Domenica 7 maggio 2017 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Sampdoria 7-3

Da LazioWiki.

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7 maggio 2017 - Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XXXV giornata - inizio ore 15.00


LAZIO: Strakosha, Wallace, de Vrij (63' Patric), Hoedt, Felipe Anderson, Milinkovic (63' Murgia), Biglia (68' Lombardi), Lulic, Lukaku, Immobile, Keita. A disposizione: Vargic, Adamonis, Basta, Radu, Crecco, Javorcic, Djordjevic, Tounkara. Allenatore: S. Inzaghi.

SAMPDORIA: Puggioni, Bereszyski (69' Sala), Silvestre, Skriniar, Dodò (46' Pavlovic), Barreto, Torreira, Linetty, Djuricic, Quagliarella, Schick (20' Regini). A disposizione: Falcone, Krapikas, Simic, Alvarez, Cigarini, Fernandes, Praet, Muriel, Budimir. Allenatore: Giampaolo.

Arbitro: Sig. Mazzoleni (Bergamo) - Assistenti Sigg. Paganessi e Lo Cicero - Quarto uomo Sig. Fiorito - Assistenti d'area Sigg. Banti e Pinzani.

Marcatori: 3' Keita, 19' Immobile (rig), 32' Linetty, 36' Hoedt, 38' Felipe Anderson (rig), 45' de Vrij, 65' Lulic, 70' Immobile, 72' Quagliarella, 90' Quagliarella (rig).

Note: espulso al 18' Skriniar per chiara occasione da rete. Ammonito al 78' Quagliarella per gioco falloso. Angoli: 11-2. Recuperi: 0’ p.t., 0’ s.t.

Spettatori: 45.000 circa.

Ciro Immobile e Keita Balde Diao
Foto Bartoletti
Senad Lulic
Foto Bartoletti
Alessandro Murgia
Foto Bartoletti
La rete di Wesley Hoedt
Foto Bartoletti
Felipe Anderson
Foto Bartoletti
Keita Balde Diao
Foto Bartoletti
Lucas Biglia
Foto Bartoletti
Un momento della gara
Foto Bartoletti
Esultanza biancoceleste
Foto Bartoletti
Il calcio di rigore trasformato da Ciro Immobile
Foto Bartoletti
Il biglietto della partita (Gent. Conc. Giancarlo D'Amato)

I calciatori convocati per la partita odierna

La Gazzetta dello Sport titola: "Le 7 meraviglie dell’EuroLazio fabbrica di gol. Samp travolta. Sette le reti: Keita apre, Immobile chiude ed è qualificazione diretta in Europa League. Quagliarella salva l’onore dei blucerchiati".

Continua la rosea: Missione compiu­ta. E con tre gior­nate di anticipo. La Lazio di Inza­ghi sbarca ufficialmente in Europa League ed è già certa di entrarci dalla porta principale. La larga vittoria sulla Sampdoria e la sconfitta del Milan con la Roma danno ai biancocelesti la certezza aritmetica di chiudere il campionato tra le prime cinque, con tanto di qualificazione diretta alla fase a gironi di Europa League. Un vero capolavoro, considerate le premesse di una stagione nata malissimo tra il pasticcio-­Bielsa e i malumori di un ambiente profondamente diviso. La qualificazione in Europa League è il primo, importantissimo traguardo stagionale, in attesa di una finale di Coppa Italia che potrebbe rendere straordinaria l’annata. Risultati resi possibili dall’opera di un tecnico capace di trasformare in oro tutto o quasi quello che gli passa tra le mani. E che adesso vede i frutti del suo lavoro. Giusto che a salutare tutto ciò ci sia (finalmente) una degna cornice di pubblico per quella che si trasforma in un’autentica festa. Non solo per il traguardo europeo centrato, ma anche per due record e mezzo che fanno entrare questa Lazio negli annali del club. Il roboante 7­-3 sulla Samp è infatti la ventunesima vittoria dei biancocelesti in campionato (record eguagliato nei tornei a 20 squadre e stabilito nel 2014­-15). E poi i 3 punti conquistati con la Samp fanno salire il totale a 70, primato biancoceleste da quando il campionato è tornato a 20 squadre (il precedente era di 69).

E non è tutto. I 7 gol realizzati (che si aggiungono ai 3 del derby e ai 6 al Palermo: 16 nelle ultime tre partite) portano il conto provvisorio a 70, uno solo in meno del primato assoluto del club (71, nel 2014­-15). Come contro il Palermo la Lazio chiude la pratica in poco più di mezzora. Approccio feroce, concentrazione massima, meccanismi di gioco mandati a memoria: la Inzaghi band si ritrova ormai a occhi chiusi. E il 3­-5­-2 con cui il tecnico l’ha ridisegnata da un mesetto sembra essere davvero il suo abito ideale. Rende la difesa più compatta (al netto di qualche errore che consente agli avversari di segnare tre gol, gli ultimi due a partita chiusa, però), sprigiona la forza e la classe del centrocampo e consente al tandem Immobile-Keita di esprimere al meglio il suo potenziale. Non è un caso che, da quando Inzaghi l’ha sistemata così, il senegalese abbia cominciato a segnare a raffica: sei gol in tre partite. L’ultimo è quello che apre il festival contro la Samp (pregevole l’assist di Milinkovic), poi l’ex Barca si procura pure il rigore che Immobile trasforma nel 2­-0 e che, soprattutto, lascia la Samp in dieci (rosso a Skriniar, autore del fallo). La partita finisce lì, perché il 2-­1 di Linetty riapre i giochi solo per pochi minuti, prima che le reti di Hoedt, An­derson su rigore (lasciato al brasiliano per farlo sbloccare) e De Vrij chiudano definitivamente i conti.

La ripresa è pura accademia. Buona per consentire a Lulic di iscrivere il suo nome sul tabellino marcatori (e quasi a quel minuto 71 che lo ha reso un’icona laziale, stavolta è il 65’...) e a Immobile di timbrare la sesta doppietta stagionale tra Lazio e Nazionale e di eguagliare il primato di reti in un campionato di A (22, come quando col Toro vinse la classifica cannonieri). Ma buona, la ripresa, pure per annotare qualche segnale di Samp. Grazie soprattutto al solito Quagliarella che nel finale, con una doppietta, rende un po’ meno amaro il pomeriggio doriano. Il k.o. resta ugualmente pesante per Giampaolo e conferma che la squadra, dopo il bel momento vissuto nei mesi scorsi, nelle ultime settimane ha tirato i remi in barca (un solo punto nelle ultime quattro gare). L’avvio della Lazio e soprattutto il rosso a Skriniar sconvolgono i piani di Giampaolo. Il tecnico toglie Schick (al rientro) e si sistema con un 4-­4­-1 che però non argina le ondate laziali. Restano tre partite per scrivere un finale diverso di una stagione che non è comunque da buttare.


Il Corriere dello Sport titola: "Equilibrio e corsa, la Lazio è perfetta. Un modulo per ogni situazione. Bravo anche Strakosha".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: E’ il Rinascimento della Lazio, l’alba di un nuovo giorno, festeggiata dai 45.000 dell’Olimpico con il ritorno in Europa un anno dopo il fallimento della missione Champions e forse questo, in attesa della finale di Coppa Italia con la Juve, è il traguardo più significativo accanto al quarto posto: lo stadio si è riempito. Inzaghi ha centrato il traguardo con un’altra impresa e una nuova goleada. La Samp di Giampaolo è uscita distrutta dal confronto e con sette reti al passivo. D’accordo le motivazioni, l’infortunio di Schick e l’espulsione di Skriniar hanno segnato la svolta al ventesimo, ma il divario in campo è stato impressionante. Lazio gigantesca, ha stradominato in ogni zona, dimostrando di essere arrivata in fondo alla stagione con una condizione atletica eccellente. Continua a crescere, correre e segnare, come dimostrano i 18 gol realizzati nelle ultime quattro partite di campionato e il derby con la Roma. Nel girone di ritorno (con altri 33 punti dopo i 37 totalizzati all’andata) è persino migliorata dal punto di vista tattico, raggiungendo un equilibrio perfetto con il 3-5-2 che permette di utilizzare Keita accanto a Immobile e sfruttare in pieno l’organico. Lukaku sta dimostrando di meritare il posto da titolare con continuità. Ieri Inzaghi ha lasciato in panchina Basta e Radu, Bastos sabato si era fermato: possibile "mal di pancia" per l’esclusione, ma questa è una Lazio in cui tutti devono accettare la concorrenza. Simone non fa sconti.

La partita è stata messa in discesa dal bellissimo gol di Keita raddoppiato su rigore da Immobile al ventesimo. Era appena uscito Schick per infortunio e Strakosha con una doppia prodezza aveva negato il pareggio a Djuricic e Linetty. La chiave tattica era chiara: la Samp palleggiava, ma la Lazio era padrona del campo perché verticalizzava subito in profondità per Keita e Immobile oppure cercava Felipe e Lukaku sulle corsie esterne. Il gol di Linetty, se possibile, ha aumentato la rabbia dei biancocelesti. Hoedt, il rigore di Felipe e De Vrij hanno inchiodato il 5-1 all’intervallo. La Lazio si è divertita almeno quanto l’Olimpico. Altro che Bielsa. Il calcio totale lo ha fatto Inzaghi, perché il 3-5-2 si è trasformato in 3-2-5. Lulic si è abbassato accanto a Biglia, Milinkovic s’inseriva dietro Keita e Immobile, Felipe e Lukaku erano vere e proprie ali d’attacco. La Samp, in dieci, ovviamente era travolta ad ogni azione. Simone ha inserito Murgia (per Biglia), Patric (per De Vrij) e Lombardi (per Milinkovic) passando al 4-4-2 con Felipe a sinistra. Sono arrivati i gol di Lulic e Immobile. Sul 7-1 la Lazio si è fermata e ne ha approfittato Quagliarella per rendere meno pesante il passivo. Si fa per dire. La Samp non prendeva 7 gol dal 1961 (perse 7-1 con l’Udinese) e la Lazio non segnava così tanto dal 1995 (8-2 alla Fiorentina) con Zeman in panchina. Oggi c’è Inzaghi e il popolo biancoceleste è tornato a sognare.


Il Messaggero titola: "Lazio a valanga verso il futuro. I biancocelesti travolgono la Sampdoria e tornano in Europa dalla porta principale. Ospiti in 10 dopo 18’: doppio Immobile, gol di Keita, Felipe, Hoedt, de Vrij e Lulic".

Prosegue il quotidiano romano: C’è il cielo come bandiera ad abbracciare la Lazio e i suoi tifosi, che cantano senza sosta "questo è il tempo di vincere con te". I biancocelesti passeggiano in un caldo pomeriggio di primavera contro la Sampdoria, 7-3, e si prendono l’Europa con tre giornate d’anticipo. E grazie al ko del Milan ci entrano dalla porta principale. E’ un luna park questa Lazio, dove tutti si divertono e tutti segnano. I tifosi, più di 40 mila, si spellano i palmi delle mani. Applausi. Giusti, perché Simone e la sua banda hanno ridato entusiasmo ad un ambiente fin troppo depresso. Il vero miracolo fatto dal tecnico biancoceleste è proprio quello di aver riportato la lazialità e la voglia di tifare per questa maglia. Passano appena 3 minuti e lo stadio già esplode grazie ad un bolide di Keita, che piega le mani di Puggioni e dà il via alla festa laziale. C’è gloria per tutti. Subito dopo, lo stesso Balde si procura un rigore, vorrebbe tirarlo lui ma poi lo cede al compagno Immobile. Non tira neanche quello fischiato per atterramento di Lulic. Sul dischetto va Felipe Anderson, suo gemello diverso. Gol, sorrisi e abbracci. Ciro fa doppietta dopo un triangolo da sogno con Keita, eguagliando così il suo record di 22 centri, che realizzò con la maglia del Torino e che gli valse il titolo di capocannoniere del torneo.

Se l’attacco viaggia a ritmi da capogiro, Keita e Immobile sono la seconda coppia gol della storia laziale con 36 gol in due, la difesa non è da meno. Ecco allora che il duo orange Hoedt-de Vrij si toglie la soddisfazione di finire entrambi sul taccuino dell’arbitro alla voce marcatori. In totale sono 17 i giocatori differenti andati in rete finora. E visto che tutti ci prendono gusto, chiude il conto Lulic che di testa fa 7. Europa sia, e passino anche i tre gol incassati. Strakosha incolpevole, anzi. Strappa applausi pure lui opponendosi alla grande prima su Duricic e poi su Linetty, salvando l’1-0. E’ una Lazio che non vuole fermarsi più: 16 reti nelle ultime tre partite contro Palermo, Roma e oggi la Sampdoria. Il 3-5-2 di Inzaghi esalta le qualità dei singoli, che si divertono in campo e, cosa ancor più importante, ha dato solidità al gruppo. Lo spogliatoio è compatto e di certo le vittorie sono una componente fondamentale per il sorriso. Quello che salta subito all’occhio è che la Lazio si diverte in campo, tutti si sentono protagonisti e recitano a soggetto. Anche Felipe Anderson, a cui tocca il compito più "noioso" di tutti, ha imparato a sacrificarsi per il bene della squadra. Certo, alle volte Inzaghi deve urlare più del dovuto per spronarlo, ma quando si accende è tra i più forti della serie A.

Simone è una guida per tutti, li sprona, li coccola, gli tira le orecchie e gli corre dietro in campo per accompagnarli in porta. Praticamente i biancocelesti giocano sempre in dodici. Una squadra che nel corso della stagione ha avuto una maturazione incredibile, sembra passata un’eternità da quella brutta partita contro il Pescara o da quel ko ingenuo contro il Chievo. Ora Biglia e compagni hanno imparato a chiudere le partite, ad essere più cinici sottoporta e soprattutto si stanno abituando a vincere. Già, perché spesso stare troppo in alto può provocare le vertigini. Tranquilli, anche qui ci pensa Simone. Domenica c’è la Fiorentina, ma la testa è solo alla finale di Coppa Italia contro la Juventus, che salvo clamorosi ribaltoni si giocherà il 17. I biancocelesti vogliono centrare l’obiettivo per trasformare una stagione già ottima in una perfetta da ogni punto di vista.


Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Non gli va più di scherzare. Bielsa lo ha cancellato sul serio e anche come ricordo. Simone Inzaghi, a questi risultati, non è arrivato per caso. Ha dimostrato in pochi mesi di avere prospettive da grandissimo allenatore. Il ds Tare, ancora una volta, aveva ragione quando lo considerava un predestinato. Magari è Lotito ad essere arrivato in ritardo a sceglierlo dopo aver trattato con Sampaoli, Prandelli, Bielsa e averne incontrati diversi altri, compreso Ventura, nel tentativo di sfilarlo alla nazionale. A Simone non va più di scherzare tanto sull’argomento, così quando in diretta su Sky Sport ci ha provato Giancarlo Marocchi, esprimendo considerazione del suo lavoro, la risposta è stata gelida, quasi inusuale per i suoi modi. "L’ho già detto, non mi va tanto di scherzare, non mi piace ripensarci. C’è un disegno per tutti e tutto. Il disegno era che fosse Simone Inzaghi l’allenatore della Lazio perché aveva dimostrato di poterlo essere nel settore giovanile e nelle ultime 7 partite del passato campionato". Il suo tono per un istante è diventato ruvido, ma non era Marocchi il destinatario del suo messaggio. Pochi minuti prima, su Premium Mediaset, gli avevano chiesto del rinnovo, per tutti o quasi considerato una formalità. "Dovrebbe essere così. Siamo stati impegnati con il presidente, in questa settimana si troverà il tempo necessario" ha risposto Simone, facendo intuire di attendere una svolta nei prossimi giorni come in fondo aveva preannunciato nel sabato di Formello. "Sinora non c’è stato tempo. Ha già incontrato Lotito, in settimana poi, siamo stati impegnati. Sono sicuro che con Lotito, come è avvenuto sempre in questi anni, troveremo presto una soluzione".

Messaggi, risposte diplomatiche per tenere nascosta una trattativa avviata negli ultimi giorni. Simone è rimasto coperto e allineato, ma Formello è piena di spifferi. Il vertice con Lotito s’è consumato prima della partita con la Samp. Ne servirà un altro ma la fumata bianca è in arrivo. La trattativa è aperta, non è stata chiusa in un lampo, le parti dovranno riaggiornarsi. Sul tavolo ci sono i piani per il futuro, la campagna acquisti e cessioni, ma anche e soprattutto un accordo economico sul nuovo contratto e la durata. In sostanza c’è in discussione il progetto Inzaghi. Il campo ha già dato una risposta. Lotito e il tecnico dovranno riparlarne. La qualificazione matematica ai gironi di Europa League (con la certezza del quinto posto) blinda la Lazio perché una clausola del contratto firmato nel luglio 2016 prevede l’estensione automatica di due anni e sino al 30 giugno 2019. Ma è chiaro che serva un altro tipo di intesa sapendo anche quanti club sarebbero pronti a fiondarsi su Simone (West Ham e Fiorentina su tutte). Lotito era partito con l’idea di pagare 3 milioni di euro Bielsa (cifra mai garantita a nessun allenatore della Lazio) e dopo un casting infinito ha chiuso il discorso con Inzaghi a 400 mila euro. Pioli, dopo il terzo posto, aveva firmato a 1,2 milioni, ma quei soldi non ha fatto in tempo a prenderli perché è stato esonerato prima di chiudere la stagione. Ora si misureranno le reali intenzioni di Lotito, franato ogni volta di fronte al famoso salto di qualità, un incubo decennale per i tifosi della Lazio. E bisognerà anche capire che tipo di valore (non economico ma tecnico) vorrà assegnare al suo allenatore. Da Reja a Pioli, passando per Petkovic e finendo a Simone, la società ha sempre scelto un profilo non ingombrante, una figura strafelice di essere arrivato alla Lazio, mai troppo ambiziosa perché altrimenti avrebbe finito per prendere le chiavi di Formello. Il grande allenatore lo aveva in casa. Inzaghi in questi mesi ha lanciato giovani, ha aiutato la società a ritornare in Europa e richiamare i tifosi all’Olimpico, ha riacceso un sogno. E’ ambizioso e ha ragione di esserlo. Ora può diventare il re di una Lazio da Champions.


La domanda: cosa può fermarlo? Forse soltanto una proposta indecente da parte di Lotito. Forse. Il presidente proverà a parlare con Keita, proverà a convincerlo a restare. Sarà il primo e ultimo tentativo. Le parole pronunciate ieri dal giocatore non sembrano aprire alla speranza. E’ stato ambiguo, a molti sono sembrate dichiarazioni da ex. Keita, prima, ha fatto un cenno al passato: "Sono da tanti anni qua e sono contento di averli fatti". Poi s’è riferito alla stretta attualità: "Vivo il presente, sto con la Lazio e continuerò a dare tutto per questa maglia". Il passato e il presente, non ha fatto accenno al futuro. Fino a quando darà tutto per la maglia della Lazio? Non si sa. Al di là del caso rinnovo è un Keita da fantascienza. Velocità, resistenza, gol, magie, in campo si sta scatenando continuamente. I suoi numeri non sono spiccioli, è salito a quota 14 gol in campionato, ha segnato sei volte nelle ultime tre giornate e cinque di questi gol sono arrivati nei primi 30’ di gioco. E’ sfatata la storiella di Keita buono solo per il part-time, decisivo solo quando entra in corsa, da "spaccapartite". Keita, è questa la verità, è diventato formidabile. E da punta pura ha trovato la sua dimensione. Il modulo con Immobile e il senegalese ha convinto Inzaghi, l’ha citato ieri come riferimento.

Keita, sul ritmo, è un metronomo. Ha segnato alla Samp dopo nemmeno due minuti di gioco e per gran parte della partita è stato capace di efficaci armonie, così come nel derby con la Roma (doppietta) e ancora prima nel match col Palermo (tripletta). La sua performance andrebbe analizzata a livello molecolare, genetico. Keita è una pantera, è diventato imprendibile, il problema è che sta sfuggendo anche alla Lazio, non riesce a tenerlo con sé. Da tempo si annunciano incontri per il rinnovo, primi o ultimi che siano. Non si sono mai verificati. Lotito è intenzionato a parlare con il giocatore, non può venderlo senza aver fatto un tentativo, la piazza non gradirebbe questo errore. Se Keita rifiuterà l’offerta della Lazio, che dovrà essere quantificata dal presidente, dovrà assumersi la responsabilità dell’addio. Così è stato anche per Hernanes e Candreva, la strategia scelta dalla Lazio è sempre stata la stessa, certe modalità d’azione si conoscono da anni. Questo Keita e questa Lazio non dovrebbero separarsi mai e poi mai. Keita si è scatenato, segna a raffica da tre turni. E la Lazio, di pari passo, ha realizzato 18 reti nelle ultime quattro giornate. Keita non ha parlato solo delle prospettive immediate, s’è goduto il gol, la vittoria sulla Samp, la festa dell’Olimpico e l’Europa: "Sono molto contento per i 14 gol segnati in campionato e per la vittoria. Lavoriamo per giocare queste partite, continuiamo su questa strada. Stiamo bene. Anche se siamo in Europa League il nostro obiettivo è vincerle tutte da qui alla fine e concentrarci sulla finale di Coppa Italia". Keita ha lasciato che il primo rigore lo tirasse Immobile: "Non ci sono problemi di egoismo. Siamo una squadra e tutti vogliamo fare gol". Con Immobile è nata una super coppia, l’invito a non dividerli si rinnova di settimana in settimana: "Siamo molto contenti, io e Ciro ci capiamo molto bene. Andiamo avanti così. Quando segno io è contento lui, quando segna lui sono contento io. Con Immobile mi sono capito bene fin da quando è arrivato. Si sta vedendo in campo l’effetto del nostro feeling". Il modulo con la doppia punta lo entusiasma: "Con il 3-5-2 mi trovo bene, sto vicino alla porta. Quando segni è normale che prendi sempre più fiducia. Sono molto contento". Keita aspetta la Coppa Italia: "La data della finale? Sarà quando sarà, noi siamo pronti a tutto".



Galleria di immagini sulle reti della gara
Keita Balde Diao sblocca la gara
Ciro Immobile trasforma il primo penalty assegnato ai biancocelesti
La rete blucerchiata del 2-1
Wesley Hoedt per il 3-1
Felipe Anderson trasforma il secondo penalty assegnato ai biancocelesti per il 4-1
Stefan de Vrij scocca il tiro vincente per il 5-1
Senad Lulic, di testa, porta a 6 le reti laziali
Ciro Immobile per il 7-1 biancoceleste
La rete del 7-2 doriano
Il definitivo 7-3



La formazione biancoceleste:
Strakosha, Immobile, de Vrij, Hoedt, Lilic, Milinkovi-Savic;
Lukaku, Wallace, Felipe Anderson, Keita, Biglia






► Per questa partita il tecnico biancoceleste Simone Inzaghi ha convocato i seguenti calciatori:



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