma non aiutato dai Manfredonia e dai Laudrup.

Il terreno pesante, reso scivoloso dalla pioggia continua, c'era anche per l'Udinese, ma forse era una questione di gambe e non di tacchetti. Fatto sta che i bianconeri stavano in piedi, mentre i biancocelesti cadevano in tutti i sensi. Forse, in altre occasioni, la Lazio non avrebbe accettato tale disparità di valori, cercando la rissa: stavolta c'è stato appena qualche sporadico accenno ben controllato dall'arbitro, per cui Giordano e compagni hanno finito per abbassare la testa e accettare una lezione semplicemente umiliante. Con sei gol al passivo dopo due partite, la squadra di Chinaglia sembra una buona candidata alla lotta per la retrocessione.

Con sette gol all'attivo, l'Udinese guarda fiduciosa in avanti, ma non deve illudersi: forse l'attenderanno altri giorni di gloria, sicuramente non avversari così malleabili come quelli di ieri. Il ritocco voluto da Vinicio è stato, efficace, Criscimanni ha contribuito con la velocità e con la sua mole di lavoro a legare un centrocampo che aveva in Zico e Mauro due precisi punti di riferimento e pertanto poteva anche essere controllato alla fonte. Criscimanni è diventato subito il beniamino dei tifosi friulani e quando Vinicio, a dieci minuti dalla fine, l'ha fatto uscire, è stato accompagnato da un applauso che soltanto Causio, un ex assai rimpianto, riusciva a strappare (Zico, ovviamente, è un discorso a parte). Ben registrata in difesa con l'innesto di Federico Rossi, che offre maggiori garanzie rispetto a Cattaneo, l'Udinese non ha mai avuto un momento di esitazione: oltretutto, si è accorta molto presto di non avere di fronte nessuno, praticamente il fantasma della Lazio.

Dunque, un invito a nozze per una squadra che doveva cancellare le perplessità fatte emergere dopo il sofferto pareggio di San Siro, ma che domenica prossima, a Verona, tornerà sicuramente a faticare dovendo dimostrare qual è il suo vero volto, quello di San Siro o quello di oggi. Per la Lazio un'altra domenica difficile contro un'Inter per niente disposta a fare regali o a commuoversi dovendo risolvere a sua volta problemi non indifferenti. Cronaca ricchissima di gol e dunque di attacchi portati dall'Udinese sotto la pioggia, davanti a trentunomila spettatori con larghi spazi vuoti sugli spalti (la gestione Mazza — si dice — non è più amata come una volta e poi ci ha messo lo zampino il maltempo che ha tenuto lontano il pubblico delle grandi occasioni anche se questa era la prima uscita ufficiale dell'Udinese al Friuli).

Si vede subito che sarà una partita a senso unico. Orsi fa i primi miracoli (18' e 19'), poi cade al 27': fallo di Podavini su Selvaggi, punizione di Mauro, pallone che spiove in area e Galparoli realizza di testa con un bel tuffo. Difesa laziale immobile. Salva ancora Orsi (29'), poi al 35' la seconda rete: azione Criscimanni-Zico, tocco di Carnevale, Zico di piede allunga dentro. Al 43' il primo e unico tiro in porta della Lazio, autore Giordano.

Ripresa. Mauro-Gerolin, palla a Selvaggi: 3-0. Siamo al 13'. Nove minuti dopo, punizione di Zico per un mani di Fillsetti, respinge Orsi, arriva Mauro e mette dentro. Escono Zico e poi Criscimanni, ma l'Udinese non rallenta. A tre minuti dalla conclusione, Carnevale scambia con Selvaggi e si prende la soddisfazione di bissare il gol di San Siro.

«Non siamo esistiti. L'Udinese ha maramaldeggiato con una squadra morta: il risultato parla chiaro. La Lazio è scesa in campo in atteggiamento presuntuoso perché, dopo la bella partita con la Fiorentina, qualcuno s'è montato la testa, mentre altri hanno contestato i ritiri della squadra. Bisognerà darsi una regolata»: così l'allenatore Carosi, mentre Chinaglia ha mormorato: «La sconfitta a piena mano (5 gol) dice tutto, non serve proprio che lo aggiunga parola». Sul suo viso è apparsa una lacrima. Il portiere Orsi ha accentuato l'autocritica: «L'Udinese pareva formata da marziani, visto che nessuno della Lazio riusciva a fermarla; nell'occasione del secondo gol mezza Udinese poteva segnare, ha segnato Zico a distanza ravvicinatissima».

La batosta lascerà segni profondi nell'ambiente laziale «perché - come ha detto Manfredonia — a Udine la squadra ha toccato il fondo». Questa realtà ha avuto qualche riflesso anche sui giudizi dei vincitori. L'allenatore Vinicio ha ridimensionato infatti il rotondo successo dicendo: «E' giusto festeggiare una simile vittoria, però bisogna ben tenere i piedi a terra, perché la Lazio si è presentata a Udine senza una organizzazione di gioco collettivo». Alla domanda di come mai avesse fatto giocare Criscimanni, dopo sole 48 ore dal suo acquisto, Vinicio ha risposto: «Conosco da tempo Criscimanni, sapevo che si era allenato e quindi non ho avuto alcuna incertezza nel decidere il suo debutto». Per Criscimanni qualcuno ha preannunciato un reclamo scritto della Lazio, in quanto il giocatore aveva già firmato l'anno scorso un contratto biennale con il Pisa e quindi l'Udinese avrebbe dovuto utilizzarlo soltanto alla riapertura delle liste di trasferimento. Vinicio ha precisato: «L'Udinese è a postissimo dal momento che è stata la Lega a legittimare l'acquisto inviandoci un telex nella mattinata di sabato».

Particolarmente contento è apparso Carnevale, il goleador dell' Udinese, che ha segnato l'ultima rete: «Sono stato egoista — ha detto — non ho passato il pallone al liberissimo Selvaggi perché volevo fare il gol e non mi sono lasciato sfuggire l'occasione». Secondo Carnevale la carta vincente dell'Udinese è stato l'impiego di Criscimanni perché «ha velocizzato la manovra».

Fonte: La Stampa

Nota[modifica | modifica sorgente]

La pesante sconfitta di Udine porta all'avvicendamento sulla panchina biancoceleste. E' Juan Carlos Lorenzo il nuovo allenatore della Lazio. Lo ha scelto direttamente il presidente Chinaglia, contattandolo a Miami, dove si trovava in vacanza, nella notte tra lunedì e martedì. Lorenzo torna dunque sulla panchina biancoceleste dopo 14 anni. Ha battuto la concorrenza dell'argentino Menotti e dei "papabili" italiani, Pace, Di Marzio e Ulivieri. Chinaglia ha spiegato la scelta: "Lorenzo non ha rapporti diretti con i giocatori. E' l'uomo giusto per rialzare la squadra. L'esonero di Carosi dopo solo due giornate? Bisognava rimettere in sesto la barca prima che fosse troppo tardi. Lui ha dato tanto l'anno scorso portandoci alla salvezza ma queste due pesanti sconfitte, più quella del derby, avevano compromesso anche il suo rapporto con i giocatori". Quello che è certo è che all'interno dello spogliatoio la spaccatura era evidente. Dal ritiro della Nazionale il disappunto di Bruno Giordano: "Carosi non meritava questo trattamento dopo quello che aveva fatto nella scorsa stagione. Non sono sue le responsabilità ma di tutti noi. Lorenzo? Non lo conosco. Quando c'era lui alla Lazio io giocavo negli allievi". Quanto al tecnico argentino, ecco le sue prime parole al telefono dagli States: "Conosco bene la situazione della Lazio, conosco Batista, Giordano, Laudrup e sono certo di poter far ripartire subito la squadra. Sono talmente entusiasta che non ho neanche parlato con Chinaglia delle condizioni economiche". Con Chinaglia giocatore il rapporto di Lorenzo fu molto conflittuale ma Giorgio ha sempre detto di aver imparato molto dal suo vecchio allenatore, che passa per un duro in grado di intervenire con fermezza sul diviso spogliatoio biancoceleste.