La Lazio e Nino Za: una storia (e una lastra) di 90 anni fa

Da LazioWiki.

Giuseppe Zanini (Nino Za)
Immagine tratta da Treppocarnico.org

Stagione

La partita Lazio-Bologna 2-1 del 21 febbraio 1932

La "Brasilazio"

Eccoli lì gli idoli di un passato non da noi vissuto. Li abbiamo conosciuti attraverso le voci dei nostri padri e dei nonni. Ne abbiamo raccolto, noi bambini con lo scudettino a strisce e l’aquila ad ali spiegate infilato in un’asola del vestito, le gesta e le imprese da chi ha avuto la fortuna di assistere alle partite della Lazio sulle scomode sedioline della mitica Rondinella o sulle marmoree scalee dello Stadio Nazionale. Rari e sgranati fotogrammi, filmati sgangherati dell’Istituto Luce, sfocate immagini de "Il Calcio Illustrato" è tutto quello che resta di quegli atleti che nei primissimi anni ’30, indossando una maglia biancoceleste, difesero i colori sociali sui campi dell’Italia intera. Con alterna fortuna. A volte sconfitti, altre vincitori ma sempre con dignità e valore. Qualche fuoriclasse, molti buoni giocatori, altri solo volenterosi. Una Lazio che s’era da poco salvata dall’assurda fusione, il cui ricordo ancor oggi fa accapponare la pelle persino agli scordarelli tifosi millennials laziali, e che doveva competere con gli squadroni nordici e con società calcistiche di nuova formazione organizzate e potenti. In questa nota ci riferiamo alla stagione 1931/32. Remo Zenobi presidente della sezione calcio, Amilcare Barbuy bizzarro trainer brasiliano. Un organico pieno di giocatori della stessa nazionalità dell’allenatore e qualche italiano. La cosiddetta "Brasilazio" che, partita con grandi ambizioni, finì il campionato al tredicesimo posto, ma con la soddisfazione di aver battuto la prima e la seconda della classifica finale, Juventus e Bologna, e di essersi aggiudicata la Coppa Fornari stracciando la Roma a Campo Testaccio per 3 a 0. L’eterna imprevedibilità della Lazio, insomma!

LazioWiki è ogni giorno impegnata a catalogare partite, ricostruire vicende, risolvere enigmi, formulare ipotesi, redigere biografie, verificare migliaia di dati. Lo facciamo da 14 anni con passione, sebbene a volte la routine ci appanna. Conosciamo le Lazio di ogni singolo anno, di ogni partita, tutti i suoi atleti, dal 9 gennaio 1900 a Lazio-Parma di Coppa Italia del 21 gennaio 2021 giocata poco prima della redazione di questo articolo. Ma ieri pomeriggio la ripetitività della nostra attività si è improvvisamente interrotta. Ci compare sul monitor dei nostri P.C. una foto. Un appassionato collezionista marchigiano che ci segue costantemente, ci dona una rarità presente nel suo archivio e mai pubblicata. Questa foto è di straordinaria nitidezza e di inconsueta tipologia. Non calciatori sul campo in lotta con l’avversario, né portieri battuti o artefici di miracolose parate, ma l’interno di un atelier di un artista in cui questi è alle prese con un ritratto caricaturale di un personaggio in posa e, a far da corona come in una "sacra conversazione" di Piero della Francesca, altre figure che, non solenni come in Piero ma assai divertite, assistono all’esecuzione di un disegno. E l’artista è nientemeno che Nino Zanini, che si firmava Nino Za, celebre illustratore, pittore e caricaturista che rappresentò le personalità più note dello spettacolo, della politica, dello sport, del bel mondo di allora.

Documento di straordinaria valenza empatica. Quei calciatori appiattiti dalle obsolete focali usate in quei lontani tempi sui campi di calcio, stravolti dallo sforzo agonistico, privi di chiaroscuro, sagome evanescenti, ci si presentano qui nella loro realtà quotidiana con le loro espressioni, i loro abiti, nella pienezza della loro giovinezza. Eccoli, si diceva inizialmente, i nostri ragazzi cui fu affidata la grande responsabilità di onorare e tramandare i nostri ideali, i nostri colori. Eccoli nel momento dello svago e della risata, con i loro vestiti variegati come variegati sono i loro volti e quindi "individui". Non una squadra uniformemente abbigliata e quindi un insieme neutro. Oggi si è abituati a fruire di immagini dei campioni del calcio nella loro veste borghese. Non ci facciamo neanche più caso. Ma nel caso di specie si tratta di uno scatto vecchio di novanta anni e di inconsueta ambientazione. Un’immagine, tuttavia, viva, eloquente, che evoca le battute salaci e canzonatorie di un gruppo di giovani di diversa nazionalità che si rilassano dopo aver disputato un’importante partita. Abbiamo messo in atto le nostre strategie investigative e vi sveliamo che la foto, che non riportava dati, fu scattata il 23 febbraio 1932, il martedì successivo alla vittoria della Lazio sul forte Bologna per 2 a 1, nello studio che Nino Zanini utilizzava all’interno del Cinema Barberini.

L’allegria regna sovrana, non ce ne è uno che non sorrida. Ride anche il dirigente accompagnatore della squadra. Tutti sono in ghingheri per l’occasione. Ecco da sinistra, seduto, il meneghino Cevenini V, ex forte giocatore dell’Ambrosiana e attaccante esperto. Elegantissimo, con il disegno della cravatta combinato con quello dei calzini. Dietro di lui, in piedi, ecco Furlani, solido centrocampista che giocò anche in Nazionale B, di cui Nino Za ha già eseguito la caricatura. A seguire, seduto, il giocatore simbolo di tutte le Lazio passate e presenti, il formidabile portiere Sclavi, nazionale italiano e poi anche famoso pittore. Notevole, a sottolineare la sua Lazialità, che abbia lo scudetto della Lazio al bavero di una giacca dal taglio impeccabile. In piedi il classico centrocampista italo-brasiliano Rizzetti con un raffinato papillon. Poi il suo connazionale Castelli, anch’egli centrocampista, ricordato come autore del gol che regalò la prima vittoria alla Lazio in un derby. De Maria, un attaccante oriundo di 1,90, detto "trippa de fero", nazionale sia del Brasile che dell’Italia B. Fu proprio lui che nel 1934, in un derby che la Lazio stava perdendo per 3 a 0, segnò le tre reti di una straordinaria rimonta.

Poi ecco un altro oriundo, l’attaccante Fantoni I, vero rapace dell’area di rigore che in Brasile segnò 10 gol in una singola partita. Dopo di lui l’ennesimo italo-brasiliano, Del Debbio, un difensore di poche parole e molti fatti soprannominato "Nerone", già nazionale verde-oro. La piega della sua pochette "a giglio" rivela l’attenzione puntuale alla moda di allora. Probabilmente, ispirato dai tempi, fa il segno della "V" con le dita. Il penultimo è Malatesta, romano de Roma, detto "Ammiraglio" per il suo carisma e le capacità di dirigere le operazioni di centrocampo, virtù che lo portarono a giocare nella nazionale B italiana. Per ultimo Mattei II Augusto, romano anch’egli e da non confondere con il fratello giallorosso Attilio noto come "Bibbitone". Augusto aveva sostituito in quel lontano 13 marzo 1932 Tognotti (II), detto "Maccarese" che, infortunato, non era potuto scendere in campo e non ebbe modo di partecipare alla visita all’atelier di Nino Za. Questi è seduto e sta lumeggiando con il gessetto la caricatura di Sclavi. Elegantissimo nel suo gessato, i capelli impomatati e i preziosi anelli a guarnire le sue lunghe e sapienti mani.


Lazio e Nino Za anni 30.jpg


Volentieri LazioWiki, che ha come scopo quello di ricostruire gli eventi che hanno contraddistinto la storia ultracentenaria della Lazio al fine di metterla a disposizione dei sostenitori biancocelesti, regala questo vivace spaccato di vita laziale e documento storico di notevole importanza testimoniale.



Stagione La partita Lazio-Bologna 2-1 del 21 febbraio 1932 La "Brasilazio" Torna ad inizio pagina