Giovedì 31 ottobre 2002 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-FK Crvena Zvezda 1-0

Da LazioWiki.

Stagione

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31 ottobre 2002 - 3009 - Coppa UEFA 2002/03 - Secondo turno - gara d'andata

LAZIO: Peruzzi, Oddo, Fernando Couto, Negro, Sorin, Castroman, D.Baggio, Liverani (52' Simeone), Manfredini (59' C.Lopez), Fiore (86' Pancaro), S.Inzaghi. A disposizione: Marchegiani, Mihajlovic, Gottardi, Stankovic. Allenatore: Mancini.

CRVENA ZVEZDA (STELLA ROSSA): Randjenovic, Dudic, Vidic, Lalatovic, Markovic, Gvodzenovic, Mladenovic, Kovacevic (79' Krivokapic), Boskovic, Mrdja (61' Bogavac), Pjanovic. A disposizione: Stojkovic, Lukovic, Milovanovic, Bogdanovic, Jankovic. Allenatore: Filipovic.

Arbitro: Sig. Tokat (Turchia).

Marcatori: 10' Fiore.

Note: nessun ammonito. Recuperi: 1' p.t., 3' s.t.

Spettatori: 16.511 paganti, Incasso 246.600,00 euro.


Il biglietto della gara
L'abbraccio a Stefano Fiore

La Gazzetta dello Sport titola: "Fiore trascina la Lazio-bis. Mancini applica il turnover, ma decide uno dei titolari. Missione compiuta per i biancocelesti dopo una partita quasi noiosa. Il rientro di Simeone, Liverani in cattedra le altre note liete".

Continua la "rosea": La Lazio-2 supera la Stella Rossa con un gol della Lazio-1. E sì perché in mezzo al robusto turnover deciso da Mancini dopo il derby, viene proprio da una delle eccezioni alla regola del "cambio tutti", la rete che consente di andare a Belgrado con un po' (non troppa, comunque un po') di tranquillità per pensare di vendicare il Chievo, sbattuto fuori dai serbi al primo turno proprio con un blitz in trasferta. E' infatti Stefano Fiore il match winner della serata Uefa, la maniera ideale di onorare l'investitura firmata da Mancini che propone l'ex udinese subito dietro l'unico attaccante di ruolo in formazione: Simone Inzaghi. Il gol è un movimento imparato a memoria in allenamento. Fabio Liverani fa l'occhiolino al compagno: punizione e destro al volo vincente, una vera volée vincente in area. Uno a zero dopo dieci minuti: l'unico gol di una serata in cui Simeone è tornato in campo a distanza di 19 giorni dall'operazione al menisco, una bella risorsa in più per Mancini. Forse perché in questo stadio l'ultima cosa che avevamo visto era la sarabanda delle emozioni del derby, anzi del suo secondo tempo, la partita non ci è sembrata divertente. Anche se la Lazio ha avuto il merito, pure cambiandosi d'abito per otto undicesimi rispetto allo schieramento di partenza di domenica scorsa, di condurre in porto una parte della missione. Soprattutto l'inizio del match con Liverani tornato in cattedra è un dato importante per Mancini che sull'ex perugino fa un grande affidamento. Benino anche Sorin, un po' meno Oddo, niente di speciale Manfredini e Castroman nel taccuino dei nuovi ingressi più attesi.

All'inizio la Lazio ha fatto pensare a una serata in discesa, ma la Stella Rossa ha saputo riorganizzarsi con Markovic e Gvozdenovic, il castiga Chievo. La partita ha ballato più volte tra un raddoppio e pareggio senza decidersi. Mancini ha anche provato a rafforzare il pacchetto offensivo buttando nella mischia dopo un quarto d'ora di ripresa anche Claudio Lopez al posto di Manfredini, ma la mossa pur dando un po' di sprint in più al match, ha pure esposto di più la Lazio in fase di ripiegamento. Il finale è stato davvero arroventato con la scena madre a otto minuti della fine: prima un intervento di Dudic su Castroman e poi un vendicativo fallo di Negro e la reazione di Couto hanno acceso un inizio di rissa che per fortuna si è esaurito in pochi attimi. In realtà la Lazio ha faticato per tutto il primo tempo a tradurre la sua superiorità in occasioni da gol. Dopo la rete di Fiore, la Stella Rossa ha subìto, ma le è venuta un po' di tremarella soltanto sul finale quando proprio l'autore della rete è tornato a proporre assist, dando a Oddo una bella opportunità che l'azzurro non è riuscito a trasformare in due riprese. Sull'altro fronte un salvataggio di Couto su Kovacevic (ovviamente non si tratta dell'ex laziale, nazionale jugoslavo) e a proposito del portoghese la sua voglia di restare in campo nonostante una brutta botta rimediata nel finale di tempo. Mihajlovic si è scaldato per un po', poi il compagno di reparto ha detto ok, posso ancora farcela. Sinisa deve averlo ringraziato visto che si è risparmiato l'imbarazzo di giocare contro la squadra in cui ha lasciato un pezzo di cuore. La ripresa è stata molto più frizzante e soprattutto le squadre hanno visto molto di più la porta. Couto è passato dalla paura dello stiramento a un insidioso colpo di testa che ha sfiorato il gol. Fiore ci ha provato un paio di volte con Randjenovic comunque pronto alla risposta.

Dall'altra parte però non sono stati a guardare con Pjanovic, il pivot della situazione che ha impegnato Peruzzi con un bel colpo di testa all'inizio e alla fine della ripresa, a tempo scaduto. In realtà nel finale si è rischiato parecchio da tutte e due le parti e pure Simone Inzaghi, pur nell'ambito di una prestazione generosa, ha sbagliato concludendo debolmente di piede e di testa due chances mica male. Lo stesso Claudio Lopez si sta ormai trasformando in un efficacissimo produttore di assist, ma tende sempre più spesso a lavorare lontano dalla porta. E qui c'è il problema della Lazio che non riesce a trasformare almeno una parte di quanto produce in campo. La manovra a un certo punto s'inceppa, anzi quando deve concludersi, trovare il suo attimo fuggente, ecco che la pallina non va in buca (visto che a Roma c' è l'Open d'Italia si può pure usare per una volta una metafora golfistica). Il dialogo funziona bene, ma poi ecco che quando si tratta di chiudere il discorso, qualcosa non va. In ogni modo c'è anche da dire che agli errori di Inzaghi hanno fatto rima due conclusioni di Markovic e Gvozdenovic, gli uomini decisamente più pericolosi di Filipovic, il vecchio amico di Mancini ai tempi in cui era secondo di Boskov nella Sampdoria. La Stella Rossa si è dimostrata squadra senza grandi talenti, però rognosa e forte atleticamente. Certo al Maracana sarà lei a dover fare la partita e questo probabilmente le causerà qualche problema in più. Speriamo.