Giovedì 1 ottobre 1998 - Lausanne, Stade Olympique de la Pontaise - FC Lausanne-Lazio 2-2

Da LazioWiki.

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1 ottobre 1998 - Coppa delle Coppe 1998/99 - Primo turno Giovedì 1 ottobre 1998

LOSANNA: Brunner, Hottiger, Iglesias (46' Puce), Londono, Haenzi, Celestini (65' Gerber), Rehn, Piffaretti, Douglas, Udovic (75' Shahgeldyan), Thurre. A disp. Rapo, Gogua, Diogo, Cavin. All. Bregy.

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Fernando Couto, Mihajlovic, Favalli (88' G.Lopez), Sergio Conceicao (84' Gottardi), Almeyda (28' Baronio), Venturin, Nedved, Salas, R.Mancini. A disp. Ballotta, Lombardi, Marcolin, Protti. All. Eriksson.

Arbitro: Vassaras (Grecia).

Marcatori: 7' Salas, 9' Douglas, 25' Sergio Conceicao, 83' Rehn.

Note: ammoniti Venturin, Pancaro, Piffaretti, Londono, Lopez. Calci d'angolo: 9-6.

Spettatori: 12.500 mila circa.

Marcelo Salas sblocca il risultato al 7'
Matias Almeyda e Marcelo Salas
L'immediata rete del pareggio svizzero
Sergio Conceicao riporta in vantaggio i biancocelesti
L'esultanza del centrocampista portoghese
La rete del definitivo 2-2

Dalla Gazzetta dello Sport:

La Lazio ce l'ha fatta. I venti e passa miliardi che possono entrare nelle casse con questa coppa Coppe sono salvi. Per ora. La Lazio ce l'ha fatta, senza riuscire a vincere. Le succede anche in campionato. Ma qua, contro uno scriteriato e irriducibile Losanna, passa il turno grazie al valore doppio dei gol segnati in trasferta (dopo l'1-1 dell'Olimpico). Non c'è nessun trionfo da festeggiare, eppure l'impresa è importante. Perché a Sven Goran Eriksson mancava tanta gente e perché la sua squadra è ancora in fase di progettazione. Il bivio era di quelli che possono decidere tutta una stagione. E' andata bene perché nel momento che conta, Roberto Mancini (ma non solo lui) ha tirato fuori unghie, classe e orgoglio. Ha mandato in gol i compagni e traghettato la Lazio oltre all'ostacolo, nonostante il finale in apnea. Qua, i livelli di adrenalina sono stati subito alti. Perché, dopo un breve spot di studio sotto la pioggia, l'avvio è di quelli folgoranti. Di qua e di là, ogni azione o quasi si conclude con un tiro in porta. Segno che le due squadre hanno idee chiare su come attaccare e che le difese presentano qualche limite imbarazzante. La Lazio patisce le precarie condizioni di Pancaro, e la staticità di Mihajlovic; il Losanna, a sua volta, palesa limiti evidenti al centro e a sinistra. C'è una cosa che accomuna i due reparti arretrati: vanno in crisi quando sono attaccati in velocità. E la velocità è una costante di questa partita, almeno nel primo tempo. Attacchi e contrattacchi. Emozioni e spettacolo. Per dire: la prima occasione è svizzera, viene da un corner velenoso (Haenzi) che Marchegiani ricaccia in angolo un attimo prima che la palla s'infili sotto la traversa.

Subito, da questo secondo corner, parte il primo contropiede vincente della Lazio. Esecuzione travolgente, da manovra rugbistica. Conceicao strappa via il pallone dall'area, lo porta oltre la linea mediana, quando viene attaccato lo cede lateralmente a Nedved. E questi lo appoggia a sinistra, tra i piedi di Mancini. Salas scatta in area, Mancini inventa l'assist giusto, inevitabile: fare gol diventa un giochetto, per il cileno. Il problema della Lazio è che resta lunga: e non è abbastanza feroce a centrocampo. Passa di tutto. Quando uno svizzero s'infila nel corridoio sinistro, naviga verso il fondo senza problemi per quaranta metri. Tipo Thurre, appena due minuti dopo il vantaggio laziale. Va via a Pancaro, anticipa la chiusura di Mihajlovic, taglia nell'area piccola per Douglas, che aveva già segnato all'Olimpico: anche stavolta non perdona. Uno a uno. Avanti così. Losanna e Lazio sono come due pugili che si menano, affrontandosi senza guardia. Ognuno può cercare il kappaò liberamente. Questione di mira, di classe. Prima Salas spreca malamente davanti al portiere; poi Marchegiani, per tre volte, è l'unico ostacolo che si oppone agli attacchi svizzeri (Douglas, Douglas, Udovic). Finché, poco prima della mezz'ora, Almeyda lancia lungo per Mancini, e il fuoriclasse inventa il secondo assist vincente. Al volo, per Conceicao che arriva di corsa, sterza appena e scarica il sinistro nell'angolo più lontano. Lazio in vantaggio. Scongiurati i supplementari. Eppure, la squadra rischia nuovamente di concedere un pari bis. Succede quando Douglas salta per l'ennesima volta Pancaro, pesca in area Thurre che, inspiegabilmente libero, picchia in porta a filo d'erba. Qui Marchegiani pianta il suo sigillo sul vantaggio: straordinario riflesso, un tocco, e il pallone va in corner.

In chiusura di tempo, Mancini cerca il tris di tacco e in apertura di ripresa, ancora il cileno lancia Mancini verso la porta di Brunner, ma il destro del numero dieci è fuori. Il ritmo rallenta. La Lazio controlla meglio il campo. Per molto tempo gli svizzeri rimbalzano contro centrocampo e difesa laziali. Poi Georges Bregy, allievo di Roy Hodgson gioca con quattro punte. E così, al minuto 38, Marchegiani capitola per la seconda volta: dopo aver ribattuto due conclusioni alla grande, non ce la fa a chiudere su Rehn. Tanto, finisce 2-2, non è così grave.


Il Corriere della Sera titola: "I biancocelesti passano il turno con un pari sofferto: in gol Salas e Conceicao, parate decisive di Marchegiani. La Lazio salva Europa e investimenti. Due volte in vantaggio e raggiunta dal Losanna, qualificazione con brivido nel finale".

L'articolo prosegue: Chiamarsi Lazio e stringere i denti fino all'ultimo, per scongiurare l'immediato disastro in Coppa Coppe che costerebbe 20 miliardi. Dal cantone franco-svizzero, la corazzata ancora cigolante sradica un 2-2 sofferto, fra illusioni, amnesie, emozioni altalenanti. Il cuore regge e adesso, come Pierre De Coubertin, i biancocelesti potrebbero chiamare Losanna "la nostra città": l'onore è salvo, l'esame di riparazione riesce almeno in parte, senza dimenticare alcune prodezze di Marchegiani che impediscono agli svizzeri d'artigliare l'impresa intravista dopo l'1-1 d'andata. Piove e, sul campo fradicio, la prima fuga di Conceicao oltre Haenzi trova i controllori svizzeri malamente appostati nei movimenti di chiusura. Così Nedved prosegue, salvo raggiungere Mancini che delega la testa del cileno Salas ad allontanare gli incubi. Soddisfazione subito annacquata: passano un paio di minuti quando i centrali Couto-Mihajlovic restituiscono scivolosi il regalo agli arrembanti svizzeri. Proprio Thurre li trapassa, per ribadire che lo scatenato Douglas non ha finito di tormentare la Lazio. Stavolta gira sotto misura il cross basso, proprio nell'angolo destro di Marchegiani, che poco dopo azzecca una parata in due tempi ancora sul suo molestatore, smarcato nello stretto dal propositore Rehn. Nell'epicentro olimpico i biancocelesti lottano orgogliosi contro avversari modesti ma allupati, che rinuncerebbero all'anima per spianare le differenti tecniche rintracciabili pure sul pantano.

Non tira comunque aria d'agguato sulle rive del lago Lemano, come si capisce ammirando lo spettacolare sorpasso propiziato da un'accelerazione in puro stile Nedved (ha perso palla Rehn), con Mancini che detta d'altra parte l'assist volante per l'irrompere sincronizzato del portoghese Conceicao. Prodezza balistica, giusto quanto serve alle percezioni tattiche di Eriksson, che purtroppo richiama Almeyda (bloccato dal riacutizzarsi della pubalgia) e propone lo stralunato Baronio. Niente paura: aspettando lo scintillare della multinazionale di Cragnotti, risalta il furore agonistico di Venturin e degli altri interditori. Poi abbinamenti esterni bloccati, soprattutto sul versante Pancaro-Conceicao, dove Douglas si placa non prima d'aver innestato ancora Thurre al culmine d'una cavalcata nell'acquitrino. La finalizzazione sembra implacabile, mentre Marchegianni si distende miracoloso graffiando via. Di certo c'è solo che ci risparmieremo i supplementari, pure se la Lazio aggiusta meglio i fili ribaltanti e una svista di Iglesias attiva l'intermittente Mancini in beata libertà. Tiro, carambola e nell'area flipper anche il portiere Brunner è bravo ad abbrancare a terra un colpo di tacco firmato Salas. Ripresa. I mazzolatori di mister Bregy non s'arrendono, imponendo sull'asse Rehn-Piffaretti quel possesso di palla che la Lazio soffre fino a rischiare l'harakiri. Si scatta qualche contropiede per rimpolpare il bottino con Mancini, ma la sua mira in velocità resta imprecisa oppure ci pensa Brunner ad emulare Marchegiani.

Per quelli del Losanna è l'inseguimento della vita e lo sforzo dinamico propizia mischie forsennate nell'area bianconceleste. Sfonda Rehn agli sgoccioli, riprendendo una respinta breve di Marchegiani, sempre sotto pressione causa lo smash ravvicinato di Thurre, scatenato dal subentrato Gerber nell'assalto finale a quattro punte. La Lazio in trincea stringe i denti, attentando alle coronarie dei 500 innamorati al seguito. No, non va sottosopra la multinazionale di Cragnotti, e forse il peggio è passato.


Sempre tratte dal Corriere della Sera, alcune dichiarazioni post-gara:

Ce l'ha fatta. Ma grande è stata la paura. E la sofferenza. Mai un attimo di tregua, un momento di pace. Fino all'ultimo secondo la Lazio ha rischiato di veder sfumare la qualificazione al secondo turno di Coppa delle Coppe, causa la sorprendente vitalità di un Losanna molto meno scarso di quanto ci si aspettasse alla vigilia. Il 2 a 2 premia la squadra di Eriksson per il valore dei gol in trasferta, ma non cancella, ovviamente, perplessità e problemi da cui i biancocelesti non riescono a liberarsi. Resta comunque il peso di una qualificazione a lungo temuta, specie dall'imprenditore Cragnotti, che ha seguito con particolare ansia la prova dei suoi ragazzi, il pensiero non è difficile immaginarlo, perennemente rivolto ai 30 miliardi in gioco ieri sera sul campo degli svizzeri. Protagonista assoluto è stato Luca Marchegiani, tornato ai livelli di un tempo, autore di una prestazione superlativa. In almeno due occasioni il portiere laziale ha salvato sé stesso e i compagni dal burrone, con interventi straordinari per abilità e prontezza di riflessi. Stavolta è andata bene, altre volte meno. E la legge del calcio. "Credo che la Lazio, nel suo complesso, abbia affrontato questa partita con la giusta carica e la giusta concentrazione. Di fronte non avevamo una squadretta da due soldi, bensì un avversario di tutto rispetto, che ci ha messo in grande difficoltà qui come a Roma. Anche per colpa, e per i limiti attuali, della Lazio. Che non ha saputo far tesoro dell'exploit di Salas dopo sette minuti e di Sergio Conceicao poco dopo. L'importante per noi era andare avanti, superare il turno. Sapevamo che avremmo dovuto affrontare una battaglia, e così è stato. Loro non si sono mai arresi, hanno attaccato con forza e lucidità, non era facile respingerli. Tutto sommato credo che anche la prova della difesa sia da considerare positivamente; non mi pare che ci siano stati, sotto questo profilo, clamorosi svarioni. Certo, il gol subito a cinque minuti dalla fine, stava per complicare tutto. ma alla fine, stringendo i denti, siamo riusciti ad avere la meglio".

Anche Eriksson tira un sospiro di sollievo grande come una casa. Lo svedese sapeva di giocarsi parecchio pure lui, sotto il diluvio di Losanna. Un' eliminazione al primo turno nella competizione europea decisamente più morbida, avrebbe rappresentato una mazzata tremenda per società e squadra, con immaginabili ripercussioni sotto qualunque aspetto. "Mi è piaciuto lo spirito della squadra ha spiegato Eriksson, la voglia di sacrificio dei ragazzi, mostrata dal primo all'ultimo minuto. E stata una partita tirata, difficile, ma proprio per questo sento il bisogno di ringraziare la squadra per aver saputo tirare fuori l'orgoglio in un momento particolarmente delicato. Siamo felici di aver superato questo primo turno perché adesso potremo lavorare con maggiore tranquillità e risolvere tanti piccoli problemi che ci portiamo dietro".