Tessarolo Costantino: differenze tra le versioni
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Presidente S.S. Lazio. Originario di Magrè (BZ), nel 1921 fu contitolare del Pastificio Scledense che ebbe un grande successo commerciale. Giunto a Roma si distinse in imprese industriali di vario genere che fecero aumentare notevolmente le sue potenzialità finanziarie. Di lui, in ambito Lazio, si sente parlare per la prima volta il 14 maggio 1949 quando figura come consigliere della società che aveva come presidente Remo Zenobi e potente finanziatore Eugenio Gualdi. Il 19 febbraio 1952 l'assemblea della sezione calcio elegge presidente ancora Zenobi che dieci giorni dopo rinuncia alla presidenza generale a favore dell'emergente Tessarolo. Il 14 aprile 1953 in assemblea Zenobi espone un bilancio che registra un debito di 170 milioni di lire e rassegna le dimissioni. Dopo soli 28 giorni morirà ad Ischia e la società forma un nuovo consiglio direttivo presieduto dall'industriale ceccanese Antonio Annunziata. Questi presenta un piano industriale che il consiglio rigetta e ciò provoca le sue dimissioni irrevocabili. Il 30 maggio il consiglio presieduto da Bornigia affida a Tessarolo la presidenza ad interim. Subito, quasi dimentico del deficit di bilancio, Tessarolo spende oltre 100 milioni per l'acquisto di Vivolo e Fontanesi. La sua convinzione è che per risollevare la società la squadra debba essere fortissima e questa sua strategia l'applicherà durante tutto il periodo di permanenza al vertice societario. In una spirale di allenatori assunti e sostituiti e con l'arrivo di grandi e quindi costosi giocatori, Tessarolo vede aumentare il deficit in modo impressionante. E' costretto quindi a ricorrere all'appoggio finanziario del conte Mario Vaselli ma i due, sia pure uniti nella volontà di spendere, hanno molte diversità tecniche che si scontrano fatalmente nel momento di scegliere giocatori e tecnici. Comunque sia l'acquisto, in divese stagioni, di campioni come Selmosson, Lovati, Molino, Muccinelli, Martegani, Tozzi, Lo Buono, Praest, Pinardi, Moltrasio e altri giocatori porteranno il deficit della Lazio all' inimmaginabile cifra di 950 milioni e alla conquista di due terzi posti in classifica. Il 4 novembre 1956 l'assemblea generale straordinaria è lacerata dalle pressanti richieste di alcuni soci dissidenti di conoscere i nomi dei creditori. Tessarolo non fa alcun nome ma fa capire che esiste un "gran creditore" che tutti identificano con Mario Vaselli. La paradossale situazione finanziari, del resto, investe solo la sezione calcio in quanto le altre vengono gestite con moderazione e abilità. Di fronte al possibile collasso societario l'assemblea elegge una reggenza formata da Leonardo Siliato e Antonio Alecce. Tessarolo si allontana dalla Lazio, che al di là di una gestione dissennata aveva amato sinceramente, e la lascerà nel pieno di una crisi economica i cui perniciosi effetti si faranno sentire ancora per molti anni. |
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Versione delle 13:14, 11 giu 2008
Presidente S.S. Lazio. Originario di Magrè (BZ), nel 1921 fu contitolare del Pastificio Scledense che ebbe un grande successo commerciale. Giunto a Roma si distinse in imprese industriali di vario genere che fecero aumentare notevolmente le sue potenzialità finanziarie. Di lui, in ambito Lazio, si sente parlare per la prima volta il 14 maggio 1949 quando figura come consigliere della società che aveva come presidente Remo Zenobi e potente finanziatore Eugenio Gualdi. Il 19 febbraio 1952 l'assemblea della sezione calcio elegge presidente ancora Zenobi che dieci giorni dopo rinuncia alla presidenza generale a favore dell'emergente Tessarolo. Il 14 aprile 1953 in assemblea Zenobi espone un bilancio che registra un debito di 170 milioni di lire e rassegna le dimissioni. Dopo soli 28 giorni morirà ad Ischia e la società forma un nuovo consiglio direttivo presieduto dall'industriale ceccanese Antonio Annunziata. Questi presenta un piano industriale che il consiglio rigetta e ciò provoca le sue dimissioni irrevocabili. Il 30 maggio il consiglio presieduto da Bornigia affida a Tessarolo la presidenza ad interim. Subito, quasi dimentico del deficit di bilancio, Tessarolo spende oltre 100 milioni per l'acquisto di Vivolo e Fontanesi. La sua convinzione è che per risollevare la società la squadra debba essere fortissima e questa sua strategia l'applicherà durante tutto il periodo di permanenza al vertice societario. In una spirale di allenatori assunti e sostituiti e con l'arrivo di grandi e quindi costosi giocatori, Tessarolo vede aumentare il deficit in modo impressionante. E' costretto quindi a ricorrere all'appoggio finanziario del conte Mario Vaselli ma i due, sia pure uniti nella volontà di spendere, hanno molte diversità tecniche che si scontrano fatalmente nel momento di scegliere giocatori e tecnici. Comunque sia l'acquisto, in divese stagioni, di campioni come Selmosson, Lovati, Molino, Muccinelli, Martegani, Tozzi, Lo Buono, Praest, Pinardi, Moltrasio e altri giocatori porteranno il deficit della Lazio all' inimmaginabile cifra di 950 milioni e alla conquista di due terzi posti in classifica. Il 4 novembre 1956 l'assemblea generale straordinaria è lacerata dalle pressanti richieste di alcuni soci dissidenti di conoscere i nomi dei creditori. Tessarolo non fa alcun nome ma fa capire che esiste un "gran creditore" che tutti identificano con Mario Vaselli. La paradossale situazione finanziari, del resto, investe solo la sezione calcio in quanto le altre vengono gestite con moderazione e abilità. Di fronte al possibile collasso societario l'assemblea elegge una reggenza formata da Leonardo Siliato e Antonio Alecce. Tessarolo si allontana dalla Lazio, che al di là di una gestione dissennata aveva amato sinceramente, e la lascerà nel pieno di una crisi economica i cui perniciosi effetti si faranno sentire ancora per molti anni.