Sabato 7 agosto 1999 - Cadiz, Estadio Ramón de Carranza - Betis Sevilla-Lazio 2-2 (6-4 d.c.r.)

Da LazioWiki.

Stagione

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7 agosto 1999 - 7^ Amichevole Precampionato 1999/00 - Trofeo Carranza

BETIS SEVILLA: Prats, Otero, Filipescu, Karhan, Rivas, Benjamin, Canas, Alexis, Denilson, Finidi, Oli. A disp. Bornes, Merino, Varela, Valerio, Ito, Galvez, Cuellar, Fernando. All. Griguol.

LAZIO: Marchegiani (46’ Ballotta), Pancaro, Nesta, Mihajlovic, Favalli (47’ Negro), Lombardo, Sensini, Stankovic, Veron, Mancini (46’ Nedved), S.Inzaghi. A disp. Couto, Gottardi, Marcolin, Pinzi, Andersson. All. Eriksson.

Arbitro: Lopez Nieto (Spagna).

Marcatori: 3' Filipescu (aut), 15' Mihajlovic (rig), 63' Oli, 66' Oli.

Rigori: Denilson gol, Negro fuori, Finidi gol, Veron gol, Filipescu traversa, Mihajlovic gol, Oli gol, Sensini fuori, Prats gol.

Note: ammoniti Negro e Mihajlovic per gioco falloso, Veron per proteste. Assenti per infortunio Conceição e Boksic, non ancora disponibili Almeyda, Simeone e Salas. Infortunio a Favalli.

Spettatori:

Classifica finale: 1° Betis Sevilla, 2° Lazio, 3° Cadice e 4° Vasco de Gama.

Così gli altri incontri: 6/8: Betis Sevilla - Vasco de Gama 2-1 e 7/8: Cadice - Vasco de Gama 1-0 (senza supplementari in caso di parità direttamente ai rigori).

Il Corriere dello Sport riporta: Al Trofeo di Cadice i biancocelesti perdono ai rigori (4-6) una finale che sembrava già vinta. Pazza Lazio. Domina, segna due reti, poi Mihajlovic sbaglia il rigore del 3-0 e il Betis rimonta. Mihajlovic sbaglia, Lazio ko. In 3' biancocelesti costretti al pari. Simeone è tornato in Italia da due giorni, si è allenato da solo e oggi raggiungerà il gruppo a Fiuggi: “Ora voglio vincere. Nella Lazio posso centrare i traguardi falliti con la maglia dell'Inter”.


Il Messaggero titola: "Trofeo Carranza. I biancocelesti in vantaggio di due gol sprecano tutto. Vince il Betis ai rigori. Lazio, notte di follia".

L'articolo prosegue: Incredibile, pazza Lazio. Gioca un primo tempo super, mette sotto gli avversari, si porta in vantaggio di due reti, regala squarci di bel calcio, sbaglia il rigore del possibile 3 a 0, si concede persino il lusso di giocare con sussiego e quando sembra avere sfatato la "maledizione del Carranza" — mai vinto da una squadra italiana in 45 edizioni — crolla e si lascia raggiungere tra l’incredulità generale. Ai calci di rigore sono più bravi gli spagnoli che segnano 4 gol mentre per i biancocelesti fanno centro soltanto Veron e Mihajlovic: finisce 6 a 4, decisivi gli errori di Negro e Sensini. E’ una Lazio che parte bene per chiudere alla grande il tour in giro per l’Europa. Eriksson lascia fuori Nedved e Negro, ma dopo neanche un minuto è costretto a richiamare in campo il difensore per un infortunio a Favalli (distorsione alla caviglia destra). Negro si colloca nella zona del temuto Denilson, sul quale convergono tutte le azioni della squadra andalusa, mentre Pancaro si sposta sulla fascia sinistra, garantendo una spinta continua e proficua. A centrocampo, Stankovic e Sensini presidiano bene i valichi garantendo a Veron ampia libertà di azione per sprigionare estro e fantasia. Sensini si vede soprattutto in fase di interdizione, mentre il serbo riesce a ritagliarsi un ruolo da protagonista importante entrando nel vivo delle azioni più pericolose della partita.

Dopo 3 minuti la Lazio è già in vantaggio grazie ad un avventato tocco di Filipescu che devia nella propria porta un cross di Lombardo. Timida e velleitaria la reazione del Betis perché i biancocelesti sono bene disposti al pressing, controllano le fasce e concedono pochissimo in difesa: un tiro di Denilson, un recupero perentorio di Nesta su Finidi, ed un paio di parate senza troppi rischi di Marchegiani. Al 19' la Lazio delizia la platea con un'azione spettacolare che porta al raddoppio e che merita di essere raccontata: lancio di Stankovic, leggero tocco di tacco volante di Mancini a smarcare Inzaghi atterrato dal portiere: rigore ineccepibile, roba da applausi, da vedere e rivedere al replay. Sotto di due reti, il Siviglia rischia il tracollo quando una bordata di Stankovic da trenta metri scuote la traversa ed Inzaghi spreca sul fondo il più facile dei tap-in. Dopo una mezz'ora di grande calcio e massima determinazione, la Lazio allenta la morsa, si concede alla platea eccedendo in tocchi leziosi. Il Siviglia si scuote e conquista metri grazie, soprattutto, alle rapide ed illuminanti giocate del fantasista brasiliano Denilson sulla cui straordinaria tecnica non sono sintonizzati i compagni. Dopo un'altra scintillante azione in profondità Mancini-Lombardo, è Oli a sciupare una solare azione da gol calciando sporco addosso a Marchegiani. Il tempo si chiude con una percussione di Inzaghi frenata in corner da Prats e con il pubblico divertito che applaude i biancocelesti.

Eriksson lascia negli spogliatoi Marchegiani, dolorante alla schiena, e Mancini schierando Nedved sulla sinistra per accentare la posizione di Veron. La ripresa si apre con una rasoiata di Denilson che sfiora il palo e con la Lazio che, all'11', ha l’opportunità di chiudere il conto quando l'arbitro concede un secondo penalty ai biancocelesti per atterramento di Lombardo (lanciato da Mihajlovic) ad opera di Rivas, ma il serbo calcia fuori dal dischetto. Dal possibile 3 a 0, il Betis raggiunge un incredibile ed insperato pareggio. La squadra andalusa è presa per mano da Denilson ed il brasiliano fa letteralmente impazzire Nesta e Negro con una serie di giocate da campione. Sguscia via con facilità impressionante ed i difensori sono spesso costretti al fallo per frenarne lo slancio. Proprio da una punizione del brasiliano arriva il 2 a 1, complice anche una incertezza di Ballotta che non trattiene il tiro di Karhan, facile per Oli il tocco ravvicinato. La Lazio tonica, concentrata e padrona del campo del primo tempo non c'è più, va in tilt.

E' una formazione smarrita, ferma sulla gambe ed in balia degli spagnoli, letteralmente trasformati e rivitalizzati, comunque bravi a credere nel pareggio che arriva al 21' su un diagonale di Oli, lasciato troppo libero in piena area. Nonostante Eriksson tenga il solo Andersson a fare la punta affidandosi ad un centrocampo più nutrito, il reparto però non fa più filtro e la difesa soffre maledettamente l'arrembante finale del Betis. Finisce 2 a 2 con il successo del Siviglia ai calci di rigore, con tanta amarezza in casa laziale per un trofeo letteralmente regalato alla formazione andalusa e con il pubblico di casa deluso per l’affermazione dei rivali.


Tratte da La Gazzetta dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Sul volo charter che riporta la Lazio in Italia, Eriksson conversa con i giornalisti parlando amabilmente della sua nuova creatura. Ad un certo punto però il tecnico svedese viene interrotto dall'urlo dei suoi che hanno avvistato dagli oblò le splendide coste della Sardegna. Parte spontaneo un "Fratelli d'Italia" che più di un segnale patriottico rappresenta la gioia per il gruppo di essere ritornato a casa dopo ben venti giorni in giro per l'Europa, dalla Scandinavia fino ad un passo dall'Africa. E probabilmente è stata la stanchezza a fare un brutto scherzo alla Lazio nella ripresa della finale del trofeo Carranza a Cadice, quando Mihajlovic ha sbagliato il rigore del possibile 3-0 e la squadra si è sgonfiata subendo il 2-2 e perdendo il prestigioso trofeo ai rigori. "Semplicemente è finita la benzina - ammette candidamente adesso l'allenatore, al suo terzo anno alla guida della Lazio - perché in questa fase della stagione non siamo preparati a giocare due partite da novanta minuti nel giro di 24 ore, com'è successo a Cadice. Ed il fatto che il calo sia stato complessivo conferma questa mia tesi e fa sì che la situazione non mi preoccupi. Anzi".

Il tecnico è soddisfatto per aver verificato un modulo alternativo al classico 4-4-2 e che potrà tornare utile all'occorrenza: "Per la finale sapevo di non avere molti attaccanti a disposizione, capaci di reggere i 90' ed allora mi sono affidato ad un 4-5-1 che mi ha convinto. Con Mancini o Nedved esterni da una parte e Lombardo o Conceicao dall'altra, coperti centralmente da uno come Sensini (ma presto tornerà Almeyda, ndr), c'è più spazio per tutti per inserirsi in avanti. Infatti nel primo tempo la squadra mi è molto piaciuta sul piano del gioco. Anzi, vi dico che la Lazio che immagino è proprio quella che si è vista nella prima mezz'ora contro il Betis Siviglia. Gli anni d'esperienza mi hanno insegnato qualcosa, ed a queste amichevoli va dato il giusto peso". E qual è il peso giusto? "Non do molta importanza a qualche gol preso di troppo, perché è normale che in questo periodo di preparazione qualcuno accusi una maggiore pesantezza sulle gambe. Però do un significato altamente positivo alla capacità di costruire gioco di questa squadra. Nelle due precedenti stagioni, per motivi diversi, in estate non eravamo riusciti a raggiungere certi livelli e poi abbiamo perso punti preziosi in campionato per trovare i giusti equilibri. Quest'anno invece tutto sta filando liscio, se non ci saranno nuovi ostacoli per il 27 agosto a Montecarlo avrò a disposizione l'intera rosa, che nel frattempo avrà lavorato bene, raggiungendo una buona intesa. Come allenatore non posso pretendere di più".

Con tanto ottimismo cerchiamo di trovare un problema: sarà una Lazio Veron-dipendente? "Sebastian è un fuoriclasse, non si discute. Ma sto lavorando proprio alla ricerca di soluzioni intercambiabili, per cui se un giorno lui non giocherà la squadra riesca comunque ad esprimersi bene. Sono fiducioso perché abbiamo parecchi giocatori di elevato livello tecnico". Intanto Sergio Cragnotti non ha mezze misure ed ha detto di "pretendere lo scudetto". "Non mi sorprende - conclude Eriksson - giusto che un presidente che spende tanto attenda i risultati. Ma questo per me non fa aumentare la pressione. Le responsabilità restano tante ed uguali agli altri sei miei colleghi che siedono su panchine con grandi ambizioni. Alla fine vincerà uno solo".