La tragedia della morte di Re Cecconi: differenze tra le versioni

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E' praticamente pronto a rientrare in squadra quando, il 18 Gennaio 1977, mentre il telegiornale della Rai (allora principale tg nazionale), chiudeva l'edizione serale, arrivò la notizia che il centrocampista della Lazio e della Nazionale era morto in una gioielleria a Roma, mentre era in compagnia di altri compagni di squadra. Si pensò inizialmente ad una rapina finita tragicamente, invece la morte del forte centrocampista fu dovuta ad un tragico scherzo finito male.
E' praticamente pronto a rientrare in squadra quando, il 18 Gennaio 1977, mentre il telegiornale della Rai (allora principale tg nazionale), chiudeva l'edizione serale, arrivò la notizia che il centrocampista della Lazio e della Nazionale era morto in una gioielleria a Roma, mentre era in compagnia di altri compagni di squadra. Si pensò inizialmente ad una rapina finita tragicamente, invece la morte del forte centrocampista fu dovuta ad un tragico scherzo finito male.
Quella sera di gennaio, si reca con il compagno di squadra Pietro Ghedin ad accompagnare un amico comune, Giorgio Fraticcioli (titolare di una profumeria), in una gioielleria di via Nitti a Roma, nel quartiere Flaminio, dove quest'ultimo doveva svolgere una commissione. I tre entrano poco prima dell'orario di chiusura. Il carattere estroverso di Luciano, gli suggerisce uno scherzo, che si rivelerà tragico, anche perchè il clima sociale del periodo non è certo dei migliori. All'ingresso si presenta col bavero alzato esclamando: "Fermi tutti questa è una rapina". Il gioielliere, Bruno Tabocchini, che non lo riconosce, anche perchè ha il bavero alzato e tiene una mano in tasca, simulando una pistola, lo scambia per un rapinatore vero ed estrae una pistola, vera, che teneva in negozio perchè già vittima di diverse rapine e spara. Re Cecconi, colpito in pieno cade mormorando "Era uno scherzo, era solo uno scherzo", morendo mezz'ora dopo; lasciando nel dolore non solo la tifoseria laziale da cui era adorato, ma l'intero modo sportivo italiano. Una morte che arriva poco più di un mese dopo dopo la perdita di Tommaso Maestrelli, stroncato da un tumore il 2 dicembre 1976. Luciano lasciava così a soli 28 anni, appena compiuti, l'adorata moglie Cesarina ed i figli Stefano di due anni e Francesca.
Quella sera di gennaio, si reca con il compagno di squadra Pietro Ghedin ad accompagnare un amico comune, Giorgio Fraticcioli (titolare di una profumeria), in una gioielleria di via Nitti a Roma, nel quartiere Flaminio, dove quest'ultimo doveva svolgere una commissione. I tre entrano poco prima dell'orario di chiusura. Il carattere estroverso di Luciano, gli suggerisce uno scherzo, che si rivelerà tragico, anche perchè il clima sociale del periodo non è certo dei migliori. All'ingresso si presenta col bavero alzato esclamando: "Fermi tutti questa è una rapina". Il gioielliere, Bruno Tabocchini, che non lo riconosce, anche perchè ha il bavero alzato e tiene una mano in tasca, simulando una pistola, lo scambia per un rapinatore vero ed estrae una pistola, vera, che teneva in negozio perchè già vittima di diverse rapine e spara. Re Cecconi, colpito in pieno cade mormorando "Era uno scherzo, era solo uno scherzo", '''corsa al santo spirito'''morendo mezz'ora dopo; lasciando nel dolore non solo la tifoseria laziale da cui era adorato, ma l'intero modo sportivo italiano. Una morte che arriva poco più di un mese dopo dopo la perdita di Tommaso Maestrelli, stroncato da un tumore il 2 dicembre 1976. Luciano lasciava così a soli 28 anni, appena compiuti, l'adorata moglie Cesarina ed i figli Stefano di due anni e Francesca.
[[Immagine:Vianitti.jpg|thumb|left|200px|Via Nitti, dove era l'oreficeria, ora c'è un ottico]]
[[Immagine:Vianitti.jpg|thumb|left|200px|Via Nitti, dove era l'oreficeria, ora c'è un ottico]]
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Versione delle 22:51, 15 gen 2008

Dic. 1976, Re Cecconi si allena al flaminio per recuperare

Appunti

E' praticamente pronto a rientrare in squadra quando, il 18 Gennaio 1977, mentre il telegiornale della Rai (allora principale tg nazionale), chiudeva l'edizione serale, arrivò la notizia che il centrocampista della Lazio e della Nazionale era morto in una gioielleria a Roma, mentre era in compagnia di altri compagni di squadra. Si pensò inizialmente ad una rapina finita tragicamente, invece la morte del forte centrocampista fu dovuta ad un tragico scherzo finito male. Quella sera di gennaio, si reca con il compagno di squadra Pietro Ghedin ad accompagnare un amico comune, Giorgio Fraticcioli (titolare di una profumeria), in una gioielleria di via Nitti a Roma, nel quartiere Flaminio, dove quest'ultimo doveva svolgere una commissione. I tre entrano poco prima dell'orario di chiusura. Il carattere estroverso di Luciano, gli suggerisce uno scherzo, che si rivelerà tragico, anche perchè il clima sociale del periodo non è certo dei migliori. All'ingresso si presenta col bavero alzato esclamando: "Fermi tutti questa è una rapina". Il gioielliere, Bruno Tabocchini, che non lo riconosce, anche perchè ha il bavero alzato e tiene una mano in tasca, simulando una pistola, lo scambia per un rapinatore vero ed estrae una pistola, vera, che teneva in negozio perchè già vittima di diverse rapine e spara. Re Cecconi, colpito in pieno cade mormorando "Era uno scherzo, era solo uno scherzo", corsa al santo spiritomorendo mezz'ora dopo; lasciando nel dolore non solo la tifoseria laziale da cui era adorato, ma l'intero modo sportivo italiano. Una morte che arriva poco più di un mese dopo dopo la perdita di Tommaso Maestrelli, stroncato da un tumore il 2 dicembre 1976. Luciano lasciava così a soli 28 anni, appena compiuti, l'adorata moglie Cesarina ed i figli Stefano di due anni e Francesca.

Via Nitti, dove era l'oreficeria, ora c'è un ottico

Tabocchini venne arrestato ed accusato per "eccesso colposo di legittima difesa"; processato in direttissima 18 giorni dopo, venne assolto per "aver sparato per legittima difesa putativa". Per una delle tante ironie del destino, che spesso gioca beffardamente con la vita, Luciano Re Cecconi era uno dei pochi, se non l'unico, giocatore della rosa laziale del tempo, a non possedere un'arma da fuoco.

I funerali si svolsero presso la basilica romana di San Pietro e Paolo, a cui prese parte una gran folla. Le sue spoglie vengono poi tumulate nel cimitero di Nerviano. Il 30 gennaio 1977, alla ripresa del campionato, la Lazio è di scena a Cesena, nel minuti di raccoglimento decretato dall'arbitro Agnolin, un trombettiere solitario, intona il silenzio dalla curva locale, in uno stadio che rimane immobile dalla commozione.


Gli è stato intitolato lo stadio polifunzionale di Nerviano, sua città natale; un impianto dove fino alla metà degli anni 80' veniva disputato un torneo giovanile (cat. Allievi) a suo nome che aveva riscosso notevole successo in ambito Europeo; con Lazio e Pro Patria come squadre obbligatoriamente sempre presenti, oltre a Milan ed Inter, che richiamava sugli spalti migliaia di sportivi. Uno stadio in cui anche la Pro Patria ha giocato una gara ufficiale, quella del campionato di Eccellenza 1992/93.

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