Pozzo Vittorio: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Pozzo Vittorio.jpg|right|200px|thumb|Pozzo negli anni venti]][[Immagine:Pozzo2.jpg|left|thumb|200px|In una foto degli anni sessanta]]
Commissario tecnico della Nazionale. Nato a Torino il [[2 marzo]] [[1886]] e morto a Ponderano il [[21 dicembre]] [[1968]]
Vittorio Pozzo nacque a Torino verso la fine dell'ottocento, quando il calcio era ancora sconosciuto in Italia. Frequentò il Liceo Cavour a Torino, in seguito studiò lingue e giocò a calcio in Francia, Svizzera ed Inghilterra, amando particolarmente quest'ultimo paese e cercando di carpirne e far suoi i segreti del calcio d'oltremanica. Da calciatore militò nella squadra elvetica dei Grasshoppers nella stagione [[1905/06]], che lasciò per tornare nella sua Torino, dove contribuì a fondare il Torino Football Club, squadra nella quale militò per cinque stagioni, sino al ritiro dall'attività agonistica, nel [[1911]], e di cui fu direttore tecnico dal [[1912]] al [[1922]].
Pozzo venne nominato per la prima volta commissario unico della nazionale di calcio in occasione delle olimpiadi di Stoccolma, del [[1912]]: Pozzo partecipò alla [[Prima Guerra Mondiale]] con il grado di tenente degli Alpini. Nel [[1924]], in occasione delle olimpiadi parigine, Pozzo venne nuovamente nominato commissario unico. Rimasto vedovo, Pozzo si trasferì a Milano, dove al suo lavoro in Pirelli, affiancò quello di giornalista per La Stampa di Torino.
Nel [[1929]] l'allora presidente della [[Figc]] Leandro Arpinati gli chiese di guidare nuovamente la squadra azzurra e Pozzo, per la terza volta, accettò, dando il via al periodo più bello della nazionale italiana.
Nel volgere di un decennio, Pozzo collezionò un palmarès difficilmente eguagliabile. Vinse infatti due titoli mondiali nel [[1934]] e [[1938]] quest'ultimo grazie alle reti del Laziale [[Piola Silvio|Silvio Piola]]; un oro olimpico nel [[1936]] e due coppe internazionali [[1930]] e [[1935).
Pozzo fu anche il primo a fare uso sistematico dei ritiri, prima delle gare e competizioni importanti.
Al momento del ritiro Pozzo era stato commissario tecnico della nazionale per 6.927 giorni: un primato difficilmente eguagliabile. Aveva collezionato 97 panchine con la nazionale, con un totale di 64 vittorie, 17 pareggi e 16 sconfitte. La sua percentuale di vittorie è pari al 65,97% delle partite giocate: anche questo un record tra i CT azzurri.
Nel [[1949]], fu chiamato per il riconoscimento dei corpi dilaniati nella tragedia di Superga dove morirono i giocatori del Grande Torino, suoi amici ed allievi.
Negli anni tra il [[1948]] ed il [[1958]] Pozzo partecipò piuttosto assiduamente, in qualità di consigliere nel direttivo tecnico, alla creazione del Centro Tecnico Federale di Coverciano. Pozzo morì nel 1968 a Ponderano, nel cui cimitero oggi riposano le sue spoglie.

[[Categoria:Nazionale|Pozzo Vittorio]]
[[Categoria:Nazionale|Pozzo Vittorio]]

Versione delle 22:19, 2 lug 2008

Pozzo negli anni venti
In una foto degli anni sessanta

Commissario tecnico della Nazionale. Nato a Torino il 2 marzo 1886 e morto a Ponderano il 21 dicembre 1968 Vittorio Pozzo nacque a Torino verso la fine dell'ottocento, quando il calcio era ancora sconosciuto in Italia. Frequentò il Liceo Cavour a Torino, in seguito studiò lingue e giocò a calcio in Francia, Svizzera ed Inghilterra, amando particolarmente quest'ultimo paese e cercando di carpirne e far suoi i segreti del calcio d'oltremanica. Da calciatore militò nella squadra elvetica dei Grasshoppers nella stagione 1906 (stagione), che lasciò per tornare nella sua Torino, dove contribuì a fondare il Torino Football Club, squadra nella quale militò per cinque stagioni, sino al ritiro dall'attività agonistica, nel 1911, e di cui fu direttore tecnico dal 1912 al 1922. Pozzo venne nominato per la prima volta commissario unico della nazionale di calcio in occasione delle olimpiadi di Stoccolma, del 1912: Pozzo partecipò alla Prima Guerra Mondiale con il grado di tenente degli Alpini. Nel 1924, in occasione delle olimpiadi parigine, Pozzo venne nuovamente nominato commissario unico. Rimasto vedovo, Pozzo si trasferì a Milano, dove al suo lavoro in Pirelli, affiancò quello di giornalista per La Stampa di Torino. Nel 1929 l'allora presidente della Figc Leandro Arpinati gli chiese di guidare nuovamente la squadra azzurra e Pozzo, per la terza volta, accettò, dando il via al periodo più bello della nazionale italiana. Nel volgere di un decennio, Pozzo collezionò un palmarès difficilmente eguagliabile. Vinse infatti due titoli mondiali nel 1934 e 1938 quest'ultimo grazie alle reti del Laziale Silvio Piola; un oro olimpico nel 1936 e due coppe internazionali 1930 e [[1935). Pozzo fu anche il primo a fare uso sistematico dei ritiri, prima delle gare e competizioni importanti. Al momento del ritiro Pozzo era stato commissario tecnico della nazionale per 6.927 giorni: un primato difficilmente eguagliabile. Aveva collezionato 97 panchine con la nazionale, con un totale di 64 vittorie, 17 pareggi e 16 sconfitte. La sua percentuale di vittorie è pari al 65,97% delle partite giocate: anche questo un record tra i CT azzurri. Nel 1949, fu chiamato per il riconoscimento dei corpi dilaniati nella tragedia di Superga dove morirono i giocatori del Grande Torino, suoi amici ed allievi. Negli anni tra il 1948 ed il 1958 Pozzo partecipò piuttosto assiduamente, in qualità di consigliere nel direttivo tecnico, alla creazione del Centro Tecnico Federale di Coverciano. Pozzo morì nel 1968 a Ponderano, nel cui cimitero oggi riposano le sue spoglie.