Domenica 2 novembre 1941 - Roma, stadio del P.N.F. - Lazio-Torino 4-1

Da LazioWiki.

Stagione

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2 novembre 1941 - 653 - Campionato Italiano di calcio Divisione Nazionale Serie A 1941/42 - II giornata

LAZIO: Gradella, Ferrarese, Monza (II), Fazio, Ramella, Baldo, Gualtieri, Pisa (I), Piola, Flamini, Ferri. All. Popovic.

TORINO: Bodoira, Piacentini, Ferrini, Ellena, Cadario, Baldi III, Menti II, Borel II, Gabetto, Petron, Ferraris II.

Arbitro: sig. Scorzoni di Bologna - Guardalinee: sigg. De Felice e Miniera.

Marcatori: 10' pt Pisa (I), 13' st Pisa (I), 23' st Menti II (rig), 24' st Baldi III (aut), 42' st Piola.

Note: giornata soleggiata e tiepida. Campo in buone condizioni.

Spettatori 23.000. 150 mila lire d'incasso.

dal littoriale
Momenti della partita

Roma, 3 novembre. La cosa si è svolta in modo semplicissimo, senza, cioè, nessuno di quei crolli che equivalgono a tragedie tecnico-morali per chi perde e senza nessuna di quelle affermazioni altisonanti che possono portare a montature per chi vince. Una giornata soleggiata e tiepida, un campo in buone condizioni e un pubblico di circa 20 mila persone sul campo, con qualche cosa di più di 150 mila lire d'incasso; e un giuoco equilibrato e normale, con una Lazio che, appena esibito il primo smorzamento alle proprie velleità aggressive, pare debba recitare la parte del remissivo e del convinto.

Nel bel mezzo del giuoco veloce e degli scambi alterni piomba un punto che nessuno si aspettava. Piola riceve un pallone alto dalla sinistra e, non potendo farne nulla di utile, lo devia senz'altro verso la destra. Pisa, la mezz'ala destra, lo riceve nel modo più pratico per un attaccante che abbia posto i piedi in area di rigore, spara, cioè, senza esitazione.

La, palla, partendo dal piede dell'attaccante, fila diritta verso l'angolo alto della rete, sulla sinistra del portiere. Bodoira scatta, tocca la palla, ma la forza del tiro, a corpo spostato, gli piega la mano. La palla penetra in rete. Uno a zero. La reazione del Torino dura una buona mezz'ora, cioè quanto manca per giungere al riposo di metà tempo. Ma è la reazione più stramba di questo mondo, è una reazione che costringe l'avversario a lottare a denti stretti nella propria metà campo e soventissimo nella propria area di rigore e che dà, quattro o cinque volte l'illusione di portare a conclusione e che, invece, sempre naufraga in modo bambinesco.

C'è negli avanti e anche nei mediani granata la volontà, l'impegno e anche la capacità di fare quella cosa utile per cui si è chiamati in campo, cioè lo sfondare, il segnare, ma manca l'ordine, l'intesa, la coesione. Si giunge alla metà tempo, la si varca, si procede.

E, proprio mentre il Torino pare distendersi nelle sue offensive che portano con insistenza le azioni nella metà campo avversario, la Lazio segna ancora. E' ancora Pisa a fare la parte del realizzatore. Il tiro suo è ancora alto, violento e improvviso e ancora sorprende Bodoira che non può nemmeno questa volta arrivare a toccare la palla. Quando i granata possono finalmente realizzare lo fanno grazie a un « rigore ».

E' Ramella che ferma la palla con una mano in piena area ed è Menti che converte con un tiro di quelli che non si parano. Ma non sono passati due minuti e già Piola ha riportato il distacco alla misura antecedente: cioè, è un piede di Baldi a provocare il misfatto, un piede che, modificando all'ultimo istante e quando Bodoira già è spostato la traiettoria del tiro del vercellese, devia la palla di quel tanto che basta per renderla inafferrabile dal portiere.

Il quarto punto giunge sul finire della partita; quello è proprio imparabile, tanto dal piede di Piola fila linearmente in rete a filo del montante sulla destra di Bodoira. Nel frattempo il Torino ha sciupato alcune occasioni, e quando poteva riportarsi alla pari e quando più tardi ancora poteva diminuire la distanza.

E' Petron che su una bella azione avente per molla di propulsione Ferraris spara fuori; è Ferraris stesso che colpisce il palo e Menti che manca il bersaglio per un soffio un paio di volte. La partita è stata vivace, interessante, combattuta, senza che nessuna delle due squadre sia riuscita a convincere. Non ha convinto la squadra che ha vinto, squadra che ha fatto un primo tempo piuttosto in sordina e che ha finito per lasciare l'impressione di essersi imposta solo in parte per il proprio valore e nel rimanente per la pressione esercitata dagli eventi.

Non ha convinto, a maggior ragione, il Torino che le occasioni ai segnare le ha gettate via, che ha abbozzato molto e non ha concluso nulla e che ha messo in mostra uomini di valore, ma non una squadra omogenea. Questo Torino ha condotto il giuoco imprimendovi un tono proprio per settanta circa dei novanta minuti di giuoco. Ha dato filo da torcere ai difensori laziali, ha fatto trattenere il respiro ai sostenitori degli avversari, ed ha finito per non fare nulla di efficace: l'unica cosa positiva che ha fatto è stata dovuta ad una decisione pienamente giustificata, del resto, dell'uomo che è padrone in campo, l'arbitro.

Non vi è disordine nella squadra granata, vi è mancanza di ordine, di accordo, di intesa. Una mancanza per cui non vengono sfruttate né le doti di incisività delle ali, né quelle di acrobazia del centro-attacco, né quelle di tecnica delle due mezze ali che pure sono così diverse l'una dall'altra.

La Lazio di ieri era una Lazio titubante e incerta. A prenderla mentre zoppicava non sarebbe stato difficile spostare l'equilibrio e travolgerla. Mancava Vettraino, e Piola pareva non dovesse allinearsi in campo e Baldo faceva la sua ricomparsa dopo una inadeguata preparazione. Le due, mezze ali, Pisa e Flamini, non in buone condizioni di forma, Gualtieri, che si è visto annullare un punto nel primo tempo su passaggio intelligente di Piola, vale anche come ala destra. Ma la squadra in sé ha saputo, più che altro, approfittare del vento che l'ha colta in poppa. Dal pure punto di vista tecnico la partita di Roma non par fatta per confermare le prime impressioni favorevoli su questo campionato di guerra.

fonte:La Stampa firmato Vittorio Pozzo