Domenica 2 novembre 1958 - Bari, stadio della Vittoria - Bari-Lazio 2-2

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2 novembre 1958 - 1.186 - Campionato di Serie A 1958/59 - VII giornata

BARI: Magnanini, Romano, Mupo, Mazzoni, Seghedoni, Cappa, De Robertis, Bredesen, Erba, Conti, Cicogna. All. Tabanelli.

LAZIO: Lovati, Lo Buono, Del Gratta, Carradori, Janich, Pozzan, Bravi, Tagnin, Tozzi, Fumagalli, Prini. All. Bernardini.

Arbitro: sig. De Marchi (Pordenone).

Marcatori: 23' Carradori, 49' Fumagalli, 57' Cappa (rig), 78' Bredesen.

Note: cielo coperto, terreno bagnato, ma in buone condizioni. Assenti per infortuni Gariboldi nel Bari, Pinardi e Bizzarri nella Lazio. Al 76' lieve incidente di gioco a Fumagalli, conseguente ad uno scontro con Romano. Ammonito Lo Buono. All'81' espulso Romano per un ulteriore sgambetto a Fumagalli. Calci d'angolo 8-5 in favore del Bari.

Spettatori: 50.000 per un incasso di 14 milioni di lire.

Il Corriere dello Sport, in un articolo di Vittorio Finizio scrive:

Con Carradori e Pozzan grandi protagonisti biancazzurri. Un'altalena di emozioni. I biancoazzurri in vantaggio di due reti riagguantati nel finale in virtù di un discusso rigore e di un gol di Bredesen in fuorigioco. Una partita vivace, combattuta a botta e risposta. Con questa differenza rispetto al normale scambio dei colpi: che la Lazio ha realizzato i suoi due palloni prima che si scatenasse la reazione avversaria. Ciò significa che la Lazio ha avuto a portata di mano l'occasione per assicurarsi l'intera posta. Può anche rammaricarsene se non vi è riuscita, ma anche il pareggio non è da buttar via, anzi è un risultato tutto a suo onore, visti il puntiglio, la tenacia e le doti di fondo di cui la squadra barese ha dato prova. Su un terreno bagnato, insidioso per i falsi rimbalzi, ma non pesante la Lazio ha tenuto lungamente testa alla sua avversaria, bloccandola nello slancio, spegnendone l'aggressività e sorprendendola ripetutamente in contropiede. Il primo tempo s'è chiuso con la Lazio in vantaggio di un gol e di un palo. La rete l'aveva realizzata Carradori con un tiro scoccato da fuori area; il palo lo aveva colpito Pozzan al termine di una delle sue rare, ma ragionate e pericolose puntate in avanti: Magnanini s'era tuffato fuori tempo facendosi scavalcare dalla palla che però aveva interrotto la sua corsa contro la base del montante. L'azione della Lazio era semplice e redditizia: terzini e mediani avevano fatto blocco, appoggiati da Tagnin e da Prini, quest'ultimo a causa dei suoi ritorni e causa non ultima di sconcerto per i centrali del Bari.

I biancorossi infatti avevano adottato una sola contromisura: scambiando di posto i due mediani laterali e piazzando Cappa su Fumagalli, ripromettendosi di trovare nel libero Mazzoni il punto focale della manovra, però Mazzoni si rivelava ben presto in giornata opaca, incerto nella posizione poco brillante nel "vedere" il gioco, si aggiunga che nessuno dei due terzini schierati rivelava l'autorità tecnica necessaria per seguire il gioco, spesso arretrato, delle ali biancoazzurre ed anzi grossi errori di palleggio emergevano nel prosieguo della gara. Gli interni biancorossi erano attaccanti, non in grado di prodigarsi in compiti di spola o di marcatura. Congiuntamente a tali motivi ecco spiegato il perché della supremazia laziale a centro campo, soprattutto dei laterali. Non a caso infatti Carradori e Pozzan, solitamente in posizione guardinga, venissero alla ribalta nel modo descritto, decisivo ai fini del risultato. Come detto la Lazio chiudeva il primo tempo in vantaggio di un gol dopo aver sfiorato il 2-0 e bastava qualche minuto della ripresa perché il Bari offrisse ai suoi avversari la vittoria su un piatto d'argento. Ma l'insidia era celata sotto il tappeto verde del prato dello Stadio della Vittoria. Infatti proprio a causa dell'erba bagnata Romano si intestardiva a palleggiare e cadeva nel grosso errore che ha consentito a Fumagalli di filare indisturbato verso il portiere, ma la squadra barese non meritava questo doppio svantaggio, la situazione era precipitata, ma a quel punto, vista anche la forza della difesa della squadra romana, nessuno avrebbe puntato un soldo sulla rimonta dei biancorossi. Ma a questo punto è entrato in scena l'arbitro: quando al 57' il guizzante Cicogna è stato affrontato da Janich, di fianco, l'ala è finita lunga distesa, l'impressione poteva essere che ci fosse stato un fallo grossolano da parte del difensore, ma bastava riflettere per capire che Janich nell'affrontare l'avversario era rimasto vittima delle circostanze, il suo intervento a gamba tesa era diretto sul pallone e non sulla gamba. Insomma difficile spiegare a parole per chi non ha assistito.

Fatto è che l'arbitro ha posto il pollice verso ed ha concesso al Bari la via del pareggio. Inoltre da questo momento ha perso la sua serenità di giudizio e purtroppo la Lazio ne ha fatto interamente le spese: sorvoliamo sull'annullamento di un gol di Prini, la cui posizione di partenza del giocatore era assolutamente regolare, mentre al 78' quando Bredesen ha raccolto il traversone teso di Cicogna lo ha scodellato alle spalle di Lovati, ma tra il portiere e l'attaccante non c'era assolutamente nessuno, o meglio si c'era Erba, un altro biancorosso, quindi impossibile che la posizione fosse regolare. E l'arbitro cos'ha fatto? Ha dato un'occhiata al guardalinee il quale è rimasto assolutamente immobile e quindi ha convalidato. Bisogna riconoscere comunque che nell'ultima mezz'ora la squadra barese s'è battuta con grande slancio, sono cresciuti soprattutto Seghedoni e Cappa ed il trio centrale ha assicurato un predominio sempre più netto; il Bari ha cercato il pareggio con volontà e possanza atletica, ottenendolo ed è giusto elogiarlo per queste sue qualità morali anche se su quelle tecniche c'è molto da obiettare e se il risultato non può certo essere approvato. Negli ultimi dieci minuti è rimasto in dieci per l'espulsione di Romano, reo di ripetute scorrettezze nei confronti di Fumagalli, ma ormai le squadre avevano già dato tutto ed il risultato era bello che fissato. Quanto ai singoli Carradori e Pozzan sono sembrati i migliori in ambito laziale per continuità e sagacia, seguiti da Janich, tenace combattente e sempre più in palla, un po' meno i due terzini che tuttavia si sono impegnati abbastanza, Lovati, inizialmente del tutto inoperoso, ha poi con il suo colpo d'occhio sbrigato delle situazioni veramente pericolose; meno efficace la linea d'attacco: discreti Tagnin e lo sgobbone Prini, promettente Fumagalli, ma scialbi Tozzi e Bravi. Nel Bari Seghedoni e Cappa, fortissimi alla distanza, guizzante il centravanti Erba che ha avuto diversi spunti pericolosi, ben congegnati gli interni, ma debole l'estrema difesa. Del signor De Marchi è meglio non aggiungere altro.

Quanto alla cronaca: la Lazio si è resa subito pericolosa al 1' con un traversone radente di Prini che attraversava tutto lo specchio della porta barese senza trovare un piede che intercettase la sfera; poi una svirgolata di Janich procurava un angolo al Bari, ma senza conseguenze; all'11' Magnanini bloccava un tiro di Carradori, ma poi gli sfuggiva la palla in calcio d'angolo, sulla cui battuta il lancio parabolico di Bravi veniva colpito da Tozzi ma Seghedoni lo deviava involontariamente di nuca, di nuovo in angolo, no, perché l'arbitro fischiava un incomprensibile fuorigioco. Al 20' Prini conquistava una palla a centro campo e la passava in avanti a Pozzan e questi a Tagnin, dopo una breve galoppata cedeva la palla a Fumagalli, controllato strettamente da Cappa e quindi, costretto a cederla indietro a Carradori il quale senza esitare faceva partire un siluro che s'infilava in rete sorprendendo il portiere; la reazione del Bari culminava al 29' quando Conti si procurava una punizione laterale da cui nasceva una mischia nell'area di Lovati che sbrogliava Lo Buono; al 31' ulteriore punizione per il Bari per un fallo di Del Gratta su Bredesen: la batteva Cappa e la palla carambolando tra una selva di gambe finiva sui piedi di De Robertis, la piccola ala scoccava un tiro forte da distanza ravvicinata che colpiva in pieno il corpo di Lovati, appostato nel punto giusto; al 33' Janich arrestava con forza e tempismo Bredesen, lanciato a rete, ed il rimpallo terminava sull'esterno della rete; al 36' Cicogna, lanciato da Conti, si liberava in velocità dei difensori laziali ma non di Lovati che in uscita catturava la palla; al 42' Pozzan avanzava indisturbato e dal limite scoccava un rasoterra che Magnanini in tuffo riusciva a deviare sul palo. Nella ripresa al 49' grosso errore di Romano che palleggiando si lasciava sfuggire una palla di cui s'impossessava Fumagalli, Magnanini usciva in ritardo ed il tiro finiva di nuovo in fondo alla rete barese.

Sulla reazione dei pugliesi Conti catturava una palla, scartava un avversario e sparava a rete, con Lovati battuto, mirando l'angolo ma la palla colpiva lo spigolo del montante sinistro ed usciva; al 12' su servizio di Conti, guizzo di Cicogna, affrontato da Janich, cadono entrambi a terra e l'arbitro senza esitazioni accordava il penalty, che Cappa trasformava in rete con finta e tiro dalla parte opposta. La partita diveniva estremamente calda e c'era uno scontro Magnanini-Tozzi e subito dopo Lovati usciva malconcio da una mischia; al 70' Conti lanciava sulla destra Romano che entrava in area e tirava, ma Lovati deviava in angolo; al 78' Cicogna forniva a Bredesen il gol già descritto del discusso pareggio definitivo.




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