Giovedì 19 febbraio 1998 - Torino, stadio Delle Alpi - Juventus-Lazio 0-1

Da LazioWiki.

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19 febbraio 1998 - 2.775 - Coppa Italia 1997/98 - Semifinale, gara d'andata

JUVENTUS: Peruzzi, Birindelli (46' Torricelli), Iuliano, Montero, Pessotto (56' F.Inzaghi), Di Livio, Conte (46' Davids), Tacchinardi, Pecchia, Del Piero, Fonseca. A disposizione: Sorrentino, Pellegrin, Morandini. Allenatore: Lippi.

LAZIO: Marchegiani, Grandoni, Negro, G.Lopez, Favalli, Fuser, Venturin, Jugovic, Casiraghi (86' Marcolin), Boksic, R.Mancini (76' Gottardi). A disposizione: Ballotta, Pancaro, Rambaudi. Allenatore: Eriksson.

Arbitro: Sig. Treossi (Forlì).

Marcatori: 22' Boksic.

Note: ammoniti Iuliano, Boksic, Casiraghi, Montero, Fuser, Grandoni per gioco scorretto, Marchegiani per comportamento non regolamentare. Calci d'angolo: 9-1.

Spettatori: 5.247 paganti per un incasso di Lire 146.597.000.

Alen Boksic raccoglie un pallone al limite dell'area e scocca il tiro vincente...
... che si insacca alla destra del portiere bianconero Angelo Peruzzi
L'azione del gol biancoceleste in un altro fotogramma
L'esultanza dell'attaccante biancoceleste
Un altro momento dell'esultanza del bomber croato
Alen Boksic

La Gazzetta dello Sport titola: "Colpo della squadra di Eriksson. Boksic, notte da incorniciare. Gol decisivo del croato alla Juve che non aveva mai perso in casa. E' il quattordicesimo risultato utile per la Lazio di Eriksson che schiera il tridente. Lippi lascia mezza squadra in panchina. Il gol di Boksic nel primo tempo gela la Juventus che non riesce a costruire una valida risposta. Nella ripresa dentro Davids, Torricelli e Inzaghi ma non c'è nulla da fare".

Continua la "rosea": Grossa ipoteca della Lazio su questa semifinale di coppa. L'1-0 di Torino è risultato robusto. Ora basta non perdere all'Olimpico nel ritorno per assaporare una finale di Coppa Italia che resta sempre un traguardo di prestigio. Senza contare che anche gli altri due (campionato e coppa Uefa) sono ancora in ballo. Ma non è soltanto l'1-0 che fa felice la serata della Lazio: c'è anche la consapevolezza di aver disputato una partita se non tra le più scintillanti, sicuramente di grande sostanza. Non si vince in casa della Juve (dove in questa stagione non aveva vinto nessuno) senza avere attributi tecnici e morali e senza una dimensione di squadra di ottimo livello complessivo. E' al 14o risultato utile consecutivo (12 vittorie, 2 pareggi). Mancavano Nesta e Pancaro in difesa, mancava soprattutto Nedved a centrocampo e ciò nonostante la Lazio non ha perso in equilibrio e potenza, permettendosi anche il lusso di esibire le tre punte in una trasferta così difficile. Ciò significa che la squadra di Eriksson ha trovato una dimensione precisa, al di là non solo dei protagonisti (la panchina è fornitissima), ma anche delle strategie tattiche. Che poi a segnare il gol decisivo sia stato Boksic, ciò va visto nella ritrovata capacità realizzativa del croato, il quale si sta togliendo molte soddisfazioni quest'anno, specie in Coppa Italia. Prima ha affondato la Roma del suo ex Zeman, ora ha dato una tremenda spallata alla sua ex squadra.

La Juve è partita senza crederci molto. Lippi aveva mezza squadra in panchina. Poi, subito il gol, ha tentato di rovesciare il corso della gara senza riuscirci. Nella ripresa, quando sono "arrivati i nostri" (Davids, Torricelli e Inzaghi) era forse troppo tardi. Anche Del Piero non è riuscito a ripetersi: la difesa della Lazio non è stata scalfita. Manca la gara di ritorno, ma all'Olimpico non sarà facile ribaltare la situazione, anche se alla Juve non bisogna mai negare alcuna possibilità. Un "Delle Alpi" deserto fa da cornice ad una semifinale di coppa di grande spessore tecnico. Lippi tiene prudentemente in panchina Torricelli, Davids, Zidane e Inzaghi, in vista dello scontro di Firenze di domenica, mentre Eriksson, costretto a varare una difesa rabberciata, "compensa" in attacco con il tridente. Subito in avanti la Juve e subito un'occasione clamorosamente fallita da Fonseca: Birindelli crossa da destra, Fonseca appoggia di testa a Del Piero, che riesce a restituire il pallone all'uruguaiano che, solo davanti a Marchegiani, non è in grado di tenere basso il pallone. Risponde la Lazio con Boksic, che si libera al tiro dal limite dell'area juventina, ma Peruzzi blocca facilmente. Del Piero sembra tonico come domenica scorsa, parte al 3' da centrocampo e dev'essere messo giù. Punizione di Pecchia senza esito. Nonostante giochi a tre punte, la Lazio è più guardinga della Juve. Mancini a sinistra, ma anche Casiraghi a destra, sono spesso sulla difensiva nei confronti di Birindelli e Pessotto, e così Boksic rimane abbastanza isolato in posizione centrale, preso nella morsa tra Iuliano e Montero. La Juve gravita nella metà campo avversaria quasi per inerzia e in questo modo basta poco (qualche cross) per portare minacce a Marchegiani. Al 16' Tacchinardi viene steso all'ingresso dell'area biancazzurra: batte la punizione Del Piero, forte, ma centrale. Marchegiani respinge. La Lazio sembra in posizione d'agguato, si lascia attaccare e aspetta il momento buono. Che arriva al 22', su calcio piazzato.

Dalla trequarti batte lungo Venturin, il pallone a spiovere sottoporta, si avventa Mancini, ma Iuliano lo anticipa di testa; al limite dell'area c'è Boksic che raccoglie e immediatamente di controbalzo infila in rete. Un gol un po' a sorpresa, ma pesantissimo. Come spesso avviene, la rete mette sicurezza tra i laziali, e crea un po' di affanno in una Juve che mostra di accusare il colpo. Adesso l'atteggiamento tattico prudente della Lazio può accentuarsi, e per le punte juventine il discorso finisce per complicarsi. Al 35' Del Piero va via approfittando di un momento di libertà: dribbling sulla sinistra, ma il rasoterra sottoporta non trova Fonseca, perché Negro rinvia in angolo. E questo è l'unico affondo della Juve dopo l'1-0 di Boksic. Troppo poco per alimentare una vera controffensiva. La Lazio non deve dannarsi l'anima per controllare la situazione. Dal suo canto, in attacco si vede poco, se non con Boksic che accende duelli con tutti. In uno di questi Iuliano viene ammonito perché strattona il croato. Al 44' Negro casca su Pecchia. Punizione che batte Fonseca, con un sinistro che fa gridare al gol, ma la palla accarezza la rete dall'esterno. Il tempo di annotare un'ammonizione di Boksic per fallo su Di Livio e si conclude qui un primo tempo senza grandi ardori. Nella ripresa Lippi accende il turbo sulla fascia destra: dentro Davids e Torricelli e fuori Conte e Birindelli (Pessotto è passato a destra). Partenza lanciata dei bianconeri e punizione sulla sinistra che Del Piero batte con maestria, ma il pallone molto arcuato viene deviato in angolo da Marchegiani con grande sicurezza. La Lazio tiene botta in questo avvio, anche se è sempre più contratta davanti alla propria area. Al 9' in avanti Casiraghi ha un'ottima occasione per servire Mancini liberissimo sulla sinistra, ma il tocco è nettamente fuori misura e Peruzzi libera.

Sull'altro versante Fonseca pesca bene Pecchia in piena area dove si è aperto un varco, ma lo stop di petto del bianconero diventa un passaggio a Marchegiani. All'11' Lippi fa entrare anche Inzaghi al posto di Pessotto, con Tacchinardi che retrocede in difesa e Torricelli che si sposta a destra. C'è più ritmo ora negli attacchi della Juve, ma Del Piero non trova spazio e Inzaghi al 17', su cross di Pecchia, si avvita su sé stesso ma sfiora solo il pallone. Un attimo dopo sempre Inzaghi devia fuori di testa un cross di Torricelli. Al 24' Del Piero stoppa e si accentra liberando il destro, ma Gottardi e Negro sono bravi a stoppargli un tiro che poteva diventare pericoloso. Continua la pressione dei bianconeri sulle linee difensive laziali, ma c'è più frenesia che strategia nel centrocampo juventino e così la Lazio non fa correre mai grossi rischi a Marchegiani. In avanti Jugovic al 28' si fa togliere il pallone invece di servire Mancini solo a sinistra. La Juve non riesce ad arrivare al tiro da distanza ravvicinata. Tacchinardi spara alto da venti metri al 29', Montero per poco non sorprende Marchegiani con un cross rasoterra che si trasforma in tiro sul primo palo. Ma nulla di veramente pericoloso. Al 32' Eriksson toglie un Mancini spesso inoperoso, e manda in campo Gottardi. La prima grossa azione da gol bianconera di questa ripresa arriva al 40', quando, su cross di Di Livio e tiro un po' sbilenco di Pecchia, Fonseca ci mette un piede per la deviazione da due passi, ma il pallone finisce a lato. Al 41' esce Casiraghi ed entra Marcolin. Ormai la Lazio è tutta in difesa dell'1-0. Ma al 42' trova anche il tempo di andare a colpire nel vivo la difesa juventina. Boksic sulla sinistra si libera e crossa per l'accorrente Jugovic, che tenta la deviazione al volo senza centrare la porta. Resta comunque l'impressione di una squadra solida che sa quello che vuole e addirittura finisce la gara in attacco, contro una Juve che appare più sconcertata che delusa.


In un altro articolo è riportato:

Questa non e' una Lazietta. Vi ricordate di quella Lazio bellona di borgata, sciamannata e sprecona, che un giorno ti faceva impazzire e un altro ti deprimeva? Vi ricordate delle impennate, degli schemismi, delle sperimentazioni degli anni di Zeman ? Tutto scomparso. La nostra vamp capitolina, dopo tante follie, ha messo la testa a posto. Anzi è diventata seria, costumata, non butta via un centesimo, raccoglie tutto ciò che la vita e la fortuna le offrono. Questi pensierini della sera emergono dopo l'impresa della Lazio sul campo della Juve dove non c'era stato spazio per nessuno. Non è il risultato in sé che impressiona, quanto il modo. Una stoccata di Boksic e addio: su quel gol ci avrebbe campato 100 anni, altro che novanta minuti. Questa è la Lazio di oggi. E bisogna prendere atto, al di là delle apparenze e del suo arroccamento difensivo nella ripresa, che è una squadra forte non solo del suo ottimo standard di classe, ma anche di quel pragmatismo, condito da piccole e grandi fortune, che appartiene a chi è abituato a vincere. La stessa Juve ne è maestra, quando le circostanze lo richiedono, per non parlare del Milan dell'aureo decennio berlusconiano. La settimana della verità non poteva cominciare meglio per la squadra di Eriksson. Forte di questo exploit, è facile immaginare con quale spirito domenica affronterà l'Inter all'Olimpico, recuperando tra l'altro quella straordinaria fonte di calcio che risponde al nome di Nedved. Terza forza del campionato o qualcosa di più? Presto sapremo. Un'altra verità abbiamo appreso ieri sera: che la Juve di Lippi non può giocare in punta di piedi. La sua naturale fisiologia atletica glielo impedisce. Ha provato a carezzare la Lazio, aspettando che Del Piero inventasse la prodezza. E invece l'ha inventata Boksic. Allora la Juve, priva del suo ispiratore Zidane, si è smarrita in mille passettini che non appartengono al suo stile agonistico. E non è bastato buttare attaccanti nella mischia per sollevare la serata da quello 0-1 antipatico, irridente, ma vivaddio ancora cancellabile se nel ritorno all'Olimpico ci sarà la Juve vera, non la parodia di ieri sera.


la Repubblica titola: "Lazio, che schiaffo alla Juventus".

L'articolo prosegue: Come garantiscono i dati anagrafici in possesso dell'arbitro, il Boksic che ha steso la Juventus nella prima semifinale di Coppa Italia è lo stesso che nella Juventus medesima giocava, si fa per dire, e non segnava mai. Piedi a banana è tornato uomo camion. In un paio di azioni - non crediate che Juve-Lazio sia durata di più - il croato è rotolato addosso ai bianconeri e al 22' li ha schiacciati. Quanto è accaduto, anzi non è accaduto in seguito, non ha spostato punteggio e realtà. Poteva essere una prova generale di scudetto tra le uniche due formazioni ancora in corsa per tutto, invece è stata una notte di calcio orripilante. Meglio non credere che ci potranno essere riverberi in campionato, meglio pensare che sia stata solo un'esibizione televisiva ad affetto scivolamento: contare i minuti e via, felici che ad un certo punto si siano esauriti più o meno come gli spettatori. Peruzzi è senza voto, Marchegiani si è appena scaldato le mani, rischio che nessuno tra il pubblico ha corso tentando il gesto impossibile: l'applauso. E' stata una gara dimezzata; troppe assenze, troppe zavorre. Nella Juve (imbattuta a Torino dal 13 aprile, zero a tre con l'Udinese) non ci sono i francesi, influenzati; Davids parte in panchina come Inzaghi, che troverà collocazione più tardi. Ma anche la Lazio è una forma con meno sostanza del solito. Niente Nedved, squalificato, niente Nesta e Pancaro malati, niente Almeyda infortunato e Chamot sta in Argentina. Perciò la difesa messa insieme da Eriksson diventa un'insalata mista.

Magari la Lazio sta pensando all'Inter, in arrivo domenica all'Olimpico. Magari la Juve già si immagina a Firenze, dove l'aspetta Batistuta. Di sicuro i bianconeri mostrano più pensieri supplementari, visto che giocano come se facessero altro. Leggeri in testa e in campo, pure un po' leziosi. E l'uomo camion li potrebbe spianare subito, dopo che Fonseca manda alto un tiro di sinistro (40 secondi). Boksic, si diceva, vuole far tutto da solo e invece di lanciare Casiraghi tira lui, ma Peruzzi aveva capito. Segnali, tremori. Non mancheranno conferme. La Juve è impacciata, legata da fili invisibili. In pratica non va mai al tiro. Di Livio e Pecchia corrono a vuoto, Del Piero cerca spazio invano, Fonseca non li libera mai. Qualche colpo su punizione, poca roba. Fuser vede Peruzzi un po' troppo avanzato e cerca il pallonetto beffardo al 21', dopo che Marchegiani aveva ribattuto una conclusione da fermo di Del Piero. Prove tecniche di vantaggio, che i bianconeri si industriano di offrire a Boksic al 22'. Iuliano respinge corto, proprio sui piedi un tempo sbilenchi del croato. Il quale ha raddrizzato le estremità, difatti infilza Peruzzi con un destro possente e quindi festeggia parecchio. Forse gli scende dal gozzo un rospo juventino. Adesso è più facile, per i laziali arrivati a Torino dopo otto vittorie consecutive in campionato. E' più facile perché i campioni d'Italia si scoprono. Nei nuovi spazi a disposizione le tre punte di Eriksson si infilano gioiosamente. Iuliano arranca sull'uomo camion e si prende un'ammonizione (terzo cartellino consecutivo in due partite), provvedimento contestato con un gesto poco bello. Treossi lascia perdere. Nel primo tempo, la vana speranza del pareggio è una punizione di Fonseca, fuori.

A questo punto Lippi deve mescolare, variare, spostare, tutte azioni che di solito gli riescono; ma stavolta no. Leva Birindelli e Conte, mette Torricelli e Davids. La butta sul muscolare, poi spedisce nella mischia pure Inzaghi richiamando Pessotto. Una Juventus tutta speciale, a tre punte (Fonseca, Del Piero e Inzaghi), con Tacchinardi al centro della difesa e Montero a sinistra. Ora anche Di Livio sta da quella parte. In teoria c'è più forza d'urto, in pratica aumentano solo la circolazione della palla e la velocità della medesima, che passa dai due ai tre all'ora. La Juve ci prova più di quanto ci creda. Come dice sempre lo psicologo Lippi, è una faccenda di testa. Vuota, stavolta.


Tratte dalla "rosea", alcune dichiarazioni post-gara:

Un'altra perla, forse la più bella. La Lazio rompe l'imbattibilità interna stagionale della Juventus con una vittoria voluta. Nella serata in cui Boksic regola altri conti in Coppa Italia (dopo quella contro Zeman, ecco il gol dell'ex contro la Juve), il protagonista vero è Sven Goran Eriksson. La Lazio in emergenza sembrava dovesse affrontare timorosa questa prima semifinale, invece il tecnico manda il messaggio forte alla squadra: in campo con tre punte. E così con Casiraghi e Mancini che si sacrificano a fare i terzini quando l'avversario raddoppia sulle fasce ("per questi risultati faccio pure il terzino" sottolinea il Mancio), e una difesa inedita ma attenta, ecco che la Lazio ha costruito il suo quattordicesimo risultato utile consecutivo (ben 12 vittorie e solo 2 pari) davanti allo stupito tecnico dell'Auxerre, Roux, prossimo avversario in Uefa. E se senza 5 titolari si riesce a vincere in casa dei campioni d'Italia cosa significa? "Che la Lazio è diventata una grande" ammette quasi timidamente Eriksson. Non c'è voglia di autocelebrarsi in casa Lazio e per tutti rende l'idea il concetto espresso da Negro, il gigante della retroguardia nonostante l'influenza: "Un buon risultato, ma il turno non è superato. Adesso concentriamoci sull'Inter. La nostra forza sta nell'affrontare un impegno per volta, senza sognare troppo. Quello lo lasciamo fare ai tifosi, se lo meritano".

Parlavamo della scossa data da Eriksson al gruppo, lo stesso tecnico racconta come è maturata: "Ho visto che i tre attaccanti stavano tutti bene e allora ho chiesto loro un sacrificio particolare. Casiraghi e Mancini sono stati bravi a tornare a centrocampo e a fare anche i terzini contro una squadra che spinge tanto. Questo è un ottimo risultato, ma abbiamo vinto solo il primo round. Non illudiamoci, della Juve non mi fido. Non credo nemmeno a un contraccolpo in campionato. Lì restano i superfavoriti, magari perdessero qualche partita... In quel caso noi dobbiamo essere pronti ad approfittarne. Voglio fare i complimenti a tutti i miei ragazzi, ma in particolare a Grandoni (che sarà squalificato, ndr) perché non giocava da tanto e a Negro, davvero eccezionale. Questo gruppo vince perché ognuno è capace di correre anche 50 metri in più per aiutare i compagni". Ed ecco il match-winner. Alen Boksic è al suo tredicesimo centro stagionale, mai così tanti in Italia: "Un gol molto importante perché ci ha consentito anche di vincere e sono felice per questo, ma non avevo rivincite da consumare. Ancora però non siamo in finale e la Juve non molla. Speriamo che nel frattempo si concentri su altri obiettivi". Sorride il nuovo cecchino di questa irrefrenabile Lazio.




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