Vitti Monica: differenze tra le versioni

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Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti, nasce a Roma il [[3 novembre]] [[1931]]. Attrice e tifosa della Lazio.
Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti, nasce a Roma il [[3 novembre]] [[1931]]. Attrice e tifosa della Lazio.


Nel [[1953]] si diploma all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'amico e dopo qualche breve ma formativa esperienza teatrale e cinematografica è presto notata dal regista Michelangelo Antonioni che subito ne fa l'icona e la musa ispiratrice nella sua tetralogia dei sentimenti ("L'avventura" del [[1960]], "La notte" del [[1961]], "L'eclisse" del [[1961]] e "Deserto Rosso" del [[1964]]). Il sodalizio artistico con il regista è rafforzato anche nella vita privata da un'intensa relazione sentimentale, su cui l'attrice, schiva e riservata per carattere, dirà sempre molto poco. Durante gli anni "antonioniani" lavora saltuariamente anche come doppiatrice: è la voce del personaggio Ascenza nel film "Accattone" di Pasolini; di Rossana Rory ne "I soliti ignoti" di Monicelli e di Dorian Gray ne "Il grido" di Antonioni.
Nel [[1953]] si diploma all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'amico e dopo qualche breve ma formativa esperienza teatrale e cinematografica è presto notata dal regista Michelangelo Antonioni che subito ne fa l'icona e la musa ispiratrice nella sua tetralogia dei sentimenti ("L'avventura" del [[1960]], "La notte" del [[1961]], "L'eclisse" del [[1961]] e "Deserto Rosso" del [[1964]]). Il sodalizio artistico con il regista è rafforzato anche nella vita privata da un'intensa relazione sentimentale, su cui l'attrice, schiva e riservata per carattere, dirà sempre molto poco. Durante gli anni "antonioniani" lavora saltuariamente anche come doppiatrice: è la voce del personaggio di Ascenza nel film "Accattone" di Pasolini; di Rossana Rory ne "I soliti ignoti" di Monicelli e di Dorian Gray ne "Il grido" di Antonioni.


Sul finire degli anni [[1960|'60]] l'irraggiungibile, bellissima e incompresa diva, anche se mai atteggiatasi tale, dell'"incomunicabilità" cambia decisamente registro per trasformarsi in un'attrice comica, interprete politicamente consapevole dell'affermazione della donna nella società moderna. Entra subito in sintonia con il pubblico grazie alla sua verve ironica, capace di registrare i malesseri della società durante il ventennio della ricostruzione industriale e al tempo stesso di ironizzare sugli effetti di tale malessere: esitazione, vuoto, incertezza, assenza. Il passaggio dal drammatico al comico è un passaggio naturale per un'artista insolita e versatile come Monica Vitti, che fa della duplicità un segno distintivo. Duplicità che vede convivere in lei comicità e profonda amarezza, che la rende capace di divenire l'icona consacrata del cinema dell'incomunicabilità e al tempo stesso di esternare ogni minima sfumatura emotiva, che le consente di riversare nei molteplici ruoli di donne interpretate sempre un frammento di , riducendo talvolta al limite il confine tra l'arte e la vita.
Sul finire degli anni [[1960|'60]] l'irraggiungibile, bellissima e incompresa diva, anche se mai atteggiatasi tale, dell'"incomunicabilità" cambia decisamente registro per trasformarsi in un'attrice comica, interprete politicamente consapevole dell'affermazione della donna nella società moderna. Entra subito in sintonia con il pubblico grazie alla sua verve ironica, capace di registrare i malesseri della società durante il ventennio della ricostruzione industriale e al tempo stesso di ironizzare sugli effetti di tale malessere: esitazione, vuoto, incertezza, assenza. Il passaggio dal drammatico al comico è un passaggio naturale per un'artista insolita e versatile come Monica Vitti, che fa della duplicità un segno distintivo. Duplicità che vede convivere in lei comicità e profonda amarezza, che la rende capace di divenire l'icona consacrata del cinema dell'incomunicabilità e al tempo stesso di esternare ogni minima sfumatura emotiva, che le consente di riversare nei molteplici ruoli di donne interpretate sempre un frammento di , riducendo talvolta al limite il confine tra l'arte e la vita.


Per la regia di Mario Monicelli nel [[1968]] interpreta "La ragazza con la pistola", nel [[1969]] "Amore mio aiutami" di Alberto Sordi, nel [[1970]] è accanto a Marcello Mastroianni in "Dramma della gelosia e "Tutti i particolari in cronaca" di Ettore Scola. Il cinema italiano vive un momento d'oro grazie anche alle sue interpretazioni e, nel contempo, alcuni registi stranieri non si lasciano sfuggire la possibilità di averla nei loro film: Losey la dirige nel 1969 in "Modesty Blaise2, la bellissima che uccide", Miklos Jancso nel [[1971]] ne "La pacifista" e Louis Buñuel ne "Il fantasma della libertà" del [[1974]]. Anche la televisione non si lascia sfuggire questa grande interprete e Monica Vitti nel [[1978]] recita accanto al grande Eduardo De Filippo ne "I cilindri". E con l'ironia, la riservatezza, lo stile e l'eleganza che contraddistingueranno i suoi lunghissimi 40 anni di carriera potrà persino permettersi di sfidare i "benpensanti", senza eccessi e con intelligenza, come quando ammetteva, nell'Italia d'allora, "a letto succede di tutto".
Per la regia di Mario Monicelli nel [[1968]] interpreta "La ragazza con la pistola", nel [[1969]] "Amore mio aiutami" di Alberto Sordi, nel [[1970]] è accanto a Marcello Mastroianni in "Dramma della gelosia e "Tutti i particolari in cronaca" di Ettore Scola. Il cinema italiano vive un momento d'oro grazie anche alle sue interpretazioni e, nel contempo, alcuni registi stranieri non si lasciano sfuggire la possibilità di averla nei loro film: Losey la dirige nel 1969 in "Modesty Blaise2, la bellissima che uccide", Miklos Jancso nel [[1971]] ne "La pacifista" e Louis Buñuel ne "Il fantasma della libertà" del [[1974]]. Anche la televisione non si lascia sfuggire questa grande interprete e Monica Vitti nel [[1978]] recita accanto al grande Eduardo De Filippo ne "I cilindri". E con l'ironia, la riservatezza, lo stile e l'eleganza che contraddistingueranno i suoi lunghissimi 40 anni di carriera potrà persino permettersi di sfidare i "benpensanti", senza eccessi e con intelligenza, come quando ammetteva, nell'Italia d'allora, "a letto succede di tutto".

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Monica Vitti

Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti, nasce a Roma il 3 novembre 1931. Attrice e tifosa della Lazio.

Nel 1953 si diploma all'Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'amico e dopo qualche breve ma formativa esperienza teatrale e cinematografica è presto notata dal regista Michelangelo Antonioni che subito ne fa l'icona e la musa ispiratrice nella sua tetralogia dei sentimenti ("L'avventura" del 1960, "La notte" del 1961, "L'eclisse" del 1961 e "Deserto Rosso" del 1964). Il sodalizio artistico con il regista è rafforzato anche nella vita privata da un'intensa relazione sentimentale, su cui l'attrice, schiva e riservata per carattere, dirà sempre molto poco. Durante gli anni "antonioniani" lavora saltuariamente anche come doppiatrice: è la voce del personaggio di Ascenza nel film "Accattone" di Pasolini; di Rossana Rory ne "I soliti ignoti" di Monicelli e di Dorian Gray ne "Il grido" di Antonioni.

Sul finire degli anni '60 l'irraggiungibile, bellissima e incompresa diva, anche se mai atteggiatasi tale, dell'"incomunicabilità" cambia decisamente registro per trasformarsi in un'attrice comica, interprete politicamente consapevole dell'affermazione della donna nella società moderna. Entra subito in sintonia con il pubblico grazie alla sua verve ironica, capace di registrare i malesseri della società durante il ventennio della ricostruzione industriale e al tempo stesso di ironizzare sugli effetti di tale malessere: esitazione, vuoto, incertezza, assenza. Il passaggio dal drammatico al comico è un passaggio naturale per un'artista insolita e versatile come Monica Vitti, che fa della duplicità un segno distintivo. Duplicità che vede convivere in lei comicità e profonda amarezza, che la rende capace di divenire l'icona consacrata del cinema dell'incomunicabilità e al tempo stesso di esternare ogni minima sfumatura emotiva, che le consente di riversare nei molteplici ruoli di donne interpretate sempre un frammento di sé, riducendo talvolta al limite il confine tra l'arte e la vita.

Per la regia di Mario Monicelli nel 1968 interpreta "La ragazza con la pistola", nel 1969 "Amore mio aiutami" di Alberto Sordi, nel 1970 è accanto a Marcello Mastroianni in "Dramma della gelosia e "Tutti i particolari in cronaca" di Ettore Scola. Il cinema italiano vive un momento d'oro grazie anche alle sue interpretazioni e, nel contempo, alcuni registi stranieri non si lasciano sfuggire la possibilità di averla nei loro film: Losey la dirige nel 1969 in "Modesty Blaise2, la bellissima che uccide", Miklos Jancso nel 1971 ne "La pacifista" e Louis Buñuel ne "Il fantasma della libertà" del 1974. Anche la televisione non si lascia sfuggire questa grande interprete e Monica Vitti nel 1978 recita accanto al grande Eduardo De Filippo ne "I cilindri". E con l'ironia, la riservatezza, lo stile e l'eleganza che contraddistingueranno i suoi lunghissimi 40 anni di carriera potrà persino permettersi di sfidare i "benpensanti", senza eccessi e con intelligenza, come quando ammetteva, nell'Italia d'allora, "a letto succede di tutto".

Mentre la sua carriera cinematografica continua e i riconoscimenti artistici non mancano - vince tre Nastri d'argento e cinque David di Donatello - non abbandona mai il teatro: nel 1986 calca le scene nella piece "La strana coppia" diretta da Franca Valeri. Gli anni '80 allontanano Monica Vitti dagli schermi e le sue apparizioni divengono sempre più sporadiche, interpretando i film diretti dal compagno Roberto Russo: "Flirt" del 1983 e "Francesca è mia" del 1986. Nel 1990 debutta alla regia con il film "Scandalo Segreto" con il quale vince il Globo d'oro come regista e come interprete. Nel 1993 esce la sua autobiografia "Sette sottane". Il 1995 segna un momento molto importante per la sua carriera: le viene assegnato il Leone d'Oro al Festival del Cinema di Venezia. Nel 2000 si è unita in matrimonio con il fotografo di scena Roberto Russo, in una delle sue ultime apparizioni pubbliche. Sognatrice, romantica, protagonista indiscussa della commedia all'italiana e prima ancora struggente, depressa, rarefatta musa di Antonioni, Monica Vitti per la sua comicità graffiante e per l'attualità dei suoi personaggi ha regalato capitoli importanti al cinema italiano.