Pennacchia Mario




(Foto LazioWiki)
Giornalista, scrittore e dirigente, nato ad Itri (LT) il 10 maggio 1928 e deceduto in Roma il 24 agosto 2021.
Prestigioso giornalista di testate importanti quali il Corriere dello Sport (dal 1946 al 1972) con il quale ha curato un'iniziativa di particolare successo con l'inserto delle pagine "Forza ragazzi" dedicate ai problemi sociali dei giovani (1967-1972), Giorno (dal 1972 al 1978), capo della redazione romana della La Gazzetta Dello Sport (1978-1988), Il Messaggero e direttore del mensile "L'arbitro", ha scritto diversi libri di carattere sportivo e non, come "La storia della Lazio" (1969), il testo tuttora più completo ed esauriente sulle vicende della società biancoceleste, ripubblicato e aggiornato nel 1994 con il titolo di "Lazio Patria Nostra", "Gli Agnelli e la Juventus" del 1985, "Onesti, rinascita e indipendenza dello sport in Italia" del 1986, "Il calcio in Italia" del 1999, "Pioniera del terzo millennio" del 2000, "Football Force One" (2001) sulla vita di Giorgio Chinaglia, il libro a carattere personale "Anche i ragazzi hanno fatto la storia" del 2003 e il romanzo "L'amore scosso" del 2006.
Nel 2014 ha pubblicato un'autobiografia contenente molteplici storie di calcio e ricordi personali di tanti grandi campioni da lui conosciuti e frequentati personalmente e che s'intitola in maniera eloquente "Sessant'anni fra Campioni, Miti, Intrighi e Follie". Ha vinto il premio "Bancarella Sport" e il "Seminatore d'oro" 1986, il Premio Coni 1986 e 1999, il Premio USSI 1958 e 1978, e il Premio Beppe Viola 1987. E' stato consulente del presidente della Federcalcio 1988-1992 e responsabile della comunicazione dell'amata S.S. Lazio sotto la presidenza Cragnotti dal 1992 al 1996. Nel 2008 ha pubblicato un libro che ricostruisce, anche grazie a inediti documenti rintracciati dall'autore, la vicenda sportiva e personale del Generale Giorgio Vaccaro, colui che impedì di fatto la fusione tra la Lazio e alcune squadre minori romane nel 1927.
Nel febbraio 2017 diviene Presidente Onorario di LazioWiki.org, per poi abbandonare la carica alla fine del 2019.
Scrive Il Messaggero all'indomani della notizia della scomparsa del giornalista:
Il giornalismo italiano, e in particolare romano, perde un serio professionista, la Lazio piange invece un suo grande tifoso: ci ha lasciato Mario Pennacchia che all’inizio della sua carriera ha scritto anche per il nostro giornale. Il collega, nato a Itri in provincia di Latina, aveva compiuto 93 anni lo scorso 10 maggio. Intenso e completo il suo percorso professionale: oltre ad aver lavorato in diversi quotidiani, ha sempre avuto la passione della scrittura e dell’inchiesta. Ha firmato diversi libri e soprattutto si è dedicato a svelare retroscena del mondo del calcio e della politica sportiva, sfruttando la sua competenza che gli ha permesso di raccogliere spesso i segreti di Coni e Federcalcio. Opinionista affidabile. In più è stato apprezzato opinionista televisivo. Misurato, puntuale e sempre aggiornato ha spesso partecipato al Processo del Lunedì di Aldo Biscardi ed è stato anche ospite alla Domenica Sportiva. La sua avventura professionale ha avuto come principale riferimento lo sport. Il calcio sempre in primo piano, ma anche il Palazzo, tanto da essere considerato uno dei giornalisti più esperti di regolamenti e norme e quindi rispettato e stimato dai presidenti dei club e dei dirigenti sportivi, ai quali ha spesso girato preziosi suggerimenti.
Riferimento per i presidenti. Innamorato della Lazio, ha avuto anche un ottimo rapporto con la famiglia Agnelli, a cominciare dall'Avvocato, e quindi con la Juventus FC. Ha collaborato con il Corriere dello Sport, ha diretto per 18 anni la rivista L'arbitro, è stato giornalista anche al Giorno e al Messaggero. Come ultimo incarico ha guidato la redazione romana della La Gazzetta Dello Sport con il ruolo di caporedattore. Alla fine degli anni Ottanta ha deciso di cambiare, scegliendo il percorso da dirigente. Nel 1988 Antonio Matarrese, all‘epoca presidente della Figc, lo volle come suo consulente. Pennacchia rimase in via Allegri fino al 1992. Subito dopo lo chiamò Sergio Cragnotti per affidargli la comunicazione della Lazio. Lasciò la società biancoceleste nel 1996 per dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Libri e romanzi. Lungo l'elenco dei suoi libri: "La storia della Lazio" (1969), aggiornato e diventato "Lazio Patria Nostra" (1994), "Gli Agnelli e la Juventus" (1985), "Onesti, rinascita e indipendenza dello sport in Italia" (1986), "Il calcio in Italia" (1999), "Pioniera del terzo millennio" (2000), "Football Force One" (2001) per raccontare la vita del suo idolo Giorgio Chinaglia, "Anche i ragazzi hanno fatto la storia" (2003) e il romanzo "L'amore scosso" (2006).
Al centro del suo lavoro l’amore per la Lazio, tanto da raccontare e ricostruire in un libro (2008) la vicenda sportiva e personale del Generale Giorgio Vaccaro, che nel 1927 impedì la fusione tra il club biancoceleste e alcune società minori della Capitale. Ha chiuso con l‘autobiografia "Sessant'anni fra Campioni, Miti, Intrighi e Follie" (2014). I suoi sforzi sono stati gratificati con il premio "Bancarella Sport" e il "Seminatore d’oro" (1986), il Premio Coni (1986 e 1999), il Premio USSI (1958 e 1978) e il Premio Beppe Viola (1987). Lo hanno ricordato la Figc e la Lazio. Il presidente federale Gravina ha sottolineato che "il mondo dei giornalismo perde una storica firma, un grande professionista che ha contribuito a far crescere la cultura sportiva in Italia e che ha saputo raccontare il calcio con passione e competenza. Lo ricordo con stima e affetto". Il messaggio di Roberto Rao, attuale responsabile della comunicazione biancoceleste, è commosso: "Ha raccontato la sua Lazio con amore, competenza e intuito giornalistico. Non è stato solo testimone della Storia biancoceleste: ne è stato parte in modo pieno e mai banale. Una figura indimenticabile per questa Società e per tutti i tifosi".
Così Italo Cucci, sulle pagine del Corriere dello Sport, ricorda la figura di Mario Pennacchia:
Un addio a Mario Pennacchia non posso negarlo, anche se da anni ho deciso di non accompagnare amici e colleghi nell'ultimo viaggio. Non per snobismo, ho già sopportato troppi dolori. Ma Mario - enciclopedia vivente di vita vissuta - negli ultimi vent'anni è stato un fratello maggiore pronto a corredare di dati ineccepibili certi miei vaghi amarcord. Mario, ti ricordi il Conte Rognoni e gli arbitri? Come no. E mi scodellava gli intrighi di corte, lui che degli arbitri era stato l'esperto numero uno quando anticipava di un giorno le designazioni facendo impazzire Mino Mulinacci. Per anni ha diretto la rivista degli arbitri, mi ci faceva scrivere, poi l'hanno fatto fuori. Era un giornalista vero, dunque scomodo ai pavidi. Mario, hai un dettaglio interessante sull'Avvocato Agnelli? Aveva scritto un bel libro sui padroni della Juventus FC e della Fiat, me lo ricordava, ma aggiungeva: "Preferisci la formazione dei suoi campioni prediletti o dei suoi favolosi amori". Nel 2014 mi invitò a presentare il suo ultimo libro di storia, "Sessant'anni fra campioni e miti, intrighi e follie" e per l'occasione gli mossi un affettuoso rimbrotto perché - dicevo - "continui a scrivere libri che producono libri altrui, e neanche ti ringraziano".
Era lui che aveva scritto, testimone veritiero, la storia vera del Principe Lanza di Trabia, il presidente del Palermo che aveva inventato il calciomercato ricevendo all'hotel Gallia di Milano - nudo nella vasca da bagno ridondante schiume profumate - i maneggioni del tempo che gli rifilavano bidoni; così era finito in bolletta, così s'era buttato da un balcone dell'Hotel Eden di Roma meritando da Modugno una canzone, "L'uomo in frack" che Mimmo raccontava perduto in Tevere, "Galleggiando dolcemente / e lasciandosi cullare / se ne scende lentamente / sotto i ponti verso il mare / verso il mare se ne va / chi mai sarà, chi mai sarà / quell'uomo in frack". E da Garinei e Giovannini una commedia musicale: "La padrona di Raggio di Luna". Mario scriveva cose preziose ma quando le raccontava - e io c'ero spesso - socchiudendo gli occhi come se cercasse dettagli nell'archivio dei sogni era un godimento. ''Sai che lasciò in eredità alla moglie, l'attrice Olga Villi, solo un giocatore argentino di scarso valore, tale Martegani?" Già, Raggio di Luna, ma il veri si chiamava Selmonsson.
Mario - gli chiesi una volta - mi dici qualcosa di inedito di Fulvio Bernardini (laziale come lui, ma Fulvio giocò anche nella Roma AS, Mario Lazio forever)? Subito mi raccontò i primi passi del Dottor Pedata (cfr Brera) giovanissimo portiere dell'Exquilia, "Bernardini para tutto sino ad esasperare gli stessi avversari. Nel fango la partita è una battaglia, una serie indistinguibile di violenti corpo a corpo. Quel ragazzino in porta poi è un fenomeno: vola, si tuffa, respinge in tutti i modi, persino con i piedi. Sulle tribune si accapigliano, il gioco viene sospeso. Il povero ragazzo, privo di sensi, viene sollevato e portato fuori dal campo. Per rianimarlo, non si sa come, viene pescata una bottiglia di cognac, nella gola dell'inanimato Bernardini ne viene versato un bicchiere". E ancora quando Fuffo aveva tamponato la macchina del Duce che poi l'aveva voluto maestro di tennis a Villa Torlonia... Si stava ad ascoltarlo incantati. "Ah, sai perché i giornalisti non lo amano? Perché è stato anche un ottimo giornalista,capo del calcio al Corriere dello Sport". Già, il "Corriere", il vero giornale di Mario dove seppe fare anche cose nuove. L'ultima volta che ho incontrato Pietro Mennea, a Pantelleria, mi ha parlato di Mario: "Sa come sono nato io? Con la pagina del Corriere dello Sport "Forza ragazzi" che scopriva talenti. La curava Pennacchia con giovani colleghi". Mi piace ricordarlo così, Mario, vivissimo e immaginare che fra poco mi manderà un whatsapp come ha fatto il 6 maggio scorso, dopo che l'ho citato in un pezzo: "Grazie Italo, sei sempre un amico caro, un piacere essere ricordato da te. Ti abbraccio, Mario". Grazie Mario, ti abbraccio, Italo.
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