Frustalupi Mario

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Mario Frustalupi
Mario Frustalupi iIn maglia blucerchiata
Frustalupi in nerazzurro
Un'immagine del calciatore in maglia biancoceleste
Mario Frustalupi
Un'immagine del calciatore
Frustalupi nel Cesena
Frustalupi nella Pistoiese
Il titolo su "Il Tempo" del 15 aprile 1990

Biografia[modifica | modifica sorgente]

Centrocampista, nato ad Orvieto (TR) il 12 settembre 1942 e deceduto il 14 aprile 1990 nei pressi di Ovada (AL) in un incidente automobilistico.


Dai primi passi all'Inter[modifica | modifica sorgente]

Mario nasce a Orvieto da una famiglia numerosa composta da otto figli, cinque femmine e tre maschi. "Mariolino", come è soprannominato in famiglia e tra gli amici per il suo fisico mingherlino, a 6 anni è già un idolo e spesso i militari lo chiamano per fare numero. Entra nella squadra dell'oratorio e poi comincia a giocare in quella della sua città, l’Orvietana. Tifoso interista, a 16 anni, il 17 settembre 1958, si presenta ad un provino per la Lazio. E' piccolo di statura (1,66 m. per 66 kg.), poco rappresentativo e con un fisico striminzito. Alla fine della prova l’allenatore Fulvio Bernardini gli dice "Ragazzo mio, tu non vai. Sei troppo piccolo, fragile. Ripassa, per favore." Frustalupi avrà modo di farlo ricredere più avanti, quando lo ritroverà come allenatore a Genova. Lo stesso gli dirà poco tempo dopo l’allenatore del Milan Gipo Viani. A sedici anni e mezzo, dopo un provino di venti minuti sul campetto di Cornigliano (GE), viene invece preso dalla Sampdoria. Dopo tutta la trafila nel campionato Primavera e De Martino e dopo una parentesi nel 1962 all’Empoli in Serie C per farsi le ossa, nel 1963 torna sotto la Lanterna. Vince con la Sampdoria il Torneo di Viareggio dove si mette in luce. Un mese dopo debutta in prima squadra contro il Torino, 4-2, segnando un goal. Gioca otto stagioni consecutive con la Sampdoria, in questo periodo conosce la moglie Carla mentre assiste ad una gara di sci.

Nell'estate 1970 viene richiesto da Juventus, Milan e Inter: quest'ultima riesce ad aggiudicarselo. Con i nerazzurri, pur non essendo titolare fisso e anzi spesso emarginato dal circolo nobiliare dei grandi campioni che lo chiamavano sprezzamente "vecchio", vince subito lo scudetto e l'anno successivo arriva alla finale di Coppa dei Campioni, persa contro l'Ajax di Johan Cruijff. L'Inter nell'estate del 1972 lo cede alla Lazio in cambio di Giuseppe Massa e di un conguaglio di 400 milioni di lire.


Alla corte di Maestrelli[modifica | modifica sorgente]

Frustalupi arriva alla Lazio all'età di 32 anni e al posto dell'idolo Massa, tanto basta ai tifosi per accoglierlo freddamente. "E' vecchio, verrà qui a svernare per poi attaccare gli scarpini al chiodo" dicono i sostenitori biancazzurri infuriati con il presidente Umberto Lenzini e molto diffidenti. L'unica cosa che piace ai sostenitori biancazzurri è il suo cognome, che nella rivalità cittadina è tutto un programma. Dopo il ritiro a Pievepelago va ad alloggiare temporaneamente alla pensione "Paisiello" ai Parioli. La nuova squadra non gira, lui gioca male e non si adatta ai nuovi schemi scontrandosi spesso con Luciano Re Cecconi a centrocampo. Si sente un pesce fuor d'acqua, si trova a disagio con i nuovi compagni e non ne condivide certe idee nonché la passione per le pistole. Le prestazioni in Coppa Italia aumentano le critiche e anche l'allenatore è messo in discussione ed è a rischio esonero. Frustalupi non lega con nessun clan, va avanti per la sua strada cercando di uscire dal tunnel prima dell'inizio del campionato per dimostrare all'Inter, ma anche a se stesso, che può ancora avere un ruolo da protagonista. Per capirne meglio il carattere si riporta quanto confessa al giornalista Franco Melli: "I giocatori di calcio, i cosiddetti eroi della domenica, sono in realtà eterni bambini, bisognosi di sentirsi importanti, indispensabili, scrutati con attenzione e con affetto. Anch'io, a forza di stare nel giro, ho assorbito in parte i principali difetti della categoria. A Milano, in panchina, mi annoiavo. E' brutto guardare giocare gli altri, i coetanei, i più giovani, i più anziani. E' triste sentirsi esclusi: il mondo ti crolla addosso nell'istante in cui il tecnico comunica la formazione senza scandire il cognome che vorresti. Non dare retta a chi assicura d'aver sempre atteso con santa pazienza il proprio turno. I giocatori di riserva, in qualsiasi organico, si sentono dannati all'inferno, reprobi prigionieri dell'iniquità. Semmai, dal lunedì fino al sabato, io riuscivo a non portare rancore ai miei giudici occasionali dell'Inter. Cercavo altri interessi, invitavo a casa gli amici, mi imponevo di dimenticare il responso della maledetta domenica."

Intelligentemente, Maestrelli opera alcune modifiche, arretrando Re Cecconi e affidando la regia del gioco a lui, e la Lazio comincia a giocare con disinvoltura affrontando le grandi squadre da pari a pari. Frustalupi fa capire al pubblico laziale, presto ricredutosi su di lui, di avere i piedi e il cervello del grande giocatore. Il campionato 1972/73 vede i biancazzurri giocare un calcio divino e letale per le avversarie. I biancazzurri vanno addirittura in testa e, seppure con un piccolo calo nella parte centrale del torneo, infilano otto vittorie consecutive. Frustalupi è sempre tra i migliori, non salta una gara ed è addirittura osservato per la Nazionale, anche se chiuso da mostri sacri come Mazzola e Rivera. Bernardini, futuro C.T. della Nazionale, disse: "...Frustalupi è un giocatore che usa piedi e cervello o meglio cervello e piedi, e che quindi non deve faticare tanto a giocare, perché è intelligente". La Lazio sfiora lo scudetto, perduto negli ultimi minuti dell'ultima giornata di campionato. Frustalupi è ormai un idolo dei tifosi, che ne apprezzano la serietà e la visione di gioco che in campo illuminano la squadra. Segna anche 2 reti. L'anno seguente, quando tutti non davano i biancazzurri tra i favoriti, la Lazio conquista il suo primo scudetto. Frustalupi è la mente del gioco della squadra, trascina alla vittoria i biancocelesti in molte occasioni.

E' sempre presente ed esce dal campo ogni volta esausto dopo aver dato tutto sé stesso nella gara: in campo infatti sa prendersi tutte le responsabilità, contro chiunque. Diviene campione d'Italia da grande protagonista ad un'età dove molti suoi colleghi hanno già da tempo preso il viale del tramonto. Mario Corso dopo lo scudetto afferma: "Quando Frustalupi venne ingaggiato dalla Lazio, io ho sostenuto che quello sarebbe stato, a lungo andare, il più importante colpo del mercato. Adesso credo che siano tutti a darmi ragione. Ma io non sono un indovino, sono uno che il calcio lo conosce abbastanza per poter definire Frustalupi un campione". Dal suo canto Frustalupi si diceva invece "contento di non essere un campione, un bambino prodigio alla Rivera o alla Mazzola. Loro hanno dovuto difendere per anni una reputazione da fuoriclasse. E' difficile e logorante. Io sono cresciuto piano piano e ho avuto meno stress. Durerò molto più a lungo". Aveva sempre voglia di scherzare, anche con i tifosi al campo d'allenamento: "Ridete oggi che piangerete domenica" diceva loro. Nei rapporti interni aveva carisma e non si intrometteva nelle faide tra clan di quella squadra di uomini scalmanati e spesso, grazie alla sua capacità di sdrammatizzare, era colui che spegneva i contrasti con la sua consueta ironia. L'anno seguente, la Lazio, dopo un'iniziale partenza lanciata, si perde, anche per via della malattia dell'allenatore che sconvolge gli equilibri della squadra. Lenzini, mal consigliato, prende l'allenatore Giulio Corsini che l'obbliga a stravolgere la squadra dando a Frustalupi il benservito, dopo 88 presenze e 2 reti in Campionato, ritenendolo ormai un calciatore al tramonto.


Dalla Lazio al Cesena[modifica | modifica sorgente]

Frustalupi, insieme a Oddi, va così al Cesena, una provinciale al suo secondo anno nella massima serie, in cambio di Paolo Ammoniaci e Francesco Brignani. Una decisione decisamente contrastata da Maestrelli ed un grosso errore che costerà caro alla Lazio e farà la fortuna del Cesena. Grazie proprio a Frustalupi, Cera e Rognoni ed all'allenatore Marchioro, i romagnoli si piazzano al 6° posto, conquistando così una storica qualificazione in Coppa UEFA. La Lazio invece riuscirà a salvarsi soltanto all'ultima giornata di campionato. Nella provincia romagnola, Frustalupi sembra rinato per l'ennesima volta. Gioca a livelli eccelsi, incantando le platee e divenendo un idolo anche per i tifosi bianconeri. Nella gara di ritorno contro i biancocelesti è al centro di uno spiacevole episodio che per poco non costa caro alla Lazio. Infatti i dirigenti biancazzurri, prima dell'incontro, ingenuamente vogliono saldare delle pendenze con lui e Giancarlo Oddi riguardanti le stagioni trascorse in biancazzurro. La faccenda viene scambiata per un tentativo di illecito e finisce sotto l'occhio del ciclone. Fortunatamente la Procura Federale capisce che si trattava solo di soldi arretrati e assolve tutti, ma la leggerezza poteva costare il deferimento al giocatore e la retrocessione a tavolino ai laziali. Purtroppo nella stagione 1976/77 il miracolo non si ripete e i romagnoli retrocedono tra i cadetti fanalino di coda della classifica.


Gli ultimi anni e la prematura scomparsa[modifica | modifica sorgente]

Il Cesena decide di cederlo nell'ottobre del 1977 alla Pistoiese. Alla vigilia del suo esordio però ha un incidente muscolare e, amareggiato e consapevole di non poter giocare per diversi mesi, si presenta dal presidente Melani per ringraziarlo della fiducia e rescindere il contratto con la motivazione che i soldi voleva guadagnarseli. Alla fine però, sulla fiducia rinnovata del Presidente, resta e con gli arancioni, alla terza stagione, conquista la prima storica promozione in serie A per i toscani. E così il buon vecchio "Frusta" si ritrova a 37 anni, da capitano, a giocare in serie A la stagione 1980/81 e ritrova la sua terza giovinezza. La squadra retrocede subito, ma lui è sempre tra i migliori in campo. Soltanto un giorno, in una partita contro il Catanzaro, lui, così mite e dal carattere accomodante, perde le staffe: prima di un calcio di punizione si mette a contare i passi che dividono il pallone dalla barriera, litiga con l'arbitro e viene espulso rimediando 6 giornate di squalifica dal giudice sportivo. A questo punto capisce che la sua carriera è finita e si ritira. Continua però a vivere nel mondo del calcio e lavora nella società toscana come dirigente e osservatore. Si mette a insegnare calcio ai giovani e allena la squadra Primavera giocando spesso con i ragazzi nelle partite di allenamento. L'allenatore della prima squadra, Riccomini, lo vorrebbe reinserire in rosa, ma lui resiste alla tentazione. Dopo quell'esperienza sulla panchina prova ad allontanarsi dal calcio e a dedicarsi all'altra sua grande passione, le auto.

Apre una concessionaria Lancia nella zona industriale di Pistoia, a Sant'Agostino. Poi si butta nel campo delle assicurazioni ma capisce presto di non essere un uomo da scrivania. Eppure alla fine torna alla Pistoiese, che dopo il fallimento si chiama Nuova Pistoiese, per finire proprio dietro a una scrivania. Diviene infatti il presidente della squadra toscana ma già dopo un anno, stufo di giacca e cravatta, si riavvicina al campo da gioco come direttore sportivo. Il 14 aprile 1990, mentre raggiungeva la famiglia in vacanza per la Pasqua a bordo della sua Lancia Thema, perde la vita in un tragico incidente stradale presso Ovada. La dinamica non è mai stata chiarita; forse il guidatore della Golf che lo travolge perde il controllo dell'auto causa la pioggia o per evitare un'altra auto oppure nel tentare una manovra spericolata: ad ogni modo questi finisce sulla carreggiata opposta schiantandosi contro la Lancia di Mario. Assieme a lui periscono altre quattro persone, la famiglia Crivellari a bordo della Golf. Ci vogliono ore per estrarlo dalle lamiere della sua auto andata in fiamme dopo l'urto. L'episodio, oltre che per la giovane moglie rimasta vedova con due bambini, è un trauma anche per tutti i suoi amici e compagni di carriera che lo avevano sempre stimato ed apprezzato. E' un altro pezzo di quella Lazio del primo scudetto che se ne va come per una maledizione. Oltre mille persone partecipano a Pistoia ai suoi funerali. Il corteo funebre partito dalla sede della Pistoiese, dove era stata allestita la camera ardente, raggiunge la chiesa di San Michele, alla periferia della città. In chiesa, tra la gente, molti ex giocatori come Marini, Niccolai, Cera, Lovati, Invernizzi, l'allenatore Riccomini, l'ex presidente della società toscana Marcello Melani. Al termine della cerimonia, la salma viene tumulata nel cimitero della Misericordia di Pistoia.


Nicolò Frustalupi in un momento della cerimonia
Fonte: orvietosi.it
Uno scorcio del piazzale intitolato a Mario Frustalupi
Fonte: orvietosi.it

Una piazza di Orvieto (TR) a lui intitolata[modifica | modifica sorgente]

Tratto da Il Messaggero edizione Umbria del 30 marzo 2015:

In occasione del 25° anniversario della scomparsa, il Comune di Orvieto intitolerà il piazzale sovrastante il parcheggio insilato di via Roma, nominandolo "Piazza Mario Frustalupi", l'illustre sportivo orvietano che ebbe una brillante carriera calcistica e che perse prematuramente la vita in un incidente stradale il 14 aprile 1990 all'età di 48 anni mentre stava raggiungendo la famiglia per le festività Pasquali. Mario Frustalupi iniziò la sua carriera sportiva proprio nel cosiddetto "stadio di Via Roma", in quanto la sua casa natale dove ancora risiedono alcuni parenti, tra cui il fratello Nello e le sorelle Lucia e Bruna, era situata nelle vicinanze. Lo ha stabilito la giunta comunale che ha accolto la richiesta avanzata dal Comitato promotore spontaneo "Mario Frustalupi" composto da cittadini orvietani e non solo. A tale scopo, il Comune ha inoltrato alla Prefettura di Terni la relativa richiesta di autorizzazione di intitolazione dell'area sulla quale, non insistono numeri civici, pertanto non saranno necessarie variazioni in tal senso. Già nel 2010 il Comune di Orvieto aveva intitolato al compianto Mario Frustalupi il piazzale antistante lo stadio comunale Luigi Muzi in località La Svolta. Tuttavia, il piazzale che oggi insiste sopra il parcheggio di via Roma non ha una intestazione toponomastica e soprattutto è più significativa dal punto di vista storico, sportivo e sociale dal momento che la piazza insiste nel luogo dove c'era il campo sportivo di Orvieto in cui Frustalupi iniziò la sua carriera di giocatore, proprio di fronte all'abitazione natale; un'area dove attualmente è presente il campo di calcetto, diventato come l'intera piazza un punto di riferimento e di gioco per i bambini e i ragazzi del centro storico di Orvieto.


Il 23 maggio 2015 si è svolta la cerimonia di inaugurazione del piazzale intitolato all'indimenticato calciatore biancoceleste.

Nota: si ringrazia per la segnalazione dell'evento il Signor Vincenzo Argenio di Orvieto (TR).


Nota: il figlio Nicolò è stato collaboratore tecnico nella Reggina, nella Sampdoria e (dal 2009/10) allenatore in seconda del Napoli, sempre al seguito dell'allenatore Walter Mazzarri. Seguita ad operare in tale ruolo anche nell'Inter, nel Watford e nel Torino. Ad agosto 2020 diventa allenatore della Pistoiese (serie C) ma viene esonerato dopo 12 giornate.



Palmares[modifica | modifica sorgente]





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