Domenica 2 maggio 2004 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Reggina 1-1

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2 maggio 2004 - 3099 - Campionato di Serie A 2003/04 - XXXII giornata

LAZIO: Peruzzi, Oddo, Stam, Mihajlovic, Favalli (90' Fernando Couto), Fiore, Giannichedda, Liverani (72' Albertini), Zauri (72' S.Inzaghi), Corradi, C.Lopez. A disposizione: Sereni, Negro, Dabo, Muzzi. Allenatore: Mancini.

REGGINA: Belardi, Jiranek, Sottil, Torrisi, Mesto, Mozart, Tedesco, Comotto, Cozza (81' Paredes), Di Michele (88' Giacchetta), Stellone (74' Bonazzoli). A disposizione: F.Coppola, Baiocco, Falsini, Dall'Acqua. Allenatore: Camolese.

Arbitro: Sig. Bolognino (Milano).

Marcatori: 22' C.Lopez, 52' Cozza (rig).

Note: ammoniti Liverani per proteste, Favalli, Inzaghi, Jiranek e Sottil per gioco scorretto. Calci d'angolo: 22 - 6. Recuperi: 2' p.t., 5' s.t.

Spettatori: paganti 9.059 per euro 107.982,00, abbonati 41.539 per una quota di euro 524.846,76.


La rete di Lopez di testa
L'esultanza di Lopez dopo la rete
Cozza pareggia con un rigore

La Gazzetta dello Sport titola: "Rabbia Lazio sull'arbitro, la Reggina spera. Champions League più lontana, ma i biancocelesti contestano la direzione di Bolognino".

Continua la "rosea": La Reggina vede la salvezza. La Lazio vede Bolognino per la sesta e ultima volta e schiuma rabbia, per la grande occasione perduta che tuttavia non pregiudica ancora la Champions. Finisce 1-1, con la porzione di stadio amaranto che esulta tre volte, perché lo scudetto anticipato del Milan e la vittoria del Lecce sull'Inter rendono meno complicati gli ultimi due appuntamenti della stagione. Il 45enne arbitro, prossimo alla pensione, esce al grido di "buffone, buffone". Ha concesso alla Reggina il rigore dell'1-1 che c'era, pescando bene la strattonata di Favalli su Di Michele. Ma di maglie tirate, nell'area degli ospiti, ce ne sono state poi due, meno plateali ma ugualmente evidenti: Sottil su Corradi e Tedesco su Inzaghi. Niente da fare. Al pari di alcune valutazioni sui fuorigioco, mai favorevoli alla Lazio. Tutto con un certo compiaciuto accanimento che non depone a favore della serenità di un fischietto che il 25 marzo a Bologna, al termine del match perso 2-1, era stato aspramente contestato da Mancini. Detto questo, la Lazio deve soprattutto rimproverare sé stessa. Per quel primo tempo stradominato e chiuso solo sull'1-0. Per i 22 calci d'angolo battuti, record stagionale, senza cavare un ragno dal buco. Per l'essersi liquefatta per tutta la prima parte della ripresa, salvo poi ricompattarsi, ma con uno stato d'ansia collettiva del tutto controproducente. Per avere infine impiegato ben sei minuti, nel concitato finale, per sostituire l'infortunato Favalli.

Eppure, al termine della prima frazione di gioco, in pochi avrebbero scommesso sull'ennesimo passo falso della banda Mancini]. Il primo tempo dei biancocelesti è stato pressoché perfetto. Con una sola, ma fondamentale (e neppure nuova) macchia: la scarsa propensione a tradurre in rete la mole di gioco. Quella prodotta dai laziali nei primi 45 minuti avrebbe dovuto partorire un vantaggio maggiore dell'1-0 maturato (dopo una rete annullata a Corradi per fuorigioco di Fiore) grazie al quarto gol stagionale (primo all'Olimpico) di Lopez. Un gol favorito da un cross al bacio di Mihajlovic, bravo ad approfittare di un disimpegno sbagliato di Mesto. L'argentino ha poi festeggiato, mimando il gesto del bebè, in omaggio alla compagna incinta. Passata in vantaggio, la Lazio ha continuato ad occupare la metà campo ospite, mettendo in mostra la sua consueta manovra armoniosa ed avvolgente. Ma non è riuscita a mettere al sicuro il risultato. Perché Liverani ha preferito la pennellata d'autore all'assist per Lopez tutto solo, favorendo la parata di Belardi. Perché lo stesso Belardi ha risposto presente alla fiondata di Oddo. E, più in generale, perché - arrivati ai 16 metri - i biancocelesti hanno cercato più la giocata di fino che la stoccata sicura. Un atteggiamento pagato a caro prezzo nella ripresa. Quando la Reggina, inerme fino a quel punto, ha tirato la testa fuori dal guscio. L'intraprendenza dei reggini ha trovato subito il premio dell'1-1, grazie a un rigore giustamente decretato da Bolognino per la trattenuta di Favalli ai danni di Di Michele (di Cozza la trasformazione, che ha così cancellato l'errore dal dischetto con l'Udinese).

Successivamente, però, Bolognino non ha usato lo stesso metro di giudizio per le trattenute in area su Corradi e Inzaghi. I rimpianti della Lazio, tuttavia, sono circoscritti a questi due episodi da moviola (e a un colpo di testa di Inzaghi nel finale, che Belardi ha alzato sopra la traversa). Raddrizzato il risultato, infatti, la Reggina ha costruito un fortino invalicabile davanti alla sua area ed ha pure sfiorato il gol del vantaggio con un contropiede di Di Michele, stoppato da un Peruzzi formato Nazionale. La doppia cerniera ideata da Camolese, poco efficace nel primo tempo, nella ripresa ha invece retto l'urto di una Lazio che, col passare dei minuti, ha perso smalto e lucidità. La Champions, invece, non è ancora persa. Per riprenderla per i capelli, però, restano ai laziali solo 180'. Da affrontare con più concretezza. Suggerimento di cui non sembra invece avere bisogno la Reggina per raggiungere la salvezza.