Domenica 29 novembre 1936 - Torino, stadio Filadelfia - Torino-Lazio 2-2

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29 novembre 1936 - 492 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1936/37 - X giornata

TORINO: Maina, Brunella, Ferrini, Gallea, Janni, Ellena, Bo, Baldi (III), Palumbo, Prato, P.Buscaglia.

LAZIO: Blason, Zacconi, Monza (II), Baldo, Viani (I), Milano, Busani, Riccardi, D'Odorico, Camolese, Costa. All. Viola.

Arbitro: sig. Bevilacqua di Viareggio.

Marcatori: 12' pt Baldi, 39' pt Busani, 2' st Bo, 15' st D'Odorico.

Note: temperatura mitissima, cielo sereno, campo buono. In tribuna il Podestà Enzo Arnaldi.

Spettatori 11.000.

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Immagini della gara
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Due volte in vantaggio, il Torino è stato due volte raggiunto. Ricevuto in dono dall'arbitro un calcio di rigore, Baldi non è riuscito a segnare. I granata, allora, hanno perso una bella e favorevole occasione per vincere? Può darsi. In realtà, però, a guardare il gioco svolto dalle due squadre, crediamo che il Torino possa essere più che soddisfatto del risultato. Di fronte ad una delle sue dirette avversarie, infatti, i granata non hanno saputo mettere fuori una delle loro più felici partite. Generoso e vivace è stato il loro gioco, ma sovente sbandato, quasi sempre incamminato su una strada dalla mèta incerta, spesso invasa dalla nebbia. Giustizia al milligrammo. Alla squadra è mancato il timoniere che indirizzasse la prora, pur lento nei movimenti, verso il porto stabilito, che desse fiducia a tutta la ciurma.

E' il caso del centromediano Janni che s'è immiserito nel primo tempo in un gioco oscuro e privo di tono, si è ripreso un poco verso la fine della partita, ma la sua figura non ha mai campeggiato. I compagni si sono presto accorti che al centro della squadra non c'era Allasio, che il pilastro scricchiolava; i terzini, mediani laterali e mezze ali hanno sempre giocato con la preoccupazione di tener d'occhio, oltre che le faccende del loro ruolo, anche quelle di Janni. Di qui nacque lo squilibrio d'azione di tutta la squadra, con conseguente incertezza di movimento, tanto della prima linea che della difesa.

Per quanto riguarda l'attacco, poi, s'aggiunsero le assenze di Galli e di Silano ad aumentare le difficoltà. Vedemmo, così, agire nei due tempi di gioco due diversi schieramenti, il primo guidato da Palumbo, il secondo da Bo, il primo con Buscaglia all'estrema sinistra e Prato ad interno, il secondo con l'inversione degli incarichi di questi due giocatori. Andò meglio il primo ed il secondo.

Con Palumbo si ebbero attacchi più impetuosi ed insistenti con Bo aumentò un poco l'incisività dell'azione. Nel complesso, però, non vi fu mai nitidezza e precisione di movimenti. Se le assenze di tre uomini influirono in misura notevole sul gioco del Torino, quella di Piola non mancò di spuntare parecchio le armi della Lazio. D'Odorico, infatti, è un giovanotto tenace, insidioso, deciso, ma non sa certo essere un elemento di coesione fra i due reparti laterali dell'attacco.

La prima linea azzurra, quindi, lavorò a settori con azioni delle due coppie Riccardi-Busani, Camolese-Costa, ma non si riuscì a trovare unità di condotta, ampiezza di concezione e di respiro. Quando, poi, Camolese dovette retrocedere a mediano per lasciare il suo posto allo zoppicante Milano e Riccardi, sfiatato, si appartò all'ala, anche il lavoro a settori divenne casuale ed incerto

A differenza di quello granata, si sentì sempre saldamente sostenuto alle spalle, dove il lungo Viani, l'azzurro Baldo e, fin che ci fu, Milano, seppero impostare precisi temi offensivi e non lasciare negli impacci i due terzini, calmi e piazzati. Di qui la maggiore tendenza tecnica del gioco laziale. A ciò è da aggiungere la serie di belle parate di Blason. Entrambe le squadre, dunque, data l'incompletezza delle loro inquadrature, non giocarono nella linea del loro valore assoluto. L'impostazione tecnica del gioco laziale non trovò l'uomo che la sapesse portare alle migliori conclusioni; la generosità e l'impeto dei granata non ebbero l'atleta che le potesse incanalare e dirigere verso sviluppi decisivi. Il risultato, quindi, è stato, una volta tanto, giusto fino al milligrammo. Nonostante queste pecche, la partita è venuta fuori interessante, veloce, ricca di motivi spettacolari. Storia di quattro goals: i ventidue torneanti sono partiti a duecento all'ora. Per dieci minuti si ebbe un'andatura di gioco vertiginosa. Tutti correvano e la palla pareva frenetica. L'azione centrale di questo periodo, in cui le mediane furono sommerse e si trovarono di fronte soltanto attacchi e difese, ebbe a protagonisti i granata, La palla fu contesa disperatamente in area laziale e Bo tentò la stoccata dall'ala, ma Blason liberò a pugno teso.

La furia s'era appena calmata che arrivò il primo punto torinese (12'): punizione di Janni da trenta metri, palla in area, fallo di mano di un azzurro, urlo della folla e impassibilità dell'arbitro: la palla è a dieci metri da Blason, Baldi è davanti ad essa: tiro, gol. L'urlo di crucifigere all'arbitro si muta nel grido di osanna per i granata. Uno a zero. Viva il Torino! Ma la Lazio si organizza, Viani, lo spilungone, è sempre nella traiettoria della palla. E si va avanti con più calma, in regime di parità. Blason deve bloccare audacemente due situazioni difficili buttandosi tra i piedi di Baldi e di Palumbo, Ferrini salva, Dio solo sa come, un tiro di Costa proprio sulla linea fatale.

Calci d'angolo da una parte e dall'altra, si arriva, così, al 40'. La palla va fuori sulla destra poco oltre metà campo, Milano la rimette in gioco buttandola a D'Odorico che deve duellare con Janni e riesce a spostarla sulla destra del fronte; Riccardi allarga ancora un poco a Busani e questi al volo la scaraventa in rete. Bellissimo gol e difensori torinesi che si guardano in faccia incerti nell'indicare chi di loro è più colpevole, La Lazio non ha ancora finito, poiché Maina si trova a dover bloccare in fretta e furia una cannonata di D'Odorico.

II primo tempo, però, sta per spirare, quando i granata tornano nei pressi di Blason. Calcio d'angolo la palla, cade in un groviglio e va dentro. Gol?! No - dice Bevilacqua. - Buscaglia l'ha messa dentro con le mani. Poi Palumbo, nuova ala destra, manda sul prato un pallone spiovente; un raso terra della nuova ala sinistra e palla al centro; Bo, nuovo centravanti, benché interamente rivolto verso il campo, tenta una acrobatica rovesciata. Gol. Le novità sono andate bene. Ma non continuano meglio. E', infatti, la Lazio che attacca, anche se Milano è zoppicante e Camolese è passato a mediano. Il pareggio viene al 15'; Riccardi si fa sotto e manda la palla sulla sinistra; un granata (Ferrini? Baldi?) sbaglia in pieno il rinvio; l'azzecca, invece, D'Odorico che infila i pali.

Fonte: La Stampa