Sabato 15 Agosto 1936 - Berlino, Olympia Stadion - Italia-Austria 2-1 dts

Da LazioWiki.

Olimpiadi - Finale Berlino, sabato 15 agosto 1936 ore 15:00

ITALIA-AUSTRIA 2-1 (dts)

ITALIA: Venturini, Foni, Rava, Baldo [4], Piccini, U.Locatelli, Frossi, Marchini, Bertoni, Biagi, Gabriotti [1]. All. V.Pozzo.

AUSTRIA:E.Kainberger, Kargl, Künz, Krenn, Wallmüller, Hofmeister, Werginz, Laudon, Steinmetz, K.Kainberger, Fuchsberger. All. Hogan.

Arbitro: Bauwens (Germania).

Marcatori: 70' Frossi, 80' K.Kainberger, 92' Frossi.

La rosa degli Azzurri

La medaglia d'oro conquistata dall'Italia ai Giochi Olimpici di Berlino del 1936 è il secondo capolavoro di Vittorio Pozzo. Tanto prestigioso quanto imprevedibile. Una banda di giovanotti allegri e incoscienti, pressoché privi di esperienza internazionale, età media 21 anni, che si calano nell'avventura olimpica con entusiasmo e serietà da veri professionisti dello sport. Pozzo chiede loro dedizione assoluta e soprattutto di onorare la maglia che indossano. E viene ripagato come forse non avrebbe mai immaginato.

Dal momento che la competizione prevedeva una semplice formula ad eliminazione diretta caratterizzata da ottavi, quarti, semifinali e finali per determinare il podio, in men che non si dica gli azzurri si ritrovarono bellamente in campo con l’opportunità di conquistare la prima medaglia d’oro olimpica della storia italiana. Nell’atto conclusivo i nostri avversari furono gli austriaci, i “nemici” di sempre. Gli undici azzurri schierati da Pozzo: Venturini della Sampierdarena tra i pali, davanti a lui la coppia juventina Foni-Rava; in mediana, Baldo della Lazio, Piccini della Fiorentina e Locatelli dell’Ambrosiana. Al centro dell’attacco c’era Bertoni del Pisa, appoggiato dal compagno di squadra Biagi e da Marchini della Lucchese, sulle fasce Frossi dell’Ambrosiana e Gabriotti della Lazio.

Alla fine dei tempi regolamentari, le due squadre erano sull’uno a uno: al gol del solito Frossi, eccelsa ala destra affetta da miopia cronica ma capace di vedere la porta come nessun altro a Berlino aveva risposto la mezzala sinistra austriaca Kainberger. Al secondo giro di lancette dei supplementari, Gabriotti, dall’estrema sinistra, passò lungo al centrattacco Bertoni che operò un “velo” in favore dell’accorrente Frossi che chiuse i cinque cerchi berlinesi così come li aveva aperti: con una rete decisiva.

"Corro sul campo, i giuocatori mi volano incontro, mi baciano, mi travolgono. Ci chiamano davanti alla tribuna d’onore. Lassù, quei due marinai che issano, lentamente, la bandiera nostra sul più alto pennone dello Stadio. Tutt’attorno, le centomila persone che prima ci erano contrarie, stanno ora in piedi e salutano: salutano noi. E noi, sull’attenti, mentre echeggiano le note degli inni nostri. Credo d’essere io solo a piangere, mentre faccio uno sforzo a stare rigido sull’attenti: macché, piangono tutti quei cari ragazzi nostri! Ancora una volta: arrestati, attimo fuggente, sei così bello!".

Parole toccanti, indelebili, emozioni travolgenti messe nero su bianco da Vittorio Pozzo nel suo libro Campioni del mondo. Quarant’anni di storia del calcio italiano (Ed. C.N.E., Roma, 1960).