Domenica 29 aprile 2018 - Torino, stadio Olimpico - Torino-Lazio 0-1

Da LazioWiki.

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29 aprile 2018 – Torino, stadio Olimpico Grande Torino - Campionato di Serie A, XXXV giornata - inizio ore 20.45


TORINO: Sirigu, Nkoulou, Burdisso, Moretti, De Silvestri, Rincon (76' Niang), Baselli, Molinaro, Ljajic, Edera (62' Iago Falque), Belotti. A disposizione: V. Milinkovic-Savic, Ichazo, Bonifazi, Ferigra, Acquah, Valdifiori, Kone, Adopo. Allenatore: Mazzarri.

LAZIO: Strakosha, Luiz Felipe, de Vrij, Radu (46' Caceres), Marusic, Murgia, Leiva, S. Milinkovic-Savic, Lulic, Luis Alberto (78' Lukaku), Immobile (14’ Caicedo). A disposizione: Guerrieri, Vargic, Bastos, Wallace, Basta, Patric, Di Gennaro, Felipe Anderson, Nani. Allenatore: S. Inzaghi.

Arbitro: Sig. Irrati (Pistoia) - Assistenti Sigg. Carbone e Ranghetti - Quarto uomo Sig. Ghersini - V.A.R. Sig. Chiffi - A.V.A.R. Sig. Crispo.

Marcatori: 56' S. Milinkovic-Savic.

Note: al 23’ Luis Alberto fallisce un calcio di rigore. Ammoniti: Moretti, Baselli e Marusic per gioco scorretto, S. Milinkovic-Savic per proteste, Strakosha per comportamento non regolamentare. Angoli: 3-6. Recuperi: 1’ p.t., 4’ s.t. .

Spettatori: paganti 5.036 per un incasso di euro 109.875, abbonati 12.024 per una quota gara di euro 194.166.


Il saluto del "Sergente" Milinkovic ai tifosi biancocelesti dopo la marcatura
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Lo stacco vincente di Sergej Milinkovic-Savic
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L'abbraccio dei compagni a Sergej Milinkovic-Savic
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Un momento della gara
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Adam Marusic
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Alessandro Murgia e Luis Alberto
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La tifoseria biancoceleste presente sugli spalti dello stadio torinese
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Felipe Caicedo
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Lucas Leiva
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Luiz Felipe
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Luis Alberto
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Alessandro Murgia
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I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "Milinkovic va in alto. Lazio da Champions. Il Toro non decolla. Luis Alberto sbaglia un rigore, Immobile si fa male, ma il serbo dà il +4 sull’Inter".

Continua la "rosea": Conta sempre più il presente del futuro. Conta più giocarsi la prossima Champions League che il Toro che sarà. Fra gli obblighi di classifica della Lazio imbattuta da 8 gare (5 vittorie nelle ultime 6) e quelli morali dei granata che devono dimostrare a Mazzarri di meritarsi un domani in questa squadra, vince la voglia della squadra di Inzaghi di mordere le ferite fresche dell’Inter, di guardarla da più lontano. Dall’alto in basso come Milinkovic con i difensori granata sul gol decisivo. Da ieri sera, dopo la 12ª vittoria in trasferta, 4 punti più in alto, a braccetto con la Roma: potrebbe essere stato lo strappo decisivo, in chiave Champions. Le speculazioni del Toro sono durate un tempo, quello in cui i suoi interpreti offensivi hanno dato la disponibilità necessaria a incartare una Lazio turbata dall’infortunio del suo totem Immobile. Ma non quella che sarebbe servita a farle anche male, e poi a provare a restituire il colpo di Milinkovic. Belotti a digiuno da 5 partite, un altro gol subito nella ripresa (10 degli ultimi 11) e a difesa schierata. E meno male che San Sirigu – terzo rigore parato sugli ultimi 4 e almeno tre altri miracoli – non aveva voglia di goleade sulla schiena.

La partita era girata per la prima volta dopo neanche un quarto d’ora, quando Immobile ha denunciato la resa per uno stiramento: da quel momento e per un po’ non sarebbe stata la solita Lazio, come se il salto di un ingranaggio avesse fatto battere in testa tutto il motore, abituato a regimi tarati a memoria. Ma dopo un muro di Sirigu su Murgia, una doppia chance per Ljajic e soprattutto De Silvestri e i primi segnali di vita del progetto tattico studiato da Mazzarri, l’altra scossa è arrivata poco dopo, quando la Lazio ha toccato con mano una volta di più il peso di Immobile. Su lancio al bacio di De Vrji, Sirigu era stato costretto a rimediare a un ritardo in ripiegamento di Nkoulou e Milinkovic, che pure si stava allargando a sinistra, aveva "costretto" i due a un fallo evitabile. In assenza di Immobile, sul dischetto Luis Alberto: ipnosi con copyright di Sirigu. Come un altro bug nel software della Lazio, che Mazzarri aveva scelto di manomettere con un 3­-4­-1­-2 rivisitato. Coordinato dalla doppia fase di Baselli e molto variabile grazie ai movimenti ad allargarsi a destra di Edera e a sinistra di Belotti, per tenere larghi Radu e Luiz Felipe e costringere Lulic e Marusic a non alzarsi troppo, e ai chilometri anche di sacrificio percorsi da Ljajic: quasi in versione "falso nove" da 3­-4­-3 e in pressione costante su Leiva, il centro di gravità della Lazio. Ma proprio il ritorno del brasiliano ai suoi picchi di metronomo senza cadute di ritmo, nella ripresa, ha smascherato la pesante flessione del Toro.

Inzaghi ha chiamato un 3­-4­-2­-1, chiedendo a Milinkovic di avvicinarsi ancora di più a Luis Alberto, alle spalle di Caicedo. Il serbo ha colpito di testa su corner – ennesimo assist di Luis Alberto – ma soprattutto ha spadroneggiato in lungo e in largo, chiudendo con sette conclusioni in porta e sfiorando anche il 2­-0 nel finale dopo un uno­-due bijou con Leiva. Ci era già andato vicino due volte Caicedo, ben più di quanto fosse riuscito a fare il Torino, nonostante l’"all in" con Iago alle spalle di Belotti e Niang e Ljajic in versione regista basso al fianco di Baselli. Molto peso offensivo, pochi veri brividi per Strakosha: era già successo altre volte, e Mazzarri ci ha già riflettuto su.


► Il Corriere dello Sport titola: "Milinkovic incorna il Toro. Immobile va subito ko, stagione a rischio. Poi Luis Alberto sbaglia un rigore. Ci pensa Sergej di testa. La squadra di Inzaghi resta incollata alla Roma e si mette a +4 dall’Inter per la corsa Champions".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Mezza Champions. Non è ancora finita, ma il traguardo stavolta non potrà sfuggire perché la Lazio lo merita e se lo prenderà con la forza e la convinzione esibita ieri sera nello stadio del Grande Torino. Sembrava una partita stregata, la squadra biancoceleste ha avuto la pazienza e la maturità per trovare il gol e poi controllare i granata, che già all’andata all’Olimpico avevano scombinato i piani di Inzaghi. Immobile subito ko, un rigore sbagliato da Luis Alberto, almeno quattro occasioni fallite per il raddoppio dopo il colpo decisivo del solito Milinkovic, fuoriclasse autentico, un gigante da top club in Europa. A volte partite così finiscono male. Invece no. E’ stata sofferenza pura sino alla fine, quando la Lazio ha fatto festa con gli oltre mille tifosi saliti a Torino per accompagnarla nella notte della svolta. Tredicesima vittoria in trasferta, buona per allungare sull’Inter. Ora Inzaghi potrà gestire quattro punti di vantaggio su Spalletti nelle ultime tre giornate e se riuscirà nell’impresa di battere Atalanta e Crotone (ancora motivatissime e in corsa per Europa e salvezza) taglierà il traguardo in anticipo senza bisogno di giocarsi lo spareggio con l’Inter all’ultima giornata.

Davanti aveva la Champions e la Lazio è entrata sul campo con la furia tipica del Toro, forse sorpreso da quella partenza. I granata neppure uscivano dall’area. L’occasione giusta è arrivata dopo 35 secondi, Murgia si è inserito sulla palla filtrante di Luis Alberto ma non è riuscito a scavalcare Sirigu in uscita. Mazzarri si disperava, anche perché la sua squadra ha superato la metà campo solo due volte. Tiro alto di Ljajic e destro di De Silvestri murato da Strakosha. Tutto qui il Toro. La Lazio attaccava, dava la sensazione di poter passare, ma la sfortuna era in agguato. Sul lancio lungo di Luis Alberto, Immobile ha accarezzato la palla per stopparla in corsa e si è bloccato all’istante sentendo tirare la coscia. Stiramento sicuro. E’ uscito in lacrime il bomber della Lazio, capendo che potrebbe essere finita qui la sua stagione e il sogno di sfilare la Scarpa d’Oro a Salah. Felipe era in panchina. Inzaghi non ci ha pensato neppure un istante e ha scelto Caicedo, l’alternativa di ruolo, per sostituire Immobile. Non era passato neppure un quarto d’ora. La Lazio ha perso di colpo profondità. Sono diverse le caratteristiche dell’ecuadoriano, gioca di sponda, va incontro alla palla e quasi sempre la passa indietro. Ha puntato la porta solo nella ripresa, fallendo due volte il raddoppio.

Serviva un altro tipo di incisività e sull’inserimento di Milinkovic, pescato da un lancio lungo di De Vrij, è arrivato il rigore provocato da Nkolou. Del tiro si è incaricato Luis Alberto, troppo molle e prevedibile il suo destro. Piatto intuito da Sirigu, parata facile. Errore letale, accusato dallo spagnolo. Sino a quel momento aveva danzato con la palla tra i piedi, si è spento, lo choc lo ha fatto sparire sino all’intervallo. Il Toro non usciva mai. A volte bastano cinque minuti per capire la luna storta di Ljajic, Belotti era assorbito da De Vrij, Edera pungeva Radu, che ha chiuso il primo tempo toccandosi la coscia. Altro infortunio muscolare e secondo cambio dopo l’intervallo. Dentro Caceres. Felipe ancora fuori. Mancava cambio di passo, ma la Lazio ha mantenuto il proprio ordine tattico e all’undicesimo ha trovato il gol sfruttando come al solito i calci piazzati di Luis Alberto. Sirigu ha smanacciato il destro di Leiva e sull’angolo successivo Milinkovic è saltato più in alto di tutti incornando di prepotenza. Sotto di un gol, il Toro è venuto fuori. Mazzarri ha inserito Iago Falque e poi anche Niang per Rincon, arretrando Ljajic. Granata sbilanciatissimi. Si sono aperti gli spazi. Caicedo due volte, Milinkovic al volo e Murgia hanno fallito il possibile 2-0. La Lazio era stanca ma difendeva bene, Inzaghi ha tolto Luis Alberto per aggiungere i muscoli di Lukaku. Scelta indovinata, perché il Toro non ha mai tirato in porta. Questa volta, davvero, nessuna parata di Strakosha da ricordare.


Il Messaggero titola: "Lazio, testa da Champions. Milinkovic segna la rete del successo in casa del Torino consolidando il 3° posto con la Roma: ora è +4 sull’Inter. Luis Alberto nel primo tempo si fa parare un calcio di rigore da Sirigu. Immobile infortunato: stagione finita".

Prosegue il quotidiano romano: Più si fa complicata e più la Lazio si esalta. Il ko di Immobile, quello di Radu e un rigore sbagliato avrebbero messo ko chiunque, non i ragazzi di Inzaghi che hanno un carattere d’acciaio. Una tempra forgiatasi nel corso della stagione. Una rabbia che nasce da dentro e dai tanti, troppi ostacoli che si sono trovati lungo il cammino. Il successo per 1-0 (il primo stagionale) in casa del Torino è una di quelle vittorie che vale doppio. Primo set point conquistato. La Lazio aggancia la Roma a quota 70, con 4 punti di vantaggio sull’Inter. Oltre al carattere sono apparse evidente le differenze tra le due squadre in campo. Male, malissimo il Toro. Senza l’infortunato Parolo, Inzaghi si affida a Murgia (a Torino esordio con gol nel 2016) per dare più sostanza a centrocampo. La scelta è dettata anche dalle non perfette condizioni di Lukaku che hanno costretto il tecnico biancoceleste a dirottare Lulic nel ruolo di "quinto" a sinistra. Il centrocampista classe '96 risponde subito presente inserendosi alla perfezione ma la sua conclusione, dopo appena un minuto, è parata da Sirigu. I biancocelesti cominciano a mille mettendo in seria difficoltà il Toro che in un paio di occasioni si complica anche la vita da solo con retropassaggi scellerati.

Mazzarri urla come un disperato chiedendo ai suoi maggiore attenzione soprattutto in uscita con palla al piede. L’effetto è immediato: prima Ljajic, conclusione alta, e poi Edera, bella parata di Strakosha mettono paura alla Lazio. Il 3-5-2 di Inzaghi è un modulo estremamente cangiante. In fase d’attacco, infatti, Milinkovic sale al fianco di Luis Alberto per dare più peso in avanti. Mossa che diventa costante quando Immobile alza il braccio in segno di resa: problema al flessore. Un colpo durissimo per il morale della squadra. Ma il tecnico laziale ha la fortuna di avere giocatori duttili in grado di adattarsi alla perfezione. Caicedo non è Ciro, preferisce la sponda all’inserimento e così è Milinkovic che si traveste da tutto fare. Bellissimo il taglio di Sergej ben imbeccato da de Vrij. N’Koulou lo atterra. Peccato che Luis Alberto invece di calciare un rigore faccia un passaggio a Sirigu. Altro colpo che la Lazio assorbe buttandosi anima e cuore verso la Champions. Milinkovic è l’uomo in più in attacco, i compagni cercano sempre lui. Il serbo crea pericoli continui con la sua fisicità e la sua qualità. Quasi impossibile fermarlo con le buone. La notte di Torino non porta bene alla Lazio che è costretta a rinunciare anche a Radu pure lui messo ko da un guaio muscolare. Simone deve giocarsi così due cambi. Saltati tutti i piani: Felipe Anderson resta sconsolato in panchina in quella che si preannunciava la sua partita.

Le tante partite (53) e i pochi cambi si stanno facendo sentire. Un conto decisamente troppo salato per i biancocelesti in un momento fondamentale della stagione. Ma la Lazio può contare su gladiatori che non mollano mai. Leiva costringe Sirigu al miracolo e sul corner seguente è Milinkovic a svettare di testa firmando il vantaggio. Esplode il settore ospiti con le sue mille voci. Bello anche lo striscione in ricordo del piccolo Alfie Evans esposto dai laziali. Mazzarri manda dentro Iago Falque per Edera cercando di dare più peso e velocità all’attacco. Caicedo prende confidenza e oltre alle ottime sponde trova due volte anche il tiro: velleitario il pallonetto nel primo caso, bravo Sirigu nel secondo. Luis Alberto fa molto gioco ma incide meno del solito, il rigore sbagliato è duro da digerire. La differenza tra le due squadre è lampante. Il tecnico granata prova la mossa della disperazione mandando dentro anche Niang disponendo la squadra con un offensivo 3-4-3. Inzaghi risponde con Lukaku per Luis Alberto. Muscoli e fiato per arginare il forcing finale del Torino. Tensione alle stelle, tutta la panchina laziale segue in piedi gli ultimi muniti. Rabbia quando Murgia sbaglia il gol della sicurezza. Incitano i compagni al recupero e dettano addirittura i passaggi. Radu è il più agitato di tutti. Da brividi l’urlo finale e l’abbraccio perché il successo di ieri è un salto doppio verso il paradiso.


► Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Un bel passo verso la Champions League. Milinkovic-Savic spinge la Lazio verso l’Europa dei grandi: i biancocelesti rispondono alla Roma e sfruttano il passo falso dell’Inter; grazie al colpo di testa vincente del centrocampista serbo, ora il margine di vantaggio sui nerazzurri è di quattro punti. Rassicurante, ma non troppo visto il calendario che attende la squadra di Simone Inzaghi nelle ultime tre partite: Atalanta, Crotone e proprio l’Inter all’ultima giornata. Il tecnico può in ogni caso sorridere per aver centrato un successo che definisce "importante ma non decisivo". La Lazio c’è, eccome, nonostante le avversità, leggasi gli infortuni di Immobile e Radu. Il successo, infatti, è più che meritato, per come la squadra ha saputo comandare il gioco, creando tante occasioni e rischiando davvero poco. Ecco, forse il torto è non aver chiuso la gara prima anche se, in definitiva, l’unico vero pericolo del Toro è arrivato con il diagonale di De Silvestri. "Abbiamo quattro punti di vantaggio, un discreto scarto, ma ne mancano ancora nove, c'è ancora da sudare e lottare - spiega l’allenatore della Lazio -. Avevamo un altro calendario molto difficile dopo il derby, siamo stati bravi a fare quattro vittorie di fila. Mi sono divertito molto a veder giocare la mia squadra, è stato bellissimo vedere i ragazzi esprimersi in questo modo; in più non abbiamo preso gol e concesso veramente poco. La nostra imprecisione e la bravura di Sirigu, non solo sul rigore di Luis Alberto, ci ha impedito di vincere con un punteggio più ampio, ma ci prendiamo questo 1-0 perché non era una sfida semplice. Non è un match-ball per la Champions questo successo, ma sicuramente è una vittoria molto importante. E’ un finale di stagione dove abbiamo tantissime motivazioni, produciamo un ottimo calcio e dove ho la fortuna di avere un gruppo speciale. Ora dobbiamo recuperare le forze per preparare al meglio il match contro l'Atalanta".

Già, perché a complicare il cammino di una squadra tornata a volare ci sono gli infortuni di Immobile e Radu, che hanno costretto Inzaghi a due cambi forzati. Per entrambi si tratta di problemi muscolari: "Si presume che siano due stiramenti, ma la prima diagnosi a caldo deve essere confermata dagli accertamenti che i ragazzi faranno in settimana. Purtroppo non sembrano infortuni di poco conto, c’è la sensazione che per Ciro la stagione possa essere finita ma sono fiducioso. Altre volte ha avuto dei problemini ma ha recuperato. Speriamo ci possa aiutare ancora, così come Stefan: i risultati li facciamo con l'aiuto di tutti". L’allenatore per questo elogia il gruppo, a partire da Caicedo che ha preso il posto di Immobile: "E’ un professionista esemplare, sono contento della sua prova, avrebbe meritato il gol. Gli faccio pubblicamente i complimenti: fare la riserva di Immobile non è semplice, io l'ho avuto a disposizione tutto l’anno e lo so. Ma lui ci ha fatto vincere su un campo molto difficile, entrando molto bene in partita". Toccherà a lui contro l’Atalanta? "Non so ancora dire chi sceglierò: ho Caicedo, ma anche Anderson, che può fare tutto, anche il centravanti, e Nani. Ma stavolta voglio fare i complimenti a tutto il gruppo. Non solo a Milinkovic che è stato bravissimo, non solo a Leiva che è un grande campione. Faccio un esempio: con Fiorentina e Sampdoria, Caicedo e Caceres erano stati due tra i migliori in campo, stavolta li ho lasciati in panchina ma loro erano i primi ad essere partecipi. Questo gruppo mi fa ben sperare per il futuro".



La rete-vittoria di Sergej Milinkovic-Savic



La formazione biancoceleste:
Strakosha, Immobile, Luiz Felipe, de Vrij, Milinkovic-Savic, Luis Alberto;
Lulic, Radu, Leiva, Murgia, Marusic
La formazione iniziale biancoceleste in grafica





► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:




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