Martedì 21 ottobre 1997 - Volgograd, stadio Tsentralny - Rotor Volgograd-Lazio 0-0

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21 ottobre 1997 - 2753 - Coppa UEFA 1997/98 - Sedicesimi di finale, gara d'andata

ROTOR VOLGOGRAD: Zakharchuk, Shmarko, Geraschenko, Olenikov, Essipov, Berketov, Veretennikov, Burlachenko (63' Krivov]]), Abramov (81' Zunenko), Niedergaus, Zernov (76' Zoubko). A disposizione: Karimov, Mattiola, Smirnov. Allenatore: Prokopenko.

LAZIO: Marchegiani, Pancaro, Nesta, G.Lopez, Favalli, Fuser, Almeyda, Jugovic, Nedved, Casiraghi, Mancini. A disposizione: Ballotta, Negro, Grandoni, Gottardi, Venturin, Signori, Marcolin. Allenatore: Eriksson.

Arbitro: Sig. Fernandez Martin (Spagna).

Note: ammonito Berketov. Calci d'angolo: 8-13.

Spettatori: 25.000 circa.

Vladimir Jugovic in un momento della gara
Giuseppe Pancaro tenta la via della rete
Un colpo di testa di Pierluigi Casiragi
Una fase di gioco
Pierluigi Casiraghi al tiro
Luca Marchegiani in presa alta
Diego Fuser in un momento dell'incontro
La panchina biancoceleste

A Volgograd la Lazio domina in campo ma non riesce ad andare oltre il pareggio a reti bianche nel match che potrà essere ricordato come il "festival delle occasioni perdute". Il Rotor Volgograd, squadra che comanda il campionato russo, si schiera con un 3-5-2 cercando di sfruttare al meglio le capacità dei suoi centrocampisti fisicamente potenti, abili nel filtrare in fase difensiva e, soprattutto, velocissimi e pericolosi nel contropiede. In difesa la coppia Shmarko e Olenikov marcano a uomo Mancini e Casiraghi. L'assetto tattico dei russi riesce a contenere la Lazio nella prima mezz'ora di gioco ed i padroni di casa si rendono anche pericolosi con Veretennikov su punizione che impegna Marchegiani in una difficile deviazione in angolo, ma subito dopo Casiraghi risponde con una mezza girata in area che l'ottimo Zaharchuk riesce ad intercettare sotto la traversa. La Lazio insiste e Mancini spreca in pochi minuti tre grandi occasioni da rete su assist di Fuser, Almeyda e Jugovic.

Nella ripresa la Lazio entra in campo molto determinata e per tutto il secondo tempo si giocherà nella metà campo russa. In uno dei tanti attacchi biancocelesti, Mancini corregge di testa un pallone che tocca la traversa, rimbalza ad un metro dalla linea di porta e viene calciato fuori da Casiraghi. Il pallone sembra stregato e non ne vuol sapere di violare la porta del Rotor: Mancini si smarca sulla sinistra e compie un cross per la testa di Casiraghi che ad un metro dalla porta avversaria colpisce la palla centrando il portiere che di corpo respinge. Anche Jugovic ci prova di testa su corner, ma, a portiere battuto, Essipov salva sulla linea. E' oramai il 90' e lo 0-0 rimanda la qualificazione alla partita di ritorno.


La Gazzetta dello Sport titola: "Tanti errori al tiro, solo un pareggio per Mancini e compagni. Che brava la Lazio, ma i gol? La squadra di Eriksson domina, ma spreca troppo e il Rotor si salva. La Lazio poteva vincere anche 5-0, invece si complica la vita. Lo svedese fa scaldare Signori ma poi non cambia nulla. Buone indicazioni per Maldini".

Continua la "rosea": Poteva finire cinque o sei a zero. Tranquillamente. La Lazio, invece, butta via una qualificazione scontata, assieme a una decina di occasioni per segnare, presentandosi sotto porta come se si trattasse di una partitella d'allenamento in cui c'è poco da vincere e nulla da perdere. E' paradossale che una squadra con un simile peso in attacco si ritrovi a pensarlo come il proprio punto debole. Né si capisce perché Sven Goran Eriksson, in una simile situazione, si sia ostinato a tenere in panchina Beppe Signori: l'ha fatto scaldare a dieci minuti dalla fine senza farlo entrare. Boh. Di buono, restano alcune indicazioni per Cesare Maldini in vista della sfida contro la Russia che si giocherà fra sette giorni a Mosca. Se questa (il Rotor) è la squadra che comanda il campionato russo, non c'è proprio da spaventarsi. Anche se il c.t. Boris Ignatiev pesca poco da queste parti: il suo gruppo è fatto dagli "emigrati" e dal blocco dello Spartak. Ieri, difatti, è rimasto a Mosca per vedere lo Spartak in azione col Valladolid. Ma torniamo alla Lazio. Quando funziona il pressing e finché i laziali lo fanno in profondità dove comincia il gioco russo, arrivare al tiro è una cosa da ragazzi. La difesa del Rotor non è un granché e a centrocampo si vede che i russi sono abituati ad avere più tempo per pensare e partire. Fa bene Sven Goran Eriksson a usare questa tattica perché quando il Rotor riesce a lanciarsi in contropiede lo fa a mille all'ora e sa essere pericoloso.

Davanti al muro del centrocampo a quattro (Fuser, Almeyda, Jugovic, Nedved), il tecnico svedese conferma le due punte. Insiste su Roberto Mancini, rispolvera Gigi Casiraghi. La coppia viene presa in consegna con marcatura a uomo da Shmarko e Olenikov. Dietro, il lungo Geraschenko fa il libero e spazza senza tentennamenti. Più avanti, il tecnico dei russi Prokopenko è bravo a mescolare le carte grazie a giocatori polivalenti e multifunzionali. Il Rotor si difende col 3-5-2 e attacca col 3-4-3. A destra Niedergaus, una punta, scambia spesso posizione con Essipov (uno dei due convocati in nazionale per la sfida contro l'Italia). E, in mezzo, tra i due attaccanti che giocano larghi c'è tutto lo spazio per gli inserimenti di Veretennikov (l'altro nazionale), dotato di un fisico possente, buona tecnica e un piede sinistro al fulmicotone (21 gol nel campionato russo, 2 in coppa Uefa). Senza punti di riferimento fissi, Lopez e Nesta, soprattutto nel primo tempo soffrono gli inserimenti negli spazi liberi, i treni come Veretennikov che arrivano lanciati sul fronte centrale. Ma alla lunga riescono a prendere le misure giuste, il centrocampo tampona: non è questo il problema. Il problema è davanti alla porta. Senza nulla togliere ai meriti di Platon Zakharchuk, portiere molto elastico con ottimi riflessi, è davanti alla porta che la Lazio letteralmente svapora. Eppure ci prova. Ci provano in tanti, dall'inizio alla fine. E ci provano in tutti i modi: destro, sinistro, più da vicino che dalla lunga distanza, ci provano di testa, con girate al volo, con tocchi di fino e soluzioni di potenza. Niente da fare. Il primo guizzo è di Mancini, un'esibizione di tacco per Favalli che cerca Casiraghi con un cross da sinistra. Il Rotor risponde con una sciabolata su punizione di Veretennikov, che costringe al volo Marchegiani per la deviazione in angolo.

C'è un'altra palla gol per Casiraghi (imbeccato da Jugovic): mezza girata sotto la traversa intercettata dal portiere. Siamo quasi alla mezzora del primo tempo. E comincia il Mancini show delle occasioni sprecate. In tre minuti poteva timbrare una tripletta. Arriva puntuale sugli assist di Fuser, Jugovic e Almeyda ma non ce la fa a metterla dentro da pochi passi. Nella ripresa, spenta velocemente e senza danni una fiammata iniziale del Rotor, la sfida si gioca tutta nella metacampo russa. Quasi un allenamento per la Lazio. E per Mancini che continua a cercare inutilmente la porta e invece corregge di testa un pallone che sbatte sulla traversa: rimbalza a mezzo metro dalla porta e Casiraghi riesce nell'impresa di non ribatterlo in rete. Va così. Ma non è tutto. Ci si mette anche Jugovic: perentoria zuccata su corner, portiere di nuovo battuto ci pensa l'onnipresente Essipov a respingere sulla linea. Poco dopo Nedved spreca inguardeabilmente un'altra palla d'oro e Jugovic lo imita in ribattuta. Finché Mancini danza sulla sinistra a testa alta, cerca Casiraghi, lo trova libero in area a due metri dalla porta per il tocco definitivo: ma la facile zuccata rimbalza ancora sul portiere. Zero a zero, non c'è verso. Davvero.


la Repubblica titola: "La Lazio domina, Mancini spreca".

L'articolo così prosegue: Non avere vinto questa partita è un delitto che la Lazio difficilmente pagherà al ritorno, vista la modestia del Rotor, ma certo è stata una conferma del suo momento tecnico nel quale trova terribili ostacoli ad andare in gol. C'è poi un aspetto del quale invece la squadra di Eriksson può andare orgogliosa, l'essere venuta qui e avere fatto sempre la partita, grazie a un centrocampo possente e dominatore, lasciando agli avversari solo un paio di conclusioni del temuto Veretennikov, e offrendo complessivamente un'eccellente prova di maturità internazionale. Il motivo della sua gara poi resta Mancini, ispirazione e disperazione della squadra, spesso assente, improvvisamente geniale, goffamente inconcludente nel primo tempo, quando in un minuto, al 38', ha avuto due nette chance per segnare e le ha mancate. Niente di nuovo, il solito Mancini, con le sue ragioni per amarlo o per far dannare anche i cinquanta tifosi laziali arrivati fino qui. Non diverso il comportamento di Casiraghi, anche lui infelice nelle situazioni davanti alla porta. La curiosità di vedere cosa avrebbe combinato Signori non è stata concessa da Eriksson, che ha fatto scaldare l'ala senza decidersi a mandarla in campo. In realtà centrare la partita solo su Mancini è deviante per quello che riguarda la consistenza della squadra e ingeneroso verso i centrocampisti che sono stati i veri pilastri della Lazio.

Inesauribile Jugovic, che ha dato assist importanti al numero 10 e a Casiraghi, concreto Almeyda, grande recuperatore di palloni, scavallante Fuser, ricco di fiato. Il Rotor ha avuto solo una fase nella quale pareva in grado di controbattere, con le discese sulla destra del piccolo Esipov, malamente contrastato da Nedved e da Pancaro. Sia la Lazio che il Rotor si sono poi abbandonati a frenesia che non ha favorito la bellezza della gara e la linearità delle azioni, essendosi trasformata soprattutto in una competizione di portatori di palla. Quando la Lazio si è liberata da questa agitazione ha affondato subito nella impacciata difesa russa. I primi momenti della partita sono del Rotor, che batte una punizione con Veretennikov al 6': questo e il tiro dello stesso al 24', con grande deviazione di Marchegiani, saranno le uniche azioni dei russi in tutta la partita. Per la Lazio invece comincia lo scialo, al 14' è già Casiraghi che di testa costringe Zakarchuk a una parata a terra, il portiere poi alla fine sarà il migliore dei suoi. Al 21' è Jugovic a liberare Casiraghi, la girata del centravanti è deviata oltre la traversa dal portiere in acrobazia. La Lazio ha il controllo totale, grazie soprattutto alla sua capacità di strappare palla al centrocampo: il Rotor è intimidito, mostra tutta la sua inesperienza, a momenti appare in soggezione: se questo fosse il calcio russo la nazionale di Maldini non dovrebbe temere molto. Sul finale del primo tempo la Lazio accelera e sembra che possa passare da un momento all' altro. La palla profonda è di Jugovic, libera Mancini che stoppa mirabilmente, poi esita finché Zakarchuk riesce a coprire il tiro. Un attimo dopo su un cross dalla destra l'ex sampdoriano è davanti al portiere, il tocco sembra semplice, invece c'è solo un debole appoggio tra le braccia di Zakarchuk.

La ripresa è ancora tutta della Lazio, già al 5' è di nuovo Mancini ad andare vicino al vantaggio: c'è un cross di Nedved dalla sinistra, lo stacco è perfetto, la palla va a spigolare sul sette, ricade a terra il pallone tra i piedi di Casiraghi che non riesce a ribattere in rete. Al 12' è Esipov a salvare sulla linea per una deviazione di Jugovic da corner di Fuser, poi un attimo dopo è ancora Jugovic a mancare la rete, molto spostato sulla sinistra, calciando sul palo lontano e sfiorando il palo, ma forse doveva dare a Mancini al centro. E poi al 37' l'ultimo spreco, da un delizioso cross di Mancini c'è Casiraghi davanti a Zakarchuk nel suo gesto preferito il colpo di testa, ma la deviazione è addosso al portiere. Per andare in rete la pratica è rinviata alla gara di ritorno.


Sempre tratte dalla "rosea", alcune dichiarazioni post-gara:

Il festival delle occasioni perdute apre il muro del pianto di una Lazio consapevole di aver risposto sul piano del gioco, ma ancora in astinenza (preoccupante) di gol. Il presidente Zoff preferisce sottolineare gli aspetti positivi: "La prestazione della squadra è stata confortante, peccato perché potevamo vincere e assicurarci la qualificazione. Invece al ritorno ci sarà da stare attenti contro questo Rotor che è veloce a ripartire ed abile in contropiede". Eriksson non nasconde qualche rimpianto: "Se avessimo concretizzato almeno una parte delle occasioni avremmo chiuso il discorso qualificazione. Invece, come già era capitato con l'Atalanta, siamo stati sfortunati nelle conclusioni. Peccato. Ma la squadra ha giocato bene e non posso rimproverare nulla ai ragazzi". Come mai, negli ultimi minuti, Signori è rimasto a riscaldarsi in panchina senza entrare? "Visto come andavano le cose, a un certo punto avevo pensato di inserirlo come terzo attaccante. Poi però il Rotor è stato pericoloso un paio di volte in contropiede e ho rinunciato". Con tante palle che danzavano davanti alla porta russa, uno come Signori non sarebbe comunque stato utile alla causa? "Beppe è bravo, ma anche gli altri lo sono stati. Non mi sono sentito di toccare gli equilibri". Mancini, pur non demeritando, ha fallito alcune occasioni importanti, Eriksson però lo difende: "Lui è stato bravo, come gli altri. Un paio di volte ha sbagliato sotto porta, ma può capitare a tutti".

Certo che, viste le caratteristiche di questo Rotor Volgograd, lo 0-0 non è un risultato tranquillizzante. Il tecnico ammette: "Sono molto pericolosi in contropiede, dunque dovremo stare attenti ad attaccare senza scoprirci troppo. Però, nonostante tutto, lo 0-0 in trasferta resta un risultato positivo". Casiraghi e Mancini preferiscono il silenzio. Parla Jugovic, uno dei migliori insieme ad Almeyda: "Avessimo concretizzato il 10 per cento delle occasioni create avremmo chiuso il discorso qualificazione. Ho spinto di più e anch'io ho avuto le mie buone occasioni. Purtroppo una volta è stato abile il difensore a respingere sulla linea e nell'altra il portiere si è superato. Ora diventa tutto più difficile". Almeyda invece è ottimista: "Mi sento bene e sono contento perché tutta la squadra cresce. I gol dovranno arrivare, per forza". Fra i difensori ancora una prova convincente di Beppe Favalli: "Li abbiamo contrastati bene e tutto sommato si è rischiato poco per essere in trasferta. Peccato per la sfortuna che abbiamo avuto davanti, anche a me è andata male per un rimpallo".

Pavel Nedved guarda avanti con rinnovata fiducia: "Adesso ci aspetta il derby, una bellissima partita, e siamo pronti ad affrontarlo. La squadra è in salute e questa gara lo ha dimostrato. Dite che mancheranno alcuni difensori alla Roma? Io vi rispondo che le squadre di Zeman pensano soprattutto ad attaccare dunque dovremo stare molto attenti dietro provando poi a sfruttare gli spazi". La stracittadina è già cominciata.




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