Stadio Rondinella - Roma
Durante una partita tra Lazio e Audace disputata al Parco dei Daini nel 1913 un tiro di Saraceni mandò il pallone a colpire, involontariamente, il volto della moglie del Prefetto Annaratone che era in una carrozza. Il giorno seguente, insorabile, arrivò l'ordine di sfratto dal campo di gioco della Lazio. La società si ritrovò quindi priva di un luogo dove giocare e allenarsi. Il presidente Ballerini si mise subito in moto per ovviare al problema e in breve tempo il Sindaco di Roma Ernesto Nathan concesse dei terreni demaniali nell'erigendo quartiere Flaminio per un esborso di 30 lire mensili. Con altre 30 lire aggiuntive la Lazio ebbe anche a disposizione un'area golenale sulla riva sinistra del Tevere, dove poter praticare il nuoto ed il canottaggio. Quando i soci andarono a visitare l'area del futuro campo di gioco rimasero delusi in quanto la zona era completamente da sistemare e da recintare. Per fortuna un benefattore, Goffredo Magistrelli, socio della Lazio che aveva fatto fortuna in America, pagò le spese di sistemazione e di recinzione ammontanti a 300 lire. Nacque in questo modo il campo che più è radicato nella tradizione biancoceleste. Il 1° Novembre 1914 la Lazio inaugurò il suo stadio battendo per 3-2 l'Audace. Il 24 Maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Tutte le attività sportive furono sospese e molti calciatori partirono per il fronte. Con squisita signorilità e sotto l'egida della sezione femminile, la Lazio mise a disposizione il suo campo per trasformarlo in orto di guerra. Il conflitto vide la morte di molti atleti laziali: Chiesa, Demori, De Rinaldis, Gaggiotti, Alberto Canalini, Rivalta, Mengarini, Marsili, Ausenda, Nazzari e Gaslini non torneranno più, mentre altri come Levi, Leonardo e Vincenzo Di Napoli riporteranno gravi ferite. Corelli ebbe una medaglia d'argento al V.M., come pure Gaggiotti a cui fu concessa alla memoria. Finito il conflitto e superata una diatriba con la sezione femminile che voleva usare l'area per altri scopi, i soci laziali si misero al lavoro per risistemare lo stadio in nome del caduto Alberto Canalini al quale venne intitolato un torneo. Lo stadio risorse più funzionale e confortevole di prima. Grazie ad un sotterfugio, applicando una firma falsa sotto una cauzione, una quantità di materiale donato dalla Croce Rossa americana per costruire alloggiamenti, venne furtivamente trasferito alla Rondinella e utilizzato per la sua ristrutturazione. Dal 1919 la Rondinella fu quindi utilizzata per gli allenamenti e le partite della Lazio. La Rondinella era usata anche come cinodromo e per allenarsi la squadra doveva, pertanto, rispettare dei turni. Nel 1924 si resero necessari un ulteriore ampliamento e un diverso orientamento del terreno di gioco e delle tribune. Per sostenere economicamene l'investimento i principali azionisti decisero di creare una società anonima alla quale innumerevoli soci aderirono donando ciascuno un'azione da cento lire; i lavori furono eseguiti dalla Ditta Di Zitto. In sostanza nel 1929 la Lazio potè disporre completamente dell'impianto, sebbene il terreno restasse di proprietà comunale fino a quando le azioni furono donate alla società in cambio di una tessera di socio vitalizio per ogni blocchetto di cinque azioni. Nel 1927 l'architetto Marcello Piacentini eseguì il progetto di ricostruzione dello Stadio Nazionale, costruito nel 1911, e con il nome di Stadio Nazionale del Partito Fascista, cominciò ad essere usato dalla Nazionale di calcio e dalle società Lazio e Roma per le partite di cartello. Fino al 1957 la Lazio si allenò alla Rondinella. In previsione delle Olimpiadi del 1960, lo Stadio Nazionale, che dopo la tragedia di Superga fu chiamato Stadio Torino, fu abbattuto e ricostruito su progetto dell'ing. Nervi con il nome di stadio Flaminio. Anche lo stadio della Rondinella fu abbattuto e trasformato in parcheggio. Con tale atto scomparve un luogo della memoria laziale tra i più significativi. Nel 1958 la Lazio si trasferì sui campi di allenamento di Viale di Tor di Quinto.
