Giovedì 4 marzo 1999 - Néa Smýrni (Athinai), Nea Smirnis - Panionios NFC-Lazio 0-4

Da LazioWiki.

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4 marzo 1999 - Coppa delle Coppe 1998/99 - Quarti di finale

PANIONIOS: Strakosha, Ioannidis, Zachopoulos, Gazis, Karasavidis (64' Robins), Tisdale, Bougas, Bakkerud, Roberts, Sapountzis, Haylock. A disp. Fakis, Bergersen, Zarras, Kafalis, Kamitsis, Ioannou. All. Whelan.

LAZIO: Marchegiani, Negro (26' Lombardi), Nesta, Mihajlovic (64' Baronio), Pancaro, Lombardo, Fernando Couto, Stankovic, Nedved, Vieri (76' Gottardi), Salas. A disp. Ballotta, Okon, R. Mancini, Sergio Conceicao. All. Eriksson.

Arbitro: Poll (Inghilterra).

Marcatori: 3' Stankovic, 13' Gazis (aut), 60' Stankovic, 62' Nedved.

Note: ammoniti Pancaro, Sapuntzis, Tisdale. Calci d'angolo: 2-8. Recuperi: 2' più 3'. Alcune fonti attribuiscono il secondo gol a Salas.

Spettatori: 10.000 circa.

Il biglietto della partita
Dejan Stankovic apre le marcature: è il vantaggio biancoceleste
Il tiro di Marcelo Salas che, deviato da un difensore, vale lo 0-2
L'esultanza del Matador
Dejan Stankovic scocca il tiro...
...che si insacca per la terza rete biancoceleste
Pavel Nedved realizza la quarta rete laziale
Dejan Stankovic e Marcelo Salas
Altro biglietto della gara

Dal Corriere della Sera:

Non ci sono problemi: bastano tre minuti per dare il primo dispiacere al portiere del Panionios. Punizione di Sinisa Mihajlovic, febbricitante, deviata in corner. Batte il serbo e i laziali festeggiano subito l'altro serbo, Stankovic, svelto nel profittare d'un rinvio di Zachopoulos, con un destro trapassante. La Lazio pare allenarsi senza nemmeno forzare. La lezione prosegue: Mihajlovic tratteggia il secondo angolo e Strakosha "spapera" lasciando al portoghese Couto, riciclato centrocampista centrale, lo sfizio di sprecare il facile raddoppio sotto misura. Monologo erikssoniano: avanza Nesta, sventaglia su Negro e poi scatta a seguire Lombardo, senza impreziosire lo scatto di Salas, piombato sul pallone un attimo dopo. Il matador cileno salta di destrezza i suoi controllori imbacaliti. Solo Gazis tenta sul terreno scivoloso l'improbabile recupero, salvo deviare nella sua rete. Addio Panionios, così sprovveduto e rassegnato. L'unico ad annoiarsi, fra sbuffi di pioggia, è Marchegiani, spettatore non pagante. Ancora Stankovic e poi Nedved nel secondo tempo completano l'opera. La Lazio ringrazia. Ha già la semifinale garantita, senza sprechi energetici. E qui preferisce attestarsi via via su cadenze blande, quasi volesse evitare lo sterminio greco per lasciare qualche significato alla partita di ritorno. Accortezza vana: l'inconsistenza del Panionios attirerà pochi intimi fra due settimane all'Olimpico.

Quaterna laziale, che neppure illustra le mortificazioni sopportate dai dopolavoristi del Panionios, dodicesimi nel campionato greco. Immaginatevi una squadra materasso, stordita in un quarto d'ora con il gol lampo firmato da Stankovic più una successiva autorete (Gazis), per disinnescare Salas. Immaginate un campo gibboso, da oratorio, con il pubblico che respira quasi addosso all'impotenza dei suoi operai, ridicolizzati su ogni metro di terreno. I laziali devastano, puntando sugli abbinamenti esterni Negro-Lombardo e Pancaro-Nedved per l'allegra avanzata. L'allenatore Whelan s'arrabbia subito: ha piazzato il lento Bougas davanti ai tre disastrosi difensori incaricati di bloccare Vieri e Salas, ma l'accorgimento risulta vano dopo tre minuti. Nessuno protegge adeguatamente sui corner e sui calci piazzati l'inquietante portiere Strakosha, mentre i presunti guastatori di centrocampo lasciano sfrecciare tanto Couto quanto Stankovic, sempre puntuali nel proporre soluzioni smarcanti. I greci, poco smaliziati dall'ex mediano del Liverpool, incutono tenerezza. Sono addirittura più scarsi di come li dipingevano. Anzi, atleticamente mosci, non affluiscono quasi mai verso Sapountzis, l'unico che potrebbe tentare qualcosa, una volta riconquistata palla. Niente, il virtuoso di Salonicco è un "dieci" azzerato che annaspa fra Couto e Mihajlovic senza schiodare Haylock, spennato dalle grinfie di Nesta. Ne deriva una rappresentazione a senso unico, negata ai corridori greci, difettosi perfino nei fondamentali. La Lazio fissa contro i fantasmi la procedura preferita, cioè quella prerogativa stagionale di ricavare il massimo dal minimo, attingendo momenti proficui pure negli impacci espressivi.

Sì, prescindendo dall'ostacolo piatto, anche questa Lazio assortita secondo criteri di turn over, rispecchia attese e pregi dello schieramento tipo. Così i corridori ateniesi, discendenti dai profughi di Smirne, vanno sotto senza entrare mai in partita, senza raccorciare l'imbarazzante gap tecnico. Ogni asso di Eriksson impazza a piacimento e ovviamente riesce l'esperimento di Couto, improvvisato mediano centrale in una sera da sogno. Lui gioca una quantità impressionante di palloni e forse si convince d'aver trovato davvero il ruolo per rilanciarsi nella multinazionale di Cragnotti. Non scherziamo: quelli del Panionios ciabattano sotto i livelli della decenza, impallinati o annichiliti ogni volta che la Lazio accelera. Così ancora Stankovic e Nedved rimpolpano il bottino, senza riflettere sull'incasso rovinato della formalità prevista il 18 marzo. Ormai è destino che i biancocelesti (ieri in maglia color zabaglione) debbano solo vincere. E l'allenatore Whelan si scusa per le nefandezze dei suoi pellegrini.


Il Messaggero titola: "Coppa Coppe. Quattro reti, il Panionios solo una formalità: semifinali in tasca. Lazio a passeggio. Un gol tira l’altro".

L'articolo così prosegue: Contenti lo stesso, quelli del Panionios. Lazio tranquilla oltre l'ostacolo più basso che un quarto di coppa europea potesse offrirle. Così per un altro mesetto, quello cruciale, sarà solo campionato, con l'amichevole ritorno coi greci come allenamento infrasettimanale. Eriksson può imprecare solo per l'infortunio di Negro, un indolenzimento alla coscia sinistra che rischia di fargli saltare la partita con la Salernitana. Per il resto, una passeggiata. Giacché i valori in Europa sono lampanti e solo un Panionios con la schiuma ai denti avrebbe potuto impensierire la capolista italiana: i rossoblù di Nuova Smirne faticherebbero eccome pure nella nostra serie B. Invece i ragazzi di Whelan sono entrati in campo con una fifa blu, in un quarto d'ora hanno pasticciato l'impossibile, per dimostrarsi nel prosieguo assolutamente inadatti al tiro in porta. Il vero problema è rimasto così il rimbalzo del pallone, unito al terriccio sotto gli scarpini, che ha reso il resto della partita brutto e inutile, dopo lo sprazzo iniziale. Vantaggio siglato Stankovic sulla mischia del primo calcio d'angolo, dopo che il colpo di testa di Fernando Couto era stato respinto da un difensore.

Alla seconda parabola di Mihajlovic non ha saputo rispondere Vieri, Salas si è lasciato anticipare su cross di Lombardo, poi il cileno è partito da solo in velocità sulla destra, ha centrato forte e teso trovando la testa suicida di Gazis. Chiusa la pratica punteggio, ci si poteva attendere una Lazio anche piacevole, ma davvero il terreno consentiva poco. Occhi allora puntati su Fernando Couto, all'esordio da centrocampista: molto arretrato, attento soprattutto al movimento (compassato assai) del regista Bougas, di cui l'osservatore Grip aveva forse relazionato con troppa prudenza, il portoghese è da rivedere. Anche perché sul 4-0 Eriksson lo ha richiamato indietro per far riposare il debilitato Mihajlovic. Bene Stankovic nel ruolo preferito di centrale, che gli consente di trasformarsi come ieri sera in bomber, ottimi gli spunti di Salas, che ha confezionato in due minuti il terzo e il quarto gol: da una respinta di Strakosha sul suo tiro la botta a colpo sicuro del serbo Dejan, poi l'assist sotto porta per Nedved, un altro affamato di gol. Eriksson ha giustamente avvicendato i più stanchi, mandando in campo, dopo Lombardi (schierato a sinistra, con Pancaro riportato a destra), anche Baronio e Gottardi. E per il ritorno farà bene a studiare una formazione ancora più sperimentale, pensando alla semifinale. Un "cinque politico" collettivo per la squadra greca, capace d'impensierire, si fa per dire, Marchegiani, solo con un cross sporco da sinistra.

Deludente anche Sapountzis, che pure è nel giro della nazionale, mentre i rinforzi britannici, Roberts, Haylock e Robins, francamente non giocherebbero neanche nella serie C italiana. L'applauso convinto è dunque solo per il pubblico ateniese, che ha sfidato una pioggia intermittente per una partita che sapevano in partenza proibitiva. Fuochi e cori d'incitamento anche in piena tempesta, quando la Lazio affondava senza problemi nelle maglie rossoblù. L'Europa aveva evidentemente già dato, sotto forma di avversari: finlandesi e ciprioti sono stati un bel regalo dell'urna. Ai biancocelesti il merito di aver fatto con impegno il proprio dovere, mai togliendo la gamba e mai cercando di umiliare gli avversari. Maturità facile, ma comunque importante.


Tratte dal quotidiano romano, alcune dichiarazioni post-gara:

«E' il momento della Lazio. Vinciamo sempre. Siamo forti in campionato e in Europa. Che bella squadra. Non si concede mai una distrazione. Vuole sempre il risultato e lo ottiene. Ci riesce tutto. Sono orgoglioso di questa Lazio»: Eriksson brinda all'ennesimo successo dei suoi. Tutti fanno i complimenti alla sua squadra. A cominciare proprio dagli avversari e dagli stessi tifosi greci. Anche loro hanno fatto festa insieme ai giocatori della Lazio. Uno spettacolo in tribuna. Uno spettacolo di sport. La Lazio ha messo tutti d'accordo. E' troppo forte. Ma Eriksson prende le distanze: «Siamo forti, non troppo forti. Nessuno è troppo forte». La Lazio vola da un successo all'altro. Dal campionato alla coppa, un trionfo continuo. Una marcia che sembra inarrestabile. Tutti in piedi a salutare la squadra delle prodezze e dei primati. Anche qui ad Atene i tifosi greci hanno hanno reso omaggio alla Lazio dei miracoli. Salas ha impressionato. Anche Eriksson. E lo svedese lo mette un gradino sopra gli altri: «Ha fatto delle cose bellissime. Si è impegnato tanto e ha corso come un dannato. Sono contentissimo della sua prova. Si deve giocare sempre così. Anche quando il risultato sembra scontato. Bisogna sempre dare tutto. E Salas lo ha fatto come solo i grandi campioni sanno fare. La sua una prova davvero straordinaria».

In ombra Vieri, ma Sven corre subito in suo soccorso e sottoscrive un impegno in nome e per conto del centravanti: «Farà gol domenica in campionato, contro la Salernitana. Sono sicuro di questo. E' un giocatore importantissimo per noi, anche quando non riesce a fare gol. Con il suo movimento e la sua grande pericolosità tiene sempre in affanno i difensori avversari». Una partita facile. Un risultato fin troppo scontato? Greci troppo modesti per una Lazio che non conosce ostacoli? Eriksson non è d'accordo: «Non è mai facile vincere fuori casa per quattro a zero. Soprattutto in Europa. Io credo e voglio sperare che i nostri avversari non sono riusciti a metterci mai in difficoltà perché la Lazio ha fatto fino in fondo il proprio dovere. Il merito, insomma, di questa sproporzione che si è vista in campo è tutto della mia squadra. Ma, lo ripeto, non è facile vincere come abbiamo fatto noi». Scudetto e Coppa Coppe? Brillano gli occhi di Sven dietro le piccole lenti. E sorride compiaciuto: «Non sarà facile, certo. Ma ci stiamo facendo un pensierino. Noi andiamo avanti. Il nostro programma ormai lo conoscete: dobbiamo sempre pensare a vincere. Una partita alla volta, campionato e coppa fa lo stesso. Ma dobbiamo sempre vincere». Domenica tocca alla Salernitana.

Per la Lazio e per Sven i complimenti più belli arrivano proprio da Ronnie Whelan, l'allenatore irlandese del Panionios: «Abbiamo scoperto una squadra fortissima. Abbiamo cercato di frenarla in tutte le maniere. Ma, credetemi, non è impresa facile. Praticamente impossibile sorprenderli in difesa. Un reparto affiatato e di grande levatura. Avanti sono sempre pericolosissimi. E in mezzo sono d’acciaio. La Lazio è davvero forte, complimenti». Eriksson ringrazia. L'appuntamento è fra quindici giorni allo stadio Olimpico. Per i saluti.

La rabbia di Negro e il sorriso largo di Stankovic sono le due facce della medaglia. Il terzino è furibondo, per lui si ipotizza una distrazione alla coscia sinistra: «Non parlo, stavo meglio prima di giocare. Per domenica vediamo domani», ma la smorfia è di chi pensa di non farcela. Per Eriksson un problema serio dal momento che resta ancora in forte dubbio il recupero di Favalli che si è infortunato domenica al "Menti". Per il serbo, invece, una doppietta che fa morale, dopo l'espulsione di Vicenza: «Io non ho ancora capito - dice - L'arbitro avrà pensato chissà cosa, mentre ho solo detto una frase nella mia lingua. Comunque la prodezza di stasera mi ripaga con gli interessi. Non è la prima volta: avevo segnato una doppietta in coppa già all'IK Helsinki e al Kaiserslautern con la Stella Rossa. Ora non abbiamo paura di nessuno, si chiami Chelsea, o Lokomotiv, o Maiorca. Abbiamo dato una dimostrazione della nostra potenza. Ed io, personalmente, sono soddisfattissimo della mia stagione: a Vigo di Fassa partivo come "spalla" dei titolari, e invece ho già giocato una ventina di partite in campionato, quattro nelle coppe. E' un anno magico e voglio coronarlo con lo scudetto, che la gente laziale aspetta da 25 anni».

Marcelo Salas è il grande protagonista della serata ateniese. I greci gli avevano dedicato la copertina del book stampato per il match ed il Matador ha risposto alle attese. «Quando un attaccante è protagonista al Mondiale, diventa famoso in tutto il mondo. La Lazio ha vinto e divertito il pubblico: una bella serata, una qualificazione archiviata ed un utile allenamento in vista della Salernitana. Domenica sarà più dura ma questo sembra essere la stagione della Lazio che punta alla straordinaria accoppiata». Un Salas apparso in ottima salute. «Mi sono trovato bene, peccato per quella deviazione sul tiro del secondo gol, però sono ugualmente soddisfatto della prestazione». Christian Vieri, invece, è il grande assente dal tabellino della goleada, ma l'attaccante sorride lo stesso. «Abbiamo vinto largo, non importa se il primo gol europeo con la maglia biancoceleste non è arrivato. Sarà per la prossima volta, per adesso va bene così». Pancaro pensa soprattutto al campionato. «Questa netta affermazione ci consentirà di archiviare fino ad aprile la Coppa e dedicarci alla classifica. Abbiamo subito capito che non avremmo avuto problemi: troppo netta la differenza dei valori in campo». Fernando Couto assicura che l'esperimento è riuscito: «Non giocavo titolare da tanto, è chiaro che ho avuto qualche difficoltà. Ma questa resta una partita importante, che abbiamo interpretato seriamente». Passa Nesta: «A dire la verità è stato molto più facile del previsto, nessun problema per la botta al ginocchio».