Mercoledì 24 ottobre 2007 - Brema, Weserstadion - Werder Bremen-Lazio 2-1

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24 ottobre 2007 - 3.249 - Champions League 2007/08 - 1° turno eliminatorio - Girone C, gara 3 - inizio ore 20.45

WERDER BREMEN: Wiese, Fritz, Mertesacker, Naldo, Pasanen (46' Tosic), Jensen, Frings, Borowski (73' Andreasen), Diego, Sanogo (64' Rosenberg), Almeida. A disposizione: Vander, Baumann, Vranjes, Harnik. Allenatore: Schaaf.

LAZIO: Ballotta, Behrami, Stendardo, Zauri, Kolarov, Mudingayi, Mutarelli, Manfredini, Meghni (51' Del Nero), Pandev (69' Makinwa), Rocchi (82' Tare). A disposizione: Muslera, Scaloni, Firmani, Baronio. Allenatore: D.Rossi.

Arbitro: Sig. Benquerença (Portogallo).

Marcatori: 28' Sanogo, 54' Almeida, 82' Manfredini.

Note: serata fredda, terreno in buone condizioni. Ammoniti Pasanen e Mudingayi per gioco scorretto, Pandev e Mutarelli per comportamento non regolamentare, Zauri per proteste. Angoli: 6-4 per il Werder. Recupero: 1' p.t., 3' s.t.

Spettatori: 36.587.

Il biglietto della partita
La formazione della Lazio
La rete di Christian Manfredini
Guglielmo Stendardo in azione
Tommaso Rocchi
Goran Pandev e Valon Behrami
Un'azione di attacco biancoceleste
Un momento della gara
Goran Pandev tenta la via della rete
Un fotogramma dell'incontro
Il macedone in azione
Mourad Meghni

La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio tutta cuore, ma non basta. Sanogo e Almeida lanciano il Werder Brema. La reazione con il gol di Manfredini arriva troppo tardi".

Continua la "rosea": Come complicarsi la vita e rendere ardua una qualificazione che resta possibile. Vai capire gli allenatori, va' a sapere che gli prende in certe notti di vigilia. Delio Rossi è tecnico preparato e sapiente, ma a Brema ha tentato di fare il fenomeno ed è stato punito. Mourad Meghni titolare dall'inizio, nel ruolo di trequartista al posto dell'infortunato Mauri. Mossa sorprendente, imprevedibile. Azzardo puro. Meghni è ragazzo interessante, una specie di "Zidanetto" che però viene da settimane di sofferenza per via della pubalgia. In questa stagione non era mai stato titolare, eppure Rossi l'ha buttato dentro in una partita cruciale, contro un avversario forte ma abbordabile, e ha inceppato i meccanismi consueti. Chiariamo: sarebbe cinico e baro additare Meghni come unico colpevole, altri hanno deluso nella notte tedesca, per esempio i celebrati Pandev e Rocchi. Però con Meghni si è perso un tempo - il primo - e si sono regalati metri di terreno ai "werderiani", senza beneficiare di un guizzo, di un'idea, di una genialata che ravvivasse l'andazzo. Moduli identici, differenti interpretazioni. A centrocampo due rombi. Quello della Lazio con Mutarelli vertice basso e Meghni sulla trequarti. Quello del Werder con Frings davanti alla difesa e Diego svolazzante tra le linee. Mutarelli si è battuto, ma ha retto a fatica il peso della doppia mansione, disattivare Diego e riavviare l'azione.

Meghni si è dissolto in pochi minuti, nessuno ne discute la tecnica, però in Champions i tocchi di fino non bastano, servono personalità e forza fisica, valori che in questo momento il giovane Mourad non può garantire. Dall'altra parte si è avuta conferma che il rientro di Frings dall'infortunio ha raddrizzato il Werder. Eppoi ha brillato Diego, brasiliano che faceva coppia con Robinho al Santos e che ha cittadinanza italiana, con residenza nel Lodigiano. Diego ha imperversato, suo l'assist per l'1-0 di Sanogo, e se un torto ha avuto è stato quello di non segnare un gol. Più concretezza, prego. Buona squadra, ma "niente de che" direbbero a Roma. Difesa vulnerabile, specie sui fianchi, e poggiante su due centraloni lunghi lunghi e dunque non velocissimi. Frequenti amnesie in mediana, larghe concessioni di spazi. Insomma, avversario alla portata di una formazione italiana ad elevato tasso di tatticismo. Eppure... Il primo gol biancoverde? Un assist di Diego per Sanogo, che ha squarciato la difesa laziale. Il raddoppio? Una palla radente da destra, servita da Fritz e schiaffata dentro da Almeida. Due reti evitabili, mannaggia alla Lazio. Resta valido quanto si rimuginava alla vigilia. Data l'emergenza-infortuni, sarebbe stato meglio mettersi il paracadute, affidarsi a un sano e umile 4-4-2, magari con Firmani e Mudingayi a "smazzare" in mezzo e con Manfredini e Mutarelli sugli esterni. Rinunciare al fantasista senza sentirsi sminuiti o vili traditori della propria idea di bel gioco.

Una linea di mezzo a quattro avrebbe sgravato Mutarelli di qualche incombenza e in diverse situazioni avrebbe assicurato la superiorità numerica. Di fatto la Lazio è andata troppo spesso all'uno contro uno contro Diego e ne è uscita a pezzi. All'inizio della ripresa Rossi si è corretto: fuori Meghni e dentro Del Nero, dirottato in fascia destra per un 4-4-2 più razionale. Purtroppo Del Nero aveva la malinconia addosso e la scossa non c'è stata. Il gol laziale è arrivato nell'unica maniera ieri sera possibile, su una punizione di Kolarov, sorta di nuovo Mihajlovic: Wiese ha respinto goffamente e sul pallone vagante si è avventato Manfredini. Meglio che niente, ma per arrivare secondi ci vorrà altro. Ritrovare la semplicità perduta, prima di ogni altra cosa.


La Repubblica titola: "Dopo due pareggi arriva la prima sconfitta (2-1) dei biancazzurri. Il gruppo Rossi paga le troppe assenze. In rete Manfredini. Champions, il Werder batte la Lazio. Romani fanalino di coda del girone".

L'articolo così prosegue: Prima sconfitta della Lazio nella terza giornata del Gruppo C di Champions League. Dopo i pareggi con Olympiacos e Real Madrid, i biancocelesti di Delio Rossi si sono arresi per 2-1 sul campo del Werder Brema, costretti a vincere per restare in corsa per la qualificazione. Un gol per tempo in favore dei tedeschi, in vantaggio al 28' con l'ivoriano Sanogo e ancora in rete dopo 9' della ripresa con il portoghese Almeida. Troppe le assenze in casa Lazio per sperare in qualcosa di più: le occasioni migliori sono capitate dopo aver subito il raddoppio, con un'incursione di Pandev al 27' del secondo tempo parata da Wiese, che capitola solo nel finale sul tap-in di Manfredini dopo la punizione violenta di Kolarov respinta malamente dal portiere del Werder. La Lazio, che ritroverà i biancoverdi nel ritorno all'Olimpico del 6 novembre, resta così ultima in classifica del girone con 2 punti, superata anche dal Werder che sale a 3. Delio Rossi non vuole rinunciare al suo credo nel match chiave per la Lazio in Champions: meglio allora un costruttore, Meghni, che un distruttore, Firmani, in un centrocampo che conta anche sull'acciaccato Mutarelli.

Tante le assenze importanti, da Cribari a Diakite, da Ledesma a Mauri finendo per Siviglia: l'emergenza è soprattutto in difesa, dove Stendardo è l'unico marcatore di ruolo e a Ballotta, in virtù dell'età, è chiesta calma e sangue freddo. Ma dalle parti del veterano dei pali si balla quasi subito, perché dalle parti di Kolarov il Werder trova spazi a volontà e al centro Zauri soffre nel ruolo di stopper. Nando, al 12', stacca indisturbato ma non centra il bersaglio, Ballotta, al 14', sbaglia incredibilmente il rinvio e per poco Almeida non lo punisce. Insomma, la Lazio, pur non schiacciata, soffre la velocità dei biancoverdi, anche se Wiese, quando chiamato in causa, è tutt'altro che impeccabile. Diego è l'arma in più dei tedeschi e la difesa laziale affanna nel contenerne le virtù, che al 28', dopo una botta di Kolarov dalla lunga distanza, portano in vantaggio il Brema. Il suo tocco per Sanogo è un capolavoro, l'ivoriano scappa a Zauri, fa sedere Ballotta e infila sotto le gambe di Behrami. La Lazio barcolla quando Diego fa il funambolo, attimi di nervosismo per un pallone che la Lazio non mette fuori (Pasanen rischia il rosso) e Rocchi che, al 38', viene fermato per un fuorigioco più che dubbio. E meno male che Ballotta, proprio allo scadere, si salva su Fritz (prima di perdere ingenuamente il pallone): andare al riposo sotto 2-0 sarebbe stata la fine per i capitolini.

Non che faccia molta differenza subire il raddoppio dopo 9' della ripresa, dopo il cambio tattico per consentire a Del Nero di inserirsi per Meghni: Fritz si invola sulla corsia destra, il suo cross basso non raggiunge Sanogo ma il portoghese Almeida, che insacca di precisione. E' un colpo duro per la Lazio, che però non si deprime, "rischiando" di riaprire i conti con Pandev al 17' (bravo Wiese a chiudergli lo specchio in uscita) e con un diagonale di Mutarelli al 24'. Rocchi si lamenta per il cambio con Tare, che perlomeno porta fortuna, visto che al 37' la Lazio accorcia: Kolarov spara di punizione, Wiese fa quel che può e Manfredini ribadisce in rete indisturbato. Troppo tardi, però, per sperare in un miracolo: per i biancocelesti il passaggio del turno è sempre più difficile.


Il sito web "Uefa.com" commenta così la gara:

Una S.S. Lazio decimata dagli infortuni non riesce a evitare la prima sconfitta nella fase a gironi di UEFA Champions League. Al Weserstadion la squadra di Delio Rossi cede 2-1 al Werder Bremen, che trova la prima vittoria nella massima manifestazione europea per club grazie ai gol dei suoi due attaccanti, l'ivoriano Boubacar Sanogo nel primo tempo e il portoghese Hugo Almeida nella ripresa; inutile il gol di Christian Manfredini a otto minuti dalla fine. I biancoazzurri non partono male, ma calano progressivamente e reagiscono troppo tardi al doppio vantaggio del Werder, guidato da un ispiratissimo Diego. Dopo tre giornate, la Lazio è ultima in classifica nel girone C con due punti ma Werder e Olympiacos CFP non sono irragiungibili: con tre partite da giocare, nulla è compromesso. Thomas Schaaf conferma in blocco la squadra che ha battuto 3-2 in campionato l'Hertha BSC Berlin. Rossi deve fare i conti con un'infermeria affollata e cambia quattro elementi nella formazione che ha sconfitto in trasferta l'AS Livorno Calcio. In difesa Aleksandar Kolarov rimpiazza Sebastiano Siviglia, sottoposto a un nuovo intervento chirurgico, con Luciano Zauri spostato al centro; a centrocampo Gaby Mudingayi e Manfredini sono preferiti a Fabio Firmani e Roberto Baronio, mentre il francese Mourad Meghni sostituisce l'indisponibile Stefano Mauri.

Il primo affondo è della Lazio, ma il pallone in profondità di Manfredini per Tommaso Rocchi è bloccato in uscita da Tim Wiese; i padroni di casa rispondono con un tiro di Tim Borowski che termina alto. Al 12' brivido per Marco Ballotta: il colpo di testa di Naldo su punizione di Diego non inquadra lo specchio della porta. Due minuti dopo il portiere della Lazio combina un pasticcio su un rinvio con le mani, ma Almeida non ne approfitta. Al 18' insidioso calcio di punizione di Kolarov: Manfredini non ci arriva ma Wiese è comunque in difficoltà e smanaccia come può. Al 23' un calcio piazzato di Diego è deviato in corner da Valon Behrami; risponde ancora Kolarov, la cui punizione per poco non sorprende il portiere avversario. Ma sul ribaltamento di fronte è di nuovo il numero 10 del Werder a fallire una ghiotta opportunità, su intelligente assist di Borowski. Al 28' i tedeschi passano: splendido pallone filtrante di Diego per Sanogo, l'attaccante ivoriano scarta Ballotta e mette in rete nonostante il disperato tentativo di salvataggio di Behrami. Il talento brasiliano è una minaccia costante per la Lazio e al 34' tenta il gol con una spettacolare rovesciata, senza fortuna. Al 45' è Ballotta, con un miracolo su botta di Clemens Fritz da distanza ravvicinata, a evitare il raddoppio degli uomini di Schaaf. La ripresa si apre con una novità nella difesa del Werder, dove il serbo Duško Tošić rileva il finlandese Petri Pasanen. Al 48' un sinistro di Almeida termina alto, poi Rossi getta nella mischia Simone Del Nero, che sostituisce Meghni. Ma al 54' arriva il colpo del ko: un errore di Kolarov lancia sulla fascia Fritz, il cross del centrocampista trova smarcato sul secondo palo Almeida che di piatto sinistro non lascia scampo a Ballotta. Sotto di due gol, la Lazio inizia a reagire.

Al 56' un sinistro di Rocchi impegna Wiese, sei minuti dopo Goran Pandev – smarcato da Massimo Mutarelli – ha un'ottima chance ma tira addosso al portiere del Werder. L'attaccante Markus Rosenberg sostituisce Sanogo al 64', poi Diego da una parte e Mutarelli dall'altra sciupano due buone opportunità. A 20 minuti dalla fine Rossi si gioca la carta Stephen Makinwa. Diego e Borowski sfiorano il terzo gol, poi il centrocampista tedesco lascia spazio a Leon Andreasen. Ighli Tare entra al posto di Rocchi e la Lazio accorcia le distanze: il "solito" Kolarov impegna Wiese su punizione, ma sulla respinta Manfredini è il più lesto di tutti e insacca di destro. Nelle fasi finali i biancoazzurri non riescono a rendersi pericolosi, dopo il triplice fischio del portoghese Olegário Benquerença il Werder può festeggiare i primi punti in questa Champions.