Siliato Salvatore Leonardo

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Leonardo Siliato, di origini liguri, è stato presidente della Lazio dal 1956 al 1960. Negli anni 30 fu legato al PNF e si occupava di problemi legati alla Previdenza e all'Assistenza dei lavoratori. Come politico, nel 1929 divenne Rettore ordinario della Provincia di Genova ma si dimise da questo incarico nell'agosto del 1931. Il 4 novembre 1956, nel corso dell'Assemblea generale straordinaria, il revisore dei conti della Lazio, Aldo Giuliani, riferisce che il passivo della società ammonta a Lire 818.000.000. Tessarolo, presidente della sezione calcio, comunica che il conte Vaselli, che fino ad allora aveva finanziato la società, aveva comunicato di rinunciare ad ogni incarico e che il gruppo di Giorgio Zenobi aveva reperito solo 20 dei 60 milioni necessari per le spese più urgenti. In un clima drammatico si fece ricorso a una reggenza costituita da Leonardo Siliato e l'industriale Antonio Alecce. Il 23 dicembre dello stesso anno viene eletto il nuovo consiglio che vede Siliato presidente della sezione calcio e Alecce finanziatore. Il presidente generale viene invece eletto il 23 marzo 1957 nella persona del conte Antonio Cremisini. Tuttavia i problemi economici non erano affatto risolti. Il 18 luglio 1957, nella riunione sul rendiconto di gestione, Siliato si presenta dimissionario e denuncia lo stato di crisi. Nel tentativo di attenuare la crisi aveva firmato l'accordo di cessione di Selmosson all'Inter con il fine di avere almeno a disposizione l'acconto da usare nell'ordinaria amministrazione ma la vibrata protesta di soci e tifosi l'avevano costretto a tornare sui suoi passi e ha restituire il denaro alla società milanese. Alcuni abili provvedimenti tesi alla riduzione delle spese e una campagna presso i soci per reperire denaro fresco ha successo e convincono Siliato a ritirare le dimissioni e a rimanere almeno nel ruolo di reggente. La Lazio, tuttavia, è sempre sull'orlo del collasso economico e pure i tifosi, disamorati e delusi, abbandonano lo stadio e la società deve rinunciare persino agli incassi domenicali. Il 15 dicembre 1957 all'Olimpico per l'incontro Lazio-Udinese sono presenti solo 1800 spettatori paganti. Nonostante tutto Siliato pensa pure all'aspetto tecnico della squadra e il 5 aprile 1958 ingaggia Fulvio Bernardini come allenatore. Il 6 luglio 1958 una notizia si propaga per Roma veloce come una folgore: la Lazio ha ceduto Selmosson alla Roma. L'accordo viene firmato il giorno 10 e prevede che in cambio del campione svedese la Lazio avrà ben 135 milioni di lire. I tifosi laziali scendono nelle strade e sotto la sede di Via Frattina deve accorrere la Celere per calmare gli animi. Alcuni soci, Jannucci, Valanzuol e Rendina, contattano Selmosson in Svezia per convincerlo a rifiutare il trasferimento. Siliato, cosciente della gravità della situazione, respinge gli effetti che la Roma gli fa pervenire ma ogni ripensamento è giuridicamente impossibile. E' il vecchio generale Vaccaro che placherà gli animi con un nobile discorso. Trascorsa l'estate, il 24 settembre 1958 la Lazio vincerà il suo primo trofeo: la Coppa Italia. Sarà proprio Siliato che prenderà dalle mani del Commissario federale Bruno Zauli la prestigiosa coppa. Il 29 luglio 1959 il presidente, malato e stanco, chiede in Assemblea un periodo di riposo. Il 29 novembre 1960 il redivivo Costantino sarà eletto Commissario straordinario della società. Leonardo Siliato è stato ai vertici della Lazio nel periodo più buio della sua storia dal punto di vista economico. Ha fatto il possibile, animato da un grande amore per i colori biancocelesti, per gestire una situazione difficilissima. La sua signorilità, i modi pacati, l'impegno continuo dispiegato per tentare di risolvere gli innumerevoli problemi societari che lo costringevano a lunghe nottate di lavoro nella sua abitazione di Viale Regina Margherita, lo fanno ricordare con affetto e riconoscenza da tutti i sostenitori laziali e gli consentirono di essere nominato nel 1964 presidente generale della polisportiva.