Via Frattina, 89

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La S.S. Lazio rimase in Via Frattina dal 1934 al 1958. In questi 24 anni accaddero episodi che hanno determinato molta parte della storia sportiva e non di questa gloriosa società. La sede, lussuosa, fu inaugurata sotto la presidenza Gualdi il 19 Novembre 1934. Nel palazzo vi erano altri uffici del presidente e la scelta della sede fu decisa da questo intelligente e pragmatico imprenditore. Innummerevoli sono gli avvenimenti che furono determinati da scelte prese in quegli spaziosi ambienti settecenteschi. La Lazio arrivo in finale nella Coppa Europa perdendo con grande sfortuna con il Ferecvaros e giunse seconda in campionato. Qui si festeggiarono Baldo e Gabriotti che fecero parte della nazionale vincitrice delle Olimpiadi del 1936 e nel 1938 Silvio Piola campione del mondo e capocannoniere a Parigi. Ma si pianse anche la morte di Octavio Fantoni ucciso dalla setticemia causata da una ferita riportata giocando con la maglia biancoceleste contro il Torino nel 1935. In quegli anni la Lazio ebbe tra le proprie file calciatori come Viani, il già citato Piola, Filò, Ferraris, Blason, Busani, Milano, Camolese, Monza, ecc. Il 29 Aprile 1939 si dimise Gualdi e il suo posto venne preso da Raffaello Riccardi che incaricò Remo Zenobi di occuparsi della sezione calcio. Le dimissioni di Gualdi furono provocate da invidie di personaggi molto potenti e collegati ad apparati politici che mal tolleravano l'intraprendenza e i successi di un uomo che mai volle schierarsi politicamente. Alla vigilia della guerra Zenobi allestì una squadra modesta che si avvaleva di molti di quei pulcini, ormai adulti, che incantarono Vienna. La squadra è allenata da Viola. Però quella squadra riuscì ad espugnare Testaccio per la prima volta e mise in luce il talento di un giovane centrale difensivo Sandrino Ferri, proveniente dal vivaio, molto somigliante ad un altro Sandro, anche lui del vivaio, che circa sessanta anni dopo sarà una barriera insuperabile per gli attaccanti avversari. Nel Luglio del 1939 la presidenza venne affidata ad Aurelio Aureli mentre la sezione calcio passò nelle mani di Ercoli. Ma tutto finì per lo scoppio della guerra che vide i tornei falsati dall'incompletezza delle rose, private dei giocatori chiamati alle armi o addirittura aboliti e ridotti a piccoli campionati locali a seconda delle zone geografiche interessate all'evento bellico. Il 15 Agosto '43 nella sede di Via Frattina uscì un comunicato che dichiarava decaduto l'intero consiglio e la società fu affidata ai vecchi pionieri del 1900 che ne garantirono l'esistenza e lo spirito. Finita la guerra la Lazio non ebbe più tra le proprie file Piola, accasatosi al nord e pian piano Via Frattina ricominciò ad essere il centro propulsore delle attività sociali. Allenatore è l'austriaco Cargnalli e molti bravi atleti ne formarano i ranghi: Gradella, Penzo, Remondini, Cecconi, il redivivo Flamini, Fantoni IV, ecc. La situazione societaria era complessa: tra dirigenti che presero e rinunciarono ai loro incarichi, pessimismo diffuso, cambi di allenatori continui, formazioni allestite in fretta, la Lazio sembrò essere sull'orlo del baratro. La situazione si risolse solo il 26 Gennaio 1949 con la nomina, nella sede di Via Frattina, di questo dirigente al ruolo di presidente generale. Con Zenobi, e l'appoggio del ritrovato Gualdi, la Lazio arrivò tre volte quarta in classifica e schierando una difesa fortissima che ebbe l'appellativo di "difesa di ferro". I giocatori di quegli anni erano i fratelli Sentimenti, Furiassi, Antonazzi, Remondini,Arce, Veronici, Puccinelli, Nyers II, Unzain, Gualtieri, Lombardini, Malacarnr, Alzani, Fuin, Lofgren, Larsen, Hofling, ecc., gli allenatori che si succedettero furono Speroni, Bigogno, Notti. La sede della Lazio era vivacizzata dalla presenza quotidiana di sportivi di tutte le sezioni e dei calciatori. Vi erano sale da biliardo e tavolini per il gioco delle carete. Insomma un vero e propri Club biancoceleste dove ognuno era onorato di militare con quei colori. All'uscita, sotto la sede, una folla di sostenitori attendeva i giocatori per parlarci ed incoraggiarli. La morte improvvisa di Zenobi nel 1953 bloccò la crescita ulteriore della società. Nello stesso anno fu inaugurato il grande Stadio Olimpico e il calcio a Roma entrò in una dimensione di estremo professionismo. Dopo alterne vicende la presidenza passò al Comm. Tessarolo che, da finanziere, preferì creare una squadra forte pur in contingenze economiche precarie, credendo che ai risultati sportivi positivi avrebbero corrisposto anche quelli economici. Ora la squadra è allenata ancora da Sperone ed annovera calciatori di fama come Burini, Vivolo, Bredesen, Bergamo, Pistacchi, ecc. Ma i risultati non furono pari a quelli precedenti a causa di cessioni intempestive, come quella di Sentimenti IV, e a cambi di allenatore non produttivi come l'assunzione di Copernico al posto di Sperone. Inoltre il dissidio sempre crescente tra Tessarolo e Vaselli, danarosa figura che spesso intervenne per risolvere acuti problemi finanziari, non riuscì a rassenerare i conflittuali rapporti tra i due. Ognuno cercò di imporsi nell'ambito dirigenziale ma non sempre la competizione fu salutare. Comunque Vaselli riuscì a portare a Roma il forte centravanti brasiliano Humberto Tozzi e poi lo svedese Selmosson e Bettini. Grazie a questi campionie all'abilità del tecnico Carver, la Lazio giungerà terza nei campionati 1955/56 e 1956/57. Il deficit però ammontava a 950 milioni di lire e questo costituì un macigno non superabile. Si dovette procedere a dolorosissime cessioni e il 10 Luglio 1958 in Via Frattina la Lazio del Commissario Leonardo Siliato vendette l'idolo Selmosson al migliore offerente. Ma questo offerente era la Roma che offrì ben 135 milioni. Sotto la sede si scatenarono i tifosi e molti dirigenti laziali si dimisero per protesta mentre altri, che avevano approvato l'operazione, furono costretti a rintanarsi a casa per molti giorni. Avvennero anche scontri tra tifosi e Celere e questo generò un inasprimento nei rapporti tra società e sostenitori. Con questa cessione la sede di Via Frattina perse quel carattere di elemento aggregatore tra la Lazio e il suo popolo. Il presidente Leonardo Siliato, non più commissario, ritenne eccessivo il costo di gestione della storica sede che venne trasferita in Viale Gioacchino Rossini ai Parioli. Nel frattempo la squadra, a dispetto di tutti gli avvenimenti che incombevano, vinse, sotto la guida di Fuffo Bernardini, vinse il suo primo trofeo importante: la Coppa Italia del 1958.