Domenica 4 settembre 1994 - Bari, stadio San Nicola - Bari-Lazio 0-1

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4 settembre 1994 - 2609 - Campionato di Serie A 1994/95 - I giornata

BARI: Fontana, Montanari, Mangone (55' Tovalieri), Bigica, Amoruso, Ricci, Alessio, Gerson (67' Barone), Guerrero, Pedone, Protti. A disp.: Alberga, Tangorra, Gautieri. All. Materazzi.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Favalli, Di Matteo, Chamot, Cravero, Rambaudi (46' Bergodi), Fuser (67' Bacci), Casiraghi, Venturin, Signori. A disp.: Orsi, Doll, Della Morte. All. Zeman.

Arbitro: Collina (Viareggio).

Marcatori: 22' Signori.

Note: ammoniti Marchegiani per la Lazio, Tovalieri e Amoruso per il Bari. Espulsi Favalli e Tovalieri. Esordio in serie A per Mangone, Bigica e Pedone. Calci d'angolo: 9-2.

Spettatori: 39.000 circa con un incasso di £. 604.593.000.

Una fase di gara
La rete di Signori
Parata di Marchegiani
Palla in rete
Favalli in azione
La partita in pillole da Il Messaggero

Pronti, via: ed è subito Signori! Il capocannoniere degli ultimi due campionati dimentica in fretta le delusioni del Mondiale americano e regala la prima vittoria alla Lazio di Zeman, che espugna Bari con qualche affanno di troppo. Colpa d'una "zona" non ancora assimilata nei suoi delicati meccanismi. Colpa d'un terreno infame, più simile ad un campo di patate che ad un prato per giocare a calcio ("Certi fondi andrebbero vietati in serie A", ha commentato Cravero). Colpa d'un fallaccio di Favalli su Gerson, che ha lasciato la Lazio in dieci per mezz'ora, cioè sino a quando Collina ha deciso di cacciare anche Tovalieri. E colpa di due assenze importanti come quelle di Winter e Boksic, sostituiti malamente da Fuser e Casiraghi. Erano più di quarant'anni che la Lazio non debuttava in serie A con una vittoria in trasferta. Stavolta il merito dell'impresa va spartito tra Zeman, Chamot, Rambaudi e Signori. Cominciamo dal mister di Praga, la cui mano già s'intravede negli automatismi tattici a lui prediletti. Certo, la difesa lascia perplessità per la lentezza di qualcuno (Cravero) e la modestia d'altri (Negro e Bergodi), ma Chamot è un gigante e regala sicurezza a tutti. Certo, ci sono ancora troppi errori pure negli appoggi più elementari, ma taluni scambi in velocità appartengono sicuramente agli insegnamenti di Zeman. E sulla fascia Rambaudi sa confezionare assist straordinari, come quello che ha pescato Signori dalla parte opposta del campo per il gol decisivo. E' stata una partita da dividere in tre o quattro spezzoni. Avvio a ritmo blando, intenzione di studio su entrambi i fronti e prime avvisaglie della giornataccia di Casiraghi, che dopo appena 7' si vede consegnare da Signori un pallone da accompagnare in porta. Abulico e ciondolante come nei suoi momenti peggiori, il centravanti della nazionale riusciva a non sfiorare neppure il suggerimento del compagno, che faticava a trattenere un gesto di stizza. Replicava il Bari con un paio di slalom dei suoi giocatori di colore, costringendo Marchegiani ad una faticosa deviazione e ad una respinta disperata. A spezzare l'equilibrio arrivava il piccolo capolavoro ideato dalla premiata ditta Rambaudi-Signori, guarda caso entrambi allievi di Zeman nel Foggia dei miracoli. Per una ventina di minuti si vedeva la miglior Lazio della partita. Squadra corta, scambi rapidi, inserimenti improvvisi di centrocampisti e difensori. Una girandola che però non frastornava il Bari, che replicava con rabbiosa vivacità, costringendo Marchegiani ad altri due interventi di rilievo. C'era poi un brutale intervento da dietro di Favalli su Gerson e la Lazio era costretta a lasciare nello spogliatoio Rambaudi per mandare in campo un altro difensore. Cominciava l'assedio del Bari, che per essere una "matricola" se l'è cavata onorevolmente al suo primo impatto con la serie A. La difesa non è invalicabile, specie dalle parti di Mangone e di Montanari, il giocatore che Orrico aveva voluto portare con sé all'Inter. A rimediare provvedono però Ricci ed Amoruso, davanti ai quali Bigica è l'uomo d'ordine, Alessio un oscuro faticatore di fascia e Gerson il tipo capace di chiudere e di spingere. All'attacco tutti gli occhi erano inevitabilmente puntati sul colombiano Guerrero, che i più maliziosi avevano già definito un oggetto misterioso. Niente affatto, invece. Il giovanotto assomiglia incredibilmente al connazionale Asprilla, non soltanto per il colore della pelle e la struttura fisica ma anche per il modo di muoversi: scatti ed arresti repentini, un dribbling raffinato ed un tiro rispettabile. Purtroppo per lui, contro la Lazio è stato lasciato lungamente troppo solo, riuscendo egualmente a creare qualche grattacapo alla retroguardia di Zeman. Dal suo secondo tempo d'arrembaggio il Bari riusciva a cavare soltanto una mezza dozzina d'angoli, una limpida palla gol che Guerrero indirizzava oltre il palo opposto e le vibrate proteste per un pallone deviato da Cravero con la mano. "Il fallo l'ho commesso - avrebbe confessato con ammirevole sincerità il trentenne difensore - ma senza sollevare il braccio. Il rigore poteva anche starci ma io avrei reclamato per l'involontarietà del mio intervento". Ad interrompere l'assedio della squadra pugliese provvedevano alcune travolgenti iniziative di Chamot (che nella ripresa s'era spostato sulla fascia destra per far posto a Bergodi) e la seconda ammonizione di Tovalieri, che lasciava in dieci anche il Bari. Finiva con affettuosi cori all'indirizzo della squadra di casa e con la contenuta soddisfazione di Zeman: il suo passaggio da un'utilitaria (il Foggia) ad una fuoriserie (la Lazio) è cominciato bene.

Fonte: Corriere della Sera