Mercoledì 12 agosto 1998 - La Coruna, stadio Riazor - Real Madrid-Lazio 2-2 (7-8 d.c.r.)

Da LazioWiki.

Stagione

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12 agosto 1998 - Amichevoli stagione 1998/99 - VI amichevole - Trofeo Teresa Herrera - semifinale

REAL MADRID: Illgner, Panucci (46' Roberto Carlos), Sanchis, Hierro, Rojas; Victor (46' Seedorf), Jaime, Redondo, Savio; Raul (80' Campo), Morientes (46' Mijatovic). A disp. Contreras, Sanz, Pacheco. All. Hiddink.

LAZIO: Marchegiani, Negro (61' Gottardi), Couto (72' G.Lopez), Mihajlovic, Favalli, Conceicao (44' Venturin), Stankovic (78' Protti), De la Peña, Nedved; Salas, Mancini (86' Rambaudi). A disp. Ballotta, Marcolin. All. Eriksson.

Arbitro: Iturralde Gonzales.

Marcatori: 14’ Morientes, 35’ Nedved, 40’ Salas, 49’ Savio.

Sequenza rigori: Hierro, Protti, Mijatovic (parato), Salas, Savio, De la Peña, Roberto Carlos, Mihajlovic, Campo, Venturin (fuori), Redondo, G.Lopez, Seedorf (parato), Rambaudi.

Note: espulsi Rojas (R) al 15' p.t. e Jaime (R) 7' s.t. per fallo da dietro. Ammoniti Couto, Favalli, G.Lopez, Mihajlovic, Negro e Stankovic per scorrettezze.

Spettatori: 15 mila circa.

La formazione biancoceleste: Negro, Couto, Mihajlovic, Marchegiani, Mancini; Stankovic, Conceicao, Nedved, De La Peña, Favalli, Salas
La pagina de "El Mundo Deportivo" del 13 agosto 1998
La formazione biancoceleste: Negro, Couto, Mihajlovic, Marchegiani, Mancini; Stankovic, Conceicao, Nedved, De La Peña, Favalli, Salas

Il torneo Herrera ha messo subito in mostra l'attaccante sudamericano. Lazio-Salas, primo abbraccio. Il cileno va in gol all'esordio ufficiale: Real Madrid battuto ai rigori. I tempi regolamentari finiscono 2-2: Nedved segna con un tiro da fuori area, poi De la Peña inventa un bellissimo assist per Salas - Di Morientes e Savio i gol spagnoli - La Lazio, pur in superiorità numerica (espulsi Rojas e Jaime) soffre un po' nel finale - Ai rigori decisive due parate di Marchegiani.

Una coppia da sogno, proprio come se la immaginano i tifosi della Lazio. Ivan De la Peña e Marcelo Salas lasciano il segno alla loro prima partita insieme. La fantasia dello spagnolo e la rapacità sotto porta del cileno costituiscono una miscela davvero esplosiva. Ma non basta per mettere sotto un Real Madrid che dà una lezione ai laziali: in 9 contro 11, i madridisti mostrano grande carattere e sagacia tattica, rimettendo in pari la gara ed arrivando ai rigori. A Lisbona andò in tutt'altro modo. Ed al quarto appuntamento stagionale dal dischetto, stavolta la squadra di Eriksson è più precisa e conquista la finale dell'"Herrera". Il film del gol del 2-1 testimonia meglio di qualsiasi elucubrazione tattica l'efficacia della coppia latina costata a Cragnotti quasi 70 miliardi. Corre il 40' del primo tempo quando il fischiatissimo De la Peña, trotterellando a centrocampo, s'inventa una palla sparata in profondità a velocità astronomica: sorpresi i difensori centrali Sanchis e Hierro, alle loro spalle piomba come un rapace Salas, sinistro d'anticipo sul portiere, palla spostata sul destro e comodo tocco nella porta vuota. Dunque la corsa verso l'angolo e l'inchino da Matador, a sottolineare che questo non è un gol qualunque: è il primo con la Lazio. Primo d'una lunga serie come si augurano Eriksson ed i suoi. Subito dopo Marcelo si gira raggiante verso i compagni e prima di cadere nelle braccia di Ivan fa il gesto della culla, dedicando questo suo primo capolavoro in biancoceleste al figlio che Carolina gli regalerà in primavera. Ma la Lazio non vive solo sulle invenzioni dei suoi fuoriclasse, mostrando progressi sul piano del gioco nel primo tempo, per poi calare nella ripresa.

Le pecche sono in fase difensiva, visto che i gol subiti arrivano da calci piazzati. I biancocelesti sfruttano relativamente le due espulsioni decretate dal fiscale arbitro basco (che rifila anche sei gialli ai laziali). Gli interventi da dietro di Rojas e Jaime sono nettamente sulle gambe, ma così va il calcio: i cartellini rossi che avremmo dovuto vedere ai mondiali si scorgono solo nelle amichevoli estive. Forse ha ragione Eriksson quando dice che non esistono più amichevoli. Partono bene i romani che nei primi 5' costruiscono due nitide palle-gol. Assist di Salas per Nedved ed il suo micidiale sinistro è respinto da Illgner, maldestra la correzione non difficile di Conceicao. Subito dopo cross di Nedved pennellato per la testa di Mancini che schiaccia male e centrale. Passa in vantaggio però il Real: sulla punizione di Hierro, troppo comoda per Morientes la correzione di testa. Dopo un quarto d'ora c'è la prima espulsione, di Rojas. La Lazio tarda a prendere il sopravvento perché il Real orgogliosamente sale in cattedra. Al 35' però Nedved è abile al limite a sferrare un gran destro di prima intenzione su una palla sporca: imprendibile il tiro all'angolino. Cinque minuti ed ecco il numero De la Peña-Salas. In effetti si tratta di un bis perché poco prima il guardalinee aveva sbandierato un fuorigioco inesistente del cileno su una verticalizzazione da brivido. Il Real non ci sta e Hiddink mette dentro tre assi: Roberto Carlos, Seedorf e Mijatovic. Soprattutto lo slavo approfitta della sua freschezza per mettere in difficoltà la difesa della Lazio

Ed è l'ottimo brasiliano Savio, imprendibile sulla fascia sinistra, a sgattaiolare fra una selva di gambe mettendo dentro il 2-2 in mischia da calcio d'angolo. Dunque il rosso per Jaime scatena i tori del Real, che non ci stanno assolutamente a perdere. La partita sale agonisticamente pur con qualche errore di troppo. Savio e Mijatovic riescono anche a rendersi pericolosi mentre la Lazio cala vistosamente nella tenuta atletica, in 11 contro 9. Sfiora addirittura lo sfortunato autogol Lopez su tiro di Seedorf. Il 4-3-3 romano schierato in corso è evanescente. A decidere sono i tiri dal dischetto. Più bravo Marchegiani ne para due e porta in finale i suoi.


Il Messaggero titola: "A La Coruna i biancocelesti battono il Real Madrid ridotto in nove. Salas, subito gol. La Lazio ai rigori".

L'articolo prosegue: Con due uomini in meno contro il Benfica la Lazio incassa quattro gol, con due uomini in più rischia un'altra figuraccia contro il Real che, comunque, impartisce agli uomini di Eriksson una lezione di tattica e di gioco. Il tecnico nella ripresa vede una squadra impotente ed incapace sia di sfruttare la doppia superiorità numerica che di impensierire seriamente Illgner. Sarà tutta colpa del ritardo di condizione? E' un interrogativo preoccupante al quale bisognerà dare in fretta una risposta. Roba da meditare per lo svedese. La Lazio si presenta dopo la serataccia di Lisbona con la novità Salas, al debutto con la maglia biancoceleste, un esordio firmato da un gran gol. Il cileno manda subito al tiro Nedved sul quale è bravo Illgner che si ripete poco dopo su Mancini, lanciato da Nedved. Una fiammata quella della Lazio che però si spegne troppo presto. Il Real, pur tenendo fuori alcuni titolari, e più aggressivo, pressa a centrocampo e presidia bene le fasce con i veloci Victor e Savio che mettono alla frusta Negro e Favalli.

Campioni in vantaggio con un colpo di testa di Morientes su punizione di Hierro. Indecisione collettiva della retroguardia e soprattutto dei saltatori che si fanno trovare impreparati sul cross tagliato. La Lazio stenta e soffre: Conceicao non trova mai il guizzo, Stankovic è preso dalle preoccupazioni difensive, Mancini arretra troppo e lascia il povero Salas nella morsa di Hierro e Sanchis. L'intera retroguardia mostra limiti preoccupanti quando è chiamata a fronteggiare il contropiede dei "bianchi". E' una Lazio imballata che vive solo sulle accelerazioni di De la Peña. Fischiato dal pubblico, lo spagnolo illumina la scena con tocchi deliziosi e felpati, assistendo i compagni con un continuo e proficuo lavoro di supporto. Resta la sensazione che il piccolo campione giochi in posizione troppo arretrata per lanciare in rete le punte. Infatti, ogni qualvolta entra in possesso di palla si trova davanti molti avversari, la posizione di De la Peña rappresenta uno dei punti chiave nel disegno tattico della nuova squadra. Al quarto d'ora il primo episodio che inguaia il Real e ne condiziona la partita: una accelerazione di De la Peña viene stroncata da un duro intervento da dietro di Rojas che induce l'arbitro al cartellino rosso. I campioni d'Europa, seppur in inferiorità numerica, tengono il campo con autorevolezza dimostrando una miglior condizione fisica. Pavel Nedved riporta il risultato in parità con un fendente dal limite che infila Illgner.

Nel finale del tempo ancora De la Peña protagonista: prima lancia in rete il Matador, bravo e svelto nello scatto e nell'anticipare il portiere; quindi dà vita una serie di proteste vibrate con Hierro, insieme a Couto (ancora loro due!) per un fallo laterale non restituito. De la Peña sente la sfida come ai tempi del Barcellona. E' partita vera, vibrante ed emozionante, giocata a tutto campo e con buona intensità. In avvio di ripresa il tecnico Hiddink manda in campo Roberto Carlos, Mijatovic e Seedorf ed il Real diventa subito più compatto e pericoloso. In questo lo favorisce Eriksson che, uscito Conceicao per un risentimento muscolare, manda Stankovic a fare il terzino sul brasiliano. La Lazio è quasi ferma sulle gambe e va in difficoltà soprattutto sulla fascia destra. Al 4' un'altra indecisione difensiva porta al pareggio di Savio mentre un minuto dopo il Real resta in 9 in seguito all'espulsione di Jaime per gioco violento su Salas. Il tecnico svedese toglie Negro ed inserisce Gottardi per riportare Stankovic in mezzo. La squadra riacquista equilibrio ma continua a patire un avversario che, pur giocando con 2 uomini in meno, è sempre tonico, aggressivo e pericoloso con azioni in velocità e che costruisce le azioni-gol più importanti. Insomma, il 2-2 va stretto al Real e porta ai rigori per assegnare la qualificazione alla finale dove approdano i biancocelesti (8-7) in virtù di 2 parate di Marchegiani. Questi i goleador della Lazio: Protti, Salas, De la Peña, Mihajlovic, Lopez, Rambaudi. Di Venturin l'unico errore dal dischetto.