Garrincha (Dos Santos Manoel Francisco): differenze tra le versioni
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[[File:GarrinchaLazio.jpg|thumb|left|180px|Il quotidiano brasiliano "A Luta Democratica" del 16 marzo 1970 riporta la notizia di Garrincha pronto a firmare con la Lazio un contratto di due anni]] |
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[[Image:GarrinchaBotafogo.jpg|thumb|right|170px|Manè Garrincha con la maglia del Botafogo]] |
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Manuel Francisco dos Santos calciatore brasiliano meglio noto col soprannome di Garrincha (Il Passerotto) o Manè Garrincha. |
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Si allena con la Lazio giovedì 19 e venerdì 20 febbraio [[1970]]. |
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Soprannominato ''Manè''. |
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Da bambino fu colpito da poliomielite e dovette subire un'operazione che gli lasciò una gamba più corta di 6 centimetri rispetto all'altra e poche possibilità di camminare correttamente. |
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E' stato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. Campione del Mondo nel [[1958]] e nel [[1962]]. |
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Nonostante queste vicissitudini e la mente irreparabilmente ferma allo stato infantile, Garrincha si impose prima con la maglia del Botafogo e poi con quella della nazionale brasiliana lasciando alla storia del calcio le sue cavalcate dinoccolate; il modo di puntare l'avversario e smarcarlo, palla al piede, per poi tirare rasoiate crudeli destinate al fondo della rete, oppure per appoggiare delicatamente il pallone al centro dell'area lasciando i compagni liberi di calciare in porta. |
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E' stato un genio del dribbling, forse la più imprevedibile e fantasiosa ala del calcio mondiale. Caratterizzato da un doppio passo micidiale (dovuto ad una gamba più corta dell'altra, frutto degli stenti patiti da bambino), "l'uccellino" riusciva a saltare gli avversari come birilli dando vita ad azioni tuttora ritenute tra le più spettacolari del gioco del calcio. Spiegare Garrincha da un punto di vista strettamente tecnico non è difficile: un giocoliere col pallone tra i piedi, passaggio di rara precisione, tiro devastante da fermo e in corsa. Un autentico fenomeno, non per niente ha vinto due mondiali nei quali è stato il giocatore chiave della nazionale brasiliana, eppure di quelli del 1958 l'immagine che rimane è quella di un Pelé adolescente che piange durante la premiazione. Si allena con la Lazio giovedì [[19 febbraio|19]] e venerdì [[20 febbraio]] del [[1970]] ospite della società biancazzurra. All'evento furono dedicati alcuni articoli dalla stampa sportiva nazionale. Si ritirò nel [[1973]] dopo un incidente d'auto ed un crudele calo di rendimento. |
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Dieci anni dopo morì in solitudine povero e sopraffatto dall'alcool e il Brasile intero si rese conto di aver dato troppo poco a uno dei suoi figli che invece aveva fatto moltissimo per la sua nazionale. C'è un bell'aforisma che ci fa capire cosa sia stato Garrincha per i suoi connazionali: se si parla di Pelé a un vecchio brasiliano questi si toglie il cappello per un senso di devota gratitudine. Se gli si parla di Garrincha, il vecchio si mette a piangere. Mentre Pelé rappresenta ciò che ogni brasiliano di colore vorrebbe essere (il nero integrato, di successo, l'icona di successo e fortuna), Garrincha è stato lo specchio di quello che essi sono. |
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Ala destra, nato a Pau Grande (Brasile) il 28 ottobre 1933, morto a Rio de Janeiro il 20 gennaio 1983. Manuel Francisco dos Santos calciatore brasiliano meglio noto col soprannome di Garrincha (Il Passerotto) o Manè Garrincha.
Da bambino fu colpito da poliomielite e dovette subire un'operazione che gli lasciò una gamba più corta di 6 centimetri rispetto all'altra e poche possibilità di camminare correttamente. Nonostante queste vicissitudini e la mente irreparabilmente ferma allo stato infantile, Garrincha si impose prima con la maglia del Botafogo e poi con quella della nazionale brasiliana lasciando alla storia del calcio le sue cavalcate dinoccolate; il modo di puntare l'avversario e smarcarlo, palla al piede, per poi tirare rasoiate crudeli destinate al fondo della rete, oppure per appoggiare delicatamente il pallone al centro dell'area lasciando i compagni liberi di calciare in porta.
E' stato un genio del dribbling, forse la più imprevedibile e fantasiosa ala del calcio mondiale. Caratterizzato da un doppio passo micidiale (dovuto ad una gamba più corta dell'altra, frutto degli stenti patiti da bambino), "l'uccellino" riusciva a saltare gli avversari come birilli dando vita ad azioni tuttora ritenute tra le più spettacolari del gioco del calcio. Spiegare Garrincha da un punto di vista strettamente tecnico non è difficile: un giocoliere col pallone tra i piedi, passaggio di rara precisione, tiro devastante da fermo e in corsa. Un autentico fenomeno, non per niente ha vinto due mondiali nei quali è stato il giocatore chiave della nazionale brasiliana, eppure di quelli del 1958 l'immagine che rimane è quella di un Pelé adolescente che piange durante la premiazione. Si allena con la Lazio giovedì 19 e venerdì 20 febbraio del 1970 ospite della società biancazzurra. All'evento furono dedicati alcuni articoli dalla stampa sportiva nazionale. Si ritirò nel 1973 dopo un incidente d'auto ed un crudele calo di rendimento.
Dieci anni dopo morì in solitudine povero e sopraffatto dall'alcool e il Brasile intero si rese conto di aver dato troppo poco a uno dei suoi figli che invece aveva fatto moltissimo per la sua nazionale. C'è un bell'aforisma che ci fa capire cosa sia stato Garrincha per i suoi connazionali: se si parla di Pelé a un vecchio brasiliano questi si toglie il cappello per un senso di devota gratitudine. Se gli si parla di Garrincha, il vecchio si mette a piangere. Mentre Pelé rappresenta ciò che ogni brasiliano di colore vorrebbe essere (il nero integrato, di successo, l'icona di successo e fortuna), Garrincha è stato lo specchio di quello che essi sono.
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