L'accordo con l'Agenzia delle Entrate: differenze tra le versioni

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Il Presidente Claudio Lotito
Manifestazione di tifosi laziali sotto l'Agenzia delle Entrate
Il Corriere dello Sport del 24 marzo 2005

Stagione

La Repubblica, in un articolo dell'11 marzo 2005, titola: "Slogan contro il ministo Maroni e scontri con la polizia. Un tifoso colto da ictus durante le manifestazione, è grave. Fisco, in piazza il tifo laziale. "O la salvezza o la guerra". Il bilancio: dieci feriti, sei manifestanti e 4 agenti. Un arresto. L'assessore alla Regione Gargano accusa: "Cariche immotivate"".

Continua il quotidiano: Prima il sit-in poi gli scontri con la polizia. Circa tremila tifosi della Lazio hanno manifestato stamattina davanti all'Agenzia delle entrate con lo slogan "O salvezza o guerra" che campeggiava su uno striscione. A un certo punto, dopo che alcuni dimostranti avevano cercato di bloccare il traffico, la polizia ha caricato. Il bilancio è di dieci feriti, sei sostenitori biancocelesti e quattro agenti, e un arresto. Ed è in gravi condizioni, ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale Cto, un tifoso colto nel pomeriggio da un ictus. L'uomo, Alvaro Delle Vedove, di 47 anni, si è accasciato improvvisamente a terra, secondo una ricostruzione della polizia, mentre stava parlando con altri tifosi, quando già erano finiti i tafferugli tra forze dell'ordine e i tifosi. Nessuna lesione traumatica è stata rilevata dai medici e, sempre secondo la direzione sanitaria, la causa del malore è da collegare, appunto, ad un ictus. Durante la manifestazione i supporter biancocelesti, per lo più persone anziane e donne, hanno intonato cori contro il ministro del Welfare Roberto Maroni che nei giorni scorsi, aveva dichiarato che difficilmente la Lazio potrà usufruire della transazione chiesta dal presidente Claudio Lotito all'Agenzia delle entrate.

Nonostante lo slogan, la manifestazione, per la prima parte, si è svolta pacificamente. "Il momento è drammatico - ha affermato uno dei leader della curva nord, Fabrizio Toffolo - dobbiamo stare attenti e vigilare e chiedere che venga applicata la legge che esiste. Non permetteremo loro di farci fare la fine di Napoli e Fiorentina". Dopo circa due ore di sit-in alcuni tifosi hanno deciso di bloccare via Cristoforo Colombo. I funzionari delle forze dell'ordine li hanno convinti a tornare nello spazio in cui era stato organizzato il sit-in. La polizia ha caricato e ci sono stati degli scontri. "Ho visto tutto con i miei occhi, farò un esposto alla procura della Repubblica", ha protestato l'assessore regionale ai Trasporti e Lavori pubblici Giulio Gargano. "Ho assistito ad una carica immotivata - aggiunge - è vero che i tifosi hanno bloccato la via Cristoforo Colombo, ma lo hanno fatto per pochi minuti, si sono resi conto che stavano esagerando e sono tornati, in silenzio, sotto gli uffici delle Agenzie delle entrate. Sono stati dieci minuti di pura follia". Il club biancoceleste in un comunicato esprime rammarico per gli incidenti, solidarietà ai tifosi feriti e si augura "che vengano accertate con la massima tempestività le responsabilità per i fatti accaduti". E nella nota la società, in vista dell'incontro di domani con l'Inter all'Olimpico, invita i tifosi "a non cadere in comportamenti di tensione ma, anzi, a riaffermare la sportività, la lealtà e la tolleranza che costituiscono ormai patrimonio consolidato della tifoseria biancoceleste".

Il sit-in si è svolto mentre i tecnici erano intenti a passare al setaccio la voluminosa documentazione presentata dal presidente della Lazio, Claudio Lotito, per ottenere la transazione che porrebbe fine a una lunga partita con le casse dell'Erario. L'Agenzia dovrebbe convocare i rappresentanti legali della società sportiva prima di Pasqua per la definizione di una transazione per un importo orientativo di 70-80 milioni di euro: una cifra decisamente inferiore ai 150 milioni circa di cui la Lazio è debitrice all'Erario ma ben più elevata dei 22 milioni che Lotito sarebbe disposto a pagare. L'apprensione dei tifosi laziali ha tuttavia qualche ragione, perché l'accordo tra Agenzia delle entrate e società sportiva, prima di essere operativo, dovrà passare per la ratifica della Commissione consultiva per la riscossione. L'organismo, che emette pareri obbligatori e vincolanti, potrebbe anche rimandare la pratica se la documentazione non fosse convincente.


La Repubblica, in un articolo del 29 marzo 2005, titola: "Dopo 10 mesi di trattative raggiunto l'accordo con l'Agenzia delle entrate. Il club di Lotito dovrà pagare 140 milioni di euro nel corso di 23 anni. Lazio, chiusa la partita col fisco. Cacciato lo spettro del fallimento. Il presidente Lotito esulta e rilancia: "Ora la battaglia per il nuovo stadio"".

Continua il quotidiano: Si chiude la querelle tra la Lazio e il fisco. La commissione consultiva per la riscossione dei tributi ha infatti dato parere favorevole all'accordo concluso dal club bianconceleste con l'erario, accordo che prevede il pagamento di 140 milioni di euro in 23 anni. La notizia è stata confermata dall'Agenzia delle entrate. Il documento è stato inviato via fax alla Lazio che a sua volta lo ha mandato al tribunale fallimentare di Tivoli, davanti al quale fin da stamattina presto stazionavano alcune centinaia di tifosi. "Sono soddisfatto, è una vittoria che dedico ai tifosi della Lazio che ci sono stati vicini". L'intesa con il fisco è stata salutata con queste parole dal presidente del club Claudio Lotito. "Non è però finita qui - ha proseguito - adesso c'è un'altra battaglia che ci attende ed è quella della costruzione del nuovo stadio che ci servirà per adempiere agli impegni sottoscritti". Si chiude così una vicenda che ha tenuto a lungo gli sportivi di fede biancoceleste con il fiato sospeso. Le trattative sono durate infatti dieci mesi e l'impresa di salvare la Lazio è stata una corsa contro il tempo. Tutto ha inizio nel maggio del 2004, quando l'allora presidente, l'avvocato Ugo Longo, aveva presentato l'istanza di rateizzazione dell'intero debito tributario di circa 170 milioni di euro.

Una situazione ereditata poi da Claudio Lotito, subentrato alla presidenza del club il 19 luglio dello scorso anno. E solo due giorni più tardi, il 21 luglio, l'Agenzia delle entrate aveva fatto sapere di dover attendere un parere consultivo degli organi competenti prima di poter prendere in esame la richiesta presentata dal club. La Lazio aveva fatto leva sul decreto legge 138 dell'agosto del 2002, convertito in legge 178/02, che prevede la possibilità per l'Agenzia delle entrate di arrivare ad una transazione, anche attraverso la rateizzazione del pagamento, con il contribuente insolvente. Una pagina importante nella lunga querelle la scrive il 28 settembre scorso il Consiglio di Stato con il parere espresso sull'applicabilità del decreto stesso: i giudici amministrativi di fatto dicono che l'istanza presentata dalla società biancoceleste è ammissibile. Comincia così il pressing del presidente Lotito sull'Agenzia delle entrate: il 4 novembre la prima richiesta di pronunciarsi dopo l'ok del Consiglio di Stato. Ma sono i primi mesi del 2005 quelli decisivi e che porteranno alla svolta finale. "Lo Stato deve fare una scelta, o prenderli o non prenderli mai più i soldi", aveva detto il presidente ad inizio febbraio. L'Agenzia replica il 22 febbraio, chiedendo alla Lazio di integrare con altri documenti l'istanza di transazione presentata. Il 7 marzo il club consegna nuovi documenti e comincia il rush finale per evitare il fallimento del club. La Lazio fissa al 23 marzo il termine ultimo per poter sottoscrivere la transazione ed evitare di portare libri in tribunale.

Intanto il 17 la società avanza la sua proposta per chiudere la partita con l'erario: 107 milioni complessivi, comprensivi di interessi e senza altri oneri, dilazionati in 20 anni. L'iniziativa solleva anche un polverone in campo politico, con la protesta della Lega che si scaglia contro un provvedimento per salvare la Lazio. La vertenza comunque sembra chiudersi quando nella notte tra il 23 e il 24 marzo viene siglato l'accordo tra la Lazio e l'Agenzia delle entrate. La gioia, anche dei tifosi, dura solo poche ore: nella stessa giornata arriva infatti la doccia gelata per la richiesta di un parere sull'accordo all'avvocatura dello stato. Contestualmente il Tribunale di Tivoli dà il suo ultimatum: se entro il 29 marzo non verranno depositati tutti i documenti ufficiali del patto, verrà avviata la procedura di fallimento del club. La corsa contro il tempo si è chiusa al fotofinish questa mattina: la commissione consultiva per la riscossione dei tributi mette la parola fine. L'accordo è valido, la transazione si può fare. Giusto in tempo per correre a Tivoli, a venti minuti dalla scadenza, depositare gli atti in Tribunale e decretare la salvezza del club.


La Gazzetta dello Sport, in un articolo del 30 marzo 2005, titola: "Salvata la Lazio, tocca allo stadio. Dopo il sì del Fisco, Lotito lancia la nuova sfida: "Impianto polifunzionale di proprietà". Il presidente: "Fuori dal coma, anche se siamo ancora convalescenti"".

Continua la "rosea": E adesso si volta pagina. Claudio Lotito incassa il sì ufficiale all'accordo con il Fisco e guarda al futuro con uno spirito completamente diverso. L'emergenza è finita, qualche problema da risolvere c'è ancora, e neppure secondario. Ma nulla che possa compromettere il domani di un club che, dopo aver vissuto per due anni e mezzo in condizioni di assoluta precarietà, ora può avere una vita quasi normale. "Sì, la Lazio è uscita dal coma, nel quale si trovava quando la presi sette mesi e mezzo fa - ammette il presidente -. Il club è ancora convalescente, ma la soluzione del problema fiscale è una svolta fondamentale". Una svolta che ha richiesto mesi di lavoro e suscitato numerose polemiche. "Non è mia abitudine rispondere a certe critiche - afferma Lotito -. Mi limito ad osservare che non ci è stato fatto alcun favoritismo, ma è stata solo applicata una legge dello Stato. Molti hanno parlato senza conoscere la situazione. Il discorso vale pure per gli esponenti della Lega Nord, che tra l'altro si sono dimenticati di aver approvato la normativa di cui la Lazio ha beneficiato". Si tratta della legge 178 del 2002 che è alla base dell'accordo tra il club romano e il Fisco, che ieri ha vissuto il suo atto finale.

In mattinata la Commissione consultiva dell'Agenzia delle entrate ha infatti dato l'o.k. definitivo all'accordo della settimana scorsa tra Lazio ed Erario, che prevede l'estinzione del debito da 157 milioni attraverso il pagamento di 140 milioni nell'arco di 23 anni. Incassato il parere favorevole della commissione, la società biancoceleste ha dovuto trattenere il fiato ancora per un po', perché i documenti che provavano il raggiungimento dell'intesa andavano consegnati entro le ore 13 al Tribunale di Tivoli, dove un ricorso promosso da alcuni creditori rischiava di mettere in moto la procedura fallimentare del club. A depositare in tempo utile il plico ha provveduto l'avvocato Gentile (uno dei legali di Lotito), che si è precipitato a Tivoli a bordo di uno scooter ed ha così evitato che, come temeva il presidente, il salvataggio arrivasse a paziente morto. La Lazio è invece ancora viva ed ha grandi idee per il suo domani. "La prossima battaglia sarà quella per lo stadio di proprietà - annuncia Lotito -. È un progetto imprescindibile per noi, l'unico che possa assicurarci l'autonomia patrimoniale. Ho apprezzato le parole del sindaco Veltroni, che ha detto di aver gioito della salvezza della Lazio. Mi auguro che adesso dimostri concretamente l'attaccamento al club, lavorando con noi per la realizzazione di questo piano. Il progetto prevede un impianto polifunzionale (da costruire su terreni di Lotito sulla via Tiberina, ndr), che possa ospitare non solo la squadra di calcio, ma ognuna delle 34 sezioni della Polisportiva Lazio".

Ma nel futuro del club romano ci sono anche le risorse derivanti dai nuovi contratti televisivi (pay-tv e digitale terrestre) e dallo sponsor per la prossima stagione. In compenso, oltre alle rate annuali di 6 milioni da dare al Fisco (la prima, che sarà versata dopodomani, è di 8 milioni) la Lazio dovrà provvedere a cancellare gli altri debiti e ad affrontare la probabile riduzione dello spalma-ammortamenti (siamo già pronti, garantisce Lotito). Ma, dopo l'accordo col Fisco, è un'impresa possibile. I conti societari ora respirano. Come dimostra la semestrale di bilancio approvata ieri, che ha determinato l'uscita dalla fattispecie dell'art. 2446 del codice civile.