Mercoledì 3 ottobre 1973 - Sion, Stade de Tourbillon - FC Sion-Lazio 3-1

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3 ottobre 1973 - 1781. Coppa Uefa 1973/74 - Trentaduesimi di finale - Ritorno

FC SION: Donze, Valentini, Trinchero, Bayic, Dayen, Hermann, Barberis, Schaller, Luisier, Quentin, Isoz. A disp. Korac, Lopez, Vergeres, Bille. All. Blasevic.

LAZIO: Pulici., Petrelli, Martini., Wilson, Oddi, Nanni (70' Mazzola (II)), Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Inselvini. A disp. 12 Avagliano, 13 Labrocca, 14 Facco, 16 D'Amico. All. Maestrelli.

Arbitro: sig. Biwersi (Germania).

Marcatori: 10' Garlaschelli, 14' Isoz, 57' Barberis, 90' Isoz.

Note: serata mite, terreno in perfette condizioni. Ammonito Frustalupi al 10' per comportamento non regolamentare. Angoli 6-3 (4-3) per il Sion

Spettatori: 8.000 circa, primato di incasso per il Sion.


Chinaglia tenta di superare il portiere avversario
Telefoto A.P.
Chinaglia tenta la via del gol in rovesciata
Telefoto A.P.

La vittoria dell'andata ha stordito la Lazio al punto di aver preso questa trasferta sottogamba. La mente probabilmente era alla vicina trasferta di domenica a Vicenza per la prima di campionato.

I biancazzurri passano al 10' con Garlaschelli, abile a sfruttare un'ingenuità della difesa elvetica. Forse questa rete li rende ancora più deconcentrati e al 14' è il funambolo Isoz che pareggia beffando la difesa. La Lazio rinuncia a giocare e si fa mettere sotto dal Sion che attacca forsennatamente, spinto anche dal caloroso pubblico amico.

Anche nella ripresa la musica non cambia e Barberis al 57' porta a due le reti svizzere. Il Sion ci crede, ma per fortuna riesce a segnare la terza rete solo al 90' e sempre con Isoz, imprendibile per gli stralunati difensori biancazzurri.

Nello spogliatoio scoppia una rissa tra Chinaglia, uscito fuori dai gangheri, e Martini, che non sopportava i suoi rimbrotti e che aveva coinvolto tutta la squadra. Per questo Maestrelli decide di non tornare a Roma ma di portare la squadra direttamente in ritiro a Vicenza, in attesa dell'inizio del campionato.

E decide pure di fare il viaggio più lungo. Da Sion a Ginevra, con il pullman, la squadra ci impiega quasi 4 ore, poi aereo fino a Torino; quindi coincidenza fino a Bologna, e di nuovo in pullman fino a Vicenza. All'arrivo, stremati, i giocatori avevano chiarito tutto e la calma era ritornata.


► Il Corriere dello Sport titola: “In Svizzera senza grinta”

Sion - La Lazio ha superato il primo turno della Coppa UEFA: non potevano esserci dubbi, dopo il secco 3-0 della partita d'andata. Questa sera, però, il Sion è riuscito a togliersi una bella soddisfazione, vincendo con pieno merito, anche se con un punteggio forse esagerato. Se non ci fosse stato il gol al 90', la partita si sarebbe chiusa con ii risultato più esatto, il 2-1 che avrebbe premiato la generosità degli svizzeri, ma avrebbe al tempo stesso espresso meglio la differenza dei valori. L'arbitro tedesco Biwersi, invece, non ha avuto giustamente dubbi nel convalidare il gol di lsoz, dopo che la palla, superato Pulici vanamente proteso in tuffo, si era perduta sul fondo. Le discussioni seguite a questa decisione arbitrale si sono spente quasi subito, per il fatto che il terzo gol del Sion aveva un valore platonico. Oltre tutto, il violento pallone calciato da Isoz è effettivamente entrato in porta a fil di palo, staccando la rete dai montante e rotolando quindi sul fondo.

Se dovessimo giudicare la Lazio sulla base di questi 90 minuti, dovremmo essere piuttosto severi con la squadra di Maestrelli, che nel secondo tempo è stata nettamente superata da un avversario che pure le era tecnicamente inferiore. Non si deve dimenticare che questi incontri di coppa durano 180 minuti, dunque la Lazio non può essere condannata per aver badato soprattutto ad amministrare il vantaggio acquisito all'Olimpico. Certo, si poteva fare figura migliore. Oltretutto, proprio dall'esito di questa partita, nascono preoccupanti considerazioni sul rendimento che Chinaglia e compagni sapranno offrire in trasferta, già nel secondo turno, contro l'avversario che sarà loro assegnato in sorte venerdì a Zurigo. Il fatto è che non sempre la Lazio potrà avere la fortuna di contare in casa su una squadra addomesticabile come il Sion.

Psicologicamente la Lazio ha, scusate il paradosso, perduto la carica proprio al 10' di gioco, quando Garlaschelli è riuscito a segnare dopo un magnifico servizio di Chinaglia. È stato quel gol a dare la sicurezza della qualificazione, perché il Sion avrebbe dovuto realizzarne cinque per ribaltare la situazione. Sicché, per il resto della partita, la grinta e la decisione della Lazio sono state molto relative. A parte questa spiegazione psicologica, però, si deve egualmente rilevare come la Lazio sia mancata anche come squadra. In periodi brevissimi della partita è stata capace di imporre il proprio tradizionale gioco. Ciò è accaduto in primo luogo perché il reparto di centrocampo si è trovato in condizioni precarie per l'esodo obbligato di Re Cecconi dalla zona abitualmente coperta.

Maestrelli ha confermato infatti le marcature della partita d'andata, ma Quentin, il numero 10 degli elvetici, questa volta ha agito da ala sinistra effettiva ed ha costretto Re Cecconi a fare il terzino. Ad ogni modo, anche nelle poche occaSioni in cui ha potuto sganciarsi, il motore abituale della manovra laziale ha mostrato stasera di andare a tre cilindri. Alla latitanza di Re Cecconi si aggiunga il fatto che Inselvini è stato di relativo aiuto a Nanni e Frustalupi. Non è facile inserirsi all'improvviso in un meccanismo che cammina automaticamente: il bresciano non poteva farsi trapiantare anche il cervello di Manservisi dopo averne indossato la maglia. Sicché ha finito per girare quasi sempre a vuoto, al punto che siamo rimasti sorpresi quando Mazzola è entrato in campo per sostituire Nanni anziché lui.

Sopraffatta numericamente a centrocampo, messa sotto dalla volontà strenua degli svizzeri, la Lazio non ha accettato la lotta e si è limitata a difendere il vantaggio ai punti. È stato un peccato, giacché, spingendo un po' di più sull'acceleratore, la squadra poteva uscire imbattuta anche stasera. Perché Chinaglia e Garlaschelli sono apparsi in giornata favorevole: hanno finito per smarrirsi alla distanza solo per mancanza di rifornimenti. Frustalupi, dall'alto della sua esperienza, ha cercato di sovvertire la situazione, ma, da solo, lì in mezzo al campo, non poteva far molto.

Il reparto difensivo non è indenne da pecche. È stato incerto specialmente sui cross (responsabilità collettiva sul primo gol) e spesso carente nell'anticipo. Oddi e Wilson abitualmente giocano dieci volte meglio e lo stesso Petrelli non è stato all'altezza delle recenti esibizioni. Pulici è indenne da colpe sui magnifici tre gol svizzeri. Avrebbe dovuto sfoderare grosse prodezze per evitarli, ma questa non era proprio la serata.

Nei primi minuti della partita, Re Cecconi stenta un po' nella marcatura di Quentin che gioca a sua volta avanzatissimo. Il primo grosso pericolo, al 7', è per la porta del Sion su incursione di Garlaschelli. L'ala, dopo aver superato tre uomini, si lascia deviare in angolo la palla da Trinchero invece di crossare corto verso Chinaglia. Subito dopo il centravanti è chiamato all'opera da un perfetto lancio dell'avanzato Oddi, supera di testa Bajic ed il portiere si esibisce in un bell'intervento.

La Lazio, che ha iniziato molto bene, già al 10' passa in vantaggio. Martini conquista la palla a centrocampo, avanza di una ventina di metri sulla sinistra, poi porge a Chinaglia. Questi vorrebbe tirare, ma si accorge intanto che Garlaschelli sta avanzando di corsa liberissimo sulla destra. Allora gli porge la palla: il tiro dell'ala è forte e preciso e si insacca sulla destra del portiere svizzero. 1 a 0. Adesso il Sion, per eliminare la Lazio, dovrebbe segnare almeno cinque gol. Il vantaggio della squadra romana dura però soltanto tre minuti. Al 13'. infatti. Daven avanza incontrastato sulla sinistra ed invia un cross perfetto al centro, sul quale si catapulta di testa Isoz che infila Pulici con un tiro molto forte. Subito dopo il portiere laziale si lascia sfuggire la palla su una stangata dal limite di Luisier, ma fortunatamente nessun avversario è nelle vicinanze.

La Lazio si rifà viva in avanti al 34' con un tiro alto di Chinaglia servito da Garlaschelli. La squadra gioca praticamente con due sole punte, perché Inselvini si mantiene quasi sempre arretrato e quando avanza non trova la misura esatta per scambiare con Chinaglia. A dare man forte alle punte pensa qualche volta Nanni, che si sobbarca un discreto lavoro, poiché deve arrestare a metà campo il vecchio tedesco Herrmann, che è in buona serata e si dimostra il migliore suggeritore degli attaccanti elvetici. Quando conquista la palla, la Lazio si limita spesso a fare "melina". Al 40' Hermann ferma fallosamente uno scambio Nanni-Garlaschelli. Sulla relativa punizione, Frustalupi finge il passaggio a Chinaglia, invece tocca per Nanni il quale chiama Donze ad una impegnativa quanto spettacolare parata.

L'arbitro evidentemente ha molta fretta di tornare a casa, perché comincia il secondo tempo dopo soli 9' di intervallo. Addirittura, al fischio di avvio Martini non è ancora in campo. Al 2' c'è una punizione fischiata dall'arbitro per discutibile intervento di Re Cecconi su Isoz vicino alla bandierina. Sullo spiovente, il tiro violentissimo di Isoz va a stamparsi sulla nuca di Inselvini, il quale crolla a terra rialzandosi dopo circa mezzo minuto. Al 4', su punizione da 40 metri, Chinaglia finta il tiro in porta e poi tocca a Nanni che gli rilancia la palla in profondità. L'intenzione è bellissima, ma il centravanti è preceduto di un soffio. Si guadagna comunque gli entusiastici applausi del pubblico. I tifosi svizzeri, subito dopo, scattano però in piedi per reclamare un rigore per un presunto fallo di mano di Wilson su un tiro scagliatogli addosso da Quentin da non più di due metri. Al 12' inaspettatamente, dopo una fase di stanca, il Sion passa in vantaggio. Hermann pesca con un lunghissimo lancio Barberis, tagliando fuori Wilson. Tenta il recupero disperato Petrelli, che però viene preceduto dall'ala destra, un oriundo italiano, che batte Pulici da pochi metri. Un'azione tanto improvvisa quanto spettacolare.

La Lazio non cerca di reagire, ma tende a gelare il gioco con una lunghissima ragnatela di passaggi a centrocampo. È però nella zona più importante del campo che la Lazio manifesta questa sera una certa difficoltà per il fatto che lo schieramento degli elvetici ha praticamente, come già rilevato nel corso del primo tempo, imposto a Re Cecconi di osservare la posizione di terzino destro. Si aggiunga a questo il relativo apporto che allo stesso reparto riesce a dare Inselvini, si tenga conto del maggior entusiasmo e soprattutto del superiore ordine con cui gli svizzeri si battono rispetto alla partita di Roma, e ci si renderà conto del motivo per cui la Lazio nella fase finale della partita è costretta a subire un'offensiva quasi ininterrotta da parte del Sion.

A metà ripresa Maestrelli utilizza Mazzola. Si pensa alla sostituzione di Inselvini, ma sorprendentemente è Nanni a lasciare il campo. In questo periodo della partita Chinaglia resta piuttosto solo in avanti, e viene continuamente maltrattato dai difensori svizzeri, i quali si mostrano molto più energici rispetto alla partita di andata. Il libero Trinchero, questa volta, non si concede licenze.

Neanche nell'ultimo quarto di ora la Lazio si decide ad uscire dalla propria metà campo. Amministra con molta avarizia la propria partita, e si limita a fermare sulla tre quarti le iniziative degli svizzeri, il cui entusiasmo fortunatamente appare un po' spento dopo la sfuriata della prima parte del secondo tempo. E così, come spesso capita di vedere, Chinaglia prende a sbracciarsi verso i compagni, che anziché pescarlo con palloni precisi, si limitano a tiri di alleggerimento.

Dopo questo lungo periodo di pausa, al 34' gli elvetici sfiorano la terza marcatura su calcio di punizione battuta da Herrmann, ma il tedesco Dayen - che si era spinto in avanti eludendo la sorveglianza di Mazzola, il quale esegue i compiti che prima erano di Nanni - manca clamorosamente l'aggancio a sette-otto metri dalla porta di Pulici. Al 36' è tornato di nuovo alla parata, questa volta piuttosto facile, su tiro di Quentin scoccato dal vertice sinistro dell'area. Per rivedere la Lazio all'attacco bisogna aspettare il 38' quando Chinaglia parte da metà campo, scambia con Petrelli, sinché il terzino Valentini recupera su di lui deviando in calcio d'angolo. Del tutto inaspettatamente, però, l'arbitro non concede il tiro dalla bandierina. Subito dopo è Mazzola che cerca di farsi luce, ma Chinaglia, sul limite dell'area, non comprende le intenzioni del nuovo entrato e manca l'aggancio della palla.

Episodio incredibile al 90', quando sull'ultima azione degli elvetici, Schaller porge un pallone a Isoz che taglia in porta un tiro angolatissimo. Pulici si tuffa, vanamente. L'arbitro fischia il gol e subito dopo la fine. La partita finisce così 3 a 1, tra le tiepide proteste dei tifosi laziali.


La Gazzetta dello Sport titola: “La Lazio segna con Garlaschelli poi subisce e corre rischi (1–3) – I biancazzurri forti del 3-0 all’Olimpico hanno vissuto di rendita”.

Sion - Lo Lozio va a picco nella ripresa e può stasera soltanto consolarsi pensando al 3-0 di Roma che le permette in qualche modo di procedere in campo internazionale. Ma il particolare non annulla di certo l'amarezza per il 3-1 patito qui a Sion, a capo di una prova prima presuntuosa e poi nervosa, che è terminata in un collasso generale della squadra, sicuramente più forte sul piano tecnico, ma innegabilmente annoiata, dispersiva e irritante nella circostanza. Dal collasso si salvano in pochi: Pulici e Martini; forse il Re Cecconi del primo tempo e il Frustalupi della ripresa. Gli altri non hanno attenuanti; Inselvini è mancato in pieno facendo rimpiangere Manservisi, Garlaschelli dopo il bel gol del prodigioso vantaggio è sparito, Chinaglia si è ostinato a fare tutto da solo senza ottenere quasi nulla.

Al tavolo del Sion, la Lazio gioca comodamente soltanto nel primo tempo, amministrando di mestiere la cospicua rendita di tre reti ricuperata il 19 settembre in prima istanza. Al tavolo dei Sion, Chinaglia e compagni controllano in qualche modo la situazione soltanto nella prima parte, lasciando che i vallesi si slancino in vane sortite, sulla scorta d'un gioco prolisso e macchinoso in fase di costruzione che affievolisce in zona di tiro. Maestrelli ha assortito una formazione agile nel gioco dl rimessa, ben racchiusa tra difesa e centrocampo, anche grazie al lavoro di copertura di Inselvini, puntuale nel contropiede in virtù del dinamismo di Martini e Re Cecconi che imperversano sulle fasce laterali scambiandosi, con la consueta sincronia, compiti di interdizione e di proiezione offensiva.

Proprio grazie ad una prodezza di Martini, la Lazio passa rapidamente in vantaggio: è il 10’, il cursore conquista un pallone a centrocampo, avanza seminando un paio di uomini con falcata poderosa e sventaglia sulla sinistra per Chinaglia che rimette in mezzo a Garlaschelli, libero nel prendere la mira per centrare con un rasoterra l’angolo alla destra di Donze. E’ l’1-0 e sembra il preludio per una nuova vendemmiata, ma invece gli svizzeri in un sussulto d’orgoglio partono all’arrembaggio e dopo quattro minuti riescono a conquistare il pareggio. Dayen che controlla Garlaschelli si sgancia in avanti, aggira Petrelli ed Oddi sulla sinistra e poi crossa teso di precisione per Isoz che si solleva più di tutti e incorna di precisione sotto la traversa.

E’ un gol permesso da una difesa in difetto di posizione, un gol che dovrebbe comunque riaccendere la partita, anche se lo sforzo del Sion è ormai pletorico nel contesto dell’UEFA. Ed invece si slitta alla svelta su squarci di gioco annoianti, proprio perché la Lazio si esibisce a rilento, non avendo nessun interesse ad alimentare ritmo ed accanimento, mentre il Sion, pur meno ingenuo e traballante rispetto a Roma, pur ammirevole per l’impegno che profonde, evidenzia al dunque una manovra senza affondi con geometrie stucchevoli e prevedibili, bloccate abbastanza agevolmente davanti all’area presidiata da Wilson.

Le marcature sono rimaste inalterate rispetto a Roma: Bajic su Chinaglia, il libero in linea, Dayen su Garlaschelli e poi a centrocampo Re Cecconi che se la vede con Quentin e Frustalupi che prevale frequentemente su Isoz. Solo Hermann e Barberis fra gli svizzeri hanno una caratura notevole e trascinano a tratti i compagni con idee lucide e pericolose, dettate però sovente inutilmente per Luisier, annullato da Oddi, e Schaller tenuto bene da Petrelli.

Così dopo i due gol nel primo tempo si annota ben poco di saliente: un colpo di testa di Isoz che sfiora il raddoppio, anche se Wilson riesce a smorzare la pericolosa traiettoria, e poi una mischia furibonda al 30’ in area laziale con Wilson che esce ancora vittorioso da contrasto con Quentin, pescato da Barberis smarcatissimo. Si capisce che la Lazio gioca con sufficienza, e non imprime alla manovra il ritmo abituale, anche perché Nanni è in cattiva serata e Inselvini dopo un avvio buono viene meno ai suoi compiti. Un gran tiro di Chinaglia dal limite, comunque, e una punizione bomba di Nanni prima della fine del tempo, interrompono la prevalenza confusa e coraggiosa del Sion che cerca disperatamente almeno la soddisfazione d’una vittoria.

Ed infatti nella ripresa, mentre la Lazio si affievolisce sempre di più, continuando a giocare a peccare di presunzione scegliendo un gioco ricamato e scarsamente efficace, il Sion torna a premere alla disperata infittendo i suoi assalti e rovesciandosi spesso nell'area laziale. Così al 57’ su passaggio di Hermann, il solito bravissimo Barberis scatta bene, stringe, salta Wilson e realizza con un preciso diagonale a fil di palo.

Pertanto le prospettive della partita si capovolgono e adesso nel piccolo stadio a ridosso del Rodano, la squadra di Maestrelli è costretta a inseguire almeno il pareggio perché non ci sta a perdere e si sente beffata da avversari che ha trattato fin qui con supponenza. Entra Mazzola al posto dello spento Nanni, ma nel panorama non cambia niente perché adesso la Lazio è sempre più sbilanciata e nervosa, con Chinaglia troppo individualista davanti e Garlaschelli che via via si assenta e si estranea sempre di più dalla manovra. Il Sion per contro incrementa le proprie iniziative e continua a premere sovrapponendosi allo smarrito centrocampo biancazzurro e riuscendo via via a cancellare il brutto ricordo di Roma.

I pericoli li corre solo la Lazio: Dayen al 79’ ciabatta malamente su passaggio di Hermann da pochi passi, Pulici all’85’ esce con successo alla disperata prima su Trinchero e poi su Luisier. L’arrembaggio del Sion è incessante, la Lazio scucita e sotto tono non esiste in questa fase e non può rimediare. Al 90’ arriva il 3-1, un risultato a cui gli svizzeri dovevano ad onor del vero pervenire prima: Shaller slitta sulla destra, evita Petrelli e taglia in mezzo per Isoz che al volo devia in gol nell’angolo alla destra di Pulici; ma per una smagliatura nella rete il pallone sembra uscire a lato. I vallesi però reclamano con prontezza e l’arbitro (perfetta la sua direzione) interviene e convalida, sollevando le protesta ingiustificate di Pulici e dei laziali mentre scade il tempo.


Il Messaggero titola: “Incredibile sconfitta di biancoazzurri a Sion – 3-1: dopo un gol di Garlaschelli la debacle. La Lazio passa comunque il turno”.

Sion - La Lazio passa il turno e si presenta al secondo round della Coppa Uefa con la macchia d'una netta sconfitta (1-3) subita contro quel Sion che all'Olimpico era sembrato più che disponibile. I biancazzurri hanno perso questo ritorno in modo umiliante, dopo aver avuto la possibilità di fare bottino pieno grazie ad un avvio positivo. Invece, nonostante il vantaggio di un gol, la Lazio si è fatta superare nettamente, andando in barca nella ripresa e rischiando una magra storica. Eppure, dieci minuti di giuoco erano bastati a chiarire la situazione anche ai più scettici.

La Lazio, trovato il gol con Garlaschelli, per l'appunto al 10', aveva dato subito il benservito al Sion. La qualificazione diventava più che mai una semplice formalità. Il Sion, se mai ha sperato o puntato ad un'assurda rimonta, per riuscire nell'impresa avrebbe dovuto realizzare ben cinque gol e non subirne altri, e quelle di Blazevic non è sicuramente formazione tanto ambiziosa. In verità, sin dall'inizio, gli elvetici hanno lasciato intendere di non cullare illusioni di sorta, organizzandosi per fronteggiare validamente l'avversario, ma senza dar segni di eccessiva aggressività. Probabilmente la balorda posizione di classifica del Sion aveva suggerito al tecnico di dirottare i propri interessi sul campionato. Giudicando a posteriori, forse è stato un errore. Se solo avesse forzato un po' nel primo tempo, l'undici svizzero avrebbe messo in crisi - come ha fatto puntualmente nella ripresa - la distratta ed ormai disunita squadra romana.

Resta questo 1-3, a sette giorni o poco meno dallo 0-3 di Spaiato. Stavolta mancavano il solo Manservisi e Facco e le scusanti di ordine psicologico non aiutano la causa. La Lazio deve prendere coscienza al più presto del ruolo che è chiamata ad interpretare in campo internazionale. Ha scarsa importanza anche il fatto che il terzo gol è giunto solo allo scadere e che i biancazzurri sostengono di non averlo neppure subito (la palla è uscita dalla rete per una delle solite smagliature, ma l'arbitro, dopo un attento controllo, ha convalidato). Non si può giustificare un atteggiamento così distaccato, non fosse altro che per i nostri connazionali presenti in tribuna. Troppi giocatori hanno limitato il loro impegno. Diciamo questo perché se non si trattasse di scarso impegno, ci sarebbe da prepararsi a brutte sorprese in campionato.

La difesa, non appena il Sion si è reso conto di poter forzare, e cioè nel secondo tempo, è apparsa in chiara difficoltà. Il centrocampo, con un Re Cecconi stranamente relegato in posizione difensiva (marcava Quentin e non si è mai sganciato), si è mosso bene solo nella prima mezzora, con Frustalupi in cattedra. In attacco, Chinaglia e Garlaschelli hanno giuocato pochi palloni, in conseguenza al limitato rifornimento. I singoli meritano giudizi ancor peggiori dei reparti. Questo alla vigilia dell'esordio con il Vicenza. Per Maestrelli le prospettive non sembrano molto favorevoli e sarà opportuno richiamare alla svelta Manservisi da Roma.

Del Sion, in pratica, si è detto tutto. Non ha mai creduto nel miracolo ed ha sbagliato. Barberis ed Hermann sono stati i migliori, sfruttando l'allegro marcamento messo in atto da Martini e Frustalupi. Ed eccoci alla cronaca. la Lazio ha un buon inizio. Giuoca in scioltezza. senza patemi e sfiora il gol due volte (fuga di Chinaglia, cross al centro e liscio dì Nanni al 5’: azione personale di Garlaschelli con conclusione stoppata in area da un difensore al 6’) prima di portarli in vantaggio al terzo affondo. La rete arriva al 10': Martini, dalla sinistra, serve Chinaglia che tocca bene por Garlaschelli, rasoterra angolatissimo dell'ala ed è l’1 a 0.

Il Sion non dà segni immediati di reazione, ma pesca ugualmente il pareggio dopo quattro minuti. L'azione è stupenda: centro teso di Dayen e tuffo volante di Isoz che non dà scampo a Pulici. Sembra un lampo nel buio. Gli elvetici non modificano, infatti, il loro gioco e la Lazio potrebbe nuovamente staccarsi La partita, invece, diventa monotona e ai ravviva unicamente per un paio di svarioni della difesa laziale e per una bella girata di Chinaglia con palla di poco sopra la traversa.

La ripresa è tutta un'altra cosa. Il Sion prende coraggio e infila ripetutamente una Lazio ormai con la testa a Vicenza. Il due a uno giunge al 12’ con Barberis lesto a sfruttare una papera di Martini e a battere Pulici da pochi passi. Il tre a uno al 90'. Isoz riprende al volo un cross dalla destra e mette in rete a fil di palo, ma la palla finisce sul fondo. Il mistero lo chiarisce l'arbitro: c’è un buco.


La Stampa titola: “La Lazio continua - Lazio sconfitta nei sedicesimi – 1-3 contro il Sion

“Cadremo con le armi in pugno” era scritto stamane sul giornale locale, e i ragazzi di Blazevic hanno tenuto pienamente fede alla promessa, impegnando severamente la Lazio, e battendola nettamente per 3-1 prima di lasciarle via libera per il secondo turno della Coppa UEFA.

La partita si era messa quanto mai bene per i romani, che dopo soli dieci minuti mettevano a frutto la loro veloce partenza: scendeva Martini sulla sinistra e traversava per Chinaglia, controllo e appoggio allo smarcato Garlaschelli che batteva Donzé con un secco diagonale rasoterra. La Lazio, per la regola del gol in trasferta che vale doppio, portava il vantaggio di cinque lunghezze e avrebbe dovuto spegnere tutte la speranzo del Sion.

Così non era invece. Il Sion, sospinto dell'ottima vena dei suoi centrocampisti, tutti in splendida condizione fisica, non si lasciava scoraggiare e in soli tre minuti rimetteva in pari l'incontro: scendeva Dayen sulla sinistra, traversava fortissimo, colpo dl testa in piena corsa di Isoz e pareggio per gli svizzeri.

Nella ripresa, invece, la Lazio crollava sotto la spinta incessante del Sion. Venivano così altri due gol e altri ancora erano appena sfiorati dagli svizzeri, mentre un irriconoscibile Chinaglia e i suoi compagni (tra I quali anche Mazzola II, cha aveva sostituto Io stremato Nanni) non riuscivano o replicare.


Momento Sera titola: “La Lazio passa ma a Sion subisce una dura lezione – Punito da un umiliante 3-1 l’eccesso di presunzione dei biancazzurri”.

Sion - La sconfitta della Lazio, quanto mal clamorosa, era tutta scritta sui volti delle centinaia di italiani giunti a Sion da ogni angolo di Svizzera a vedere finalmente quella Lazio che tre anni prima aveva regalato loro giorni di gioia con la conquista della Coppa delle Alpi. Così come era scritta sui volti e negli occhi tenuti aperti con gli stecchini, di quei pochi fedelissimi che erano giunti sin qui da Roma in macchina e addirittura un paio di tifosi, da Viterbo, in autostop.

Una sconfitta imprevista ed incredibile. Il Sion, è vero, a Roma era stato battuto facilmente (forse anche troppo) ma si sa: sul campo di casa, queste squadre di “amateurs” - come li chiamano gli svizzeri francesi - sanno trasformarsi, sanno fare delle questioni di prestigio motivi vitali. Era prevista, quindi, la metamorfosi dei ragazzi di Blasevic, che a Roma aveva detto di poter sperare anche in una clamorosa qualificazione e la cui fiducia era stata sposata ieri mattina dal giornale locale che aveva affermato come il Sion sarebbe caduto, si, ma con le armi in pugno. E così è stato.

Quel che non era previsto era il modo con cui la Lazio ha perso questo suo secondo impegno di coppa UEFA; e meno male che a consolare resta la qualificazione al secondo turno, ottenuto grazie alla migliore differenza reti. Forse i biancoazzurri avevano preso troppo alla leggera questo incontro: la negativa impressione suscitata dal Sion sul terreno dell'Olimpico, i tre gol di vantaggio che praticamente mettevano al sicuro da ogni sorpresa, il pensiero certamente (anche se inconsciamente) già fisso a Vicenza e all'inizio del campionato, tutti questi fattori avevano fatto sì che la Lazio affrontasse con una certa sufficienza questo impegno, nonostante le parole ammonitrici di Lovati e l'opera psicologica di Maestrelli, tesa ad ottenere dai suoi ragazzi una carica normale.

A complicare ancor più le cose - sembra assurdo ma è stato cosi - è venuto il gol di Garlaschelli dopo solo 10 minuti di gioco che ha portato a cinque le reti di vantaggio (grazie al valore doppio dei gol segnati In trasferta) ed é servito purtroppo, praticamente, ad accentuare questo disarmo psicologico. Si è passati così dalla Lazio viva, concentrata, brillante dei primi 10 minuti ad una Lazio sempre più gigiona, nella quale spesso molti tendevano alla ricerca della... quarta dimensione. E a nulla serviva Io scampanio allarmistico provocato dal quasi immediato pareggio del Sion (dopo soli 3 minuti), che, se da un verso riaccendeva la speranza e l'agonismo degli svizzeri, non provocava però alcun ritorno di fiamma nella squadra biancazzurra che continuava a giocare con noncuranza.

La restante mezz'ora del primo tempo, comunque, non partoriva altri danni. Il risultato restava fissato sui due gol iniziali. Discesa di Martini sulla sinistra, traversone e controllo da parte di Chinaglia, appoggio allo smarcato Garlaschelli e secco diagonale rasoterra nell'angolino, seguito al 13' dal traversone di Dajen sul quale si era avventato in piena corsa Isoz, quello che non doveva giocare e poi era sceso in campo a causa di un’improvvisa indisposizione del suo sostituto Coutaz. Uno ad uno, dunque, al termine dei primi 45'.

In questa prima parte della gara la manovra della Lazio era venuta via abbastanza fluida: Nanni impazzava ovunque, estremamente lucido. Frustalupi dirigeva l'operazione a centrocampo, Martini andava avanti ed indietro e gli stessi Chinaglia e Garlaschelli erano pronti ai suggerimenti. I biancazzurri si dedicavano alla difesa estrema del pareggio, ma dopo 7' dall'inizio della ripresa segnava Barberis, imbeccato alta perfezione da Hermann.

L'equilibrio della partita si era spostato nettamente in favore del Sion. Il centrocampo laziale, orbo dl Re Cecconi terzino ormai fisso, veniva regolarmente saltato. Il tedesco Hermann ignorava sempre più Nanni; lo sgusciante Barberis metteva in difficoltà Martini che oltre ad essere claudicante per i colpi ricevuti, era diventato particolarmente nervoso dopo un breve scambio verbale con Chinaglia, mentre si raddoppiavano le energie delle punte svizzere tenute a fatica da Oddi e Petrelli (rispettivamente su Luisier e Schaller), finivano per disunirsi Chinaglia e Garlaschelli, soprattutto Giorgione che si intestardiva in impossibili tentativi personali.

Maestrelli cercava dl correre ai ripari mettendo Mazzola al posto di Nanni (mancava mezz’ora alla fine), ma purtroppo lasciava Re Cecconi “in esilio” e la musica non cambiava: Sion costantemente proiettato in avanti, Lazio sempre più chiusa nella propria metà campo. L'importante comunque era lo scorrere del tempo e l’avvicinarsi sempre più alla qualificazione. Poi verso la fine la Lazio si svegliava, Frustalupi tornava in cabina di regia, Re Cecconi abbandonava Quentin al suo destino e andava a scavallare sulla destra ma nessuno lo vedeva. Ormai però riflessi erano appannati e la reazione era soltanto un tentativo istintivo di uscire dalla morsa degli svizzeri.

Veniva invece, proprio allo scadere del 90 minuti, il terzo gol del Sion, un gol rocambolesco: traversone di Schaller, entrano in corsa Isoz e Luisier sulla linea dell'area di porta, tocca al volo Isoz e la palla si insacca a fil di palo, rasoterra per poi uscire dalla rete non bene agganciata al montante. L'arbitro non sa che fare: iI segnalinee immobile; i laziali ci provano. Ma gli svizzeri convincono il tedesco Bowers a controllare la rete: ed è 3 a 1.

Un tre a uno che moralmente pesa, anche se praticamente non conta nulla. Un tre a uno che speriamo non abbia conseguenze psicologiche in vista dell'esordio di Vicenza e che ancor più, ci auguriamo, abbia insegnato qualcosa ai biancazzurri sul come affrontare le partite internazionali, qualunque e di qualsiasi valore sia l'avversarlo.


Paese Sera titola: “La Lazio col brivido – Un gol di Garlaschelli salva i biancoazzurri sconfitti dal Sion (3-1) – Supremazia dei romani all’inizio, poi si scatenano gli svizzeri – Chinaglia in serata negativa – Sul finale della ripresa Mazzola ha sostituito Nanni – Prova incolore di Inselvini”.

Sion - Dopo appena dieci minuti di gioco e a conferma di un indiscutibile periodo di sua superiorità, la Lazio ha messo al sicuro da ogni, sia pure improbabile, sorpresa la sua qualificazione al secondo turno della Coppa Uefa, ma non il risultato di questo retour-match giocato allo stadio “Tourbillon” del Cantone Vallese. Una netta superiorità di natura tecnica ed un prezioso gol messo a segno appunto al 10' da Garlaschelli non sono stati sufficienti a frenare lo slancio aggressivo degli elvetici e a mascherare le incertezze individuali e soprattutto dl ordine strategico denunciate ieri sera dalla formazione biancoazzurre.

L'inizio, quantunque caratterizzato dalla falsa posizione dl Re Cecconi e dalle difficoltà manifestate da Inselvini nel trovare la posizione giusta negli schemi biancoazzurri, non aveva posto alla Lazio eccessivi problemi. Il Sion era partito con bella aggressività, ma dopo alcuni minuti, grazie alla più che lucida regia dl Frustalupi, il gioco si era trasferito quasi stabilmente nella metà campo svizzera dove al poteva rilevare soltanto un eccesso dl sicurezza da parte della Lazio. Quando Martini e Chinaglia hanno propiziato il gol del vantaggio laziale si è creduto che, insieme al “passi” per il secondo turno, la Lazio si sarebbe guadagnata comodamente anche un altro rotondo successo.

Non convinceva, diciamolo e sottolineiamolo, Re Cecconi planato sulla linea dei terzini per controllare il numero dieci Quentin, troppo superficiale appariva il controllo di Nanni e Martini su Hermann e Barberis., i due uomini di maggior peso del centrocampo svizzero ma, davvero, sembrava impossibile mettere in forse questo nuovo successo della Lazio. Invece, la squadra biancoazzurra è andata progressivamente deteriorandosi fino a perdere, e giustamente, con due gol dl scarto che, lo ripetiamo, salvano la qualificazione ma non il prestigio e aprono tanti interrogativi sulla condizione e sulle prospettive di questa Lazio che domenica affronta a Vicenza un suo primo difficile appuntamento del campionato di serie A.

Una prima dura scossa alla sicurezza dell’impianto apparecchiato da Maestrelli, l'ha data il pareggio realizzato dal Sion con un improvviso contropiede tre minuti dopo la rete di Garlaschelli, ma, per tutto il primo tempo, la Lazio è riuscita ugualmente a tenere in mano l’iniziativa e confortare, bene o male, gli ottimistici pronostici della vigilia.

Il crac, un crac pauroso, incredibile lo si è però avuto nella ripresa proprio dopo una fiammata iniziale del biancoazzurri che pareva inchiodare il match sui binari della più stretta logica. Mancato il raddoppio al 5’, a conclusione dl urto spettacolare scambio fra Nanni e Chinaglia su calcio di punizione, la Lazio ha praticamente perso la sua ultima vera occasione dl dare credito alle sue aspirazioni e... cessato di esistere. Da quel momento, come collettivo è sparita dalla scena: nel crollo sono stati coinvolti tutti, a partire da Martini con le gambe letteralmente a pezzi per arrivare al povero, incolpevole Frustalupi, che ha tentato inutilmente di mettere insieme un briciolo di gioco.

Il Sion è andato in vantaggio al 12' e il gol, inventato da Hermann e realizzato da Barberis, oltre ad esaltare i due migliori giocatori in maglia rossa, ha messo brutalmente a nudo tutta la crisi della squadra biancoazzurra. Il mediano è filtrato in spazi comodissimi, ha trovato un delizioso verticale per il numero sette che è arrivato di slancio, ha saltato Wilson, si è presentato faccia a faccia con Pulici e l’ha battuto con un secco raso terra. Ma non è finita qui. La situazione è andata progressivamente peggiorando. Si è giocato a una sola porta ed inutili, se non irritanti, i tentativi dl contropiede della Lazio che in questo periodo hanno cozzato duramente con la testardaggine dl Chinaglia che ha preteso di fare tutto da solo, sbattendo regolarmente iI muso contro la compatta difesa avversaria.

Il Sion, dicevamo, ha continuato ad aggredire, ad assaltare letteralmente l'area biancoazzurra, in cui c’era una gara a chi pasticciava di più. Avrebbero potuto segnare ancora, e molto prima del 90', gli elvetici, solo che avessero avuto in prima linea uomini più capaci di sfruttare le azioni che regolarmente venivano impostate dalle retrovie. Il tre a uno è comunque venuto, allo scadere del 90', ed è a nostro giudizio validissimo anche se contestato duramente, aspramente dai giocatori in maglia laziale. È piombato sulla destra il numero 8 Schaller (marcato molto bene all'andata da Petrelli, non altrettanto bene qui), che ha scodellato un violento cross a pochi metri da Pulici, il portiere è rimasto sorpreso e sulla palla sono piombati addirittura due smarcatissimi uomini biancorossi: il numero nove Luisier e il numero undici Isoz. Quest’ultimo ha colpito al volo e deviato in rete, ma la palla stranamente ha fatto la sua comparsa sul fondo del campo. I giocatori svizzeri hanno protestato, l'arbitro ha constatato che nella rete della porta biancoazzurra c'era una smagliatura e ha convalidato il gol. Giustamente. Noi abbiamo visto la palla entrare in rete.

A venti minuti dalla fine Maestrelli ha sostituito Nanni con Mazzola, la situazione era tale da non favorire certo l’inserimento dell'uomo. Tra l'altro ci sarebbe parso più giusto mettere fuori Inselvini, che non ha fatto ancora il passo, oppure Martini che era letteralmente stroncato dalla fatica.

Prima della partita nella previsione di questo passaggio l'allenatore Maestrelli e il presidente Lenzini facevano voti affinché nel sorteggio di venerdì prossimo alla Lazio toccasse una grossa squadra al fine di realizzare un cospicuo incasso. Lenzini si augura addirittura che sia il Real Madrid, ammesso che gli spagnoli passino il turno. Ma davvero ai vuole una grossa squadra? La Lazio vista all'opera qui in Svizzera ha confermato, purtroppo, di non essere ancora matura per grossi appuntamenti di carattere internazionale.







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