Domenica 25 ottobre 1987 – Piacenza, stadio Galleana – Piacenza-Lazio 0-0

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28 ottobre 1987 - 7 - Campionato di Serie B 1987/88 - VII^ GIORNATA

PIACENZA: Bordoni, Colasante, Concina, Venturi, Tomasoni, Snidaro, Tessariol, De Gradi, Madonna, Roccatagliata, Simonetta (78' Serioli). All. Rota.

LAZIO: Martina, Brunetti, Beruatto, V.Esposito, Gregucci, Marino, Savino, Pin, Galderisi, Muro (40' Caso), Monelli. A disp. Salafia, Foschi, Piscedda, Nigro. All. Fascetti.

Arbitro: Sig. Luci (Firenze).

Note: giornata tipicamente autunnale con terreno allentato in buone condizioni. Ammoniti: Savino, Tomasoni, Concina, Galderisi, Colasante e Martina. Calci d'angolo: 9-1 a favore della Lazio.

Spettatori: 10.000 circa.

La pagina de Il Messaggero
La pagina de Il Tempo
La pagina di Paese Sera
Un'incursione di Marinoda Il Tempo
Un duello aereo in area piacentinada Il Tempo
Contrasti a centrocampoda Il Tempo
Marino anticipa Madonna che reclama la massima punizone
dal Guerin Sportivo
Un'occasione da reteda Il Tempo
Galderisi tenta di perforare la difesa piacentinada Il Tempo
Fascetti urla dalla panchinada Paese Sera
Alcuni ritagli di giornale della gara
Gent. conc. Giovanni Pantano

Il Messaggero titola: “Questa è un’altra Lazio – A Piacenza per la prima volta da anni, biancazzurri sempre all’attacco con due occasioni fallite di un soffio da Monelli. Galderisi picchiato sistematicamente. – Veramente alla grande il primo tempo dei romani”.

La Lazio per un tempo ha provato a vincere, andandoci anche ad un passo. Il Piacenza, che sembrava terrorizzato dal nome dell’avversario, ha dato spazio ai suoi timori togliendo un attaccante e inserendo un difensore di supplemento, altro che furore agonistico della matricola. E così, la Lazio, attaccando, ha quasi fatto il gioco del Piacenza, che, nell’impostazione tattica, sembrava non aspettare altro. Ma la Lazio, quest’anno, ha coraggio; vediamo un po’ come va a finire, duello baldanzoso, voglia di giocarsi la partita anche su un piano tattico sfavorevole. Il Piacenza ha retto, soffrendo, facendo sudare i tifosi, rischiando di prendere gol, ma ha retto.

Nel secondo tempo la squadra di casa ha cambiato spartito e ha cominciato ad attaccare, con le sue punte strane e difficili d prendere, Madonna e Simonetta non sono uomini d’area: girano, stanno alla larga, cercano di portare a spasso, riuscendoci, gli avversari di turno, superabili poi tecnicamente, visto che entrambi i piacentini possiedono numeri sufficienti per far girare la testa a chi gli sta di fronte. La Lazio, notoriamente, soffre squadre che non offrono punti di riferimento: è già successo con Bologna e Padova, tanto per citare due esempi interni. Gregucci vuole giocatori statici, come ci ricorda la sua stazza fisica. Lo stesso Brunetti gradisce avversari che puntino alla porta piuttosto che alla fascia laterale. E la Lazio, dunque, ha piano piano arretrato i propri uomini, a difesa di un fortino che sembrava scricchiolare. Il tutto si è limitato a qualche punizione e ad un paio di brividi arbitrali. Alla fine pari, un tempo per uno, quello laziale ben più vistoso, e un’altra vittoria ai punti della squadra romana.

Sul conto della quale, ci pare vada fatto un discorso. Dalla Lazio, chissà perché, si attendono sfracelli. La vogliamo in avanti, sempre in gol. Se questo non succede, fioccano le critiche. Ci si dimentica che in B passeggiate non le fa nessuno. Che su certi campi è difficile non solo giocare, ma anche abbozzare schemi e manovre elementari. Gli avversari non ti permettono niente; finte? Neanche a parlarne. A terra e via. Succede ogni volta a Galderisi, tanto per citare un non casuale modello. Anche ieri un fallo dietro l’altro: quando mai arriverà in porta se lo scalciano sempre? Ci sembra, tanto per tornare al tema di fondo, che i tifosi si possano accontentare. Questa squadra cerca di vincere contro ogni avversario e dovunque si trovi. Non sempre ci riesce, per difficoltà di categoria e per deficienze caratteriali dei biancazzurri, troppo buoni al momento del dunque. Ma da quanto tempo non si vedeva una Lazio così? Una Lazio senza paura, con tanti attaccanti, con un gioco finalizzato al gol e non al catenaccio?

Il pari, in sintesi, è buono. Serve a saldare il morale dei giocatori, che cominciavano a credere di essere vulnerabili in trasferta, serve a prolungare la serie positiva, che va avanti ormai dallo sfortunatissimo match di Messina, sconfitta che uscì da ogni tema logico. Qualcuno in classifica corre, ma il tempo gioca per la Lazio. Via via i nuovi imparano a conoscersi e magari a volersi bene. E intanto viene superato anche il periodo critico, legato non tanto alle prove dei romani, quanto al clima che li circonda; non è un mistero che la Lazio, questa Lazio, non goda di grandi favori. Non tutti stravedono e anche chi le è sinceramente affezionato finisce per chiederle più di quanto sia in grado di dare. Coraggio, comunque: molto è fatto.

Brividi arbitrali ci sono stati. Ed entrambi risoltisi, giustamente, a favore dei laziali. Alla fine del primo tempo De Gradi ha messo in porta dopo aver commesso fallo su Esposito. Lucci ha visto e provveduto. Nel secondo tempo Marino ha offerto la palla a Madonna e poi ha recuperato in area con l’aiuto di Martina. Madonna è caduto e un arbitro meno attento avrebbe anche potuto dare il rigore. Lucci, che evidentemente non dorme e non si fa suggestionare dal pubblico di casa, ha sempre scelto la via giusta. Ha molto ammonito, pur nel contesto di una partita non fallosissima, ma non si può dire che abbia sbagliato nel richiamare laziali e avversari. E’ merito suo se in campo non hanno oltrepassato il limite.

La Lazio ha avuto limpide occasioni da rete. Sorvoliamo su quelle che hanno solo tolto il respiro ai tifosi di casa; meritano una citazione, invece, le reti sfiorate da Monelli, finalmente protagonista anche lontano da Roma. Una volta ha tirato da pochi metri…  prontissimo, costringendo il portiere alla deviazione di piede, un’altra si è visto rimpallare il tiro sul più bello. Ha giocato poco Muro, anche lui colpito duro e costretto alla resa. È l’ennesima prova del calcio che si gioca in serie B: chi tiene palla, chi cerca l’effetto, non va lontano. C’è sempre un piede a tagliargli la strada.


Il Tempo titola: “La Lazio ora promette - Confermati a Piacenza i progressi dell’Olimpico – La squadra di Fascetti ha conquistato un punto interessate per la prova di gioco fornita. E’ un sintomo di crescita costante, fornito contro un avversario qualificato e in possesso di un valido modulo”.

Lazio e Piacenza si assomigliano sul piano tattico. Ieri solo una giocata individuale poteva risolvere la situazione. I biancoazzurri in questo senso possono lamentare l'uscita di Muro alla fine del primo tempo per infortunio. Lo ha sostituito Caso che però attualmente non ha lo stesso peso del napoletano. - I piacentini sul proprio campo sono imbattuti da due anni. Gli uomini di Rota hanno affidato al contropiede la loro offensiva, mentre la Lazio si è spinta con maggiore forza in avanti. Nella ripresa c’è stata una pausa di gioco di mezz’ora. Il pari sta bene a entrambe. Domenica prossima la Lazio giocherà a Lecce.

Piacenza – Come a Modena il risultato, migliori invece il gioco e lo spirito. Ancora un punto in terra emiliana, ancora un pareggio in bianco, ma la Lazio, almeno per larghi tratti del primo tempo, ha avuto un piglio nuovamente promettente, sul terreno di una squadra, per giunta, che viene dalla serie C e non è disposta a concedere regali. Il Piacenza lotta per le piazze alte, almeno per il momento, e merita considerazione: ad onore della truppa di Fascetti va detto che, nonostante il palese compromesso degli ultimi minuti, giocati per modo di dire, i due punti sono stati inseguiti con convinzione. Fra due squadre che si assomigliano (poco concludenti Galderisi e Simonetta, troppo al largo Monelli e Madonna, sicure le difese specie nei due liberi e nelle torri antiaerea, centrocampisti di pari attitudini), solo la classe pura poteva fare la differenza. In questo senso la Lazio può rammaricarsi di aver perso Muro per infortunio, proprio nel momento in cui, verso la fine del primo tempo, stava operando lo sforzo maggiore. Ciro stava in quel momento stravincendo il confronto al fosforo con Roccatagliata, e Bordoni era stato chiamato in causa da una punizione dalla traiettoria tagliata, sintomo di polveri asciutte in un pomeriggio di uggia padana. Caso, per la prima volta in campo per oltre un tempo, non può avere, oggi come oggi, lo stesso passo del fantasista napoletano, ed ha dovuto ridurre il suo netto contributo a pochi concetti elementari.

C’è stato nella ripresa un cascatone in area di Madonna, ma l’intervento di Marino è apparso impeccabile. Poi un lungo sbadiglio per l’ultima mezz’ora, con la Lazio forse un tantino spremuta ed i padroni di casa ben decisi a prendere un punto dopo la sconfitta di Udine, e soprattutto a mantenere l’imbattibilità del campo che resiste ormai da un paio di stagioni. Proprio a questo fine, Titta Rota, allenatore tutto fare di questo Piacenza matricola-rivelazione, ha preferito lasciar fuori inizialmente Serioli., il centravanti, per dar corpo al controcampo con il vecchio Snidaro, mediano vecchio stampo che si è subito piazzato sulla destra ad arginare le avanzate di Beruatto. Due squadre in fotocopia, di conseguenza, uomo contro uomo a tutto campo, con Esposito e Tessariol diligenti sulle mezzepunte avversarie. Roccatagliata e Muro, Pin e De Gradi di fronte sempre intorno al cerchio centrale, e Savino che ha attaccato Venturi più di quanto l’avversario abbia fatto con lui.

Con uno schema così rigido, il copione non poteva essere quello annunciato: Lazio a menar la danza, per legge di nobiltà, Piacenza coperto, un tantino più del solito e votato al contropiede. Se si eccettua, comunque, un colpo di testa di Savino sbucato al quarto in mezzo all’area su angolo di Muro, e terminato fuori di una spanna, l’incontro è andato avanti per buoni 25 minuti senza il minimo palpito, spezzettato continuamente dai fischi di Luci.

La Lazio, in crescendo, ha chiamato in causa ancora il portiere di casa con una lesta deviazione in area di Savino ben bloccata, e una fucilata angolatissima di Muro su punizione da 25 metri ammansita in angolo al 34’. Per il napoletano, in discreta vena, è stato il canto del cigno, perché subito dopo un’entrata assassina lungo la linea laterale sinistra lo ha costretto alla resa, a beneficio di Caso. Una botta al ginocchio, che speriamo possa essere smaltita in breve tempo.

Bravo l’arbitro a rilevare un fallo di Roccatagliata su Esposito in elevazione, prima che il “gioiello” locale depositasse in rete un pallone inutile, e poi a risparmiare l’espulsione per doppia ammonizione a Concina, che si era spintonato con Monelli. Pignolo ma paziente questo fischietto fiorentino che in 52 partite di B non ha mai espulso nessuno, ma… deleterio per la Lazio che, al 12’ della ripresa, si è vista negare proprio dall’arcigno stopper biancorosso la gioia del gol; stinco decisivo su girata bassa di Monelli, imbeccato da Pin in fuga dalla destra. A mezz’ora dalla fine, è stato questo l’ultimo vero spunto di cronaca della partita.


La Gazzetta dello Sport titola: “Il Piacenza si inceppa. La Lazio si accontenta - Solo due episodi hanno vivacizzato la partita: un gol annullato a Roccatagliata e un fallo sospetto in area di Marino su Madonna - L'arbitro ha ammonito sette giocatori”.

Piacenza — Un punto a testa. E tutti contenti. Piacenza e Lazio rimandano sentenze definitive a tempi migliori accontentandosi, per il momento, di un oscuro anonimato all'ombra dell'alta classifica. La squadra di Fascetti è quella che ha cercato di dare qualcosa di più. Lo imponevano il ruolo e l'evidente superiorità d'organico. Il risultato di questo sforzo non è stato però esaltante. Una palla-gol mal sfruttata da Monelli nel primo tempo, un tocco sfortunato di Pin dopo un'elegante triangolazione con Galderisi nella ripresa, un sostanziale predominio territoriale testimoniato anche dal computo dei calci d'angolo: 8-I a favore del biancoazzurri. Molto fumo. Insomma, ma poco arrosto. A conferma di una cronica difficoltà a trovare la via del gol lontano dall'Olimpico. La Lazio non è ancora riuscita ad andare a segno in trasferta in questa prima parte della stagione, coppa Italia compresa.

L'uscita di Muro per infortunio alla mezz'ora del primo tempo ha tolto anche ai biancazzurri quel pizzico di genio in cabina di regia e una certa pericolosità nelle conclusioni da lontano, punizioni comprese, specialità dell'ex partenopeo. La situazione di classifica, serena ma non esaltante, impone alla società un attimo di riflessione alla vigilia dell'ultima tornata di calcio-mercato. La sfortuna si è accanita contro Fascetti in queste ultime settimane. Il tecnico ha perso per più di un mese Camolese, Acerbis è In piena convalescenza ed ora anche Muro rischia di bloccarsi. In pratica e venuto meno il centrocampo costruito e sognato questa estate.

Alla luce di questi fatti non sarebbe il caso di verificare la possibilità di arricchire la rosa con un nuovo elemento? E' un interrogativo che Bocchi e Calleri dovranno affrontare e vagliare con cura. I limiti della squadra biancoazzurra sono emersi, anche nella sfida di Piacenza, in mezzo al campo. Savino, Pin, lo stesso Esposito non hanno dato alla squadra potenza e genio sufficienti a superare gli avversari. E lo stesso Caso, sempre preciso e attento tatticamente, non è più un ragazzino. Insomma, alla Lazio manca ancora qualcosa per poter decollare in chiave promozione.

Molto meno problemi ha Invece il Piacenza. La squadra di Titta Rota ha confermato anche in questa circostanza di aver superato senza particolari problemi l'impatto con il torneo cadetto e ha ribadito di potersi proporre, anche in futuro, nel ruolo di matricola impertinente. Il tecnico piacentino, preoccupato forse dalla voglia di riscatto della Lazio, aveva presentato una formazione prudente rinunciando a Serioli, unico attaccante di ruolo, ed affidandosi al contropiede. Un atteggiamento tattico che ha dato i frutti sperati visto che i biancoazzurri hanno saputo rendersi insidiosi con il contagocce. Sul piano delle azioni da gol il Piacenza non ha brillato: una sola conclusione insidiosa nel primo tempo (diagonale di Venturi bloccato in tuffo da Martina) ed un tiraccio spettacolare ma centrale di Tomasoni nella ripresa.

A parte due episodi contestati, un gol di Roccatagliata al 40' annullato per fallo dello stesso nei confronti di Esposito ed un rigore invocato per intervento di Marino su Madonna. L'arbitro, ben piazzato, ha fatto proseguire il gioco. La squadra di Rota ha confermato di saper pungere con i due gemelli Madonna e Simonetta ed ha ritoccato in maniera positiva la difesa promuovendo Tomasoni nel ruolo di libero. E Tomasoni è stato forse il migliore In campo. Un cenno, infine, sull'arbitro Luci che ha dispensato la bellezza di sette cartellini gialli in una partita maschia ma non certo cattiva. Forse c'era la voglia di regalare qualche emozione in più a 10.000 spettatori che hanno sfollato lo stadio delusi.


Paese Sera titola: “In nome della paura – Primi 45’ della Lazio – Ripresa al Piacenza – Pari (0-0) senza rischi)

Piacenza - Alla fine ha prevalso la linea morbida, quella che in ogni caso avrebbe fatto piacere ad entrambi. La Lazio non poteva permettersi di perdere, neanche in casa di un Piacenza secondo in classifica. C'è riuscita. Forse sarà contento Fascetti, certo non è che la sua squadra abbia fatto molto di più per farlo sorridere. Con la prospettiva di scendere tra una settimana a Lecce, un punto basta, certo non avanza. Il Piacenza aveva paura, soprattutto all'inizio. Titta Rota l'esperienza non la butta via così, ed allora, invece delle tre punte annunciate, ecco Serioli accomodarsi in panchina, lasciando il compito di pungere la difesa biancoazzurra a Simonetta e Madonna. Chiaro l'intento. Spingere, quasi costringere la Lazio all'attacco, per poi provarci in contropiede. E difatti è andata così. Il Piacenza questo punto lo voleva, ma non aveva interesse a rischiare per la vittoria. Prudente, ha cercato di rendere inoffensive le punte laziali e sembra proprio esserci riuscito.

La Lazio era indecisa, alla vigilia. Un'indecisione vaga tra le pretese di Fascetti e le intenzioni della squadra. Spregiudicatezza o prudenza? Una via di mezzo, questa è la risposta offerta dal campo intorno al quale circa 15 mila persone non hanno certo avuto modo di spellarsi le mani. A tratti, sì, qualche genialità ha ravvivato il conto alla rovescia, ma soltanto a tratti. Nel primo tempo i biancoazzurri hanno mostrato una maggiore determinazione, hanno sfruttato al meglio lo spazio che il Piacenza era disposto a cedere. Due, tre opportunità, anche sostanziose, non hanno però trovato la via giusta. E Bordoni ha contribuito affinché la Lazio non riuscisse a segnare questo primo gol in trasferta. È un male cronico, quello della Lazio. Radici sprofondate nella sua storia raccontano che negli ultimi cinque anni, mese più, mese meno, i biancoazzurri si sotto riportati dietro la vittoria solamente in tre occasioni. Questa volta, come tante altre volte, ci sono andati solo vicini. I borbottii di Fascetti per i punti che mancano, per la fortuna degli avversari, per la sfortuna dei suoi nel concretizzare la superiorità di gioco, sono immagini che chi sta vicino alla Lazio ha ben impresse in testa.

La storia si ripete, una replica continua. A Piacenza, però, il tecnico dovrà conciliare borbotti e sospiri di sollievo. Ma quanti altri arbitri avrebbero sorvolato su quel paio di falli che i biancorossi hanno subito in area? Non tutti certamente. Questo non per dire che la Lazio non ha fatto la sua parte, conquistando un punto immeritatamente. Anzi, Ma per sottolineare che il Piacenza soprattutto nella ripresa, ha tatto passare attimi di affanno ai biancazzurri e anche qualcosa di più. Mancavano Acerbis e Camolese. Un handicap notevole. Il centrocampo, senza di loro, perde di potenza, sia in fase difensiva, sia in quella di rilancio. Due che corrono, lottano, contrastano. Ma alla Lazio tale assenza non è pesata più di tanto, per un semplice motivo: il Piacenza, come detto, ha scelto la linea morbida, poco intenzionata a fare alla guerra a chi la guerra non pareva proprio gradirla. Contro un avversario tranquillo, il centrocampo leggero della Lazio, Pin e Muro i creatori del gioco, non ha avuto eccessive difficoltà.

E così i biancoazzurri per almeno un tempo hanno dato l'impressione di poter anche riuscire ad ottenere il massimo risultato. Monelli si è visto ribattere un tiro ravvicinato dai piedi di Bordoni, mentre una girata di Savino ha trovato le mani salde nel solito portiere piacentino. E poi la punizione di Muro, da venticinque metri, violenta e tagliata, una bella paura per la difesa biancorossa, non per Bordoni che questa volta è volato ancora più lontano a due centimetri dal palo. Insomma, la Lazio ha tentato di imporre il proprio gioco, ma il gol, ancora una volta non è arrivato. Galderisi è spesso a terra, Monelli trova difensori abili e portieri ancora più bravi. E così, quand'anche il coraggio non porti i giusti frutti, si può anche finire Ko.

Non l'avrebbe meritato questa Lazio, ma nel secondo tempo ha arretrato il proprio raggio d'azione, e il Piacenza si è fatto intraprendente. Ha reclamato rigore per fallo su Madonna, e dopo l'ennesima occasione di Monelli, Tomassoni, libero di qualità, ha provato a sorprendere Martina che invece era molto attento. La Lazio non aveva più in campo Muro, uscito sul finire del primo tempo per infortunio, e sostituito da Caso. Il cambio ha regalato alla squadra di Fascetti molto equilibrio e saggezza. Forse anche troppa. Venuta a mancare la spregiudicatezza dell'ex napoletano, lo spirito e l'incisività sono lentamente calate, fino a rendere il gioco piatto, con solo qualche eccezione che non avrebbe mai potuto dare una svolta all'andamento della partita. Il risultato era 0-0 e nulla più l'avrebbe modificato.


La Stampa titola: "Piacenza d'attacco non perfora la Lazio - Lo 0-0 non sminuisce il valore delle squadre, per la prima volta a confronto"

E' finita 0-0 fra Piacenza e Lazio ma, ad essere sinceri, nel corso della gara ci è piaciuto maggiormente il Piacenza, squadra disincantata e spigliata che gioca un calcio pratico e piacevole, a tratti spettacolare, pur essendo basato su schemi all'italiana. La Lazio siamo convinti possa dare di più, si esprime a sprazzi e non sempre i centrocampisti sono in grado di mettere in condizione Galderisi e Monelli di trovarsi davanti alla porta avversaria, anche se in mezzo al campo Muro e Savino sono giocatori che sanno il fatto loro. Insomma, squadre da rivedere con la convinzione che il Piacenza sia destinato a un torneo alla grande, e biancoazzurri ad essere protagonisti.

Cronaca. Primi minuti con il Piacenza in lieve disagio perché la Lazio fa soggezione eppoi è la prima volta che si trova di fronte ai blasonati avversari. Occasione, al 25', per i padroni di casa: Venturi conclude bene un passaggio filtrante di Roccatagliata e Martina para con difficoltà. La ripresa vede il Piacenza costantemente in avanti. De Gradi, Tessariol, Tomasoni e Roccatagliata operano un'azione di continuo pressing sulla trequarti avversaria, chiudendo ogni spazio ai biancoazzurri e, al 48', Madonna si trova a tu per tu con Martina, Marino interviene alla disperata e gli emiliani invocano, invano, il rigore. Bella triangolazione Savino e Galderisi, conclusa da Monelli termina di poco a lato. Azione corale conclusa da un forte tiro dal limite di Tomasoni, al 61': Martina sventa con bravura. Piacenza in avanti per agguantare il successo e Lazio nella propria metà campo a difendere, ma la partita finisce con un punto a testa.



Risultati e classifica dopo la 7 giornata del campionato di Serie B 1987/88