Boselli Paolo: differenze tra le versioni
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Versione delle 18:40, 24 ago 2017


L'Eccellenza Paolo Boselli, nato a Savona l'8 giugno 1838, fu tra i cervelli economico-finanziari del Regno d'Italia. Eletto deputato per la destra storica nel collegio di Savona nel 1870, rimase alla Camera ininterrottamente fino al 1921. Svolse un’intensa attività parlamentare dedicandosi in prevalenza a temi finanziari ed economici. Sostenne la tutela del lavoro delle donne e dei bambini, l’abolizione della tassa sul sale, la gestione statale delle ferrovie, schierandosi, anche volendo restare un liberista, tra quanti propugnavano un intervento regolatore dello Stato in campo economico e sociale. Dal 1888 al 1891 ministro della Pubblica istruzione nel governo Crispi, quindi, dal 1893, ministro dell’Agricoltura, industria e commercio e dal 1894 al 1896 alle Finanze, sempre con Crispi capo del governo. Ministro del Tesoro (1899-1900) nel secondo governo Pelloux, di nuovo ministro della Pubblica istruzione (1906) nel governo Sonnino. Favorì l’istituzione del Museo del Risorgimento a Roma, sostenne la fusione del Museo industriale di Torino con la scuola degli ingegneri e la creazione del Politecnico, avvenuta nel 1906 con una legge della quale fu relatore. Dal 1907 fino alla morte presidente della società Dante Alighieri, cui assegnava «i fini supremi dell’italianità». Il 20 maggio 1915, come decano della Camera, fu relatore del disegno di legge che dava al governo poteri straordinari in caso di guerra. La breve relazione, che sarebbe stata affissa in tutti i Comuni del Regno, plaudiva alla guerra come rinascita degli ideali del Risorgimento, come «compimento dei destini nazionali e la difesa del diritto di nazionalità».
Nel 1906, viene nominato Presidente onorario della Società Podistica Lazio dallo stesso Presidente e amico Fortunato Ballerini.Fu anche Presidente del Consiglio dei ministri alla caduta di Salandra e rimase in carica per sedici mesi tra il 18 giugno 1916 e il 30 ottobre del 1917. Si dimise da questo incarico dopo la rotta di Caporetto.
Rimase sempre socio della società biancoceleste e fu lui che scrisse il testo della dedica sulla lapide che fu posta nel rinnovato campo della Rondinella, in memoria degli atleti laziali caduti durante il 1° conflitto mondiale, il 21 maggio 1925. Fu anche il fautore, insieme a Ballerini, dell'erezione della Lazio ad Ente morale il 2 giugno 1921. Negli anni Venti, ammirati D’Annunzio e Mussolini come incarnazione dell’«anima della vittoria», aderì con convinzione al fascismo. Morì a Roma il 10 marzo 1932.
- Galleria di immagini del Senatore Paolo Boselli
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La casa di Boselli a Savona
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La casa di Boselli a Savona
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Dal Messaggero dell'11 Marzo 1932
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Dal Messaggero dell'12 Marzo 1932