Perrella Cafiero: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Cafiero Perrella.jpg|thumb|left|200px|Cafiero Perrella]]
[[Immagine:Cafiero Perrella.jpg|thumb|left|200px|Cafiero Perrella con la maglia della Lazio,1938.]]


Atleta e allenatore della Lazio Pallacanestro, nato il [[19 marzo]] [[1919]] e deceduto il [[22 maggio]] [[2014]].
Atleta e allenatore della Lazio Pallacanestro, nato il [[19 marzo]] [[1918]] e deceduto il [[22 maggio]] [[2014]].


Studente dell'Istituto Commerciale Nathan, milita tra i cadetti della Giovane Italia, squadra affiliata all'YMCA della palestra di Piazza Indipendenza a Roma. Agli inizi del [[1933]], allorchè la squadra bianco-turchina cessa l'attività, insieme a tutti i suoi compagni, entra nei quadri della Lazio che da qualche mese ha messo su la sezione di pallacanestro. E' capitano della formazione A che si aggiudica il [[Campionato]] laziale di II° divisione. Il suo rendimento cresce stagione dopo stagione così come quello della squadra biancoceleste che nel [[1936]] riesce a raggiungere la Divisione Nazionale. Insieme a [[Tambone Aldo|Tambone]] costituisce una coppia difensiva eccellente nel lavoro sotto i tabelloni, il suo tiro dalla distanza spesso risulta determinante. Nel [[1937]] la Lazio, unica rappresentante del basket capitolino nella [[Serie A|massima serie]], conquista un ottimo quinto posto. Dopo sette stagioni a Roma si trasferisce nel [[1940]] a Napoli per giocare con la squadra universitaria. L'anno successivo entra a far parte della Virtus Bologna con la quale coglie in due stagioni un secondo e un terzo posto. Dopo la Liberazione di Roma nel [[1944]] è tra i protagonisti delle sfide al campo Apollodoro contro le squadre di militari statunitensi di passaggio o di stanza nella Capitale.
Studente dell'Istituto Commerciale Nathan, milita tra i cadetti della Giovane Italia, squadra affiliata all'YMCA della palestra di Piazza Indipendenza a Roma. Agli inizi del [[1933]], allorchè la squadra bianco-turchina cessa l'attività, insieme a tutti i suoi compagni, entra nei quadri della Lazio che da qualche mese ha messo su la sezione di pallacanestro. E' capitano della formazione A che si aggiudica il [[Campionato]] laziale di II° divisione. Il suo rendimento cresce stagione dopo stagione così come quello della squadra biancoceleste che nel [[1936]] riesce a raggiungere la Divisione Nazionale. Insieme a [[Tambone Aldo|Tambone]] costituisce una coppia difensiva eccellente e il suo tiro dalla distanza spesso risulta determinante. Nel [[1937]] la Lazio, unica rappresentante del basket capitolino nella [[Serie A|massima serie]], conquista un ottimo quinto posto. Dopo sette stagioni a Roma si trasferisce nel [[1940]] a Napoli per giocare con la squadra universitaria. L'anno successivo entra a far parte della Virtus Bologna con la quale sfiora la Scudetto cogliendo in due stagioni un secondo e un terzo posto. Parte quindi per il fronte russo dal quale ritorna fortunosamente tra mille avventure . Dopo la Liberazione di Roma nel [[1944]] è tra i protagonisti delle sfide al campo Apollodoro contro le squadre di militari statunitensi di passaggio o di stanza nella Capitale.


In seguito milita nella Libertas con la quale si aggiudica diversi tornei come quello della Città di Teramo. Nel [[1946]] inizia a scrivere sulle pagine del [[Corriere dello Sport]]. Comincia al tempo stesso ad allenare iniziando proprio dalla Libertas. Viene assunto dall'INA, ma continua la sua attività come giornalista e allenatore. Nel [[1953]] guida la Cestistica Civitavecchia con la quale si toglie parecchie soddisfazioni. Tre anni più tardi la Lazio lo chiama alla guida tecnica. Con due consecutive promozioni porta la squadra dalla serie C al [[Serie A|massimo campionato]], un traguardo raggiunto dopo ben 17 anni di attesa. Immediata è la retrocessione per una squadra che naviga tra mille problemi di ordine economico, ma il ritorno nell'élite è veloce e sino al [[1964]] la squadra riesce a mantenersi nel basket di eccellenza. Un rocambolesco canestro a fil di sirena decide lo spareggio a favore della Petrarca e la Lazio retrocede subendo psicologicamente la beffa del campo. Seguono così buie e melanconiche stagioni. Al termine della stagione [[1966]]-[[1967]], dopo undici [[Campionato|campionati]], lascia la panchina biancoceleste. Per l'attaccamento ai colori sociali, la sua tempra, l'intelligenza cestistica, prima come giocatore e poi come ''coach'', rimane il personaggio più significativo della lunga storia della Lazio Pallacanestro.
In seguito milita nella Libertas con la quale si aggiudica diversi tornei come quello della Città di Teramo. Nel [[1946]] inizia a scrivere sulle pagine del [[Corriere dello Sport]]. Comincia al tempo stesso ad allenare iniziando proprio dalla Libertas. Viene assunto dall'INA, ma continua la sua attività come giornalista e allenatore. Nel [[1953]] guida la Cestistica Civitavecchia con la quale si toglie parecchie soddisfazioni.Passa quindi sulla panchina della Roma ai primi passi nella pallacanestro. In questo periodo scoppia la sua passione per l'ippica: è ''gentleman driver'' per poi diventare in seguito proprietario di una scuderia denominata "Basket" . Nel 1956 la Lazio lo chiama alla guida tecnica. Con due consecutive promozioni porta la squadra dalla serie C al [[Serie A|massimo campionato]], un traguardo raggiunto dopo ben 17 anni di attesa. Immediata è la retrocessione per una squadra che naviga tra mille problemi di ordine economico, ma il ritorno nell'élite è veloce e sino al [[1964]] la squadra riesce a mantenersi nel basket di eccellenza. Un rocambolesco canestro a fil di sirena decide lo spareggio a favore della Petrarca e la Lazio retrocede subendo psicologicamente la beffa del campo. Seguono così buie e melanconiche stagioni. Al termine della stagione [[1966]]-[[1967]], dopo undici [[Campionato|campionati]], lascia la panchina biancoceleste. Allenerà in seguito la Sebastiani Rieti e la squadra femminile della Bumor di Roma. Per l'attaccamento ai colori sociali, la sua tempra, l'intelligenza cestistica, prima come giocatore e poi come ''coach'', rimane il personaggio più significativo della lunga storia della Lazio Pallacanestro.


[[Categoria:Biografie|Perrella Cafiero]]
[[Categoria:Biografie|Perrella Cafiero]]

Versione delle 13:03, 27 mag 2014

Cafiero Perrella con la maglia della Lazio,1938.

Atleta e allenatore della Lazio Pallacanestro, nato il 19 marzo 1918 e deceduto il 22 maggio 2014.

Studente dell'Istituto Commerciale Nathan, milita tra i cadetti della Giovane Italia, squadra affiliata all'YMCA della palestra di Piazza Indipendenza a Roma. Agli inizi del 1933, allorchè la squadra bianco-turchina cessa l'attività, insieme a tutti i suoi compagni, entra nei quadri della Lazio che da qualche mese ha messo su la sezione di pallacanestro. E' capitano della formazione A che si aggiudica il Campionato laziale di II° divisione. Il suo rendimento cresce stagione dopo stagione così come quello della squadra biancoceleste che nel 1936 riesce a raggiungere la Divisione Nazionale. Insieme a Tambone costituisce una coppia difensiva eccellente e il suo tiro dalla distanza spesso risulta determinante. Nel 1937 la Lazio, unica rappresentante del basket capitolino nella massima serie, conquista un ottimo quinto posto. Dopo sette stagioni a Roma si trasferisce nel 1940 a Napoli per giocare con la squadra universitaria. L'anno successivo entra a far parte della Virtus Bologna con la quale sfiora la Scudetto cogliendo in due stagioni un secondo e un terzo posto. Parte quindi per il fronte russo dal quale ritorna fortunosamente tra mille avventure . Dopo la Liberazione di Roma nel 1944 è tra i protagonisti delle sfide al campo Apollodoro contro le squadre di militari statunitensi di passaggio o di stanza nella Capitale.

In seguito milita nella Libertas con la quale si aggiudica diversi tornei come quello della Città di Teramo. Nel 1946 inizia a scrivere sulle pagine del Corriere dello Sport. Comincia al tempo stesso ad allenare iniziando proprio dalla Libertas. Viene assunto dall'INA, ma continua la sua attività come giornalista e allenatore. Nel 1953 guida la Cestistica Civitavecchia con la quale si toglie parecchie soddisfazioni.Passa quindi sulla panchina della Roma ai primi passi nella pallacanestro. In questo periodo scoppia la sua passione per l'ippica: è gentleman driver per poi diventare in seguito proprietario di una scuderia denominata "Basket" . Nel 1956 la Lazio lo chiama alla guida tecnica. Con due consecutive promozioni porta la squadra dalla serie C al massimo campionato, un traguardo raggiunto dopo ben 17 anni di attesa. Immediata è la retrocessione per una squadra che naviga tra mille problemi di ordine economico, ma il ritorno nell'élite è veloce e sino al 1964 la squadra riesce a mantenersi nel basket di eccellenza. Un rocambolesco canestro a fil di sirena decide lo spareggio a favore della Petrarca e la Lazio retrocede subendo psicologicamente la beffa del campo. Seguono così buie e melanconiche stagioni. Al termine della stagione 1966-1967, dopo undici campionati, lascia la panchina biancoceleste. Allenerà in seguito la Sebastiani Rieti e la squadra femminile della Bumor di Roma. Per l'attaccamento ai colori sociali, la sua tempra, l'intelligenza cestistica, prima come giocatore e poi come coach, rimane il personaggio più significativo della lunga storia della Lazio Pallacanestro.