Miceli Angelo: differenze tra le versioni

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Presidente. Di origine siciliana il cav. Miceli si affacciò sul panorama sportivo romano alla fine degli anni 50 quando divenne presidente della Romulea. Molto noto come costruttore, entrò nella Lazio come consigliere nell'assemblea del 28 luglio 1959 che vide nominare Andrea Ercoli come reggente al posto di Siliato che aveva chiesto un periodo di riposo per motivi di salute. Ercoli, lazialissimo uomo del passato legato a una desueta idea del calcio, lasciò presto l'incarico che fu affidato al redivivo Tessarolo che non riuscì però a trovare le risorse per superare la grave crisi finanziaria in cui la Lazio era precipitata dopo la morte di Remo Zenobi. Il 21 luglio 1962 Massimo Giovannini, nominato commissario dalla Lega, venne affiacato da Miceli che si stava rivelando come dirigente appassionato e provvisto di capacità economiche discrete. Il 27 settembre, in congresso, fece irruzione un nuovo personaggio, Ernesto Brivio, dai contorni misteriosi e inquietanti che riuscì a formare, su basi economiche presunte, un comitato di cui facevano parte anche Giovannini e Miceli con le funzioni di vicepreside. Mentre la squadra si apprestava a tornare in serie A grazie all'abilità di Juan Carlos Lorenzo, improvvisamente Brivio scomparve misteriosamente e il 21 febbraio 1963 venne ripristinato il consolato tra Giovannini e Miceli. Il successivo 18 giugno Siliato affidò proprio ad Angelo Miceli i destini di una Lazio priva di ogni risorsa economica. Questo dirigente, molto orgoglioso e già coinvolto emotivamente con i colori biancocelesti, cedette alle lusinghe e alle promesse di Siliato che però non trovarono riscontro alcuno perchè alcuni fantomatici finanziatori non si palesarono e la trasformazione della Lazio in Società per Azioni si esaurì di fronte ai soli 7 milioni racimolati. Il 29 settembre, dopo aver pagato di tasca propria scadenze improrogabilialla Lega, Miceli fu nominato commissario straordinario. Divenne presidente il successivo 12 dicembre e sempre alla ricerca di liquid, ideò insieme a Lorenzo il cosiddetto Piano Mi-lor (Miceli-Lorenzo)che permise di andare avanti con un minimo di tranquillità. Si trattava di anticipare il costo di 5 annualità di abbonamento in Monte Mario, per un totale di 200.000 lire, ad almeno 3000 tifosi, per ricavare repentinamente 600 milioni da destinare alla campagna acquisti e al pagamento degli stipendi ai giocatori. Il cinico abbandono della Lazio a favore della Roma da parte di Lorenzo, spense molti entusiasmi e il 30 settembre 1964 Miceli, stanco e deluso, tornò ad essere commissario e poco dopo si dimise. Il 29 ottobre 1964 il romantico gesto di affidare la presidenza al generale Giorgio Vaccao, generò l'apparire di un personaggio che segnerà la storia biancoceleste. In quella data, infatti, entrò a far parte del consiglio un costruttore di nome Umberto Lenzini che si affianco come vicepresidente proprio a Miceli. Lenzini fu eletto al vertice della sezione calcio il 18 novembre 1965 e di questa assemblea faceva parte come consigliere ancora Angelo Miceli. Angelo Miceli ha svolto un ruolo importante nella storia della Lazio in un momento di grande crisi economica. Egli seppe essere punto di riferimento e interlocutore per gli organismi calcistici che di lui si fidarono sempre. Abile politicamente e pieno di risorse dal punto di vista contabile, non seppe trasmettere entusiasmo e creare coinvolgimento tra i tifosi che in lui videro un saggio amministratore ma non l'elemento capace di farli sognare.





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Presidente. Di origine siciliana il cav. Miceli si affacciò sul panorama sportivo romano alla fine degli anni 50 quando divenne presidente della Romulea. Molto noto come costruttore, entrò nella Lazio come consigliere nell'assemblea del 28 luglio 1959 che vide nominare Andrea Ercoli come reggente al posto di Siliato che aveva chiesto un periodo di riposo per motivi di salute. Ercoli, lazialissimo uomo del passato legato a una desueta idea del calcio, lasciò presto l'incarico che fu affidato al redivivo Tessarolo che non riuscì però a trovare le risorse per superare la grave crisi finanziaria in cui la Lazio era precipitata dopo la morte di Remo Zenobi. Il 21 luglio 1962 Massimo Giovannini, nominato commissario dalla Lega, venne affiacato da Miceli che si stava rivelando come dirigente appassionato e provvisto di capacità economiche discrete. Il 27 settembre, in congresso, fece irruzione un nuovo personaggio, Ernesto Brivio, dai contorni misteriosi e inquietanti che riuscì a formare, su basi economiche presunte, un comitato di cui facevano parte anche Giovannini e Miceli con le funzioni di vicepreside. Mentre la squadra si apprestava a tornare in serie A grazie all'abilità di Juan Carlos Lorenzo, improvvisamente Brivio scomparve misteriosamente e il 21 febbraio 1963 venne ripristinato il consolato tra Giovannini e Miceli. Il successivo 18 giugno Siliato affidò proprio ad Angelo Miceli i destini di una Lazio priva di ogni risorsa economica. Questo dirigente, molto orgoglioso e già coinvolto emotivamente con i colori biancocelesti, cedette alle lusinghe e alle promesse di Siliato che però non trovarono riscontro alcuno perchè alcuni fantomatici finanziatori non si palesarono e la trasformazione della Lazio in Società per Azioni si esaurì di fronte ai soli 7 milioni racimolati. Il 29 settembre, dopo aver pagato di tasca propria scadenze improrogabilialla Lega, Miceli fu nominato commissario straordinario. Divenne presidente il successivo 12 dicembre e sempre alla ricerca di liquid, ideò insieme a Lorenzo il cosiddetto Piano Mi-lor (Miceli-Lorenzo)che permise di andare avanti con un minimo di tranquillità. Si trattava di anticipare il costo di 5 annualità di abbonamento in Monte Mario, per un totale di 200.000 lire, ad almeno 3000 tifosi, per ricavare repentinamente 600 milioni da destinare alla campagna acquisti e al pagamento degli stipendi ai giocatori. Il cinico abbandono della Lazio a favore della Roma da parte di Lorenzo, spense molti entusiasmi e il 30 settembre 1964 Miceli, stanco e deluso, tornò ad essere commissario e poco dopo si dimise. Il 29 ottobre 1964 il romantico gesto di affidare la presidenza al generale Giorgio Vaccao, generò l'apparire di un personaggio che segnerà la storia biancoceleste. In quella data, infatti, entrò a far parte del consiglio un costruttore di nome Umberto Lenzini che si affianco come vicepresidente proprio a Miceli. Lenzini fu eletto al vertice della sezione calcio il 18 novembre 1965 e di questa assemblea faceva parte come consigliere ancora Angelo Miceli. Angelo Miceli ha svolto un ruolo importante nella storia della Lazio in un momento di grande crisi economica. Egli seppe essere punto di riferimento e interlocutore per gli organismi calcistici che di lui si fidarono sempre. Abile politicamente e pieno di risorse dal punto di vista contabile, non seppe trasmettere entusiasmo e creare coinvolgimento tra i tifosi che in lui videro un saggio amministratore ma non l'elemento capace di farli sognare.