L'indagine federale su Cesena Lazio 1975/76: differenze tra le versioni

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Il [[18 aprile]] [[1976]] la Lazio, invischiata terribilmente nella lotta per non retrocedere, [[Domenica 18 aprile 1976 - Cesena, stadio La Fiorita - Cesena-Lazio 0-0|gioca una delicata gara a Cesena]] contro i romagnoli sorprendentemente in lotta per un posto in [[Coppa UEFA]]. Prima della partita alcuni dirigenti biancazzurri risolvono alcune pendenze finanziarie con gli ex giocatori [[Frustalupi Mario|Mario Frustalupi]] e [[Oddi Giancarlo|Giancarlo Oddi]] che vantano crediti dalla Lazio, consegnando a quest'ultimo due assegni, rispettivamente di £ 890.000 e £ 579.920.
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Il [[18 aprile 1976 - Cesena, stadio La Fiorita - Cesena-Lazio 0-0|18 aprile 1976]] la Lazio, invischiata terribilmente nella lotta per non retrocedere, gioca una delicata gara a Cesena, contro i romagnoli sorprendentemente in lotta per un posto in [[Coppa UEFA]]. Prima della gara, alcuni dirigenti biancazzurri risolvevano alcune pendenze finanziarie con gli ex giocatori [[Frustalupi Mario|Mario Frustalupi]] e [[Oddi Giancarlo|Giancarlo Oddi]] che vantavano crediti dalla Lazio, consegnando a quest'ultimo due assegni, rispettivamente di £ 890.000 e £ 579.920.

Inoltre, durante [[4 gennaio 1976 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Cesena 2-2|la gara di andata]], alcuni facinorosi tifosi biancocelesti avevano pesantemente danneggiato la macchina del portiere Lamberto Boranga (inviso alla tifoseria laziale dopo i [[28 novembre 1971 - Reggio Emilia, - Reggiana-Lazio 1-0|fatti]] accaduti nel [[1971]]) e, per questo, la Società biancoceleste aveva concordato di dare al portiere romagnolo 300.000 lire di cauzione, cosa che fece poco prima dell'incontro. L'incontro terminò con un pareggio a reti bianche, dopo una gara dove i romagnoli provarono a vincere, con la Lazio chiusa in difesa a difendere il punto.

L'[[Ascoli]], squadra in lotta contro i biancazzurri per non retrocedere, venne a sapere del fatto e lo prese a pretesto per accusare la Lazio di illecito sportivo e ottenere così il ripescaggio in [[Serie A]]. Si attivò subito l'ufficio inchieste che interrogò i dirigenti biancazzurri che ammisero tranquillamente l'accaduto, così come i giocatori coinvolti. Tutti spiegarono, e dimostrarono, che i soldi versati erano dovuti a crediti e al danneggiamento dell'automobile. Fortunatamente la procura credette nella buona fede dei dirigenti laziali, e il [[10 giugno]] derubricò la faccenda, squalificando per un anno [[Lovati Roberto|Roberto Lovati]], multando la società con 20 milioni di ammenda, ma senza danni per la squadra.


Inoltre, durante [[Domenica 4 gennaio 1976 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Cesena 2-2|la gara di andata]], alcuni facinorosi tifosi biancocelesti avevano pesantemente danneggiato la macchina del portiere Lamberto Boranga (inviso alla tifoseria laziale dopo [[Domenica 28 novembre 1971 - Reggio Emilia, stadio Mirabello - Reggiana-Lazio 1-0|i fatti accaduti]] nel [[1971]]) e, per questo, la Società biancoceleste aveva concordato di dare al portiere romagnolo 300.000 lire di cauzione, cosa che fece poco prima dell'incontro. La gara del [[18 aprile]] [[Domenica 18 aprile 1976 - Cesena, stadio La Fiorita - Cesena-Lazio 0-0|termina con un pareggio a reti bianche]], dopo una partita in cui i romagnoli provano a vincere e la Lazio si chiude in difesa a difendere il prezioso punto.
In seguito, anche la [[Commissione d'appello federale|Caf]] ribadiva, a fine Luglio, la sentenza ponendo fine alla storia, e piegando la fiera opposizione dell'[[Ascoli]] supportata da un giornalista milanese che aveva scritto parole di fuoco contro la Lazio.


L'[[Ascoli]], in lotta contro i biancazzurri per non retrocedere, viene a conoscenza della consegna degli assegni e prende questo fatto a pretesto per accusare la Lazio di illecito sportivo ed ottenere in questo modo il ripescaggio in [[Serie A]]. Si attiva subito l'ufficio inchieste che interroga i dirigenti biancocelesti che ammettono tranquillamente l'accaduto, così come i giocatori coinvolti. Tutti spiegano, e dimostrano, che il denaro versato erano dovuti ai crediti maturati e al rimborso conseguente al danneggiamento dell'automobile. Fortunatamente la procura crede nella buona fede dei dirigenti laziali e il [[10 giugno]] derubrica la faccenda ma squalifica tuttavia per un anno [[Lovati Roberto|Roberto Lovati]] e multa la società con 20 milioni di ammenda senza ulteriori danni per la squadra.


In seguito anche la Caf ribadisce a fine luglio la sentenza ponendo così fine alla vicenda e piegando la fiera opposizione dell'[[Ascoli]] supportata da un giornalista milanese che aveva scritto parole di fuoco contro la Lazio.
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Versione attuale delle 01:00, 25 gen 2019

La Gazzetta spiega che la Lazio è salva "sub iudice"

Stagione

Il 18 aprile 1976 la Lazio, invischiata terribilmente nella lotta per non retrocedere, gioca una delicata gara a Cesena contro i romagnoli sorprendentemente in lotta per un posto in Coppa UEFA. Prima della partita alcuni dirigenti biancazzurri risolvono alcune pendenze finanziarie con gli ex giocatori Mario Frustalupi e Giancarlo Oddi che vantano crediti dalla Lazio, consegnando a quest'ultimo due assegni, rispettivamente di £ 890.000 e £ 579.920.

Inoltre, durante la gara di andata, alcuni facinorosi tifosi biancocelesti avevano pesantemente danneggiato la macchina del portiere Lamberto Boranga (inviso alla tifoseria laziale dopo i fatti accaduti nel 1971) e, per questo, la Società biancoceleste aveva concordato di dare al portiere romagnolo 300.000 lire di cauzione, cosa che fece poco prima dell'incontro. La gara del 18 aprile termina con un pareggio a reti bianche, dopo una partita in cui i romagnoli provano a vincere e la Lazio si chiude in difesa a difendere il prezioso punto.

L'Ascoli Calcio, in lotta contro i biancazzurri per non retrocedere, viene a conoscenza della consegna degli assegni e prende questo fatto a pretesto per accusare la Lazio di illecito sportivo ed ottenere in questo modo il ripescaggio in Serie A. Si attiva subito l'ufficio inchieste che interroga i dirigenti biancocelesti che ammettono tranquillamente l'accaduto, così come i giocatori coinvolti. Tutti spiegano, e dimostrano, che il denaro versato erano dovuti ai crediti maturati e al rimborso conseguente al danneggiamento dell'automobile. Fortunatamente la procura crede nella buona fede dei dirigenti laziali e il 10 giugno derubrica la faccenda ma squalifica tuttavia per un anno Roberto Lovati e multa la società con 20 milioni di ammenda senza ulteriori danni per la squadra.

In seguito anche la Caf ribadisce a fine luglio la sentenza ponendo così fine alla vicenda e piegando la fiera opposizione dell'Ascoli Calcio supportata da un giornalista milanese che aveva scritto parole di fuoco contro la Lazio.





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