Makula Stefano

Da LazioWiki.

Stefano Makula
Stefano Makula

Sub apneista, nato a Roma il 9 ottobre 1954 ed ivi deceduto il 14 agosto 2023.

Makula, insieme ad Enzo Maiorca e al francese Jacques Mayol, è stato il più grande apneista di ogni tempo. Nella sua carriera ha stabilito 28 record mondiali di immersione in varie specialità. Ha scritto libri fondamentali sulla sua vita sportiva, sui metodi di allenamento e sulla fisiologia dell'immersione, tra cui il bellissimo Fino all'ultimo respiro del 2008. Nel corso della sua carriera Makula ideò, in collaborazione con medici e tecnici sportivi del Comitato Olimpico Italiano, un metodo volto a rendere più facile e sicura l'immersione subacquea. Questo metodo, che porta il suo nome, si basa sul training autogeno, la respirazione autogena, e nella tecnica di allenamento mutuata dall'atletica leggera, soprattutto nei 100 e 200 m, mirando ad incrementare la resistenza grazie al minor utilizzo di ossigeno ottenuto con il rilassamento, e mantenendo nella normalità il livello di anidride carbonica emesso con lo sforzo, garantendo la più completa sicurezza ed al quale s'ispirano le didattiche moderne, come deciso anche da una sentenza dell'autorità della concorrenza e del mercato. Negli ultimi anni svolgeva il ruolo di allenatore-formatore, pur non tralasciando le sue frequenti immersioni in mare, e organizzava i corsi per disabili con il format “Disabilidamare”, da lui creato in Sicilia. Sostenitore laziale e legatissimo alla S.S. Lazio Generale di cui era socio della sezione Attività Subacquee da decenni, lascia un ricordo indelebile nel mondo biancoceleste. Questa la dedica tratta dal sito della S.S. Lazio Generale:

La Lazio intera è in lutto per la scomparsa di Stefano Makula, grande apneista italiano. Per anni il profondo blu del mare fu il suo compagno prediletto. Il 9 gennaio 2020, al Salone d’Onore del CONI, Stefano Makula venne insignito del premio “Atleta della storia della S.S. Lazio Attività Subacquee”. Un signore elegante, un bel Laziale!

La S.S. Lazio Nuoto ha scritto:

La Lazio Nuoto piange la scomparsa del grande campione di apnea Stefano Makula, immenso recordman della profondità ma soprattutto atleta dall'animo nobile e legatissimo al mondo Lazio. Ci mancherà il tuo sorriso Stefano.


I RECORD

I record di Stefano Makula


Qui di seguito una sua biografia tratta dal sito https://www.wikisport.eu/index.php/Makula_Stefano#

“Per me il mare è la vita, vederlo o semplicemente sapere di poterlo rivedere mi ha fatto superare ogni difficoltà e mi dona ogni giorno l’entusiasmo di vivere”.

La carriera

Makula Stefano nasce a Roma il [[9 ottobre] 1954 da madre italiana (con genitori tedeschi fuggiti dalla Germania di Hitler) e padre ungherese, sfuggito all’invasione sovietica. "Cosa io possa avere a che fare con il mare non si sa, e infatti fino all’età di dodici anni non ci pensavo neanche". Passa le vacanze estive nella casa in campagna del nonno, fin quando, un giorno del Giugno 1967, premesso che aveva rifiutato fino a quel momento qualsiasi intimità con l’acqua, rimane affascinato e assorto dalla bellezza del fondo del lago di Bracciano, dove si era recato con il suo migliore amico, Paolo Ausuini, per provare un piccolo gommone. E così, giorno dopo giorno, da completo autodidatta, realizzò il percorso di subacqueo in tutte le sue tappe, dal fucile costruito con l’ombrello ai numerosi tentativi di rendere stagne le torce a pile. "Imparare l’apnea nel lago senza passare per la piscina è stata una scuola dura, ma l’ho affrontata con grande gioia [...]". Nella metà del settembre 1974 soggiorna a Caprera (Arcipelago della Maddalena, Sardegna) per un corso di vela, altra sua passione. In questo periodo va in scena il famoso episodio dello scontro subacqueo tra Enzo Maiorca, impegnato a stabilire un nuovo record, e Enzo Bottesini, Campione del Rischiatutto di Mike Buongiorno e allievo preferito di Duilio Marcante, padre della subacquea italiana.

Ed è proprio grazie al clamore suscitato da quell’episodio che scoprì di fatto il mondo dei record di apnea. Tornato a Roma conosce un ragazzo, Guy Thornerly, che (per primo) gli organizza una prova in mare. In quella giornata, svoltasi sulle coste dell’isola di Giannutri (Toscana), Stefano scende senza problemi fino a 45 mt., risale con assoluta tranquillità, saluta alcuni sub e riemerge dopo quattro minuti e quarantacinque secondi lasciando il suo amico e tutti i sub sbalorditi e a bocca aperta. Circa due anni dopo, pochi giorni dopo la famosa prova in occasione del Salone internazionale della subacquea, gli viene organizzato un incontro con il prof. Luigi Ferraro, medaglia d’oro al valor militare e (allora) presidente della Technisub, la casa sponsor di Enzo Maiorca, e con lo stesso Enzo Maiorca. A distanza di qualche giorno venne richiamato da Luigi Ferraro che gli comunica che per un periodo fino all’estate successiva doveva essere allenato da Maiorca per un tentativo di record, date le sue strabilianti capacità, ma Makula rifiuta e nonostante il rifiuto di essere allievo di Maiorca, Ferraro gli organizza lo stesso il tentativo di record. Nonostante la sera precedente al record gli viene comunicato che ci sono state modifiche nel regolamento, dopo tanto allenamento ed una sincope, il 3 settembre 1978 effettua il suo primo record scendendo in assetto costante.

Entra così nei media come nuovo avversario di Maiorca e terzo incomodo tra lo stesso Maiorca e Mayol. Da quel momento, giorno dopo giorno si allena per superare se stesso e nuovi record. Il successivo passo fu Ponza. "Ponza è stata una tappa molto importante nella mia storia di recordman, perché li riuscii a spostare i miei limiti molto più in basso, fino a sfiorare i sessanta metri, una profondità che, specialmente a quei tempi, implicava problemi completamente diversi dalla quota dei cinquanta metri. Mi resi conto che oltre alla tecnica era necessario rivoluzionare la preparazione mentale." Si allena duramente per tutta l’estate. La tecnica che usava ma che si rivelò successivamente troppo pericolosa era l’iperventilazione, tecnica ereditata dai pescatori di perle polinesiani. Giunse il fatidico 12 settembre, giorno del record, al quale numerosissime persone assistettero; effettuò una discesa a 58 metri perfetta e un altrettanto perfetta risalita, ma, forse perché era la seconda discesa della giornata (ne aveva effettuata una a 30mt un paio di ore prima) e forse l’emozione, che ebbe un lieve mancamento ma si riprese subito. Ma l’inflessibile giudice di gara di superficie, dopo una lunga discussione con il giudice di gara di fondo, decise comunque di annullare il record (il nuovo regolamento prevedeva infatti che una volta in superficie non dovevano sussistere alcun tipo di malore).

Ma grazie a questo evento, Stefano, in collaborazione con la Scuola dello Sport del Coni e con la Federazione medico sportiva italiana, ideò il metodo che ancora oggi porta il suo nome, ovvero il Metodo Makula, che gli fa stabilire altri 26 record del mondo. Il metodo di apnea si basa sul training autogeno, la respirazione autogena, e nella tecnica di allenamento mutuata dall’atletica leggera, soprattutto nei 100 e 200 m. Concludendo, il metodo "Makula" permette un’assoluta resistenza, grazie al minor utilizzo di ossigeno ottenuto con il rilassamento e mantenendo nella normalità il livello di anidride carbonica che emettiamo con lo sforzo. La respirazione autogena permette di superare le ansie che possono emergere; di godere del mare e dell’acqua in assoluto benessere e di migliorare, con volontà e con un allenamento costante, le nostre prestazioni. Il record infine venne omologato dalla FIPS, e fu subito seguito da altri due record: 12 giugno 1982 isola d’Elba -62mt, e il 21 ottobre 1984 Monte Argentario -63 mt. L’anno 1986 è l’anno in cui si innamora di una ragazza a Capri che fu la sua musa ispiratrice per tutta l’estate trascorsa sull’isola, dove realizzò un altro stupendo record arrivando a -65mt, oggetto di un meraviglioso documentario prodotto e realizzato da Franco Savantino, e trasmesso al festival dell’immagine sottomarina di Juan-les-Pins, in Francia.

L’anno successivo, sempre a Capri, fuori dai Faraglioni, realizzò il più impegnativo dei record, i -66 in assetto costante. Questo resto anche l’unico record ripreso dalle telecamere della Rai centimetro per centimetro, ma la diretta non andò in onda per uno sciopero dei giornalisti. L’11 luglio 1988 era previsto un nuovo tentativo di record nella splendida Capri, questa volta però non in assetto costante, ma in assetto variabile, cioè con l’aiuto di una zavorra mobile e la quota da raggiungere era -106mt, un metro in più rispetto al record di Jacques Mayol. Ma arrivato in prossimità della profondità record ritorna in superfice per non rischiare la salute, vista la partenza catastrofica. Non soddisfatto dopo pochi giorni decise di tentate i -102mt all’Argentario superando di un solo metro il record di Maiorca; e cosi dopo innumerevoli allenamenti, l’8 dicembre scende a -102 mt in assetto variabile, strappando il record a Enzo Maiorca. Dopo questo record Stefano si prese un bel periodo di pausa, viaggiando molto. Ma appena ritornato dalla pausa mette in "cantiere" un nuovo tentativo di record di -107mt diventati poi -110mt a ponza il 21 ottobre 1989. Il giorno del record però parte in maniera negativa poiché si sveglia "fuori forma" nonostante nei giorni precedenti avesse toccato senza problemi e più volte i 100 mt.; scese più lentamente del solito, raggiunge la profondità massima, con estrema difficoltà a causa di un problema di compensazione, ma avverte un malore e fu costretto ad una risalita rapida fino ai venti metri, raggiunti i quali ebbe una perdita di coscienza.

In superficie il suo cuore smise di battere fino all’intervento dello staff medico che gli salvò la vita. In seguito all’incidente Stefano fu costretto per qualche anno a fermare la sua attività. I medici gli vietarono di riprendere le immersioni ma lui non si arrese e si specializzò in una nuova sfida di apnea (che già aveva intrapreso sul finire degli anni '80) non più verticale ma orizzontale, lanciando i record di lunghezza, molti dei quali realizzati in piscina ma anche in mare. Il primo record orizzontale risale al 21 marzo 1986 di 125mt nella piscina di Avezzano, il secondo sempre nello stesso anno ma a Bari il 13 aprile. Nel 1995 la Confederazione mondiale delle attività subacquee decise per la prima volta nella sua storia di riconoscere ufficialmente i record di profondità in assetto costante. Avuta questa conferma, Stefano decide di omologare ben due record:

3 febbraio 1996 - Sharm el Sheikh: -50 m

14 marzo 1997 - Sharm el Sheikh: -51 m.

Nell’ottobre 2000 partecipa come giudice ad un record di apnea di una ragazza turca. In questa occasione nasce l’idea di tentare un record di profondità in assetto variabile no limits in acque dolci, con una particolare zavorra a siluro. Come luogo scelse il Lago di Castel Gandolfo per la sua fama di lago pericoloso. Durante l’allenamento il lago si dimostra all’altezza della sua fama; infatti fino ai primi 30mt l’acqua è di un marrone scuro, dopodichè diventa completamente nera, sebbene fosse limpida, perché la coltra marrone impedisce il passaggio dei raggi solari. Dopo un tentativo fallito a causa della compensazione, finalmente stabilisce un nuovo record mondiale in assetto variabile in acque dolci a -85mt.


La vita privata

La vita di Stefano sembra diventare perfetta: si innamora di una donna con la quale si crea una famiglia finchè non si ammala gravemente e per di più all’improvviso, tanto che i medici gli diagnosticarono pochi giorni di vita e la compagna lo lascia. Arriva però, a suo dire, il giorno più bello della sua vita, Giovedì 22 maggio 2007 per la discesa nel Pozzo del Merro. L'evento unisce in una collaborazione stretta ben tre università (Tor Sapienza e Tor Vergata di Roma e l’università di Firenze). Il Pozzo del Merro, una voragine piena d'acqua situata a 20 km da Roma nel territorio delle rocce calcaree del Parco Naturale di Gattaceca, è situata in località Sant'Angelo Romano. Il progetto nacque al fine di conoscere meglio una parte ancora poco conosciuta del territorio romano. Nell'ambito di una serie di ricerche idrogeologiche il Nucleo Sommozzatori dei Vigili del Fuoco grazie ad un robot hanno potuto stabilire che la profondità della voragine misura almeno 392 metri. Makula dopo aver raggiunto lo specchio d’acqua, posto in fondo ad un dirupo di 80 metri, e in queste impervie condizioni toccò i 48 metri di profondità al termine di una serie di immersioni. Queste discese hanno permesso ad un team di fisiologi, patologi, neurologi, psicologi e medici iperbarici di collezionare campioni di sangue e di saliva molto particolari sia di Makula che di alcuni sommozzatori impegnati nel progetto. "Questa immersione, [...] rappresenta per me il coronamento di un sogno iniziato tempo fa: il sogno ‘profondo’, che ho deciso di raccontare nel mio libro".



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