Paparelli Vincenzo: differenze tra le versioni
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Vincenzo Paparelli, tifoso laziale, era seduto in Curva Nord in attesa di assistere al derby [[Domenica 28 ottobre 1979 - Roma, stadio Olimpico - Roma-Lazio 1-1|Roma-Lazio]] del [[28 ottobre]] [[1979]]. Stava mangiando un panino mentre osservava il cielo plumbeo che minacciava pioggia e due razzi di segnalazione, partiti dalla Curva Sud, |
Vincenzo Paparelli, tifoso laziale, era seduto in Curva Nord in attesa di assistere al [[Derby|derby]] [[Domenica 28 ottobre 1979 - Roma, stadio Olimpico - Roma-Lazio 1-1|Roma-Lazio]] del [[28 ottobre]] [[1979]]. Stava mangiando un panino mentre osservava il cielo plumbeo che minacciava pioggia e due razzi di segnalazione, partiti dalla Curva Sud, finiti fuori dagli spalti dopo una traiettoria a zig-zag. Ad un certo punto, sempre dalla curva Sud, parte un terzo razzo che compie una linea retta di quasi 150 metri che lo colpirà in pieno volto andandosi a conficcare dentro un occhio. Racconta un testimone di una lunga scia nera e schizzi di sangue ovunque. Paparelli si accascia su sé stesso e la moglie, che era seduta accanto a lui, comincia ad urlare e chiedere aiuto ma molti tifosi scappano in preda al terrore. Un ragazzo cerca di intervenire cercando di togliere il petardo dall'occhio di Paparelli ma ci riesce solo a metà e dal foro sul viso e da dietro la testa esce del fumo. Arrivano i medici ed una barella che lo porta nell'antistadio della Curva Nord dove c'è un'ambulanza che di corsa, a sirene spiegate, cerca di raggiungere l'Ospedale Santo Spirito dove però il povero Paparelli giungerà cadavere. |
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| ⚫ | Vincenzo aveva 33 anni e lascia la moglie e due figli. In Curva Nord, ormai ridotta a poche migliaia di persone, scoppiano disordini e tentativi d'invasione. Nessuno vuole che si giochi e solo [[Wilson Giuseppe|Capitan Wilson]] riesce ad avvicinarsi ai ragazzi laziali inferociti. Per non creare altri disordini, si decide di giocare in un clima surreale con la Nord e la Tevere "''laziale''" vuote ed il resto dello stadio pieno. Le forze dell'ordine si mettono subito alla caccia degli assassini e dopo una breve indagine, viene indicato in Giovanni Fiorillo l'autore materiale del gesto criminale. Fiorillo ha 18 anni ed è un pittore edile disoccupato. Già la sera dell'omicidio si dà alla latitanza fuggendo senza una meta ben precisa in giro per l'Italia riuscendo anche ad espatriare in Svizzera. |
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Ad un certo punto, sempre dalla curva Sud, parte un terzo razzo che compie una linea retta di quasi 150 metri che lo colpirà in pieno volto andandosi a conficcare dentro un occhio. Racconta un testimone di una lunga scia nera e schizzi di sangue ovunque. Paparelli si accascia su sé stesso e la moglie, che era seduta accanto a lui, comincia ad urlare e chiedere aiuto ma molti tifosi scappano in preda al terrore. |
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Un ragazzo cerca di intervenire cercando di togliere il petardo dall'occhio di Paparelli ma ci riesce solo a metà e dal foro sul viso e da dietro la testa esce del fumo. Arrivano i medici ed una barella che lo porta nell'antistadio della Curva Nord dove c'è un'ambulanza che di corsa, a sirene spiegate, cerca di raggiungere l'Ospedale Santo Spirito dove però il povero Paparelli giungerà cadavere. |
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Le forze dell'ordine si mettono subito alla caccia degli assassini e dopo una breve indagine, viene indicato in Giovanni Fiorillo l'autore materiale del gesto criminale. Fiorillo ha 18 anni ed è un pittore edile disoccupato. Già la sera dell'omicidio si dà alla latitanza fuggendo senza una meta ben precisa in giro per l'Italia riuscendo anche ad espatriare in Svizzera. |
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Dopo quattordici mesi si costituirà. Verrà condannato dalla Cassazione, nel [[1987]], a sei anni e dieci mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale. Morirà qualche anno più tardi a causa di un male incurabile. Durante il periodo di latitanza aveva chiamato quasi ogni giorno Angelo Paparelli, fratello dello sfortunato Vincenzo, per scusarsi e giurare che il [[28 ottobre]] non voleva uccidere nessuno. |
Dopo quattordici mesi si costituirà. Verrà condannato dalla Cassazione, nel [[1987]], a sei anni e dieci mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale. Morirà qualche anno più tardi a causa di un male incurabile. Durante il periodo di latitanza aveva chiamato quasi ogni giorno Angelo Paparelli, fratello dello sfortunato Vincenzo, per scusarsi e giurare che il [[28 ottobre]] non voleva uccidere nessuno. |
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image:Paparelli16.JPG|L'ultimo viaggio dello sfortunato tifoso biancazzurro |
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Versione delle 15:28, 27 ott 2010



Vincenzo Paparelli, tifoso laziale, era seduto in Curva Nord in attesa di assistere al derby Roma-Lazio del 28 ottobre 1979. Stava mangiando un panino mentre osservava il cielo plumbeo che minacciava pioggia e due razzi di segnalazione, partiti dalla Curva Sud, finiti fuori dagli spalti dopo una traiettoria a zig-zag. Ad un certo punto, sempre dalla curva Sud, parte un terzo razzo che compie una linea retta di quasi 150 metri che lo colpirà in pieno volto andandosi a conficcare dentro un occhio. Racconta un testimone di una lunga scia nera e schizzi di sangue ovunque. Paparelli si accascia su sé stesso e la moglie, che era seduta accanto a lui, comincia ad urlare e chiedere aiuto ma molti tifosi scappano in preda al terrore. Un ragazzo cerca di intervenire cercando di togliere il petardo dall'occhio di Paparelli ma ci riesce solo a metà e dal foro sul viso e da dietro la testa esce del fumo. Arrivano i medici ed una barella che lo porta nell'antistadio della Curva Nord dove c'è un'ambulanza che di corsa, a sirene spiegate, cerca di raggiungere l'Ospedale Santo Spirito dove però il povero Paparelli giungerà cadavere.
Vincenzo aveva 33 anni e lascia la moglie e due figli. In Curva Nord, ormai ridotta a poche migliaia di persone, scoppiano disordini e tentativi d'invasione. Nessuno vuole che si giochi e solo Capitan Wilson riesce ad avvicinarsi ai ragazzi laziali inferociti. Per non creare altri disordini, si decide di giocare in un clima surreale con la Nord e la Tevere "laziale" vuote ed il resto dello stadio pieno. Le forze dell'ordine si mettono subito alla caccia degli assassini e dopo una breve indagine, viene indicato in Giovanni Fiorillo l'autore materiale del gesto criminale. Fiorillo ha 18 anni ed è un pittore edile disoccupato. Già la sera dell'omicidio si dà alla latitanza fuggendo senza una meta ben precisa in giro per l'Italia riuscendo anche ad espatriare in Svizzera.
Dopo quattordici mesi si costituirà. Verrà condannato dalla Cassazione, nel 1987, a sei anni e dieci mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale. Morirà qualche anno più tardi a causa di un male incurabile. Durante il periodo di latitanza aveva chiamato quasi ogni giorno Angelo Paparelli, fratello dello sfortunato Vincenzo, per scusarsi e giurare che il 28 ottobre non voleva uccidere nessuno.
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Giocatori biancazzurri tentano di calmare la folla
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Un momento degli incidenti allo stadio
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Il cappotto di Vincenzo Paparelli lasciato sugli spalti ormai vuoti
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Un funzionario mostra il razzo sparato
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Il razzo sparato contro Paparelli
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Tifosi sgomenti leggono i titoli dei giornali
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Una delegazione della Lazio porta fiori allo stadio
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Lo strazio della moglie ai funerali
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La folla presente ai funerali di Vincenzo Paparelli
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L'ultimo viaggio dello sfortunato tifoso biancazzurro