Sabato 28 febbraio 1998 - Bergamo, stadio Atleti Azzurri d'Italia - Atalanta-Lazio 0-0

Da LazioWiki.

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28 febbraio 1998 - 2.777 - Campionato di Serie A 1997/98 - XXIII giornata

ATALANTA: Fontana, Dundjerski, Bonacina, Rustico, Sottil, Mirkovic (82' Foglio), Cappioli (64' Magallanes), Gallo, Piacentini (80' Carbone), Sgrò, Caccia. A disposizione: Pinato, Boselli, Zanini, Rossini. Allenatore: Mondonico.

LAZIO: Marchegiani, Grandoni, Nesta, G.Lopez, Favalli, Fuser (57' R.Mancini), Venturin, Jugovic, Nedved, Casiraghi (61' Pancaro), Boksic. A disposizione: Ballotta, Chamot, Gottardi, Pancaro, Marcolin, Rambaudi. Allenatore: Eriksson.

Arbitro: Sig. Cesari (Genoa).

Note: espulso al 59' G.Lopez per doppia ammonizione (gioco scorretto). Ammoniti Gallo, Dundjerski e Sottil per gioco scorretto.

Spettatori: 6.871 paganti per un incasso di Lire 185.875.000, 12.508 abbonati per una quota di Lire 366.042.626.

Pavel Nedved ed Alen Boksic in azione
Un intervento in presa aerea di Luca Marchegiani
Diego Fuser
Momenti di tensione tra le due formazioni
Giovanni Lopez esce dal campo dopo l'espulsione accompagnato dal Team Manager Maurizio Manzini

L'esatto contrario di una logica attesa, di una previsione perfino banale. Finisce con il rovesciamento delle parti: sono le gambe della Lazio a tremare di più, ad apparire bloccate, molli, claudicanti. Quelle dell'Atalanta, invece, randellano secondo necessità e mai si fanno condizionare da una certa soggezione che sembrava normale immaginare alla vigilia. Un epilogo sorprendente, forse giustificabile con quell'impaccio psicologico che la Lazio dimostra di soffrire ogni volta che incontra i bergamaschi, la loro storica bestia nera, sin dai tempi dello scudetto di 24 anni fa. Così viene a perdere colpi la rincorsa tricolore, sublimata la settimana scorsa dalla ridondante vittoria all'Olimpico contro l'Inter. Sebbene la squadra di Eriksson, collezionando con lo 0-0 di ieri il dodicesimo risultato utile consecutivo, stabilisca il suo record personale nel campionato a girone unico. L'altra faccia della Lazio, abbandonata a Torino il 6 dicembre dell'anno scorso contro la Juve (ultima sconfitta della stagione), è stata abilmente riscoperchiata dall'Atalanta. Approfittando, probabilmente, anche di un leggero calo atletico degli avversari, la squadra di Mondonico ha complicato tatticamente la partita laziale, a conferma di come il tecnico bergamasco riesca a industriarsi alla grande ogni volta che incrocia Eriksson sulla sua strada. Da questo punto di vista, l'Atalanta è risultata impeccabile.

Squadra sempre molto coperta, marcature asfissianti in difesa e copertura millimetrica degli spazi a centrocampo, dove la cerniera Cappioli-Piacentini-Gallo-Sgrò-Mirkovic (quando non si aggiungeva Bonacina) ha impedito alla Lazio di imbastire tre passaggi di fila e di servire in maniera decente gli sconclusionati Casiraghi e Boksic, inizialmente preferiti allo spompato Mancini. Una gara, evidentemente, studiata nei minimi dettagli, partendo dalla conoscenza molto profonda dei pregi e dei difetti dell'avversario. La Lazio non ci ha capito nulla, tanto che il suo calcio improvvisamente "sgarrupato" alla fine avrebbe prodotto un misero tiro nello specchio della porta (colpo di testa debole e centrale di Pancaro nella fase conclusiva dell'incontro). Davanti a un blocco che non produceva gioco e contemporaneamente non lasciava l'aria per respirare, la squadra di Eriksson si è ritrovata a scavalcare con palloni lunghi la linea di centrocampo, ottenendo però risultati catastrofici. L'Atalanta, invece, rinvigorita man mano da una situazione tattica sempre più favorevole, ha cominciato pure a prendere confidenza, spostando leggermente più avanti il suo baricentro d'azione e chiudendo la sfida (con la Lazio perà in 10 uomini per l'affrettata espulsione di Lopez) con due conclusioni che hanno fatto venire i brividi a Marchegiani. Bravo su Mirkovic in due tempi (34') e su Magallanes da distanza ravvicinata (44'). Tuttavia, nelle pieghe della peggiore esibizione biancoceleste da tre mesi a questa parte, sarebbe scorretto non porre l'accento su alcuni episodi dubbi offerti dalla partita e interpretati in maniera non del tutto convincente dal solito e mediocre Cesari. Soprattutto le azioni che hanno visto protagonisti Boksic e Nedved hanno suscitato consistenti perplessità.

Nel primo caso (intervento in area di Dundjerski sul croato) l'arbitro genovese ha lasciato correre, facendo rimettere la palla da fondo campo all'Atalanta. Nella seconda occasione, invece, sempre nel primo tempo, Cesari ha fischiato la punizione dal limite in favore della Lazio. Mentre le immagini televisive hanno evidenziato che l'impatto con Dundjerski è avvenuto all'interno dell'area. Oltre ai due rigori eventualmente negati, i biancocelesti potrebbero lamentarsi per l'espulsione di Lopez troppo severa (il difensore, al 13' della ripresa, sembra quasi inciampare contro Caccia, nell'azione che determina il secondo cartellino giallo). E per una gomitata gratuita di Rustico in faccia a Mancini che l'arbitro non punisce perché convinto che l'ex doriano abbia fatto solo scena. In maniera molto intelligente, comunque, la Lazio non ha calcato la mano su questi episodi, perfettamente consapevole della pessima prova fornita e dei meriti oggettivi da ascrivere all'Atalanta. Visti gli impegni che le toccano a ripetizione in questo periodo, sa pure che non ha molto tempo per le mega-riflessioni collettive. Martedì sera arriva l'Auxerre, quarti di finale di Coppa Uefa. Deve subito riabbassare il freno a mano e ripartire senza voltare lo sguardo all'indietro.


La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, il peso della rincorsa. Stavolta si ferma al pari, ma è l'Atalanta a fallire il gol partita. Un liscio di Pancaro consegna a Magallanes il pallone della vittoria a un minuto dalla fine, ma Marchegiani para. Espulso Lopez. Proteste laziali per due falli da rigore non fischiati su Nedved e Boksic".

Continua la "rosea": Sarà anche vero che questa Lazio non ha più bisogno di esami per dirsi grande, ma la sensazione che lascia a Bergamo è proprio quella di uno scolaro esangue davanti all'ultima domanda di una commissione ormai quasi convinta. Eseguiti in bello stile teoremi complessi come le vittorie in casa Juve e con l'Inter, s'impappina di fronte al quesito apparentemente meno rognoso, visto che quest'anno l'hanno già risolto in parecchi: come si batte l'Atalanta? L'argomentata risposta è un bel "boh". Emiliano Mondonico incarta bene la partita piazzando due difensori veri sulle fasce, Bonacina e Mirkovic, in opposizione a esterni iperoffensivi come Nedved e Fuser. La mossa, abile anche se prevedibile, implica una replica scontata: fuori uno dei due a favore di Mancini trequartista, per ridurre la velatura sulle corsie alzando piuttosto uno spinnaker centrale. Eriksson, peccando un po' di presunzione ("magari qualcosa succede comunque..."), aspetta un'ora prima di obbedire alla logica, e per chi ci crede è il destino a punirlo: un minuto dopo Lopez commette molto ingenuamente il secondo fallo da cartellino giallo, non cattivo ma plateale, e la falla che si apre nell'imbarcazione obbliga lo svedese a una nuova correzione, stavolta in senso prudenziale. Fuori Casiraghi e dentro Pancaro. L'espulsione di Lopez, ovviamente imprevedibile, chiude subito alla Lazio la finestra di tempo (l'ultima mezz'ora) scelta per provare a vincere.

La contestazione da muovere è semplice: può una grande squadra che gioca a Bergamo limitare a un terzo di partita, con tutti i rischi connessi, il serio inseguimento dei tre punti? La nostra risposta non è boh. E' no. Le pigrizie mentali della Lazio, che si muove come una tigre sazia, incontrano a un certo punto i meriti dell'Atalanta, e come per tutte le cose che si fanno in due quel punto è più o meno a mezza strada. Mascherati per quanto è possibile dalle mosse di un Mondonico in gran forma, i limiti bergamaschi sono enormi: la difesa è registrata da un libero d'emergenza, Dundjerski, che non azzecca un rilancio, il centrocampo è in mano a un Piacentini bloccato dal mal di schiena, l'attacco, per usare una parola grossa, è Caccia e stop. Saremmo sul tragico, come si può arguire, se la somma di queste debolezze non creasse una strana forza, un po' morale e un po' tattica, che consegna al tifo atalantino una squadra più che degna. Con Bonacina e Piacentini alle spalle, ci sentiremmo di passeggiare tranquilli nel Bronx accendendo un sigaro con cento dollari: nessuno avrebbe il coraggio di toccarci. Con Sottil e Rustico non ci presenteremmo a una cena a corte, questo no, ma finché Cesari proteggerà i difensori assai più delle punte, i due risulteranno marcatori efficaci. Certo, la totale assenza di partner rende grottesco il lavoro di Caccia: appena riceve un pallone si butta per terra, ché di compagni in zona non ce n'è a pagarne. Colpevolmente sorpresa dalla tigna avversaria, la Lazio vivacchia su alcuni spunti di Jugovic e Boksic nella prima ora, e scegliendo per il resto lo schema più vecchio e inutile del mondo: lancio lungo, e chi s'è visto s'è visto.

Un paio di episodi molto dubbi in area (cade Boksic) e al limite (cade Nedved) non permettono alcun alibi alla Eriksson-band, che ne avrebbe di tempo e di valore per rimediare alle sviste arbitrali. Non lo sfrutta, e quando finalmente entra Mancini, parco di delikatessen ma comunque due volte capace di assist invitanti, qualcosina cambia: ma forse, più che aumento di velocità laziale, è il caso di parlare di Atalanta fuori giri. Moralmente costretta a impadronirsi della partita (è in 11 contro 10), evidenzia le sue pecche. Rischia sì di vincere, al minuto 44, quando un liscio di Pancaro consegna al vivace Magallanes l'unica palla-gol vera del pomeriggio: ma la risposta di Marchegiani è pronta. Non esageriamo: passi uno stinto 0-0, ma di partire per una vacanza ai Caraibi non è ancora il caso. La Lazio continua a crederci; semplicemente, dovrà accettare e superare qualche altro esame.


La Repubblica titola: "Mondonico ferma la Lazio".

L'articolo prosegue: Visto dalla parte di Eriksson, lo sciatto 0-0 della Lazio in casa di un'Atalanta vivissima è accettabile: le squadre di Mondonico sono sempre state le sue Colonne d'Ercole, stavolta almeno non è affondato: "Io non ho mai parlato di scudetto. In ogni caso le nostre ambizioni non cambiano e comunque chissà come sarebbe finita in 11 contro 11", ha commentato alludendo all'espulsione di Lopez, ammonito per la seconda volta un minuto appena dopo l'ingresso di Mancini, terza punta per soli 8' accanto a Boksic e Casiraghi, prima dell'obbligatorio inserimento del difensore Pancaro al posto del centravanti della nazionale. Visto dalla parte di Cragnotti, che non nasconde pensieri di scudetto, questo pareggio è un fastidioso intoppo: mentre la Juve batteva il Bari, i suoi stipendiati hanno lasciato disoccupato il portiere avversario Fontana. Visto dalla parte dei giocatori, che non hanno mai dato la sensazione di volere davvero la vittoria e che hanno saggiamente evitato di appigliarsi a due presunti falli da rigore di Dundjerski nel primo tempo su Boksic e Nedved (Cesari ha giudicato fuori area l'intervento sul ceco), è un contrattempo superabile.

"Sei punti li possiamo recuperare, mica potevamo pensare di vincere tutte le partite", ha detto Mancini, sintetizzando il ritornello dei compagni, un coro cui non si associa il solo Marchegiani, attraversato da un dubbio sofistico: "E' meglio aver perso due punti contro una squadra che non lotta per lo scudetto o è peggio aver pareggiato sul campo dove Milan e Inter hanno vinto?". Per fortuna c'è anche il punto di vista di Mondonico, che nel caso specifico è anche il più lucido: la Lazio ha fatto 0-0 perché l'Atalanta ha giocato meglio e in superiorità numerica ha rischiato di segnare. Al 44' del secondo tempo Magallanes non ha sfruttato un liscio di Pancaro su cross di Sgrò, partorendo un tiretto bloccato da Marchegiani. Siccome non sarebbe stato un furto, è lecito che Mondonico sottolinei un episodio apparentemente marginale, l'infortunio alla schiena che a metà ripresa ha tolto dalla scena Piacentini. "Se avessi potuto tenerlo in campo, avrei messo un'altra punta. Ma mi accontento, con cinque vittorie siamo salvi. Intanto sono molto soddisfatto di questa partita perfetta". Per gli esteti del tatticismo Mondonico ha confezionato un vero capolavoro: bloccate le fasce e intasato il centrocampo con sei uomini contro quattro, ha imposto a Boksic e Casiraghi le eccellenti marcature di Rustico e Sottil, ma soprattutto ha preteso dai suoi che non concedessero un centimetro a Jugovic, Nedved e Fuser per lanciare il contropiede, arte in cui la Lazio eccelle ma che ha potuto avviare con successo in un'unica circostanza per un errore di Sgrò: la cavalcata di Nedved (16') è stata interrotta fallosamente da Dundjerski, che ha fornito ai moviolisti materia di discussione sul punto dell'intervento scorretto.

Il progressivo spegnersi di Boksic, ha poi ridotto gli schemi offensivi della Lazio ai lanci lunghi, che Casiraghi ha poi censurato ("era proprio difficile controllare certi palloni"), e alle avventurose percussioni di Nedved. Mentre la Lazio calava, saliva l'Atalanta, impadronendosi del centrocampo. E se è vero che l'ingenua espulsione di Lopez a inizio ripresa per un fallo su Caccia ha impedito di verificare l'efficacia del ricorso di Eriksson alle tre punte, è altrettanto incontestabile che da qui in avanti le variazioni tattiche di Mondonico si siano rivelate migliori di quelle studiate dal suo collega svedese, che Fuser aveva apertamente contestato al momento della sostituzione con Mancini: nel finale Marchegiani ha salvato il risultato su Mirkovic e Magallanes. "Niente di grave, ora pensiamo alla Coppa Uefa", ha chiosato Mancini.


Tratte dal quotidiano romano, alcune dichiarazioni post-gara:

Qualche giocatore è arrabbiato, qualcun altro fa il buonista (addirittura Mancini!), Eriksson invece vola leggero sui presunti torti subiti a Bergamo e pensa solo all'Auxerre. Sentimenti contrastanti animano la Lazio, che galleggia tra i rimpianti del sabato di campionato e le ansie del martedì di Coppa (Uefa). Quelli che protestano ce l'hanno con l'arbitraggio di Cesari. "Non si può sbagliare due volte", lo boccia senza pietà Nedved. Sotto accusa i rigori non concessi a Boksic e allo stesso boemo, l'espulsione di Lopez, la gomitata a Mancini. "Siamo stati danneggiati", aggiunge Favalli, il capitano: "Ho chiesto spiegazioni all'arbitro, mi ha detto che Boksic era scivolato e che la gomitata di Rustico era involontaria. Mah...". Ora si lamentano, quelli della Lazio, ma in campo avevano accettato le decisioni di Cesari senza protestare. "Forse siamo troppo buoni", dice Nedved; "Ci hanno chiesto di fare i bravi e ci stiamo adeguando. Pure troppo...", ribadisce Casiraghi con riferimento alle recenti indicazioni di Campana ai calciatori. Mancini invece fa il buonista anche il giorno dopo: "A cosa serve protestare? Ti ammoniscono e basta. No, non c'è nessun complotto contro di noi. Sono solo errori, c'erano due rigori nettissimi e non sono stati concessi. Ora però bisogna guardare avanti, tra noi vedo gente demoralizzata e non mi sembra proprio il caso. Io dico che in campionato siamo messi benissimo, sei punti dalla Juve sono recuperabili, tanto più che mancano un'infinità di scontri diretti. E' tutto da giocare, insomma".

L'Artista ha il labbro ferito per la gomitata di Rustico, ma resta convinto che la prova-tv non risolverebbe il problema: "Creerebbe solo più confusione. Piuttosto, certi arbitraggi danneggiano lo spettacolo". E' il massimo della protesta. Eriksson invece scivola sul luogo comune: "Alla fine torti e favori si compensano. Sono solo coincidenze, pensiamo all'Auxerre". Il tecnico ha visto (in videocassetta) i francesi battere il Marsiglia e un po' si è spaventato: "Diomede è fortissimo: salta l'uomo e mette il pallone dove vuole. In più, loro si sono riposati per dieci giorni e hanno il vantaggio di giocare la prima in casa nostra. Sintesi: per passare il turno serve la migliore Lazio. Per fortuna i miei, tranne Almeyda, stanno tutti bene". Un dato confortante alla vigilia di una settimana determinante per la stagione laziale: domani l'Auxerre, domenica il derby - ieri Eriksson ha visto i giallorossi travolgere la Fiorentina - e mercoledì 11 il ritorno con la Juve in Coppa Italia. Il tecnico saluta i 500 tifosi arrivati a Formello e si fa forza: "E' il momento decisivo, non possiamo fallire". Domani sera 4-4-2 con Mancini e Boksic davanti, Casiraghi va in panchina.


Dalla Gazzetta dello Sport:

Nel giorno in cui si allontana la vetta e la Juve sale a +6, la Lazio crede con maggior forza alla sua rimonta scudetto. Ad esprimere il concetto è Roberto Mancini. Non prima però di aver cercato davanti allo spogliatoio Rustico per un chiarimento. Il difensore atalantino si scusa: "Ho allargato le braccia, ma non volevo colpirti". Il Mancio però non crede all'involontarietà: "Mi hai dato una brutta gomitata". A testimoniare l'accaduto uno spacco sul labbro inferiore ancora sanguinante. Roberto però calma la rabbia e focalizza subito l'obiettivo: "Dobbiamo restare tranquilli. Un pareggio dopo tante vittorie e su un campo così difficile, ci può stare. Inutile recriminare e meglio concentrarsi subito sulla partita di coppa Uefa contro l'Auxerre. Speriamo che i francesi non giochino come l'Atalanta". Poi il numero 10 si sofferma più sulla situazione in campionato: "Sei punti sono recuperabili - le frasi sono accompagnate da un gesticolare sicuro e convincente -. Non potevamo pensare certo di vincerle tutte di qua alla fine. Se ragioniamo così non andiamo da nessuna parte. Invece dobbiamo aver calma, questo risultato non è un passo indietro. Guardiamo avanti. Ci sono ancora 33 punti a disposizione. Ce la possiamo fare". Una cosa da dire sull'arbitraggio però Mancini ce l'ha: "A me sinceramente sono parsi netti i falli da rigore su Boksic e Nedved. Ma i ragazzi non hanno protestato in campo, perché comunque l'arbitro ha deciso diversamente, vedendo al limite il fallo su Pavel". Chi non ha digerito le decisioni di Cesari è proprio Nedved: "Il rigore su di me era netto, il fallo è avvenuto ampiamente in area. Poi l'espulsione di Lopez è stata eccessiva e ci ha condizionato per il resto della gara. Proprio quando stavamo forzando in attacco. Peccato perché questa partita avremmo potuto vincerla e restare più vicini alla Juventus".

Alen Boksic invece la prende con filosofia: "Non dobbiamo attaccarci alle proteste. Tra l'altro nell'episodio che mi riguarda non so se sono stato più io ad inciampare o il mio avversario a toccarmi. Pareggiare qui non è un demerito, perché pochi vinceranno su questi campi. Certo, la Juve si allontana, ma resto convinto che il tempo per recuperare ci sia. Piuttosto ora pensiamo a non prendere gol contro l'Auxerre, martedì in Uefa. E' la cosa più importante. Poi davanti dobbiamo cercare di realizzarne qualcuno noi attaccanti, quello che non siamo riusciti a fare qui a Bergamo". Gianni Lopez è un po' abbattuto per l'espulsione ed anche per la squalifica che arriverà: "Proprio nel momento in cui ero rientrato titolare. Purtroppo ho sbagliato specie sulla prima ammonizione, evitabile. Mentre sulla seconda è stato prima Caccia a far fallo e l'arbitro avrebbe potuto valutare diversamente". E' imbufalito invece Diego Fuser che sale sul pullman serrando le labbra: la sostituzione subita da Eriksson non l'ha proprio digerita. La gestualità in campo è evidente. Lo sguardo cupo del dopo partita ne è la testimonianza. Chi cerca di prenderla con filosofia è Gigi Casiraghi: "Brutta partita. Ci hanno controllato bene, con le buone e le cattive. Tutto sommato pareggio giusto e punto guadagnato. E per lo scudetto non credo cambi niente". Questa Lazio continua a crederci, visto che tra l'altro continua a non prendere gol.

Sperava in un regalo diverso per il suo compleanno, Dino Zoff. Invece nel giorno dei suoi 56 anni la Lazio non è riuscita a regalargli la quinta vittoria consecutiva in campionato. Sven Goran Eriksson prende atto della situazione. "Una partita sicuramente brutta. Poche occasioni da rete e troppi falli. Troppe interruzioni per rendere la partita piacevole. L'Atalanta è stata brava a fermarci da tutte le parti. Si aiutavano con i piedi, con le mani, con qualsiasi cosa per arrivare sul pallone. Bravi loro, un po' meno noi che non siamo mai riusciti a trovare un passaggio smarcante. Forse è stato un passo indietro, in classifica, ma lasciamo andare la Juve. Per me non è cambiato niente". La squadra non è stata brillante, ma il tecnico non se la sente di criticare i suoi: "Hanno cercato di far gioco. L'Atalanta ha avuto l'atteggiamento che ci aspettavamo, che avevamo studiato in settimana, però non siamo riusciti a concretizzare delle contromisure. Sul piano dell'impegno non ho niente da rimproverare ai ragazzi. Anzi di positivo c'è che in 10 nell'ultima mezz'ora abbiamo spinto con maggiore convinzione per vincere. Segno che la squadra è in salute. Ho un solo rammarico: l'espulsione di Lopez, che ha pagato più di tutti quando altri giocatori hanno commesso falli sistematici e duri. Avevo appena inserito Mancini. Inizialmente avevo pensato ad una staffetta fra attaccanti. Invece poi ho preferito schierare il tridente per cercare nuovi varchi. E' durato troppo poco, visto che siamo rimasti in inferiorità numerica". Adesso la Lazio si concentra sull'Uefa: "Ma non dite che la squadra già pensava a martedì, perché non abbiamo preso sottogamba l'Atalanta. Ora pensiamo all'Auxerre". Oggi pomeriggio, però, Eriksson andrà all'Olimpico per vedere la Roma. Perché dopo l'Europa lo aspetta il quarto derby della stagione.