Mercoledì 8 marzo 1995 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Juventus 0-1

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8 marzo 1995 - 2643 - Coppa Italia 1994/95 - Semifinali - gara di andata

LAZIO: Marchegiani, Negro, Chamot, Di Matteo, Bergodi, Cravero, Rambaudi, Fuser, Boksic, Winter, Venturin (77' Di Vaio). A disp.: Orsi, Nesta, Bacci, Colucci. All. Zeman.

JUVENTUS: Peruzzi, Ferrara, Jarni, Carrera, Kohler, Paulo Sousa, Marocchi (69' Del Piero), Conte, Vialli (46' Di Livio), R.Baggio, Ravanelli. All. Lippi.

Arbitro: Nicchi (Arezzo).

Marcatori: 84' Ravanelli.

Note: ammoniti Marchegiani e Favalli per la Lazio, Jarni e Ferrara per la Juventus. Calci d'angolo: 7-4. Presente in tribuna il C.T. della Nazionale Arrigo Sacchi.

Spettatori: 66.000 circa.

Il biglietto della gara
Duello Ravanelli-Bergodi
Duello Chamot-Baggio

Juve brutta e redditizia. Un colpo e via, battuto da Ravanelli, suggeritore Baggio, proprio nel finale. Solita meraviglia, soliti sprechi laziali, anche se viene utilizzato troppo tardi Di Vaio, preferendogli Venturin, quale imbottitura centrocampistica. In ballo c'è l'onore dell'ideologo Zeman, sempre impassibile come Ramsete, ma soprattutto l'esigenza d'opzionare una finale di Coppa Italia, impedendo ai presunti pigliatutto d'avvalersene. In tribuna Sacchi, arrivato per verificare Baggiouno dopo le disgrazie ortopediche. Nell'aria l'eccitazione d'una auspicata rivincita, mischiata allo sgomento per i quattro accoltellati. Ricominciamo con certi sanguinosi fuori programma, anche se già credevamo d'essere diventati tutti migliori. Partita. Ovvero subito l'esatto contrario delle speranze biancazzurre rimasticate durante l'attesa, come se, soggiogati dal fascino e dall'immediato possesso palla bianconero, gli "zemaniani" rattoppati stentassero ad imporre le cadenze travolgenti d'ogni prestazione riuscita. La Juve tiene Kohler appiccicato su Boksic, mentre Ferrara scintilla d'anticipo su Fuser, riciclato improbabile ala sinistra. Poi di qua Jarni col passo adatto per evitare che Rambaudi prenda velocità. Poi l'imbottigliamento d'interno campo, dove Sousa lascia spesso la posizione di regista arretrato per pressare più avanti con Conte e Marocchi, accartocciando le soluzioni propositive del trio Winter Di Matteo Venturin. Insomma, abbondano soprattutto gli scontri fisici negli spazi risucchiati e i laziali troppo allungati impiegano oltre un quarto d'ora per liberare il loro croato al tiro parato senza apprensione. Madama smorza i ritmi, lascia preferibilmente Baggio avanti fra Chamot e Cravero, mentre tanto Ravanelli quanto Vialli rientrano a sostegno. Adesso, rimaste sui taccuini una conclusione accanto al palo (Ravanelli), una sfrecciata di Vialli con tiro rimpallato e dall'altra parte una girata storta di Rambaudi (cross di Venturin), l'iniziativa teorica viene restituita, così come pretendono le strategie juventine. Per far ambientare Baggio vanno meglio i ribaltamenti contropiedistici, come quando spostato a sinistra inventa il numero trapassa Negro e smarca sotto misura Ravanelli. Chamot in spaccata impedisce la mortificazione. Venturin riparte di slancio con il solito tema fuga centrata e nell'accorpamento difensivo ancora Kohler ruba l'attimo a Boksic. Insiste Negro, però Peruzzi s'incarica di vanificare la sua prima accelerazione. Grande cuore laziale senza idee né la prima triangolazione rasoterra Di Matteo Rambaudi Boksic (35') frutta quanto meriterebbe per l'esitazione incomprensibile dentro l'area spalancata dell'ultimo fruitore. Così, uscito pure Vialli, causa un indolenzimento muscolare all'adduttore, la semifinale tricolore diventa brutta, scorretta e spezzettata come prediligono i corazzieri di Lippi là dietro. Signori e Casiraghi dove siete? L'assalto laziale porta due volte tanto Boksic quanto Fuser a rifinire per Negro, che scarica fendenti obliqui senza trovare l'angolatura esatta. E il subentrato Di Livio calma Negro, Peruzzi irrompe a pugni protesi (ma forse porta via il pallone con la spalla), fuori area, nel groviglio Carrera-Boksic. Solida, grintosa, la Juve impedisce ai laziali le verticalizzazioni abituali, li porta fuori strada, li innervosisce nell'asfissiante contenimento, salvo pungere con una mazzata centrale di Ravanelli susseguente ad un'idea di rimessa presentata da Del Piero, quando Lippi lo inserisce, sottraendo Marocchi, per perfezionare gli alleggerimenti. Ma Baggio lascia la precedenza aerea a Cravero, aspettando l'invenzione decisiva. Eccolo alla ribalta, dopo una prestazione juventina straripante randellate e fortunose ribattute salva Peruzzi. Riceve da Sousa, infierisce nello sbilanciamento laziale e verticalizza per Ravanelli. Che, scartato Bergodi, cambia marcia e trafigge l'incredulo Marchegiani.

Fonte: Corriere della Sera