Il tentativo di fusione tra Lazio-Fortitudo-Alba-Roman del 1927

Da LazioWiki.

Il Gen. Giorgio Vaccaro
Il Comm. Italo Foschi


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Da "il Tevere" del 9 giugno 1927:

DOPO LA FUSIONE ANNUNCIATA IERI, 7 GIUGNO 1927, TRA ALBA-FORTITUDO-ROMAN.

C'erano trattative molto serie per la fusione Lazio-Fortitudo e non era stata precisamente la società azzurra (la Lazio - n.d.r.) a promuoverle: i dirigenti laziali, anzi, erano già in gran da fare per trovare giuocatori e allestire una squadra che avesse potuto sostenere onorevolmente le difficoltà asprissime della Divisione Nazionale. Con l'inizio delle trattative cessò automaticamente la ricerca di giuocatori e ciò perché la Società con cui gli azzurri avrebbero dovuto fondersi, di buoni elementi ne avrebbero portati parecchi. Sembrava che la fusione fosse certa e tutti ne erano lieti: Bitetti tornò dal nord a Roma; molti uomini già ingaggiati vennero posti in libertà. Lunedì sera doveva esserci la riunione definitiva alla quale intervennero rappresentanti dell'una e dell'altra società. Avvenne però che i fiduciari della Fortitudo esposero il "deficit" della loro società in una somma assai superiore a quella prima denunciata. I dirigenti azzurri ne rimasero sorpresi ma volevano tuttavia discutere; i dirigenti rossoblù dichiararono che la cosa era perfettamente inutile. Poco dopo era ufficialmente annunciata la fusione Alba-Fortitudo-Roman.


Da "il Tevere" dell'11 giugno 1927:

LETTERA DI VACCARO AL GIORNALE

Per tagliar corto ad ogni discussione od errato apprezzamento sulla mancata fusione Lazio-Fortitudo, reputo opportuno dare alla stampa il verbale della riunione tenuta tra i rappresentanti della Lazio e della Fortitudo la sera del 6 corrente, aggiungendo che le trattative furono iniziate su richiesta del comm. Foschi.


Verbale della seduta tenutasi nella sede della Lazio il 6 corrente alle ore 22. Presenti per la Lazio Vaccaro e Bitetti, vicepresidenti; Delodi, segretario; Palmieri, Saraceni, Giuliani e Contin, consiglieri. Per la Fortitudo Saraceni Gioacchino, Sampaolesi Enrico, De Bernardis Amerigo, Bartoli Sebastiano, Righini, Bonetti.

Aperta la discussione il console Vaccaro scusa l'assenza del presidente generale Varini, porta il saluto della Lazio ai colleghi della Fortitudo, dichiara che la Lazio è pronta a venire a una combinazione con la Fortitudo nell'interesse precipuo dello sport calcistico romano, aggiunge che l'on. Igliori, presidente dell'Alba, ha in precedenza dichiarato che egli, qualora si addivenga ad una combinazione con la Fortitudo, si impegna per la Società di aderire alla combinazione ed alle stesse condizioni che si stabiliranno con la Fortitudo. Il vicepresidente Vaccaro, per brevità della discussione, dice di aver raggiunto in alcuni punti la materia da discutere e precisamente: Denominazione sociale, Colori, Consiglio sociale, Giocatori, situazione finanziaria, revisione soci. I rappresentanti della Fortitudo contraccambiano i sentimenti espressi dal console Vaccaro, scusano l'assenza del comm. Foschi che ha dovuto improvvisamente recarsi fuori Roma e chiedono sia data la precedenza alla questione finanziaria. Il sig. Vaccaro per la Lazio dichiara che la Società desidera un riconoscimento integrale del debito fatto per acquistare il posto in Divisione Nazionale in complessive lire 200.000, riconoscendo altresì il debito della Fortitudo in proporzione del 50% dello scoperto di lire 200.000 denunziato dalla Lazio, venendo quindi a riconoscere alla Fortitudo per intero la cifra di lire 100.000 denunziata al passivo dal comm. Foschi nella riunione tenuta il 3 c.m.

I rappresentanti della Fortitudo fanno la seguente dichiarazione che il console Vaccaro prega di dettare a verbale e che è la seguente: la Fortitudo non può prendere in considerazione l'offerta che i rappresentanti della Lazio sarebbero disposti a riconoscere i debiti degli altri contraenti soltanto al 50% dei debiti della Lazio. Trova che le condizioni finanziarie del nuovo Ente, data la premessa, non offrono possibilità di una liquidazione del passato, in quanto i creditori vedendo disporsi organismi che hanno conseguito altri risultati tecnici e morali desidererebbero di avere ogni loro anticipo subito e ciò rappresenta complessivamente per le altre società una cifra ingente. Mentre i finanziatori di questa Fortitudo, Ente educatore Fascista, sono altresì disposti a continuare il finanziamento della Fortitudo, non trovano accettabile andare incontro ad eventuali incertezze: ne è giusto sacrificare chi seppe e saprebbe continuare ad offrire il meglio di loro stessi per un Ente (sia pure nuovo) che sportivamente, tecnicamente incontri la loro approvazione. A dichiarazione di quanto sopra il rappresentante della Fortitudo sig. Righini aggiunge che alle lire 100.000 denunciate dal comm. Foschi e che rappresentano i debiti commerciali della Società, debbono aggiungersi altre somme imprecisate aggirantesi sulle lire 300.000 per anticipi fatti da terzi che, come dalla sopraddetta dichiarazione, dovrebbero essere subito rimborsate. Il sig. Vaccaro aggiunge che egli è anche disposto a prendere in esame la possibile sistemazione di un eventuale maggiore passivo della Fortitudo in quanto la proposta della Lazio era semplicemente come base della discussione, ma i rappresentanti della Fortitudo insistono sulla dichiarazione fatta e ritengono inutile ogni ulteriore trattativa. La seduta viene pertanto tolta alle ore 23.

Vicepresidente Giorgio Vaccaro - Segretario Mario Delodi


Da "il Tevere" del 14 giugno 1927:

LETTERA DEL COMMENDATOR FOSCHI AL GIORNALE

On. Direttore del Tevere, non è mia intenzione di aprire una polemica in merito alla mancata fusione Lazio-Fortitudo perché ritengo che sia necessario, nell'interesse supremo dello sport romano, che siano mantenuti i migliori rapporti di cameratismo tra le varie società che hanno il compito di difendere i colori di Roma nelle competizioni sportive. Dichiaro lealmente di essere stato favorevole alla fusione Lazio-Fortitudo e di aver indetta con il console Vaccaro una riunione di rappresentanti delle due società per esaminare la possibilità di un accordo che in via di massima ritenevo opportuno purché fosse salvaguardato il nome ed il prestigio dell'organizzazione da me presieduta. Ho dovuto però constatare che da parte della Lazio si voleva più che una fusione dei due Enti, un vero e proprio assorbimento della Fortitudo, della quale non sarebbe rimasto che il nome aggiunto a quello della Lazio per la sola sezione Calcio. Troppo poco in verità quando si consideri il magnifico passato della Fortitudo e le recenti affermazioni nella Coppa del C.O.N.I.. E questo a prescindere dalla sistemazione finanziaria assolutamente inaccettabile così com'era stata proposta dai dirigenti della Lazio.

Il riconoscimento dei debiti degli Enti che avrebbero partecipato alla fusione nella misura del 50% di quelli denunziati dalla Lazio, se dava alla Fortitudo la possibilità di sistemare per intero il passivo denunziato in 100.000 lire, non permetteva che fossero liquidati i debiti dell'Alba che, a detta del console Vaccaro, sarebbe stata costretta ad entrare nella combinazione in seguito alla fusione Lazio-Fortitudo. E a questa soluzione, che non appariva equa nei riguardi dell'Alba, i rappresentanti della Fortitudo non vollero aderire e troncarono le trattative, che del resto si sarebbero senza dubbio arenate sulla questione del nome (sociale - n.d.r.) e dei dirigenti. Il comunicato della fusione Alba-Fortitudo-Roman venne dato alla stampa in seguito ad una riunione dei rappresentanti delle tre società, tenutasi la sera del giorno successivo. In essa l'accordo fu raggiunto con rapidità fascista. Il capitano Guglielmotti, Segretario Federale dell'Urbe, che ha assunto la presidenza onoraria del nuovo Ente, ha sostenuto, anche in contrasto con me, la necessità di questa fusione che secondo lui, ed io non so dargli torto, corrisponde al miglior interesse sportivo in quanto con qualsiasi altra soluzione Roma avrebbe avuto una sola squadra (la Lazio - n.d.r.) in Divisione Nazionale e nessuna in 1^ Divisione. In quanto alla denunzia da parte dell'amico Righini di un ulteriore passivo della Fortitudo di circa 300.000 lire è necessario far presente che questa somma non costituisce un passivo, poiché trattasi di versamenti fatti da soci a titolo di oblazione, versamenti dei quali potrebbero eventualmente chiedere conto qualora si fosse proceduto ad una fusione da essi non desiderata.

Dichiaro infine che io, quale presidente della Fortitudo, e soprattutto quale fascista, ho dovuto tener presente il desiderio espresso dalla Federazione Provinciale che ha patrocinato la combinazione Alba-Fortitudo-Roman come quella che dava maggiori garanzie per una degna rappresentazione delle squadre calcistiche romane nelle competizioni nazionali. Non so se l'A.S. Roma sarà chiamata a difendere i colori della città nella Divisione Nazionale o se essa dovrà rimanere in Prima Divisione. In questo secondo caso noi lotteremo con sicurezza di successo per la Divisione superiore, augurandoci che la Lazio riesca a mantenere il posto già conquistato, a costo di grandi sacrifici. Così Roma Capitale non sarà da meno delle maggiori città d'Italia, come Torino, Milano, Genova che hanno tutte più di una squadra in Divisione Nazionale.


Da "il Tevere" del 15 giugno 1927


RISPOSTA DEL GEN. VACCARO ALLA LETTERA DEL COMMENDATOR FOSCHI

Con gli stessi intendimenti di cameratismo sportivo professati da Foschi ed a chiarimento di quanto egli pubblica nel Tevere di ieri, in risposta ad un mio precedente commento, debbo ricordare i seguenti dati di fatto:

1) Non è esatto che da parte dei dirigenti della Lazio si volesse, più che una fusione dei due Enti, un vero e proprio assorbimento della Fortitudo, della quale non sarebbe rimasto che il nome aggiunto a quello della Lazio per la sola sezione Calcio. Tale soluzione, e per quanto riguarda solamente il nome, sarebbe stata quella che io personalmente avrei perorato in seno alla riunione delle due Commissioni, ma tale questione, come risulta dal verbale della riunione medesima data alla stampa, e dalla quale Foschi era assente, non fu neppure levata, perché le trattative caddero sulla questione finanziaria per la quale i dirigenti della Fortitudo avevano chiesto la precedenza. Ad ogni modo la soluzione oggi adottata ha egualmente privato la Fortitudo del suo nome.

2) Non sapevo (e nessuno dei dirigenti della Fortitudo lo disse) che questa avesse anche il mandato di tutelare gli interessi dell'Alba che per bocca del suo presidente aveva dichiarato di accettare quanto si sarebbe concluso tra Lazio e Fortitudo. Il riconoscimento dei debiti nella forma proposta dalla Lazio era fatto al preciso e solo scopo di non creare un nuovo organismo che iniziasse la sua attività con un passivo ingentissimo. Ad ogni modo, come risulta dal verbale pubblicato, la Lazio dichiarò anche che la proposta fatta doveva intendersi come base di discussione, ma i rappresentanti della Fortitudo dichiararono invece di ritenere inutile la discussione e troncarono le trattative. A me premeva, quindi, solo rettificare due punti sostanziali che dimostrano chiaramente come la richiesta di trattative di fusione fatta da Foschi rimase senza conclusione non per volontà della Lazio, la quale anzi fu sorpresa dall'improvvisa e non giustificata resipiscenza, dovuta evidentemente ad altre ragioni che non occorre qui ricordare. E infine con l'occasione mi sia consentito esprimere una mia opinione personale, che ritengo conforme alle direttive del Fascismo, il quale vuole siano valorizzate le singole competenze anche nello sport, dalle alte alle piccole gerarchie, scegliendo i dirigenti fra coloro che per aver effettivamente vissuto la vita sportiva fin dalla loro gioventù, hanno temprato con i muscoli l'animo e la fede. Il concetto dell'organizzatore a vita, buono in tutti i campi, sa troppo di mentalità demoliberatore, ormai sorpassato, e non saremo certamente noi fascisti a rimetterlo in vigore. In tutto il resto sono perfettamente d'accordo con Foschi al quale prometto di non ritornare più sulla questione.


(N.d.r.):

Qualche giorno dopo "il Tevere" riferiva di un piccato commento di Foschi sull'ultima parte della dichiarazione di Vaccaro. Egli ritenne che il sottolineare, da parte di Vaccaro, l'esigenza, per un organizzatore sportivo, di aver concretamente praticato lo sport, fosse a lui diretta e pertanto elencò alcune attività sportive, invero limitate, praticate da lui stesso in gioventù.



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