Articolo del giorno

Da LazioWiki.


Gabriele Sandri
L'area di servizio Badia al Pino Est, luogo del misfatto
Le sciarpe di tante tifoserie in memoria di Gabriele
La coreografia della curva interista nella partita Inter-Lazio del 2 maggio 2009 a ricordo di Gabriele
Gabriele Sandri
L'autogrill dove è avvenuto il dramma
I rilievi della Polizia
La macchina colpita

Gabriele Sandri

La tragedia che scuote l'Italia, che provoca un'ondata di indignazione in tutte le tifoserie, che riaccende il dibattito sia sulle violenze degli ultras sia sugli errori che a volte commettono gli uomini delle forze dell'ordine, comincia poco dopo le nove di mattino, nell'autogrill di Badia al Pino, lungo l'autostrada A1 in direzione Firenze. E' l'11 novembre 2007 e la Lazio è di scena a Milano contro l'Inter.

Un accenno di rissa tra sostenitori juventini e laziali, la Polizia Stradale che subito dopo interviene, un agente che spara uno, forse due colpi di pistola a grande distanza: muore così un giovane ragazzo. Gabriele Sandri, 26 anni, supporter biancazzurro, noto dj dei locali romani e titolare di un negozio di abbigliamento, viene colpito al collo mente si trova all'interno di un'auto, una Renault Megane. Una morte assurda, "un tragico errore", come alcune ore dopo il fatto ammette il questore di Arezzo Vincenzo Giacobbe. Diversa l'opinione di Luigi Conti, legale della famiglia della vittima, che accusa: "E' omicidio volontario". Così come il fratello di Gabriele, Cristiano Sandri, che urla tutto il suo dolore: "Me lo hanno ammazzato".

Adesso, naturalmente, spetta agli inquirenti fare piena luce sull'accaduto sia ascoltando i testimoni - a partire dall'agente che ha sparato, a quanto sembra un trentenne con diversi anni di esperienza alle spalle - sia attraverso altri tipi di riscontri. Come con i filmati delle telecamere di sicurezza dell'autogrill sequestrati dalla Polizia scientifica. In attesa di conoscere l'esito delle indagini quel che sembra certo è che, poco prima delle nove del mattino, un'auto di tifosi juventini, nel piazzale di sosta, viene avvicinata da alcuni supporter laziali, armati di spranghe. C'è tensione, ma i bianconeri riescono a sottrarsi all'aggressione. L'incidente però, ormai concluso, richiama l'attenzione di una pattuglia della Polstrada che, dalla corsia opposta, tenta di intervenire.

La Megane dei laziali sta già uscendo dall'area di servizio. In quel momento, dall'altra parte della carreggiata, l'agente spara ed un colpo almeno trapassa il vetro posteriore della Megane e colpisce a morte Sandri seduto sul sedile posteriore sinistro. Forse un goffo tentativo di sparare in aria proiettili di avvertimento: ma questo lo si vedrà nel corso delle indagini. Gli amici di Sandri, con lui agonizzante in auto, continuano a guidare e si fermano più avanti, praticamente al casello di Arezzo, quando vengono raggiunti dalla pattuglia. Ma per Gabriele non c'è più nulla da fare. Tra i primi ad essere interrogato è l'agente che ha sparato: trentenne, con diversi anni di servizio. Ma per ora le sue dichiarazioni restano top-secret.


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La Gazzetta dello Sport titola: "Agente spara da 80 metri. Tifoso muore. Gabriele Sandri aveva 26 anni, era tifoso laziale. Una rissa con gli juventini, poi gli spari. Rinviata Inter-Lazio".

Continua la "rosea": Il fiato strozzato, il respiro ucciso, un urlo di dolore che quasi non ha forza e tempo per nascere: sono le 9.20 di una mattina agghiacciante e Gabriele Sandri, 26 anni, tifoso laziale, viene colpito così, con una pallottola nel collo, gli amici di fianco, in quella Megane Scénic già in movimento e in uscita dall'area di servizio Badia al Pino Est. Un rantolo, il panico, la disperazione. E la morte, cinque chilometri dopo, al casello di Arezzo, la chiamata al 118, i soccorsi. Niente da fare. La pallottola viene esplosa dall'altra parte dell'autostrada, settanta-ottanta metri più in là, sei corsie più in là, con le recinzioni in mezzo, area di servizio Badia al Pino Ovest, direzione Sud: la dinamica è al vaglio delle perizie balistiche ma c'è che il proiettile (presumibilmente di una Beretta calibro 9) ha colpito lui, Gabriele. A morte. Erano partiti verso le sette da Roma, i cinque amici e tifosi della Lazio, direzione Milano. Sono Marco, Federico, Simone, Francesco e lui, Gabriele. Sosta all'area di servizio, come tante altre volte. Rifornimento, un panino e via. L'area di Badia al Pino Est consta di due bar: quello classico e un altro più avanti, legato alle pompe di rifornimento Total. I cinque ragazzi, secondo le ricostruzioni, fermerebbero la macchina lì, a meno di cento metri da dove poco dopo avverrà il tafferuglio con i tifosi juventini, ovvero quella zona di parcheggio che verrà poi transennata dalle forze di polizia. Dal racconto del gestore del rifornimento, si evince che i tifosi della Lazio s'incamminano verso quelli della Juventus, divisi in due macchine e in transito lì perché diretti a Parma.

La zona del contatto è larga e all'aperto, ci sono sei siti per i parcheggi, un cartello verde con scritto "Firenze" ed è lì che avviene la colluttazione fra le due parti. Secondo il racconto di testimoni sarebbe stata una leggera scazzottata; secondo la polizia, invece, una rissa vera e propria, che induceva gli agenti a sparare due colpi. "Ma noi - dirà poi Paolo, manager dell'area -, non ci eravamo accorti di nulla da dentro il bar: è dopo, quando ci siamo visti arrivare la Polizia che chiedeva le cassette a circuito chiuso, che abbiamo capito tutto". Sono le 9,10 circa e dall'altra parte dell'A1, direzione Sud, due pattuglie della polizia stradale di Battifolle si fermano per accertamenti. Si accorgono che dall'altra parte succede qualcosa. Qualcosa di strano, di anomalo. I metri che dividono le due aree di servizio sono circa ottanta, passano le macchine, i rumori non si colgono bene ma gente che viene alle mani evidentemente sì. Così, i poliziotti danno l'allarme, azionano la sirena, cercano di far desistere i ragazzi. A quel punto i due gruppi si dividono e, così raccontano, un tifoso laziale rimarrebbe a terra per dieci secondi, colpito a un braccio, qualcuno dice da una sportellata di una Classe A appartenente ai tifosi juventini. Gli altri lo soccorrono e vanno via, verso la macchina parcheggiata di fronte all'altro bar, quello dei rifornimenti. Pare finita. Non lo è.


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