Mercoledì 6 ottobre 1993 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Avellino 0-2

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6 ottobre 1993 - 2577 - Coppa Italia 1993/94 - Sedicesimi di finale - Andata.

LAZIO: Marchegiani, Negro, Bonomi (75' Sclosa), De Paola, Luzardi, Cravero, Marcolin, Di Matteo, Casiraghi (46' Di Vaio), Winter, Saurini. A disp. Orsi, Bergodi, Di Mauro. All. Zoff.

AVELLINO: Negretti, R.Carannante, Scognamiglio, Riccio, C.Parlato, De Marco, Marasco, Carsetti, Bertuccelli (74' Libro), Dalla Costa (79' Balzano), Fresta. A disp. Onorati, Somma, Paradiso. All. Di Somma.

Arbitro: Lana (Torino).

Marcatori: 25' Bertuccelli, 63' Bertuccelli.

Note: ammonito Bonomi. Calci d'angolo: 11-3.

Spettatori: 9.062 per un incasso di £.171.955.000.

Un vano attacco della Lazio

Inebriato da un occasionale spiffero di football importante, che respira rientrando dentro l'Olimpico dopo sei anni, l'Avellino sorprende questa Lazio pasticciona e deconcentrata. E senza usare neppure quegli accorgimenti difensivi, teoricamente indispensabili dinanzi a oppositori sopra di due categorie, avvia in maniera clamorosa i sedicesimi di Coppa Italia, articolando l'azione gol dopo 25 minuti non privi di significativi avvertimenti. Difatti i biancazzurri, che ripresentano il convalescente Bonomi in marcatura, che propongono un centrocampo fragile dove il "posapiano" Marcolin viene regolarmente saltato (Gascoigne invece deve star fermo almeno due settimane per una distorsione al ginocchio sinistro), che abbandonano Casiraghi sotto le grinfie di Riccio, Scognamiglio e Parlato, senza neppure l'ombra assistenziale di Saurini, esauriscono la loro carica in una percussione d'avvio di Di Matteo e in un successivo sgorbio di Saurini. E a metà di questa prima frazione intossicante, la superiore velocità degli irpini sul binario Fresta (tornante che pianta sempre l'impresentabile Negro) culmina nella realizzazione raggelante. La scarsa rappresentanza laziale raccolta dentro l'Olimpico non crede ai propri occhi: sradicata palla, sfruttando uno sbilanciamento laziale, Fresta allunga la falcata e poi detta l'appoggio esatto per lo scatto di Bertuccelli, che scarica d'un fiato il bendiddio sotto la traversa. Qui comincia il caotico inseguimento biancazzurro, mentre tornano i fischi per Zoff. Che in avvio di ripresa non può contare nemmeno sull'ammaccato Casiraghi (indurimento muscolare, nazionale in grave pericolo) e dunque affianca il baby Di Vaio a Saurini. Gli irpini, ben allenati da Di Somma, sembrano uno sciame d'api operaie attorno a una polpa facilmente masticabile. E una mortificazione indimenticabile: l'Avellino frantuma qualsiasi ostacolo e per i molli solisti di Zoff non resta che andare a picco: quaranta metri di campo lasciano allo sprint di Marasco, senza che Winter o qualche altro rientri. Cravero riesce appena a svirgolare l'assist che Carsetti, ricevuta palla, apparecchia per il solito Bertuccelli. Due passi gaudiosi e pallonetto a scavalcare Marchegiani. Poi altri 27' da soffrire in apnea, in pieno psicodramma, sotto i cori "Dino Dino vattene". Né l'unico contrasto vincente di Saurini, che porta Winter a infilare il portiere in uscita, serve a sollevare il penoso fatturato biancazzurro. L'arbitro Lana, consultato il guardalinee, annulla. Zoff è durissimo: "E stata una prestazione inaccettabile. Ora prometto lunghi ritiri e un approfondito esame della situazione, perché non sono disposto ad altre figuracce". E Di Somma è velenoso: "É stata più dura col Giarre".

Fonte: Corriere della Sera